abstract vol 64 : 2-3

La teologia di Paolo in discussione
A discussion about the theology of Paul

Gerd Theissen, La nuova prospettiva su Paolo e i suoi limiti. Alcune considerazioni psicologiche

L’articolo riassume l’interpretazione di Paolo nella «nuova prospettiva su Paolo» in cinque tesi e offre una serie di contro-tesi che si basano su argomentazioni della psicologia storica della religione. Nonostante che l’interpretazione tradizionale di Paolo nella tradizione luterana e il suo rinnovamento nella scuola bultmanniana da parte degli ermeneuti esistenzialisti rifiuti enfaticamente un approccio di tipo psicologico, il risultato di queste considerazioni psicologiche sono in accordo con Lutero e Bultmann. Esse sono una interpretazione protestante riveduta della teologia paolina, ma tengono in considerazione la dimensione sociale della teologia paolina che è stata scoperta nella «nuova prospettiva su Paolo».

Gerd Theissen, The new perspective on Paul and its limits. Some psychological considerations

The article summarises the interpretation of Paul which is offered in “A New Perspective on Paul” as five arguments. It answers these with five counter arguments based on the historical psychology of religion. Although the traditional interpretation of Paul in the Lutheran tradition and its existential reworking by Bultmann’s followers emphatically refused a psychological approach, these considerations are in line with Luther and Bultmann. They offer a revised Protestant interpretation of Pauline theology, but also take into account the social dimension of Paul’s theology which was first articulated in “A New Perspective on Paul”.

Oda Wischmeyer, Cosmo e cosmologia in Paolo

L’articolo si propone una riflessione sul discorso cosmologico in Paolo a par- tire da un confronto con la cosmologia platonica del Timeo e dai suoi riflessi in Filone Alessandrino. La cosmologia in questi due autori non è solo una riflessione sulla struttura del cosmo, bensì una riflessione sulla sua origine e sul suo evolversi, e anche un discorso sull’umano e sulla storia. Sulla base delle tesi diT. Engberg-Pederson che collegano cosmologia e apocalittica in Paolo, si può concludere che il discorso cosmologico in Paolo non comprende solo i riferimenti alla creazione dell’universo, ma anche la visione apocalittica della fine. Una differenza sostanziale rispetto a Platone e a Filone è che in Paolo al centro del discorso è posta la perfezione che si deve realizzare alla fine e non si colloca all’inizio dell’universo. Ciò si comprende dal fatto che per Paolo la visione del cosmo è subordinata alla cristologia e al compimento del piano di salvezza.

Oda Wischmeyer, Cosmos and Cosmology in Paul

This article considers the cosmological discourse in Paul, starting from a comparison with the platonic cosmology in Time The article offers a reflection on Paul’s cosmology, which it compares to the platonic cosmology in the Timaeus and the later reuse of that in Philo of Alexandria. The cosmology of Plato and Philo are not only reflections on the structure of the cosmos, but consider its origin and evolution and also human life and history. T Engberg-Peder- son connects Paul’s cosmology to his belief in the apocalypse. On that basis we can say that Paul’s cosmology does not only refer to the creation of the universe, but also includes an apocalyptic vision of its end. Paul’s understanding dif- fers from Philo’s and Plato’s because he believes that perfection comes only at the end of the universe, not at its beginning. This becomes clear when we understand that Paul’s vision of the universe is subordinate to his Christology and completion of the plan of salvation.

Lorenzo Scornachienchi, L’antropologia paolina come riflessione sul corpo

L’articolo descrive l’antropologia paolina a partire da due termini centrali nelle lettere di Paolo, sa,rx e sw/ma. Nella filosofia greca, l’uomo viene compreso essenzialmente a partire dal pensiero, che è la sua parte più nobile e immortale, mentre il corpo è considerato ignobile e mortale. Il discorso paolino sull’umano costituisce una novità in questo quadro a partire dalla salvezza della croce e della risurrezione che accadono in relazione al corpo. La storia della ricerca, brevemente tratteggiata, mostra la difficoltà di concepire un’antropologia che parta appunto dal corpo.


