Autore: wp_5978506

abstract vol 78 : 1

Valdo Spini, L’impegno politico del cristiano evangelico

Dietrich Bonhoeffer e Martin Luther King sono un punto di riferimento di tutto il mondo cristiano: due figure di pastori che si impegnarono anche nella politica. Certamente non ci devono essere sovrapposizioni tra fede e politica, intesa quest’ultima come l’insieme delle pratiche e delle tecniche per la conquista del potere e del suo mantenimento teorizzate e rese autonome dalla morale religiosa da Niccolò Machiavelli col suo Principe. Ma un rapporto molto stretto tra fede e politica c’è, ed è sul piano dei grandi valori e dei grandi principi, nelle conseguenze di quel secondo comandamento del Cristiano: «Ama il tuo prossimo come te stesso». I grandi valori e i grandi principi del cristianesimo vanno testimoniati anche nella sfera politica e tanto più nell’etica della responsabilità del cristiano evangelico.

Valdo Spini, The Political Commitment of a Protestant Christian

Dietrich Bonhoeffer and Martin Luther King are points of reference in the whole of the Christian world: two ministers who were also committed in politics. Obviously, faith and politics cannot be superimposed, if by politics we mean all the actions and techniques to conquer and keep power, as theorized by Machi- avelli in his Principe, according to which they were to be kept separate from re- ligious Ethics. However, there is a close relationship between faith and politics, at the level of the great values and great principles, because of the consequenc- es of the second commandment of a Christian: «Thou shalt love thy neighbour as thyself». The great values and principles of Christianity must be testified also in the political sphere, and even more in the ethics of responsibility of a Prot- estant Christian.

Gerhard Sauter, Perdono invece di giustificazione?

La distinzione tra la «giustificazione per fede» (tesi centrale della identità teologica protestante) e il «perdono dei peccati» (oggi dizione molto adoperata) informa questo breve testo. Lo scopo è quello di chiarire termini che si presta- no a confusione. Ciascuna nozione individua un senso preciso dell’argomento di cui qui si tratta. Il testo sorpassa poi questo unico scopo e ricorda il senso anche personale di queste dizioni teologiche.

Gerhard Sauter, Forgiveness instead of Justification?

The distinction between «justification by faith» (the central thesis of the Prot- estant theological identity) and «forgiveness of sins» (a term widely used today) is the subject of this short essay. The purpose is to clarify terms that lend them- selves to confusion. Each notion identifies a precise meaning of the subject in question here. The essay then goes beyond this sole purpose and recalls the per- sonal sense of these theological terms.

Fulvio Ferrario, Escatologia cristiana. Alcuni apporti alla discussione

L’articolo propone alcune recenti presentazioni, cattolico-romane e protestanti, del trattato dogmatico sull’escatologia. Su alcuni punti, come ad esempio il rapporto tra interpretazione biblica e riflessione sistematica, è possibile registrare una certa omogeneità di metodo; su importanti questioni di contenuto (in particolare quella dell’immortalità dell’anima) il dibattito cattolico risulta molto influenzato da alcuni pronunciamenti magisteriali e dal fatto che sul tema era intervenuto un professore di teologia poi diventato papa. Il testo si conclude con l’indicazione di alcuni snodi problematici alla base di ulteriori approfondimenti.

Fulvio Ferrario, Christian Eschatology. Some Contributions to the Discussion

This article offers some recent presentations, both Roman Catholic and Protestant, of the Dogmatic treaty on Eschatology. On some points, such as, for instance, the relationship between biblical interpretation and systematic comments, we can notice that the method is homogeneous; on some important instances of content (in particular the immortality of the soul) the Catholic debate appears to be very influenced by some magisterial edicts (manifestos) and by the fact that the theme had been treated by a professor of Theology who later became a pope. At the end of the Essay, some problematic pivots are indicated, as the basis of further investigations.

