Autore: wp_5978506

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Daniele Garrone, Protestanti ed ebrei in Italia, cammini paralleli?

Per certi versi, si può parlare per le due minoranze religiose storiche in Italia di «cammini paralleli»: avendo alle spalle storie analoghe di discriminazioni, dopo l’emancipazione (1848) valdesi ed ebrei entrano convintamente nella storia dell’Italia unita, insieme a denominazioni protestanti ed evangeliche. In questo contesto si inseriscono anche iniziative britanniche per la conversione degli ebrei, praticamente senza esito se non quello di aver diffuso un certo filoebraismo che resse alla sfida dell’antisemitismo. Si tratta però di un territorio ancora in larga misura inesplorato. Abbiamo cercato di menzionare gli ambiti delle ricerche da intraprendere e richiamato alcuni esempi ottocenteschi.

Daniele Garrone, Protestants and Jews in Italy, Parallel Paths?

In some ways, one can speak of ‘parallel paths’ for the two historical religious minorities in Italy: having similar histories of discrimination behind them, after the emancipation (1848) Waldensians and Jews entered with conviction in- to the history of united Italy, together with Protestant and Evangelical denominations. In this context there were also British initiatives for the conversion of the Jews, practically without success except that of having spread a certain pro-Jewishness that withstood the challenge of anti-Semitism. However, this is a largely unexplored field. We have tried to mention the areas of research to be examined, and recalled some Nineteenth-Century examples.

Elisabetta Ricci, Esodo 22,4-5 letto alla luce del contesto dell’Antico Vicino Oriente

L’esame di Esodo 22, 4-5 qui presentato affronta i problemi filologici dalla cui soluzione dipende in larga misura la questione se il testo presenti due casi di uno stesso problema o se si tratti di due norme distinte. Il confronto con te- sti paralleli presenti nel Codice di Hammurabi e nelle Leggi Hittite ci ha fatto propendere per l’ipotesi che individua due leggi distinte.

Elisabetta Ricci, Exodus 22, 4-5, Read in the Light of the Context of the Ancient Middle East

The analysis of Exodus 22,4-5 that we present here addresses the philological problems whose solution answers the question of whether the text deals with two cases of the same problem or with the rules for two different cases. Comparison with parallel texts in the Code of Hammurabi and the Hittite Laws has led us to lean towards the hypothesis that it deals with two different laws.

Steven R. Harmon, La cattolicità battista: che cos’è e perché è importante per i battisti e per tutta la chiesa di Cristo

Questo articolo, che originariamente è stato presentato come conferenza alla Facoltà valdese di Teologia, offre una panoramica del concetto di «cattolicità battista», come è stato delineato nel libro dell’autore pubblicato nel 2006. Si illustra come il concetto sia stato esteso in direzioni più esplicitamente ecumeniche nei lavori successivi, in particolare nel libro del 2016 dal titolo Baptist Identity and the Ecumenical Future. L’articolo esplora gli antecedenti patristici del concetto di cattolicità «quantitativa» e «qualitativa», coniato dal teologo cattolico Yves Congar, applicandoli alla tradizione battista, prima di inquadrare ecumenicamente l’ecclesiologia battista nella visione di «chiesa pellegrina», secondo cui i battisti condividono con le altre chiese il pellegrinaggio verso una chiesa visibilmente unita e pienamente sottoposta al governo di Cristo.

Steven R. Harmon, Baptist Catholicity: What it is and Why it is Important for Baptists and for the Whole of the Church of Christ

This article, originally presented as a lecture at the Waldensian Faculty of Theology in Rome, offers an overview of the concept of a ‘Baptist Catholicity’ as envisioned in the Author’s 2006 book Towards Baptist Catholicity and ex- plains how the concept has been extended in more explicitly ecumenical directions in his subsequent work, in particular the 2016 book Baptist Identity and the Ecumenical Future. The article explores the Patristic antecedents of Catholic theologian Yves Congar’s concept of a Catholicity that is both ‘quantitative’ and ‘qualitative’, applying them to the Baptist tradition, before framing Baptist ecclesiology ecumenically in terms of a ‘Pilgrim Church’ vision, according to which Baptists share with other churches the pilgrim journey to a visibly uni- ted Church fully under the rule of Christ.

Lothar Vogel, L’utraquismo boemo del Cinquecento e la Riforma protestante

Questo studio critico presenta la ricerca dottorale di Christine Marianne Schoen sull’influsso protestante sull’utraquismo boemo nel xvi secolo. Nella dialettica tra approcci storiografici inclini a porre in risalto una progressiva protestantizzazione dell’hussitismo e altri più orientati verso la sottolineatura della sua coerenza intrinseca, ella prende posizione a favore della prima delle due opzioni, basando la sua argomentazione su un’attenta analisi teologica delle fonti. Inoltre, l’autrice identifica la città di Venezia come meta preferita per l’ordinazione di presbiteri utraquisti, dal momento che la sede arciepiscopale di Praga era vacante. Questa prassi finì nel 1543, contestualmente all’imporsi di una rotta inquisitoriale nei confronti degli evangelici. In sintesi, questa ricerca è significativa per la storia della Riforma in tutta l’Europa.

Lothar Vogel, Sixteenth-Century Bohemian Utraquism and the Protestant Reformation

This study presents Christine Marianne Schoen’s doctoral research on the Protestant influence on Bohemian Utraquism in the 16th century. In the tension between historiographical approaches inclined to emphasise a progressive Protestantisation of Hussitism and others more oriented towards emphasising its intrinsic coherence, she takes position in favour of the first of the two options, basing her argumentation on a careful theological analysis of the sources. Moreover, the Author identifies the city of Venice as a preferred destination for the ordination of Utraquist presbyters, since the archiepiscopal see of Prague was vacant. This practice ended in 1543, at the same time as an inquisitorial approach was started against Protestants. In brief, this research is significant for the history of the Reformation throughout Europe.