Lorenzo Scornachienchi, The Anthropology of Paul as a reflection on the body

The article describes Paul’s anthropology beginning from two key terms in his letters: sarc and swma. In Greek philosophy man is understood essentially on the basis of thought, which is his most noble and immortal aspect, while the body is held to be mortal and not noble. Paul’s position on human existence constitutes something new in this sense, beginning with the salvation of the cross and the resurrection which concern the body. The research briefly outlined here demonstrates how difficult it is to understand an anthropology which begins from the body.

Andreas Köhn, Paolo, teologo «apocalittico» dell’Evangelo?

Possiamo pensare al teologo Paolo in termini apocalittici? Se è possibile, con quale precomprensione del fenomeno dell’apocalittica? Partendo dalla situazione dell’esegesi attuale non unanime sul tema, il contributo cerca di entrare nel vivo della discussione, presentando alcune piste della ricerca più recente, per arrivare, grazie ad alcune considerazioni fatte attorno al testo di I Tess. 4, a una comprensione di Paolo come un teologo sia «apocalittico» sia «integrato».

Andreas Köhn, Paul, an “apocalyptic” theologian of the Gospel?

Can we think of Paul’s theology in apocalyptic terms? If so, what is our un- derstanding of apocalyptic? This article starts off from current work on the the- me, which is not all of one mind. The author tries to enter into the midst of the discussion and presents some aspects of the more recent research. he takes a close look at 1 Thessalonians 4 and suggests that we can consider Paul as both an ‘apocalyptic’ theologian and at the same time as an ‘integrated’ one.

Eric Noffke, Paolo e l’impero, una nuova ricerca

Nel 1995 Neil Elliot ha pubblicato il suo Liberating Paul, un tipico esempio della prima fase della nuova ricerca che sta fiorendo proprio in questi anni su Paolo (e in genere sul Nuovo Testamento), sul suo rapporto di opposizione al- l’impero romano e sull’influenza da questo esercitata. Il principale interesse di questa nuova ricerca (potremmo citare anche altri nomi illustri come W. Carter,R. horsley, E. Schüssler-Fiorenza) è quello di liberare Paolo dalle catene impo- stegli da quasi duemila anni di abuso in ambito teologico, facendone uno stru- mento di oppressione sia nella chiesa sia nella società. Gli ultimi dieci hanno visto un progressivo ampliamento dell’approccio originario, legato soprattutto alle teologie femministe e della liberazione; grazie anche ad alcuni studiosi eu- ropei, infatti, si rivela una maggiore attenzione per gli aspetti letterari e storici della questione. Rimane la domanda se questa nuova ricerca sia solo una rispo- sta dell’esegesi biblica all’ondata delle teologie della liberazione, magari con- tro la crescente influenza della destra religiosa, oppure se essa porterà risultati durevoli nell’ambito degli studi paolini. Lo scopo di questo articolo è di mette- re in evidenza e alcuni sviluppi della recente esplosione di studi in questo cam- po, offrendone una prima valutazione (sostanzialmente positiva) e una biblio- grafia ragionata.

Eric Noffke, Paul and Empire: a new research

In 1995 Neil Elliot published his Liberating Paul. This book is a typical product of the first phase of the newly flourishing research on the Apostle Paul (and generally on the New Testament), that was taking new impulse in those years, focused on the apostle’s relationship with power, specifically the Roman pow- er. The main interest of these studies (not only Elliot, but also Carter, horsley, Schüssler-Fiorenza to give only some meaningful names) was to liberate Paul from the chains of almost two thousands year of misuse of his theology as an oppressive tool both in church and in society. The last ten year have seen a progressive shift from this kind of interest, tied to a liberation-feminist-sociological and so on approaches. Also thanks to (finally!) some European scholars, the focus seems now to move slowly towards a more literary and historical point of view. The fundamental question arises, whether this new inputs in research were (and are) only an answer, in the wave of political theologies, against the growing political “religious right” in the world or will they bring steady and durable results in Pauline studies? The aim of this paper is to evidence some developments within the recent “explosion” of studies in this field that occurred in the last twenty years, providing a reasoned bibliography.

Ricezione di Paolo

Yann Redalié, «Lavorare per non essere di peso a nessuno». Paolo, un modello per diverse stagioni?