Barbara Faes, Karl Barth e Charlotte von Kirschbaum: comunione per necessità o possibilità impossibile

Viene presentata per la prima volta in traduzione italiana una selezione di lettere riguardanti la storia della relazione affettiva e intellettiva di Barth e von Kirschbaum. Essa è corredata di un’ampia introduzione storica che intreccia il piano biografico, il teologico, l’ecclesiale e il politico dell’attività scientifica e universitaria di Barth. Quando i due si conoscono egli è sposato e padre di cinque figli e tale resterà per tutta la vita. Il loro rapporto, inizialmente di forte attrazione, in breve tempo evolve in amore, un amore che si realizza anche nell’assiduo lavoro in comune. Charlotte, infatti, inizia ben presto a collaborare con Barth, che colpito dalle sue eccezionali capacità lavorative e organizzative la assume a tempo pieno e la invita ad andare a coabitare nella sua famiglia. La giovane accetta e inizia così quella che verrà chiamata «comunione per necessità» o «possibilità impossibile» che comporterà tensioni e crisi nella famiglia allargata, appianate soltanto dopo il trasferimento di Barth in Svizzera. Dalla lettura del carteggio emergono alcuni tratti comuni ai due personaggi: la sincerità, non solo reciproca ma anche verso la moglie, la più bisognosa di sostegno e chiarimenti; il fatto che essi non si sottraggano mai alle loro responsabilità e al carico di sofferenza e dolore della loro situazione nella consapevolezza che essa è immodificabile, senza sviluppo.

Barbara Faes, Karl Barth and Charlotte von Kirschbaum: Communion by Necessity, or Impossible Possibility

A selection of the letters regarding the history of the affectionate and intellectual relationship between Barth and von Kirschbaum is offered, for the first time, translated into Italian. It provides an ample historical introduction, which connects the biographic, theological, ecclesial and political levels of the scientific and university activities of Barth. When the two met, he was married with five children. He would remain married for the rest of his life. Their relation- ship, initially based on a strong physical attraction, soon became love, a love which also included their constant work in common. Charlotte soon started collaborating with Barth, who was impressed by her exceptional ability to work and organize; he enrolled her full time and invited her to go and live with his family. The young woman accepted, and that was the beginning of what would be called “communion by necessity” or “impossible possibility”, which caused tensions and a crisis in the enlarged family. It would be smoothed down only after Barth moved to Switzerland. The correspondence shows some common traits of the two characters: sincerity, not only between each other, but also to- wards the wife, the one who needed more support and clarifications; they did not deny their responsibilities and the load of suffering and pain of their situation, at the same time realizing that the situation could not be changed and offered no development.

abstract vol 77 : 2-3

Paolo Ricca, Leggere tra le righe della Sacra Scrittura

Questo contributo alla raccolta in onore di Enrico Benedetto rileva la dimensione affettiva di un’esistenza cristiana, circoscritta nei termini di un amore di Dio di cui la figura di Maria si presta come paradigma. Tale esistenza si concretizza nell’imitazione di Cristo e nella memoria delle «misericordie» operate da Dio.

Paolo Ricca, Reading between the Lines of Holy Scripture

This contribution to the collection in honour of Enrico Benedetto highlights the affective dimension of a Christian existence, which is circumscribed in terms of a love of God of which the figure of Mary can be used as a paradigm. This existence is realised in the imitation of Christ and in the memory of the “mercies” operated by God.

Jérôme Cottin, Pour que la théologie pratique devienne poétique et liturgique

Due brevi preghiere pubblicate nel Livre de prières (2008) sono presentate, commentate e contestualizzate. Esse rappresentano l’occasione, per l’autore, di sostenere l’importanza per la teologia pratica di diventare più liturgica e più poetica, il che corrisponde alla «svolta estetica» che si può osservare, da alcuni anni, nella teologia pratica e nella teologia protestante.

Jérôme Cottin, Pour que la théologie pratique devienne poétique et liturgique

Two short prayers published in the Livre de prières (2008) are illustrated, commented and referred to the present in this article. The Author uses them as an occasion to highlight the importance for Practical Theology to become more liturgical and poetic, which is in line with the “aesthetic change” which has lately characterized Practical Theology and Protestant Theology.