PROTESTANTESIMO 79_1

PROTESTANTESIMO 79 : 1

Editoriale , Lecumene umana; Daniele Garrone, Protestanti ed ebrei in Italia: spigolature; Elisabetta Ricci, Esodo 22,4-5 letto alla luce del conte­ sto dell’Antico Vicino OrienteSteven R. Harmon, La cattolicità battista: che cos’è e perché è importante per i battisti e per tutta la chiesa di CristoLothar Vogel, L’utraquismo boemo del Cinquecento e la Riforma protestante;

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Heike Walz, Lodare Dio con tamburi e danze? La teologia interculturale come «terzo spazio» decoloniale nel contesto della (post-)migrazione

«Lodate Dio con tamburi e danze», dice il Salmo 149,3. Le «comunità transnazionali» ghanesi celebrano culti pentecostali-carismatici con lodi, tamburi e danze. Questa spiritualità in movimento, insieme ad altre differenze, sfida le chiese tradizionali della Riforma a essere chiesa insieme come «comunità interculturali». Sulla base di questo case study dalla Germania, l’autrice offre un’introduzione alla teologia interculturale nel contesto della (post-)migrazione e spiega perché le sembra necessaria una «epistemologia decoloniale». Basandosi sulla sua ricerca Inter-Dance & Religion, sostiene che la musica e la danza popolare cristiana ghanese servono come strategie di coping esistenziale nel contesto della migrazione. Utilizzando il concetto di «terzo spazio» (Homi K. Bhabha), dispiega le vie verso una visione inclusiva di una chiesa «post-migrante», sostenuta dalla speranza di una «danza escatologica nella vigna» (Geremia 31,4.13).

Heike Walz, “Praising the Lord in the Dance with the Timbrel”? Intercultural Theology as a Decolonial “Third Space” in the Context of (Post)migration

“Praise the Lord in the dance with the timbrel” says Psalm 149,3. Ghanaian “transnational congregations” celebrate Pentecostal-charismatic worship ser- vices with praise, drums and dance. This spirituality in movement, along with other differences, challenges traditional Reformed Churches to be churches together as “intercultural congregations”. Using this case study from Germany, the Author provides an introduction to intercultural theology in the context of (post-)migration and explains why a “decolonial epistemology” seems necessary. Based on her Inter-Dance & Religion research, she states that Ghanaian Christian popular music and dance serve as existential coping strategies in the context of migration. Using the concept of “third space” (Homi K. Bhabha), she unfolds pathways to an inclusive vision of a “postmigrant” Church sustained by the hope of an «eschatological dance in the vineyard» (Jeremiah 31,4.13).

Giamaica Roberta Mannara, Il metodismo transnazionale tra Italia e Ghana: alcune considerazioni su una chiesa in continua rigenerazione

Il contributo ha lo scopo di restituire una fotografia della Chiesa metodista e valdese in prospettiva transnazionale, in particolare in relazione al rapporto della chiesa con la comunità di fedeli di origine ghanese. Nella prima sezione vengono analizzati in prospettiva storica i momenti salienti della nascita della Chiesa metodista ghanese e le vicende dei personaggi che hanno contribuito ad ancorare la chiesa alla storia della nazione africana. La seconda sezione, invece, ospita una serie di considerazioni circa il processo di rigenerazione che la Chiesa metodista e valdese d’Italia sta affrontando negli ultimi anni per far fronte alla necessità di accogliere i nuovi fedeli provenienti dal Ghana; alcune delle criticità tipiche dell’incontro interculturale e intergenerazionale vengono analizzate a partire dalle testimonianze dirette raccolte tra i membri di chiesa di origine ghanese.

Giamaica Roberta Mannara, Transnational Methodism between Italy and Ghana: Some Remarks on a Continuously Regenerating Church

The Article aims at giving a picture of the Methodist and Waldensian Church in a transnational perspective, mainly as regards the relationship of the Church with a congregation of members of Ghanaian origin. The first section analyses the historical perspective of the most important moments of the birth of the Ghana- ian Methodist Church and the course of events of the people who contributed to anchor the Church to the history of the African nation. The second section offers a series of remarks on the process of regeneration that the Italian Methodist and Waldensian Church is facing in order to welcome the new members of Ghanaian origin; some difficulties typical of intercultural and intergenerational encounters, starting from the evidence given by the Church members of Ghanaian origin.

Daniel Cyranka, Scienze delle religioni e Teologia interculturale: una duplice disciplina. Alcune tesi di lavoro

Questo articolo affronta l’argomento degli studi religiosi e della teologia interculturale come viene insegnata nella struttura dei programmi della teologia protestante nelle università di lingua tedesca. Si analizza l’esempio concreto dell’università di Halle in Germania, come pure le storie interconnesse della missiologia e degli studi religiosi. L’articolo include le tesi sull’argomento che sono usate e ulteriormente sviluppate nell’insegnamento accademico.

Daniel Cyranka, Science of Religions and Intercultural Theology: A Double Discipline. Some Theses of Work

This article introduces the subject of religious studies and intercultural theol- ogy as it is taught in the framework of Protestant theological degree programmes at German-speaking universities. The concrete context of the University of Halle in Germany is considered as well as the interwoven histories of missiology and religious studies. The text includes annotated theses on the subject, which are used and further developed in academic teaching.

Paolo Naso, Il talento sotterrato. La risorsa negata della religiosità dei migranti

A partire dai dati sul «Nuovo Pluralismo Religioso» che si è affermato anche in Italia, il saggio analizza i vari modelli di organizzazione delle comunità religiose dei migranti. Richiamando recenti ricerche qualitative e quantitative condotte nell’ambito di queste comunità, l’autore ricostruisce il «capitale sociale» – relazioni, welfare, reti di sostegno – che esse producono, e denuncia il fatto che questo «valore» non venga riconosciuto e utilizzato per promuovere politiche di integrazione e di inclusione di cui si avverte un grande e urgente bisogno.