In I Cor. 9,3-18, Paolo si sofferma sulle ragioni del sostentamento dell’apostolo a carico della comunità, per poi giustificare la propria rinuncia ad avvaler- si di tale diritto in nome della evangelizzazione. La dialettica relativa al sostentamento dell’apostolo ha dato luogo a diverse interpretazioni all’interno della stessa tradizione paolina dei primi decenni. Atti. 20,33-35 trasforma in regola di solidarietà per gli Anziani di Efeso la scelta di Paolo a Corinto e Tessalonica: lavorare per non pesare sulla comunità (I Cor. 4,12; I Tess. 2,9). Per I Tim. 5,17 ss., invece l’eccezione paolina non modifica le regole di principio enuncia- te a suo tempo da Paolo stesso (I Cor. 9,4.14), è giusto che gli Anziani merite- voli di Efeso ricevano un compenso materiale per l’esercizio della loro responsabilità. Infine, il richiamo dell’autonomia materiale degli apostoli a Tessalonica servirà, in II Tess. 3,7-10 contrariamente ad At. 20,33-35, a ridurre e addirittura a eliminare il peso di coloro che si appoggiano materialmente sui membri della comunità.

Yann Redalié, To work so as not to weigh on anyone, Paul a model for different seasons?

In 1 Corinthians 9. 3-18 Paul discusses the reasons why the community should maintain him, but then explains that he has rejected that maintenance for the good of his ministry. The discussion about maintaining the apostle has given rise to various interpretations within the Pauline tradition itself from theearliest period. In Acts 20. 33-35 Paul’s choice at Corinth and Thessalonica, work in order not to weigh on the community (1 Corinthians 4. 12; 1 Thessalonians 2.9) is transformed into a rule of solidarity among the elders at Ephesus. In 1 Timothy 5. 17 ff instead Paul’s renunciation does not change the prin- ciple expressed by Paul himself (1 Corinthians 9. 4-14). It is right that the worthy elders of Ephesus receive material compensation for the exercise of their responsibility. Finally recalling the apostles in Thessalonica to material independence will serve to reduce or even eliminate the weight of those who lean materially on members of the community (here 2 Thessalonians 3. 7-10 is in contrast to Acts 20. 33-35).

Daniele Pevarello, Ricezione e influenza di I Cor. 7 sul primo ascetismo cristiano: l’esempio di Taziano, Clemente Alessandrino e Tertulliano

I Corinzi 7 ha ricoperto un ruolo importante nel dibattito su matrimonio e celibato nel cristianesimo delle origini e in particolare nel confronto con l’encratismo e il montanismo e nella nascita dell’ascetismo. Nella I Corinzi, Paolo si espresse a favore o contro il matrimonio? Le opinioni espresse dai primi commentatori di Paolo in proposito sono state tanto svariate e, talvolta, ambigue quanto quelle espresse da certi commentatori moderni. L’articolo approfondisce la ricezione delle istruzioni paoline sul matrimonio in Taziano, Clemente e Tertulliano, evidenziando come i loro differenti programmi teologici hanno generato un intero spettro di diverse esegesi di I Corinzi.

Daniele Pevarello

1 Corinthians 7 played a central role in the Early Christian debate about marriage and celibacy, particularly in its struggle with Encratism and Montanism and in the beginnings of asceticism. Was Paul in 1 Corinthians encouraging or rejecting marriage? The opinion expressed by Paul’s earliest commentators on this matter has been as varied and, at times, as contradictory as that of some modern scholars. The article provides insight into the reception of Paul’s instructions on marriage in Tatian, Clement and Tertullian, showing how their different theological agenda brought a range of very diverse exegeses of 1 Co- rinthians 7.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Rom 3,28). Alcune questioni circa la presenza di una tematica paolina nella storia della filosofia moderna

