abstract vol 77 : 4
Marco Fornerone, Con chiunque (non) è oggi qui con noi. Studio del patto a Moab (Deut. 28,69 – 29,14)
Con l’obiettivo di spiegare perché sia definito come un patto distinto da quello di Oreb e a chi sia rivolto, questo contributo situa le sequenze iniziali del patto in Moab di Deuteronomio 28,69 – 29,14 nella storia redazionale del Pentateuco e ne identifica la funzione nel contesto della sua forma finale. Viene inoltre esplorato il modo in cui ci si rivolge ai destinatari, cogliendone l’ambiguità, intesa sia come strumento retorico costruttivo, sia come gender bias distruttivo. Viene così chiarito in che misura questo patto possa essere descritto come inclusivo.
Marco Fornerone, With Whoever is (not) with Us Here, Today. A study on the Covenant in Moab (Deut. 28.69 – 29.14)
This article aims at explaining why this Covenant is considered different from that of Horeb and to whom it is addressed. This study places the opening sequences of the Covenant in Moab in Deuteronomy 28.69 – 29.14 in the history of the redaction of the Pentateuch and identifies its functions in the context of its final form. Moreover, it explores the way the audience is addressed, paying particular attention to its ambiguity, both as a constructive rhetorical device and a destructive gender bias, in order to understand in which sense this Covenant can be described as inclusive.
Sergio Rostagno, Teologia per l’Europa
Arrivando, dopo una introduzione al tema, alla discussione fatta da vari filosofi italiani sul concetto di «iato» posto quale elemento della metafisica, l’articolo sostiene che tale concetto si situa a metà quale momento del pensiero (lo- gos) tra una direzione trascendente e una direzione volta alla prassi dell’uomo. Il tema della incommensurabilità o dello iato in relazione alla verità, sostengono vari filosofi, sfocia nella relazione amicale tra vari approcci nell’ambito della finitezza umana. L’autore sostiene infine che ciò può valere anche nel rapporto tra religioni in Europa e ovunque.
Sergio Rostagno, Theology for Europe
Arriving, after an introduction to the subject, at the discussion made by various Italian philosophers of the concept of “hiatus” placed as an element of Metaphysics, the Article argues that this concept is located halfway as a moment of thought (logos) between a transcendent direction and a direction aimed at the praxis of man. The theme of incommensurability or hiatus in relation to truth, as argued by various philosophers, results in the amiable relationship between various approaches within the framework of human finiteness. Finally, the author argues that this can also be true of the relationship between religions in Europe and everywhere else.
Cesare G. De Michelis, Il «Grande Inquisitore»: filologia, esegesi e filosofia
Il «poema» di Ivan Karamazov, incentrato sull’incontro tra il Grande Inquisitore di Siviglia e lo Sconosciuto (che riconosce nel Cristo, tornato temporaneamente sulla terra) ha attratto l’attenzione dei commentatori dai più disparati punti di vista, innescando così un processo di lettura attualizzante del testo come «metafora assoluta»: dall’interesse per le questioni metafisiche e teologiche a quello per la natura del potere terreno della chiesa, e soprattutto a quello della «libertà». Con questo intervento s’intende porre al centro dell’esegesi l’interesse per la natura narratologica, culturale e storico-politica dell’episodio dei Fratelli Karamazov, che sfocia nei drammi etici e metafisici del suo tempo, senza farsi trascinare nell’ermeneutica del paratesto. Ciò ripropone il carattere di «menippea» del dialogo in questione, che ne comporta la natura di serio-comico rileva- bile da particolarità del testo spesso non rese in traduzione, venendo così a de- finire la struttura profonda della narrazione dostoevskiana.
Cesare G. De Michelis, The “Grand Inquisitor”: Philology Exegesis and Philosophy
The “poem” by Ivan Karamazov, centred on the encounter between the Grand Inquisitor of Seville and the Stranger (whom he recognizes as being Christ, temporarily returned to Earth) has attracted the attention of commentators holding the most different points of view. This has triggered a process of interpretation that has brought it up to date, considering it an “absolute metaphor”: from the interest in metaphysical and theological matters to the interest in the nature of power in the Church, especially “liberty”. This study aims at bringing to the cen- tre of exegesis of this episode of The Brothers Karamazov the interest in the sto- ry-telling, cultural and historical-political aspects. This leads to the ethical and metaphysical dramas of the time, without drawing us to a hermeneutics of the paratext. This suggests again the character of “a Menippean satire” of the dialogue in question, which implies the serious-comical nature that comes out of details in the text, which are often not rendered in translation, thus defining the profound structure of Dostoevsky’s narrative.
Fulvio Ferrario, Camus e Monod in dialogo
L’articolo esamina la visione del mondo «naturalistica» proposta, in un interessante esperimento narrativo, dal filosofo Telmo Pievani. Egli intreccia, in modo creativo, ma fedele alle fonti, riflessioni dello scrittore Albert Camus e del biologo Jacques Monod, entrambi premi Nobel e legati da amicizia. Nella maggior parte delle sue espressioni, compresa quella di Pievani, il naturalismo non ritiene che la teologia cristiana costituisca un’interlocutrice significativa. Per il pensiero credente, invece, la critica naturalistica costituisce una sfida ineludibile, che dovrebbe essere raccolta nell’ambito di una teologia della creazione sensibile alle istanze culturali del nostro tempo.
Fulvio Ferrario, Camus and Monod in Dialogue
This article examines the vision of the “naturalistic” world as proposed, in an interesting narrative experiment, by the philosopher Telmo Pievani. He intertwines, creatively but remaining faithful to the sources, reflections of the writer Albert Camus and the biologist Jacques Monod, both Nobel Prize winners and tied by friendship. In most of his statements, including Pievani’s, Naturalism does not consider Christian Theology as a significant interlocutor. On the other hand, for believers, naturalistic critique is an unavoidable challenge, which should be gathered into the sphere of a Theology of Creation that takes into account the cultural expectations of our time.