Paolo Naso, The Talent Hidden in the Earth. The Refused Resource of Migrants’ Religiosity

Starting from the data emerged on the “New Religious Pluralism”, which has now become well-known in Italy, this essay analyses the various models of organization of religious congregations of migrants. Analysing recent qualitative and quantitative researches carried out within these congregations, the Author reconstructs the “social capital” – relationships, welfare, support networks – which they produce, and denounces the fact that this “value” is not recognized and used to promote policies of integration and inclusion, which we feel are badly and urgently needed.

Debora Spini, Democratura, regressione, ritorno della religione: qualcosa da dire?

L’articolo intende approfondire alcune suggestioni legate all’idea di «democratura», un neologismo per indicare quelle forme di democrazia che tendono al consenso plebiscitario annullando le forme di partecipazione al potere popolare tipiche di una democrazia liberale. Il ritorno del populismo e del sovranismo nella politica ne sono i primi sintomi, accompagnati da un ritorno delle religioni nel dibattito politico, perfino nel cuore dell’Europa secolarizzata. In questo contesto le chiese che nascono dalla Riforma hanno qualcosa da dire di costruttivo, per la loro genetica propensione a non sacralizzare ma a storicizzare l’esperienza di fede, liberando così spazio per il dialogo e il confronto tra le diversità che compongono una società moderna, capaci di impegno politico e sociale senza nostalgie o pretese di esclusività tipiche delle (ex?) religioni di stato.

Debora Spini, “Democratura”, Regression, a Return to Religion: Something to Say?

The article aims to explore some suggestions related to the idea of “democratura”, a neologism indicating those forms of democracy that tend toward plebiscitary consensus by nullifying the forms of participation in popular power typical of a liberal democracy. The return of populism and sovereignism in politics are the first symptoms of this, accompanied by a return of religions to political debate, even in the heart of secularized Europe. In this context, the Churches that grew out of the Reformation have something constructive to say, because of their genetic propensity not to sacralize, but to historicize the experience of faith, thus freeing up space for dialogue and confrontation among the diversities that make up a modern society, capable of political and social engagement without nostalgia or claims to exclusivity typical of (former?) State Religions.

Federica Brizi, Accoglienza e relazione d’aiuto in una prospettiva interculturale

L’articolo sottolinea l’importanza dell’accoglienza nei confronti degli immigrati alla luce dei principi della fede cristiana. Si evidenzia la necessità dell’integrazione degli immigrati in una società accogliente, promuovendo l’incontro interculturale. Il documento enfatizza l’importanza di evitare l’assimilazione e di adottare un approccio basato sulla comprensione e la fiducia reciproca. Inoltre, l’articolo illustra diverse teorie e approcci psicologici e sociologici che possono essere utili per comprendere e supportare i migranti nell’ambito dell’accoglienza. Si enfatizza l’importanza di un approccio interculturale che consideri la complessità e la specificità di ogni individuo. Infine, viene presentato un esempio di dialogo tra un facilitatore dell’integrazione e un migrante, mostrando un approccio collaborativo all’integrazione.

Federica Brizi, Welcoming and Help Relationship in an Intercultural Perspective

The Article underlines the importance of welcoming immigrants in the light of the Christian faith principles. It highlights how necessary it is to integrate immigrants in a welcoming society, promoting an intercultural encounter. The document emphasises the importance of avoiding assimilation and adopting instead an approach based on comprehension and reciprocal trust. Besides, the Article presents different theories and psychological and sociological approaches that can be useful to understand and support the welcoming of migrants. The emphasis is on the importance of an intercultural approach that takes into ac- count the complexity of each specific individual. Lastly, an example is presented of a dialogue between a facilitator of integration and a migrant, showing a collaborative approach to integration.

Silvia Omenetto, I luoghi di culto e di sepoltura alla prova dell’interculturalità. Il caso italiano

Il contributo esamina i luoghi della diversità religiosa localizzati sul territorio nazionale come interstizi urbani e spazi interculturali. Ciò significa interpre- tare le dinamiche di condivisione sincronica o di coesistenza e di condivisione diacronica o di sostituzione del medesimo edificio tra gruppi minoritari come espressione di reti e relazioni interculturali. L’attenzione verrà dapprima posta sulle strategie di insediamento che hanno determinato specifiche architetture di culto sia tra le comunità con origine migratoria sia tra i movimenti religiosi a maggioranza italiana. Si darà poi conto delle dinamiche di sostituzione e di coesistenza che stanno interessando anche i cimiteri comunali italiani – categoria di luoghi religiosi ancora poca nota – grazie a una prima ricognizione promossa dalla Fondazione Migrantes nel 2020, per giungere poi alle riflessioni finali in cui si confuterà l’ipotesi iniziale.

Silvia Omenetto, Places of Worship and Burials in the Test of Interculturalism.The Italian Case

This Article examines the places of religious diversity localized on the national territory, as urban interstices and intercultural spaces. This means interpreting the dynamics of syncronical condivision or coexistence and diacronic condivision or substitution of the same building among minority groups as an expression of networks and intercultural relationship. Firstly, the attention is drawn on the strategies of settlement that brought about specific architectures of worship among the congregations of migrant origin and the religious movements of Italian origin. Then the dynamics of substitution and coexistence that are taking place in Italian Council Churchyards will be examined – a category of religious places still not well known – thanks to an initial recognition promoted by “Fondazione Migrantes”, in 2020, reaching the final remarks that will refute the initial hypothesis.