In età moderna, l’esegesi biblica diventa parte essenziale della riflessione critica europea sul proprio sistema simbolico. Il primo passo è la distinzione tra Gesù e le prime generazioni cristiane. I passi successivi consistettero nel met- tere in discussione tutte le principali concezioni neotestamentarie relativamente ai rapporti tra ragione e fede, tra esseri umani e mondo divino, tra autorità ecclesiastica e autorità politica, tra ebrei e cristiani, tra esigenze etiche e concezioni, dottrine e dogmi cristiani. Scienza, morale, politica, la stessa religione potevano costruire la propria autonomia solo nella misura in cui si mettevano in discussione le concezioni tradizionali tramite una nuova interpretazione di quell’insieme di testi – il Nuovo Testamento – che di quel sistema culturale era una delle basi fondanti. La riflessione critica su Rom. 3,28, è uno dei capitoli in cui questa riflessione si è verificata. Il tentativo di creazione di un sistema concettuale indipendente dalle Scritture ebraico-cristiane è tuttavia tutt’altro che terminato. Sembra che le grandi categorie culturali ebraico-cristiane continui- no a determinare il nostro modo di pensare anche se l’empirismo della scienza e della tecnica e i modi di vita di grande quantità di persone sembrano usciti da qualche tempo dalla cultura cristiana.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Romans 3, 28) Some questions on the presence of a Pauline tradition in the history of modern philosophy

In modern times, biblical interpretation has become an essential part of European critical reflection on its symbolic system. It is important first of all to distinguish between Jesus and the first generations of Christians. Then we must call into question all the principal New Testament ideas relating to the relation- ship between reason and faith, the human and the divine, ecclesiastical authority and political authority, Christians and Jews, ethical needs and ideas, Christian dogma and doctrine. Moral thought, political thought, even religion itself could become autonomous subjects of thought only in so far as they questioned traditional ideas. This was done by a new interpretation of that collection of texts – the New Testament – which was one of the foundation stones of that cultural system. Critical reflection on Romans 3. 28 is one of the texts where this reflection took place. The attempt to create a conceptual system independent of Judeo-Christian scripture is not over, even now. It seems that the big Ju- deo-Christian categories continue to determine our way of thinking, even though empirical science and technology seem to have left Christian culture behind quite some time ago, as indeed many people also seem to have done.

François Vouga, Paolo, l’Evangelo in Europa

L’articolo presenta Paolo come figura fondatrice di un’Europa unita e diver- sa, liberale e solidale, laica e democratica. Proposizione paradossale a prima vista che l’Autore argomenta in tre tesi. Primo, a Paolo dobbiamo, nella storia dell’Occidente, la scoperta del soggetto personale in quanto «Io», con le dimensioni di individualità, introspezione e vita spirituale dell’individuo che gli sono connesse. La seconda tesi sostiene che questa scoperta dell’«Io» come soggetto personale e come elemento costitutivo – universale – di ogni essere umano nasce dalla singolarità assoluta di un evento che Paolo descrive come una rivelazione di Dio: «Dio ha rivelato suo Figlio in me» (Gal. 1,12 e 16). Essendo Padre del Crocifisso, Dio non può restare il garante delle qualità, dell’elezione, della fedeltà alla legge, della purezza o della saggezza. Egli si presenta al contrario come il Dio del riconoscimento incondizionato delle persone. Questa scoperta della persona come «Io», che risulta da una rivelazione divina e conduce a riconoscere gli altri nella loro differenza, fa da fondamento a una nuova forma di società universalista e pluralista, terza tesi. L’universalismo pluralista di Paolo non risulta da un’idea politica ma da una rivelazione teologica di ciò che costituisce universalmente, e quindi singolarmente, l’identità della persona umana.

François Vouga, Paul, the Gospel in Europe

The article presents Paul as a founding figure of Europe united and divers, liberal and supportive, secular and democratic. This seems at first a paradoxical proposition which the author argues in three points. First of all, we in the West must credit Paul with the discovery of the personal subject, that is to say an “I” with the attributes of individuality, introspection, and the spiritual life of the individual to whom they belong. The second point claims that this discovery of “I” as a personal subject and as a common essential element of every human being originate from an absolutely unique event which Paul calls the revelation of God :”God has revealed his Son in me” (Galatians 1. 12, 16). Since God is the Father of the Crucified One, he cannot remain the guarantee of quality, election,faithfulness to the law, purity, or wisdom. On the contrary. he presents himself as the God who unconditionally recognises individuals. This discovery of the person as “I” originates in a divine revelation and brings about the recognition of others in their individual differences. It is the foundation of a new form of society which is universalist and pluralist. And that is the third point. Paul’s universalist pluralism does not derive from a political idea but from a theological revelation of what constitutes the identity of the human person, of every person everywhere.