abstract vol 63 : 1
J.L. Ska, Genesi 2 – 3: qualche domanda di fondo
Dopo una breve storia della ricerca su Genesi 2 e 3, l’A. si dedica alla questione se nel testo siano da individuare due racconti originari o uno più antico e la sua rielaborazione successiva, concludendo che, salvo alcune aggiunte redazionali quali 2,10-14, il testo è essenzialmente unitario. Viene proposta, sul- la base dell’esame di alcuni motivi presenti nel testo e delle poche allusioni ad esso in Siracide e Sapienza, una data di origine in epoca post-esilica, probabimente verso la fine dell’epoca persiana. Il testo, basato con ogni probabilità su antiche tradizioni locali, rappresenta la visione della creazione del «popolo del paese», rimasto in Giuda durate l’esilio ed è sviluppato in una certa tensione con la cosmologia sacerdotale di Gen. 1. La presenza dei due racconti di creazione uno accanto all’altro è conseguenza di una sorta di «compromesso storico».
J.L Ska, Genesis 2-3, some basic questions
Ska begins with a brief history of the research on Genesis 2 and 3. He then asks whether there were originally two different stories here, or an older ver- sion of a story which was later reworked. He concludes that except for some editorial additions (2. 10-14) this is essentially a single story. He dates these chapters to the post exile period, probably towards the end of the Persian era, on the basis of certain themes and also because Sirach and Wisdom include very few references to them. The text, which is very probably based on ancient local traditions offers a vision of the creation of the ‘people of the country’, those who remained in Judea during the Exile. It took form in tension with the priestly cosmology of Genesis 1. The presence of these two creation stories next to each other is the result of a sort of ‘historical compromise’.
D. Garrone, «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne […] e saranno una sola carne» (Gen 2,23-24). Matrimonio come ordinamento della creazione? Alcune considerazioni esegetiche
L’articolo si confronta criticamente con i principali argomenti avanzati di recente nell’ambito degli studi sulla Bibbia ebraica a sostegno di una interpretazione di Gen. 2,23-24 istituzione del matrimonio, in alcuni casi concepito come un «patto» indissolubile, difendendo invece la tesi che problemi istituzionali e normativi sono fuori dell’orizzonte del testo biblico, e che tutte le espressioni in esso utilizzate e il contesto spingono a leggerlo come eziologia della sessualità umana.
D. Garrone, At last this is bone of my bone and flesh of my flesh … and they will be one flesh (Genesis 2. 23.24) Some thoughts on exegesis
The author takes a critical look at important recent interpretations of the Hebrew Bible which argue that Genesis 2. 23-24 supports the idea of marriage as an indissoluble ‘pact’. Garrone believes that normative and institutional questions are outside the focus of the biblical text. Its wording and context sugge- st that we should understand it instead as an etiological explanation of human sexuality.
E. Noffke, «Adamo, dove sei?». Il peccato e la responsabilità umana nel Tanak e nella letteratura mediogiudaica
Il mediogiudaismo segna il passaggio da una religione sacrificale a due nuove, interamente svincolate dal sacrificio (giudaismo rabbinico e cristianesimo): com’è possibile che questo sia avvenuto senza particolari traumi? In realtà, numerosi segnali indicano che altre pratiche stavano sostituendo il sacrificio. Nella diaspora ellenistica in particolare, l’attenzione si era spostata dalla vittima al- l’attitudine morale del sacrificante. In generale, si diffonde l’idea che il sacrificio volontario di una persona possa indurre Dio a intervenire in favore del po- polo, fino a perdonare i suoi peccati. Alcuni gesti, come le abluzioni, stavano assumendo una proprietà purificatoria prima attribuita ai soli sacrifici (forse an- che il battesimo di Giovanni); per non parlare delle forti critiche alla gestione del sacrificio a Gerusalemme e del crescente spazio occupato dalla preghiera e dalla lettura della Torah. La distruzione del Tempio nel 70 non ha fatto altro che accelerare un processo in atto da tempo.