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Eric Noffke, Una, due o tre vie di salvezza? Perdono e giustificazione in Paolo

L’articolo analizza il lavoro di alcuni esponenti della «Paul within Judaism Perspective» (in particolare Gager e Nanos) i quali hanno attaccato con veemenza la lettura luterana di Paolo, limitando la sua teologia della grazia ai soli credenti di origine pagana, mentre per gli ebrei la legge di Mosè rimarrebbe valida. Si presenta poi la tesi di J. Barklay per il quale la teologia della grazia implica di fatto una risposta nelle opere dei credenti. Dei primi G. Boccaccini, nel suo re- cente libro su Paolo, prende l’idea di cercare di collocare Paolo nel giudaismo del suo tempo, ma utilizzando piuttosto la sua lettura enochica della teologia protocristiana; del secondo sviluppa l’idea che la giustificazione del credente non coincide con la sua salvezza, ma apre solo una nuova possibilità per gli empi. Un accenno conclusivo a Theissen e von Gemunden aiuta a capire non solo la poliedricità delle letture contemporanee dell’apostolo Paolo, ma anche a ribadire la sostanziale validità dell’interpretazione luterana a fronte di queste nuove proposte.

Eric Noffke, One, Two or Three Ways of Salvation? Pardon and Justification in Paul

This article analyses the work of some followers of the “Paul within Judaism Perspective” (in particular Gager and Nanos) who attacked violently the Lutheran interpretation of Paul, which restricts his Theology of Grace to the sole believers of pagan origin, while for the Jews, Moses’ law would remain valid. Then J. Barclay’s thesis is introduced. According to this author, the Theology of Grace means in practice a response in the deeds of the believers. Among the first group, Boccaccini, in his recent book on Paul, tries to place Paul in the Judaism of this time, but he uses his Enochic interpretation of the Proto-Christian Theology; from Barclay’s thought he develops the idea that the justification of the believer does not coincide with his salvation, but it opens only a new possibility for the impious. At the end of the Article, the Author mentions Theissen and von Gemunden, thus helping one to understand how polyhedric the present interpretation of the Apostle is, but also reaffirms how the Lutheran interpretation is substantially valid, in comparison to these new suggestions.


Lothar Vogel, Reazioni evangeliche al dogma dell’Assunzione

Questo contributo offre una panoramica delle reazioni evangeliche alla dogmatizzazione dell’Assunzione nel 1950, compiuta in una fase già caratterizzata da rapporti ecumenici evoluti. Sono delineate le ripercussioni di differenze intra-evangeliche e in particolare del dibattito sulla demitizzazione proposta da Rudolf Bultmann sulla percezione e valutazione di questo atto. In tal modo, il dogma dell’Assunzione impose anche ai teologi evangelici del periodo una presa di posizione su come affermare una dottrina «positiva» ed ecclesiasticamente vincolante, anche se di contenuto diverso, e su come comprendere teologicamente la storia umana. Emerse dalla discussione una trasversalità delle questioni da affrontare che contribuì a impedire effetti deleteri del nuovo dogma sugli effettivi rapporti ecumenici.


Lothar Vogel, Protestant Reactions to the Dogma of the Assumption


This contribution gives an overview of the Protestant reactions to the Dogma of the Assumption in 1950, which took place at a time when ecumenical relations had already evolved. We describe the repercussions of inner-evangelical differ- ences and in particular the debate on the demythologization proposed by Rudolf Bultmann on the perception and evaluation of this act. In this way, the Dogma of the Assumption compelled Protestant theologians to take a stand on how to affirm a ‘positive’ and ecclesiastically binding doctrine, albeit with a different content, and on how to understand human history theologically. What emerged from the discussion was a transversal nature of the issues to be addressed, which helped to prevent deleterious effects of the new Dogma on the ecumenical relations.


Franco Chiarini, L’innodia metodista in Italia. Appunti su due raccolte della seconda metà dell’Ottocento e la musica di Filippo Festa


Animato dal desiderio di realizzare una propria innodia, l’evangelismo italiano della seconda metà dell’Ottocento produsse una grande quantità di inni, sia originali che tradotti, nella consapevolezza che il canto comunitario potesse costituire un valido strumento di evangelizzazione e testimonianza. Per quanto riguarda la componente metodista, l’esame delle due sezioni della raccolta Melodie evangeliche offre l’opportunità di conoscere le musiche per i testi di autori evangelici italiani esuli a Londra negli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento come pure quelle per molti altri inni tradotti da autori metodisti italiani non appena la missione metodista wesleyana si stabilì in Italia alla fine degli anni Sessanta. Tra queste musiche si distinguono quelle di Filippo Festa, membro della chiesa metodista di Napoli, autore di circa la metà di esse. La seconda sezione della raccolta presenta inni provenienti dal patrimonio innologico del protestantesimo «risvegliato» statunitense e inglese, anch’essi tradotti in italiano. Pertanto, le due sezioni esaminate fanno di Melodie evangeliche una ampia e diversificata raccolta di inni propedeutica alla stesura di un successivo innario, dove le musiche di Festa rappresentano un elemento di indubbio interesse tanto da essere inserite negli innari che videro la luce in quei decenni. A questo proposito l’Appendice al presente lavoro mostra alcune musiche del maestro metodista napoletano a testimonianza del suo significativo contributo all’innodia evangelica italiana tra secondo Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo.