Letizia Tomassone, Chi è Lei?

In questo articolo presento un inno scritto da un teologo riformato, Brian Wren, una confessione di fede che presenta D** con immagini e linguaggio femminile. Molte comunità di donne intorno al mondo sono impegnate a trasformare le liturgie delle chiese per dar conto della presenza delle donne e di altri soggetti resi invisibili dalla teologia classica. L’accompagnamento e l’impegno di un uomo come Wren per creare linguaggi e pratiche inclusive nella chiesa non può che rafforzare la costruzione di spazi più giusti e abitabili per tutte le persone che esprimono la loro identità fuori dalle categorie etero-normative e duali del patriarcato.

Letizia Tomassone, Who is She?

In this Article, I introduce a hymn written by a Reformed theologian, Brian Wren, an Affirmation of Faith which introduces G** using feminine images and language. Many communities of women around the world are committed to transforming the liturgies of Churches to take into account the presence of women and other subjects who are kept invisible in traditional Theology. The support and commitment of a man like Wren in creating inclusive languages and practices in the Church, cannot but reinforce the building of more just and habitable spaces for all the persons who utter their identity outside the dual and outside-rules of patriarchy.

Corinne Lanoir, Conversare con Dio da diverse culture

Conoscendo l’interesse di Enrico per gli indiani del Canada, desidero offrirgli qui una preghiera di altri indiani dal sud del continente americano. Presenterò prima questa preghiera fiduciosa al dio creatore dei popoli andini nel contesto dell’«incontro fallito» dei popoli originari del continente con il cristianesimo imposto dai colonizzatori. Accennerò ad alcuni elementi della situazione attuale e proporrò alcune riflessioni sulla possibilità di parlare a Dio con le parole di un’altra cultura.

Corinne Lanoir, Conversation with God in Different Cultures

Knowing Enrico’s interest in Canadian Indians, I would like to offer him a prayer composed by other Indians, of the Southern American continent. I will first present this prayer, composed by the Andean peoples, which is full of con- fidence in god the creator – in the context of the “failed encounter” between the native peoples of the continent and Christianity as imposed by colonizers. I will mention some elements of the present situation and will suggest considering the possibility of talking to God using the words of another culture.

Daniele Garrone, L’empio Manasse, la preghiera a lui attribuita e le sue fortune

Il re Manasse, secondo II Re 21, è certamente un campione di empietà. Il pentimento e la preghiera che II Cronache 33 gli attribuisce sembra attenuare la contraddizione tra la sua impunità empietà e il fatto che il suo sia stato il più lungo dei periodi di regno di Israele Giuda. Tra gli apocrifi dell’Antico Testamento compare anche una Preghiera di Manasse, che ha avuto grande fortuna in ambito cristiano, ma di cui è stata rinvenuta una versione ebraica nella Geniza del Cairo. Ne esiste anche una versione in occitano, circolante tra i valdesi medievali. Tra i Salmi apocrifi di Qumran compare anche un’altra preghiera attribuita a Manasse. Queste brevi note intendono presentare alcune delle tappe e dei testi principali della ricezione della figura di Manasse e della sua preghiera.

Daniele Garrone, Impious Manasseh, the Prayer Attributed to Him and Its Fortunes

King Manasseh, according to 2 Kings 21, is certainly a champion of impiety. The repentance and prayer that 2 Chronicles 33 attributes to him seems to mitigate the contradiction between his ungodly impunity and the fact that his was the longest of Israel-Judah’s reigns. Among the apocrypha of the Old Testament there is also a Prayer of Manasseh, which has had great fortune in Christian Churches, and of which a Hebrew version has been found in the Cairo Geniza. There is also a version in Occitan, which circulated among the medieval Waldensians. Another prayer attributed to Manasseh appears also among the apocryphal Psalms of Qumran. These brief notes aim to present some of the main stages and texts in the reception of the figure of Manasseh and his prayer.