E. Noffke, Adam, Where are you? Sin and Human Responsibility in Middle-Judaism Literature
Middle Judaism was characterized by the passage from a religion based on sacrifices to two new religions without sacrifices, namely Christianity and Rabbinic Judaism. The main signs of this passage are the following: the attention was shifting from the sacrifice itself to the attitude and moral character of theone sacrificing, especially in Hellenistic Judaism; the idea that a person’s voluntary sacrifice could induce God’s intervention in favor of the people, even to the forgiveness of sins. Some acts, ablutions for instance, were substituting sacrifices as purification rites which were first attributed only to sacrifices. It is even possible that John’s baptism was intended for this purpose. There was al- so strong criticism on sacrificial rites practiced at the Temple in Jerusalem and a growing devotion to prayers and the reading of the Torah. The Temple’s de- struction in 70 just accelerated an ongoing process.
E. Bein Ricco, Religioni e politica
L’A. offre una ricognizione dei modelli di pensabilità del rapporto tra le religioni e la politica messi a punto da John Rawls, Jürgen Habermas e Michael Walzer, i quali, al di là delle loro specificità argomentative, convergono nel pro- spettare una forma di laicità storicamente aggiornata rispetto alla classica concezione liberale, che sia in grado di misurarsi con il carattere multiculturale e multireligioso delle attuali democrazie complesse.
E. Bein Ricco, Religion and politics
The author reviews the models for thinking about religion and politics constructed by John Rawls, Jürgen Habermas and Michael Walzer. Although the individual arguments of these philosophers differ, the all agree in proposing a form of religious neutrality historically up-to-dated with respect to the classic liberal conception. They hold that their concepts of the separation of church and sta- te are appropriate to the present-day multi-cultural, multi-religious situation of advanced democracies.
M.C. Laurenzi, Libri scritti e oltre
L’A. presenta una fenomenologia del linguaggio della fede. Essa si esprime in modo eminente nella forma della testimonianza: essa invita a una relazione e non può essere adeguatamente tradotta nel linguaggio dell’essere. Il messag- gio della risurrezione di Gesù indica, nella relazione, un primato della «possibilità» sull’essere, che trova nella testimonianza narrativa la propria trascrizione linguistica.
M.C. Laurenzi, Books and beyond
The author offers a phenomenology of the language of faith. This is a language which preferentially takes the form of witness. It invites us into a relationship and cannot be completely translated into the familiar language of our existence. The message of Christ’s Resurrection, in its relation to us, indicates a preference for ‘possibility’ over existence, and this preference finds it most appropriate linguistic transcription in narrative witness.
L. Savarino, In Vineis veritas
Le difficoltà del modello bioetico laico e liberale derivano dall’aver accentuato in modo unilaterale l’aspetto della libertà decisionale dell’individuo. La situazione non sembra più felice se si guarda a quelle posizioni di matrice religiosa, in gran parte di stampo cattolico, che sembrano considerare la capacità di scelta degli individui come immatura o addirittura pericolosa, e intendono limitar- la in nome di una norma oggettiva o attraverso il ricorso al diritto naturale. Al centro del dibattito sulla bioetica si colloca oggi, in tal modo, la questione dei li- miti dell’autonomia, e della distinzione tra autonomia e autoreferenzialità.
L. Savarino, In Vineis veritas
The problems with a liberal, non-religious model of bio-ethics are the result of a one-sided over-emphasis on the right of the individual to make decisions. The situation of the religious model of bio-ethics, which for the press generally means Roman Catholic, is no brighter however. On that side individual freedom of choice is considered immature or even dangerous, something to be limited in the name of objective norms or natural law. The question of limits to autonomy and the distinction between autonomy and taking the self as the measure of all things is thus at the heart of today’s discussion of bio-ethics.