Franco Chiarini, Methodist Hymnody in Italy. Some Notes on Two Collections from the Second Half of the nineteenth Century and Filippo Festa’s Music


Italian Protestantism in the second half of the nineteenth century, being animated by the wish to have its own hymnody, produced a large amount of hymns, both original and translated, being aware that communal singing could be a valid instrument of evangelization and testimony.As regards the Methodists, the two sections of the collection of Melodie Evangeliche offer us the opportunity of learning the melodies for the texts of Protestant Italians in exile in London in the forties and fifties of the ninteenth century, and also the melodies of many other hymns translated by Italian Methodist authors at the time when the Wesleyan Methodist mission was established in Italy at the end of the sixties of the same century. The melodies composed by Filippo Festa, a member of the Methodist church in Naples, are the most noticeable, being circa half of them.The second section of the collection introduces hymns, which come from the collection of the “Revival” Protestantism from the United States and England, translated into Italian. Therefore, the two sections examined in Melodie Evangeliche offer an ample and diversified collection of hymns, as a propaedeutics to a subsequent Hymn Book, in which Festa’s melodies are an element of great interest, so much so as to be inserted into the hymn books produced in those decennia. The Appendix to the present Article shows some melodies of the Neapolitan Methodist Maestro, showing how significant his contribution is to Italian Protestant Hymnody in the second half of the nineteenth century and the first decennia of the new century.


Lorenzo Scornaienchi, Un Paolo volutamente inclusivo


Lo studio prende in esame le tesi di G. Boccaccini sulla teologia paolina. Paolo, ebreo apocalittico e messianico, sosterrebbe una teologia delle opere che culmina nel Giudizio finale cui dovrà comparire ogni umano. Per Boccaccini Paolo distingue tre vie di salvezza: l’osservanza della Torah per gli ebrei giusti, l’osservanza della legge della coscienza per i pagani giusti e la giustificazione per grazia per pagani ed ebrei peccatori. Tale teoria deriva da un intento voluta- mente inclusivo e composito che non considera come la croce e la resurrezione abbiano prodotto una svolta culturale e teologica radicale in Paolo e siano alla radice di quel suo caratteristico impeto missionario e polemico.


Lorenzo Scornaienchi, A Deliberately Inclusive Paul


The Article examines the theses of G. Boccaccini on Paul’s theology. According to this author, Paul, a messianic and apocalyptic Jew, asserts a theology of the deeds, which culminates in the final judgement to which every human being will appear. Paul therefore distinguishes three ways of salvation: the observance of the Torah for the just Jews, the observation of the law of conscience for the just pagans, and the justification by grace for pagans and sinning Jews. This theory is based upon a deliberately inclusive purpose which does not take into account how the cross and the resurrection produced a radical cultural and theological change in Paul, and are the basis of his characteristic missionary and polemical impetus.

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Elena Lea Bartolini De Angeli, A proposito di precetti

Se è noto che i precetti nell’ebraismo sono 613, sono invece meno noti il modo e le dinamiche con cui la tradizione ha fissato tale numero distinguendo al suo interno precetti positivi, cioè azioni da compiere, e precetti negativi, ovvero azioni da non compiere. Ripartendo dal rapporto fra rivelazione scritta e orale, si precisa qual è lo scopo delle mitzwoth, dei precetti, per poi prendere in esame le fonti rabbiniche nelle quali si attesta che sono 613. Analizzando le ragioni per cui si indica questo numero si rileva che, di fatto, viene ricondotto simbolicamente alle parti del corpo umano per sottolineare l’importanza di un’adesione integrale agli insegnamenti rivelati. Su tale base si ripropongono alcuni momenti del dibattito tradizionale volto a mostrare come il riferimento al numero 613 non sia assoluto e immutabile: le fonti rabbiniche stesse riportano conteggi diversi ancorandoli a passi biblici di supporto, inoltre, autorevoli maestri insistono sul fatto che più che il numero deve prevalere la motivazione che spinge a mettere in pratica quanto rivelato al Sinai, e questo perché chi compie anche solo un precetto per amore di Dio e senza secondi fini merita comunque il Mondo Avvenire. Su tali questioni è in corso oggi un vivace dibattito fra le correnti dell’ebraismo ortodosso e progressivo.

Ariel Di Porto, Rashì, il commentatore della Torah

Rashì (1040-1105) è notoriamente il principale commentatore della Bibbia ebraica e del Talmud. Negli ultimi anni gli studiosi hanno scritto molto su Rashì e sulla sua scuola, restituendo un’immagine di un medioevo ebraico molto più vivace rispetto a quanto si pensasse abitualmente. La società ebraica, poco prima della terribile ferita delle crociate, è in costante contatto e spesso in polemica con la società circostante cristiana. Nei suoi commenti Rashì persegue diversi scopi, inaugurando un filone interpretativo che troverà enorme seguito, sino al giorno d’oggi.

Fulvio Ferrario, Profana e benedetta. Appunti per una teologia della creazione

L’articolo discute, in dialogo con alcuni esiti della recente ricerca biblica, aspetti di rilievo del recente dibattito teologico sulla creazione, tra i quali: le responsabilità della tradizione ebraico-cristiana nella genesi dell’attuale crisi ecologica; la crisi della fiducia nell’homo faber; la ricezione teologica dell’«ipotesi Gaia»; la questione dell’«antropocentrismo» e le sue articolazioni. L’orizzonte, classico e al tempo stesso creativo, della «profanità benedetta del creato» viene individuato come paradigma teologico che, da un lato, rende giustizia all’odierna domanda etica, dall’altro preserva il pensiero cristiano da derive di tipo direttamente o indirettamente irrazionalista.

Irmtraud Fischer, Alte Texte – neue Fragen – überraschende Antworten Auf den Spuren des „dritten Geschlechts“ in der hebräischen Bibel [Testi vecchi – domande nuove – risposte sorprendenti. Sulle tracce del «terzo genere» nella Bibbia ebraica]

L’articolo analizza se il concetto di un sistema sessuale solo binario e il monopolio dell’eterosessualità ha il fondamento già nella Bibbia ebrea. Si trovano tracce di più di due sessi in Deuteronomio 23,2f. e in Isaia 56,3. Genesi 1,26 può essere interpretato nel suo contesto come presentazione di tutte le opere della creazione con la figura del merismo: maschile e femminile e tutte le varianti del sesso e della orientazione sessuale sono create. Soprattutto le narrazioni su Rut e Noemi e anche su Davide e Jonatan possono essere interpretate come rapporti omosessuali.