Annegret Reitz-Dinse, Parole che saziano. Salmo 145,15-16, la preghiera tra culto pubblico e spiritualità privata

Il libro dei Salmi nella bibbia è una raccolta di preghiere ebraiche che oltre al loro uso nel tempio a Gerusalemme e nella liturgia ebraica hanno anche giocato un ruolo importante per il culto cristiano. L’esempio del salmo 145, 15- 16 serve a vedere la trasformazione che si è creata con la ricezione all’interno della spiritualità cristiana. Le traduzioni in lingue parlate e le composizioni di musicisti mostrano la ricchezza della cultura protestante europea nella quale l’Italia e la Germania possono guardare a dei legami di scambio culturale veramente fecondi.

Annegret Reitz-Dinse, Satiating Words. Psalm 145. 15-16: Prayer between Public Service and Private Spirituality

The Book of Psalms in the Bible is a collection of Hebrew prayers, which, besides their use in the Temple in Jerusalem and the Hebrew Liturgy, have played an important role in the Christian Service. The example of Psalm 145. 15-16 is useful to point out the transformation, which appeared when it was received within Christian spirituality. The translations in spoken languages and the compositions by musicians show the richness of the European Protestant culture, inside which Italy and Germany can find connections of very fecund cultural exchanges.

Yann Redalié, Cherchez… la prière. Marco 9,14-29

«Questa specie di spiriti non si può cacciare in altro modo che con la preghiera» (Mc. 9,29), così risponde Gesù alla domanda dei discepoli sul perché loro non avessero potuto guarire «il ragazzo tormentato da uno spirito maligno» (Mc. 9,14-29). Eppure, non è con la preghiera che Gesù ha scacciato lo spirito sor- domuto, ma con un esorcismo. Siamo, dunque, rimandati al dialogo centrale e paradossale con Gesù e al grido del padre del ragazzo, che confessa nello stesso soffio la fiducia e la mancanza di fiducia. Fede e preghiera vengono proposte come dialogo di verità, che svela la propria fragilità nel dibattito, in ogni cre- dente, tra fede e incredulità, tra vita e morte, dinanzi a Cristo.

Yann Redalié, Cherchez… la prière. Mark 9.14-29

“This kind can come forth by nothing, but by prayer and fasting” (Mk.9, 29), this is the answer given by Jesus to his disciples’ question – why they were not able to heal the boy “which hath a dumb spirit” (Mk. 9,17). And yet, it is not with prayer that Jesus cast out the deaf and dumb spirit, but with an exorcism. We are, therefore, sent back to the central and paradoxical dialogue with Jesus and to the cry of the boy’s father, who confesses in the same breath his faith and his lack of faith. Faith and prayer are suggested as a dialogue of truth, which re- veals one’s frailty in the debate, of every believer between faith and incredulity, between life and death, in front of Christ.

Eric Noffke, Romani 9,5. Una dossologia cristologica?

In Rom. 9,5 incontriamo una misteriosa dossologia: è rivolta a Dio, come avviene di solito nelle lettere dell’apostolo, oppure a Cristo, che verrebbe allora identificato con Dio? Entrambe le soluzioni hanno dalla loro parte argomenti importanti. Con una preferenza per l’interpretazione cristologica, in questo articolo si recepiscono i risultati di alcuni studi recenti, che sottolineano la fluidità del concetto di monoteismo nel i secolo: la rappresentazione del Dio unico poteva abbracciare in sé anche altre figure, per cui l’affiancamento del Figlio al Padre era concepibile già al tempo di Paolo (I Cor. 8,6). Questa constatazione ci permette una volta di più di ribadire che il movimento di Gesù, ben lungi dal costituire un’anomalia, fu in ogni suo aspetto una forma di mediogiudaismo, tanto quanto il giudaismo rabbinico. Bisogna dunque abbandonare l’idea di una separazione del cristianesimo da una sua presunta matrice, in favore dell’idea di due religioni sorelle, figlie della stessa madre (il mediogiudaismo).

Eric Noffke, Romans 9.5: A Christological Doxology?

In Romans 9.5 we find a mysterious Doxology: it is addressed to God which is typical of the Apostle’s Epistles, or to Christ, who, in that case, would be identified with God? Both solutions are based upon important arguments. This Article prefers the Christological interpretation, basing it upon the results of some recent studies, which highlight the fluidity of the concept of Monotheism in the 1st century AD: the representation of the one God could include also other figures. Therefore, flanking the Son to the Father was conceivable even in Paul’s times (1 Cor. 8.6). This observation enables us to repeat, once more, that Jesus’s movement, far from being an anomaly, was, in every aspect, a form of middle Judaism, like Rabbinic Judaism. Therefore, we should abandon the idea of a separation of Christianity from a presumed foundation, in favour of the idea of two sister religions, both daughters of the same mother (Middle Judaism).

Eleonora Natoli, Paolo l’Apostolo pastore. Efesini 3,14-19

La Lettera agli Efesini, secondo la tesi di chi scrive, è paradigmatica di questo stadio intermedio del processo di selezione di tematiche teologiche paoline che troverà compimento nelle Lettere pastorali. Il corpo dell’Epistola offre, in aggiunta, evidenze di una originale comprensione del ministero apostolico, e della progressiva introduzione di nuovi ministeri e della loro istituzionalizzazione in risposta alle esigenze di nuovi assetti ecclesiali ormai lontani dai modelli del protocristianesimo. L’articolo si propone di evidenziare come il testo della preghiera, contenuta nel cap. 3, fornisca una sintesi dell’argomentazione complessiva della Lettera suggerendo, in più, un’ipotesi non inverosimile su chi possa esserne l’autore.

Eleonora Natoli, Paul the Apostle and Minister, Ephesians 3. 14-19

The Epistle to the Ephesians, according to the author of this Article, is a good example of the intermediate stage in the process of selection of the Pauline theo- logical themes, which will be completed in the Pastoral Epistles. The body of this Epistle offers, in addition, an original comprehension of the Apostolic ministry, and shows the progressive introduction of new ministries, and how these were institutionalized in response to the new structure of the Church, which had be- come different from the models typical of Proto-Christianity. The Article wants to highlight how the prayer, which is found in Chapter 3, offers a synthesis of the overall argumentation of the Epistle. In addition, it offers a non-unlikely hy- pothesis of who the author of the Epistle might be.

Lothar Vogel,, «O Signor Gesù, tu conosci la mia povera anima!». Martin Lutero, uomo della preghiera

Di Martin Lutero ci è tramandato un folto e pluriforme corpo di preghiere, che spaziano da testi concepiti per il culto pubblico fino a esclamazioni integra- te nelle sue opere teologiche. Nel loro insieme, queste invocazioni esprimono il vissuto del suo pensiero teologico, che concettualmente non può essere ricondotto a un denominatore comune. A volte le preghiere di Lutero danno voce, innanzi a Dio, al suo posizionamento nei dibattiti e confronti del periodo; in questi casi, la loro concretezza va di pari passo con la parzialità del suo giudizio.

Lothar Vogel, «O Lord Jesus, Thou Knowest My Poor Soul!» Martin Luther, Man of Prayer

Martin Luther has handed down to us a large and multiform body of prayers, ranging from texts designed for public worship to exclamations integrated in- to his theological works. Taken together, these invocations express the life experiences of his theological thinking, which cannot be reduced to a common denominator. At times, Luther’s prayers express his position in the debates and conflicts of the period; in these cases, their concreteness goes hand in hand with the partiality of his judgement.

Emanuele Fiume, «Concepiti e nati nell’ingiustizia». La confessione dei peccati della liturgia di Calvino

Questa ricerca identifica la fonte della preghiera di confessione dei peccati, stabilita nella liturgia ginevrina del 1542, nel salterio di Strasburgo pubblicato nel 1539. Entrambe le formule mostrano una struttura trinitaria e si distinguono dalla tradizione liturgica precedente, caratterizzata da elenchi di opere malvagie, per un focus sulla causalità del peccato originale per i peccati commessi.