Marco Fornerone, «Let my people go!». I verbi dell’esodo e la formazione del Pentateuco

Questo articolo si inserisce nel dibattito attuale sulla formazione del Pentateuco, concentrandosi sulla questione della delimitazione della versione originale del racconto dell’esodo, ritenuta da molti autori una delle unità a partire dalle quali tale processo di formazione ha preso le mosse. Lo studio si concentra sull’aspetto lessicale, approfondendo la semantica del piel del verbo šālaā che ricorre nell’espressione «lascia andare il mio popolo», confrontandone anche l’utilizzo in altri testi. I risultati di tale analisi, che mostrano la caratteristica as- senza di destinazione per l’azione descritta da tale verbo, costituiscono un argomento indipendente a sostegno dell’ipotesi di un racconto originale senza conquista, come proposto da diversi autori.

Pawel Gajewski, Isaia 2,1-5 nel contesto del dialogo interreligioso e interculturale

Partendo da una dettagliata analisi esegetica e teologica del testo Isaia 2,1- 5, l’articolo affronta tre concetti principali: il pellegrinaggio, la tensione dialettica tra fede e religione e la pace (shalom). Il profeta Isaia si muove in una prospettiva universalistica in cui la città di Gerusalemme assume il ruolo centrale. Considerata l’epoca storica della composizione del testo si tratta di una visione profetica che precorre i tempi e assomiglia in modo sorprendente ai messaggi del cosiddetto Terzo Isaia (capp. 56-66). La seconda parte del saggio disegna alcune traiettorie omiletiche e i loro possibili risvolti di attualità, sia teologici, sia sociopolitici. Tra questi risvolti due argomenti assumono un ruolo di rilievo. Il primo è la città di Gerusalemme, un luogo di incontro tra culture e religioni e al tempo stesso un luogo di molteplici conflitti. Il secondo riguarda le migrazioni, un fenomeno planetario che produce cambiamenti senza precedenti storici. In tale contesto la visione profetica di Isaia torna a rivivere: un unico popolo di diverse culture e lingue in cui le identità di ciascuno sono rispettate ma insieme trascese in quanto tutte protese verso un unico regno di Dio.

Ermanno Genre, Capisci quello che leggi? L’Antico testamento in omiletica

Come funziona la relazione tra i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento in vista della predicazione cristiana? L’articolo presenta alcuni modelli utilizzati in ambito omiletico per situare la relazione tra i due Testamenti, in particolare il modello di «analogia strutturale» e di «analogia delle situazioni». In tempi recenti, la semiotica ha offerto nuovi orizzonti anche per la ricerca omiletica sia in ambito protestante sia in ambito cattolico. L’articolo conclude con alcuni brevi accenni a un recente testo «ecumenico» di omiletica che ha visto la luce in ambito francofono.

Jutta Hausmann, Ambiguität von Sprache als bewusstes Stilmittel am Beispiel von Psalm 41 [L’ambiguità del linguaggio come espediente stilistico consapevole. L’esempio del Sal. 41]

Come sovente si può osservare nei testi biblici, alcune formule ebraiche obbligano l’esegeta a prendere difficili decisioni su quale interpretazione scegliere, cosa che è evidente sia dall’ampia diversità di traduzioni disponibili sia dal- le diverse e talvolta contraddittorie interpretazioni offerte. Un’analisi più attenta del Sal. 41 porta alla conclusione che l’ambiguità sintattica, in particolare, è un espediente stilistico deliberato e, di conseguenza, fin dall’inizio si pone un problema di comprensione e di adattamento.

Corinne Lanoir, Mangiare e bere: un’attività teologica

Il cibo e i pasti occupano un posto molto importante nell’Antico Testamento: rappresentano una parte fondamentale della vita quotidiana, dove si formano e si sciolgono relazioni di ogni tipo, dall’ospitalità alla violenza. Sono anche un mezzo attraverso il quale le persone vengono incluse o escluse da un gruppo e costituiscono uno dei momenti chiave nella costruzione di un’identità. Luoghi di felicità e di conflitto, spontanei o preparati con cura, rivelano l’ambivalenza della vita quotidiana. Mentre a volte mostrano e denunciano gli abusi di potere, i pasti possono anche essere una promessa di gioia e di giustizia, come memoria e manifestazione di un Dio che nutre e libera. Girando fra i tavoli dove le donne invitano o sono invitate si scoprono strategie diverse di presa di potere, contestazione o integrazione.

Luca Mazzinghi, «Il giusto viene ripagato sulla terra». Prov. 11,31 tra linterpretazione di Filippo Melantone e lesegesi contemporanea

In questo articolo viene affrontato il tema dell’esegesi di Prov. 11,31 alla luce del commento al libro dei Proverbi pubblicato nel 1555 da Filippo Melantone, da poco disponibile in traduzione inglese. Nella traduzione latina offerta da Melantone, Prov. 11,31 è così riportato: cum iustus in terra persolvat, quanto magis impius et peccator? Il commento melantoniano interpreta questo proverbio alla luce dell’idea della retribuzione, ma anche di quella della provvidenza divina. La seconda parte di questo studio mette in evidenza la comprensione di Prov. 11,31 nella prospettiva aperta dell’esegesi contemporanea, in particolare all’interno del dibattito iniziato da K. Koch circa la presenza o meno nel libro dei Proverbi di un nesso tra azione e sue conseguenze (Tun – Erghen – Zusammenhang). La prospettiva propria dell’esegesi contemporanea viene così messa a confronto con quella melantoniana. Infine, lo studio affronta il tema della teologia della croce, alla luce della quale Melantone legge questo proverbio, come del resto l’intero libro. L’articolo si chiude con alcune considerazioni circa l’attualità di questo proverbio biblico.