Emanuele Fiume, “Conceived and Born in injustice”. The Confession of Sins in Calvin’s Liturgy

This research identifies the source of the Prayer of Confession of Sins in the Geneva liturgy of 1542 in the Strasbourg Psalter published in 1539. Both formulas have a Trinitarian structure and are different from the earlier liturgical tradition, which consisted of a list of evil actions, focusing on the original sin as the cause of sins committed.

Fulvio Ferrario, La croce tra ringraziamento e lode. un itinerario di preghiera con Kurt Marti

Il contributo presenta una poesia-preghiera di Kurt Marti, Salmo. L’operazione compiuta dall’autore è definita «riscrittura»: si tratta cioè di un testo che intende richiamarsi ai salmi per quanto riguarda le tematiche e il tipo di musicalità: il Salterio è dunque presente, ma mediato dalla ri-creazione poetica. Tale sintesi di tradizione e originalità può costituire un paradigma significativo per la preghiera cristiana.

Fulvio Ferrario, The Cross between Thanksgiving and Praise. A Route of Prayer with Kurt Marti

This article illustrates a poem-prayer by Kurt Marti, Salmo. What the Author did, can be defined as “re-writing”, because the theme and the type of musicality are inspired by the Psalms: the Psalter is present, and yet it has been poetically re-created. This synthesis between tradition and originality can be a significant example for Christian prayer.

Sergio Rostagno, Ora l’uomo parla con Dio

Dopo un confronto tra Hegel e Blondel su un «tertium» riconciliante affermazione e negazione, l’autore si interroga sul posto della preghiera in questa terza riflessione. Egli dà tre connotati possibili della preghiera. In ultimo riprende il significato dell’espressione di Martin Lutero secondo cui l’uomo nella preghiera «parla con Dio».

Sergio Rostagno, Now Man Speaks to God

After a comparison between Hegel and Blondel on a “tertium” reconciling affirmation and denial, the Author questions the place held by prayer in this third reflection. Three possible features of prayer are given. Finally, the Author takes up the meaning of Martin Luther’s expression according to which man in prayer “speaks to God”.

PROTESTANTESIMO vol 77 : 2-3

PROTESTANTESIMO vol 77 : 2-3

TASSELLI DI EUCOLOGIA
Scritti in onore di Enrico Benedetto

Editoriale, Una Parola data e molte parole ricambiate; Paolo Ricca, Leggere tra le righe della Sacra Scrittura; Jéròme Cottin, Pour que la théologie pratique devienne poétique et liturgique; Letizia Tomassone, Chi è Lei?; Corinne Lanoir, Conversare con Dio da diverse culture; Daniele Garrone, L’empio Manasse, la preghiera a lui attribuita e le sue fortune; Annegret Reitz-Dinse, Parole che saziano. Salmo 145,15-16, la preghiera tra culto pubblico e spiritualità privata; Yann Redalié , Cherchez … la prière. Marco 9,14-29; Eric Noffke, Romani 9,5. Una dossologia cristologica?; Eleonora Natoli, Paolo l’Apostolo pastore. Efesini 3,14-19; Lothar Vogel, « O Signor Gesù, tu conosci la mia povera anima!». Martin Lutero, uomo della preghiera; Emanuele Fiume, « Concepiti e nati nell’ingiustizia». La confessione dei peccati della liturgia di Calvino; Fulvio Ferrario, La croce tra ringraziamento e lode. Un itinerario di preghiera con Kurt Marti; Sergio Rostagno, Ora l’uomo parla con Dio;

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Oswald Bayer, L’ultima parola di Lutero: l’«Eneide divina»

Il biglietto scritto da Lutero due giorni prima della morte si compone come antitesi alla conclusione autocelebrativa della Tebaide del poeta romano Publio Papinio Stazio. In un climax ascendente sono evocati i tre ambiti della vita pri- vata, della politica e della chiesa e le esperienze da compiervi richiedono un lasso di tempo sempre crescente e la comprensione di testi esemplari, che nel caso della chiesa sono rappresentati dalla Scrittura. L’indicazione iperbolica secondo la quale la comprensione della Scrittura richiede cento anni di governo ecclesiastico assieme ai profeti segnala che questa dimensione della conoscenza umana costituisce una critica radicale a quelle precedenti. Praticandola, ci si rende conto di essere «mendicante».