Paolo Naso, Corridoi umanitari, tra diaconia politica e sussidiarietà

La sfida che sta di fronte alla diaconia delle chiese evangeliche consiste nel trovare la propria postura di fronte al principio costituzionale di sussidiarietà che, alla luce delle scelte di questi anni, si può interpretare in termini assai diversi e persino conflittuali. In coerenza con la critica alla «surroga» delle funzioni statali nella gestione dei servizi e del welfare, più volte espressa dal mondo evangelico, non deve esprimersi come sottrazione del ruolo e delle risorse del soggetto pubblico ma come interazione sinergica e aggiuntiva a sostegno dei soggetti più deboli e, nel caso specifico, dei migranti e dei richiedenti asilo.

Eric Noffke, I Enoch: un baluardo o un ponte tra il giudaismo e l’ellenismo?

Se oggi si dà per acquisita l’ellenizzazione della Giudea già da prima dello scoppio della rivolta dei Maccabei, si discute ancora quanto questa sia stata profonda e quali fasce della popolazione abbia riguardato. Studiando alcuni brani del Primo Libro di Enoc si può raccogliere la testimonianza di un gruppo ebraico la cui teologia, risalente all’epoca persiana e alternativa a quella espressa nella Torah mosaica, non sembra essere né interessata al confronto con la cultura greca, né da essa influenzata. Gli invasori macedoni vengono percepiti, dall’inizio della loro presenza in Giudea (fine iv secolo a.C.) fino all’epoca dell’arrivo dei romani alla fine del i secolo a.C. soltanto come uno dei vari imperi che hanno occupato e oppresso Israele, annunciandone il giudizio e la distruzione alla fine dei tempi, insieme alla classe dirigente ebraica al potere a Gerusalemme.

Yann Redalié, Gesù profeta (Luca 4,16-30)

Se il genere vangelo è paragonabile alla biografia, J.-N. Aletti ci ricorda che le biografie, allora, erano giustificate dall’ampio riconoscimento del valore del protagonista: condottiero, filosofo, oratore – uomo illustre. Per questo, la sfida per il narratore del vangelo è mostrare che il valore salvifico e unico di Gesù, nelle sue azioni e nel suo insegnamento, non è contraddetto dalle sofferenze patite e dalla morte ignominiosa sulla croce. Come interpretare il contrasto tra il seguito di folle durante il suo ministero e la fine infamante, abbandonato per- sino dai suoi? Luca si riferisce alla figura del profeta, la cui sorte, malgrado un ampio riconoscimento, è di essere rifiutato dai suoi. Nella predicazione inaugurale di Gesù a Nazareth (Luca 4,16-30), il compimento della profezia dell’inviato e della sua missione di liberazione secondo Is. 61,1 s. è, prima di tutto, proclamato «oggi» da Gesù, poi precisato nelle sue modalità, riferendosi all’intervento profetico fuori da Israele di Elia, che permette alla vedova di Sarepta di affrontare la carestia, e di Eliseo, che guarisce dalla lebbra Naaman il Siro. Gesù profeta, anche «oltre confine» come i due grandi profeti dell’antica alleanza, viene rifiutato dalla gente della sua patria e la sua vita minacciata fin dall’inizio del suo ministero.

Elisabetta Ricci, Il «volto di Dio»: espressione antica che attraverso i secoli vive nella preghiera

Le espressioni legate al «volto di Dio», dalle origini molto antiche e diffusa- mente utilizzate nell’ambito dell’Antico Vicino Oriente, possono colpire all’interno della Bibbia, eppure sono ampiamente presenti nei testi biblici, tra cui il Libro dei Salmi. Nella maggior parte delle ricorrenze esaminate in questo Libro, che rappresenta un testo fondamentale di preghiera, prevale l’aspetto positivo di favore nei confronti di coloro che confidano in Dio. Queste espressioni, infatti, mostrano la «presenza» di Dio che entra in relazione con l’uomo offrendogli aiuto, protezione e vita.

Sergio Rostagno, Bibbia e dogma

L’articolo sottolinea l’unità del messaggio biblico intero e del «dogma» cristiano. La chiave di questo discorso risalta anche nella ricerca teologica di Martin Lutero. Per esempio, nel confronto tra Giovanni il Battista e Gesù. Lutero tratta il popolo dell’Antico Testamento come vittima cui si annuncia la liberazione. Infine, l’articolo si riferisce all’attualità politica. La democrazia, sulla scia del messaggio religioso, rende ragione di un mondo da salvare da sprechi e as- soluti che rischiano di portare alla rovina del genere umano. Bibbia, dogma e attualità indicano un territorio comune. Sono i filoni di un discorso che si giova anche degli apporti del docente cui è dedicato questo fascicolo della rivista.

Jean Louis Ska, «Scruta bene le Scritture» piuttosto che la tradizione. I caraiti, precursori dei Riformatori?

Accanto alla scuola di esegesi rabbinica più conosciuta, quella del Midrash, della Mišnah e del Talmud, e spesso chiamata scuola rabbanita, esiste una scuola più discreta, quella dei caraiti. Vi sono molti punti oscuri a proposito della sua origine, però le sue caratteristiche sono abbastanza conosciute. Nelle discussioni, i caraiti si distinguono dai rabbaniti nel loro ricorso alla Scrittura piuttosto che alle opinioni dei rabbini. I caraiti sono anche i primi interpreti ebrei ad avere scritto veri commentari delle Scritture. Dopo un breve riassunto sulla questione dell’origine del caraismo, presentiamo alcuni esempi della loro esegesi: Gen. 11,32: Tera era deceduto quando Abramo riceve la sua chiamata in Gen. 12,1-3? Gen. 12,17-19: chi avvisa il faraone che le piaghe che lo colpiscono sono un castigo divino perché ha preso Sara nel suo harem, e che Sara è moglie e non sorella di Abramo? Gen. 18,8: dove sono le focacce che Abramo ha chiesto a Sara di preparare? Gen. 39: come integrare la storia di Tamar e Giuda nella storia di Giuseppe? L’esegesi caraita ha avuto un grande influsso, anche sui suoi avversari che hanno dovuto usare gli stessi metodi per rispondere alle loro critiche.

Jean Louis Ska, “Read the Scriptures Well” Rather than Tradition. Are the Karaites to Be Considered as Precursors of the Reformers?

Lothar Vogel, L’Antico Testamento nell’epoca della neologia: Johann Salomo Semler e Johann Joachim Spalding

Questo articolo illustra la lettura teologicamente «liberale» dell’Antico Testamento adottata da Johann Salomo Semler e Johann Joachim Spalding al tempo del re Federico II di Prussia. La necessità di un tale approccio fu dovuta alla decostruzione del concetto spazio-temporale del mondo stabilito dal canone biblico. Entrambi i teologi si focalizzano sui testi sapienziali e profetici, adatti a interpretazioni moralistiche o interiorizzanti. L’idea della «storia della salvezza», d’altra parte, entra in crisi a causa della trasformazione illuministica del concetto di storia. Infine, il modo in cui entrambi continuarono a comunicare luoghi comuni e pregiudizi antisemiti resta ancora oggi un monito per ogni attività teologica e omiletica

PROTESTANTESIMO vol 79 : 2-3

PROTESTANTESIMO vol 79 : 2-3

SCRITTI IN ONORE DI DANIELE GARRONE

Editoriale , Esegesi anticotestamentaria e dialogo ebraico-cristiano; Elena Lea Bartolini De Angeli, A proposito di precetti; Ariel Di Porto, Rashì, il commen­ tatore della Torah; Irmtraud Fischer, Alte Texte -neue Fragen -uberraschende Antworten. Auf den Spuren des ,,dritten Geschlechts” in der hebraischen Bibel; Fulvio Ferrario , Profana e benedetta. Appunti per una teologia della creazione; Marco Fornerone, «Let my people go!». I verbi dell’esodo e la formazione del Pentateuco; Pawel Gajewsld , Isaia 2,1-5 nel contesto del dialogo interreligioso e interculturale; Ermanno Genre, Capisci quello che leggi? L’Antico testamen­ to in omiletica; Corinne Lanoir, Mangiare e bere: un’attività teologica; Jutta Hausmann , Ambiguitat von Sprache als bewusstes Stilmittel am Beispiel von Psalm 41; Luca Mazzinghi , «Il giusto viene ripagato sulla terra». Prov. 11,31 tra l’interpretazione di Filippo Melantone e l’esegesi contemporanea; Paolo Naso , Corridoi umanitari, tra diaconia politica e sussidiarietà; Eric Noffke, Enoch: un baluardo o un ponte tra il giudaismo e l’ellenismo?; Yann Redalié, Gesù profeta (Luca 4,16-30); Elisabetta Ricci, Il «volto di Dio»: espressione antica che attraverso i secoli vive nella preghiera; Sergio Rostagno , Bibbia e dogma; Jean Louis Ska, «Scruta bene le Scritture» piuttosto che la tradizione. I caraiti; Lothar Vogel, L’Antico Testamento nell’epoca della neologia: Johann Salorno Semler e Johann Joachim Spalding;

PROTESTANTESIMO vol 78:1

PROTESTANTESIMO vol 78 : 1

Editoriale, Vivere la fede con coraggio; Valdo Spini, L’impegno politico del cristiano evangelico;  Gerhard Sauter, Perdono invece di giustificazione?; Fulvio Ferrario, Escatologia cristiana. Alcuni apporti alla discussione; Barbara Faes, Karl Barth e Charlotte von Kirschbaum comunione per necessità o possibilità impossibile;

 

 

 

 

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PROTESTANTESIMO vol 78 : 2

Editoriale, Letture paoline; Eric Noffke, Una, due o tre vie di salvezza? Perdono e giustificazione in Paolo; Lothar Vogel, Reazioni evangeliche al dogma dell’Assunzione; Franco Chiarini,  L’innodia metodista in Italia. Appunti su due raccolte della seconda metà dell’Ottocento e la musica di Filippo Festa; Lorenzo Scornaienchi, Un Paolo volutamente inclusivo

PROTESTANTESIMO 78_3-4

PROTESTANTESIMO 78 : 3-4

TEOLOGIA A PASSO DI DANZA

Editoriale, La riflessione teologica interculturale tra il rilancio di Eci e i timori del cambiamento; Heike Walz, Lodare Dio con tamburi e danze? La teolo­gia interculturale come «terzo spazio» decoloniale nel contesto della (post-) migrazione; Giamaica Roberta Mannara , Il metodismo transnazionale tra Italia e Ghana: alcune considerazioni su una chiesa in continua rigenerazione; Daniel Cyranka, Scienze delle religioni e Teologia interculturale: una duplice disciplina. Alcune tesi di lavoro; Paolo Naso, Il talento sotterrato. La risorsa negata della religiosità dei migranti; Debora Spini, Democratura, regressio­ ne, ritorno della religione: qualcosa da dire?; Federica Brizi, Accoglienza e relazione d’aiuto in una prospettiva interculturale; Silvia Omenetto, I luoghi di culto e di sepoltura alla prova dell’interculturalità. Il caso italiano