Oswald Bayer, Luther’s Last Word: «The Divine Aeneid»

The short note written by Luther two days before his death is composed as an antithesis to the self-celebrating conclusion of the Thebais by the Roman poet Publius Papinius Statius. In a rising climax, the three fields – his private life, politics and the Church – are remembered. The experiences to be lived in these fields require an ever-increasing length of time and the comprehension of exemplary texts, which, in the case of the Church, are represented by the Scripture. The hyperbolic statement according to which the comprehension of the Scripture requires one hundred years of ecclesiastical government together with the Prophets, indicates that this dimension of human comprehension involves a radical critique of the preceding ones. When one puts it into practice, one finds oneself to be a “beggar.

Nicola Mariani, Ispirazione ed ermeneutica della Scrittura nel pensiero di Ulrich H.J. Körtner

Il vero senso della Scrittura si attualizza quale promessa di Dio ogni volta che il lettore ispirato viene costituito membro performativo della comunità interpretante dall’evento cristologico testimoniato dalla Scrittura. Autorità e ispirazione della Scrittura devono essere comprese entro il campo di tensione in cui figurano la pluralità delle interpretazioni concordi con il senso del testo, il materiale scritto della Bibbia, l’intenzione degli autori e la fede apostolica, che an- nuncia come possibilità futura quanto già comunicato nel kerygma. La comunicazione del senso della Scrittura non dipende da precomprensioni solidali con questa, ma è evento kenotico che accade in signo crucis.

Nicola Mariani, Inspiration and Hermeneutics of the Scripture in the Thought of Ulrich H.J. Körtner

The real sense of the Scripture becomes real as God’s promise in the present, every time that the inspired reader becomes a performative member of the Congregation, which interprets the Christological event as testified in the Scripture. Authority and inspiration of the Christological event must be understood within the field of the tension which includes the plurality of interpretations in accordance with the sense of the text, the material written in the Bible, the intention of the Authors, and Apostolic faith, which announces as a future possibility what has already been announced in the kerygma. The communication of the sense of the Scripture does not depend on pre-comprehensions in agreement with this, but it is a kenotic event, which happens in signo crucis.

Antonella Varcasia, Don Antonino Tagliarini. Un testimone del primo evangelismo italiano

Sullo sfondo della «grande» storia del Risorgimento l’articolo ricostruisce la«piccola» storia della conversione alla fede evangelica di un proprietario terriero nella Palermo del 1861: la costituzione della prima chiesa valdese in Sicilia tra opposizioni esterne, tensioni interne e rapporti con la massoneria; il ruolo di consigliere dei pastori Appia e Simpson Kay; la crisi con il Comitato di evangelizzazione e il passaggio alla chiesa metodista; il tentativo fallito di costituire una Chiesa libera; la vita privata e l’attività di inventore e fotografo. Un testimone del primo evangelismo italiano, paradigma della trasmissione dei valori evangelici alle generazioni future.

Antonella Varcasia, Don Antonino Tagliarini. A Witness of the First Italian Protestantism

Against the background of the “big” history of Risorgimento, this article tells the “small” history of the conversion to the Protestant faith of a land owner in Palermo in 1861: the creation of the first Waldensian church in Sicily among external opposition, internal tensions and the rapport with freemansonry; his role as a counsellor of the Ministers Appia and Simpson Kay; the crisis with the Committee for evangelization and passing to the Methodist Church; the failed attempt to create a Free Church; his private life and his activities as an inventor and a photographer. A witness of the first Italian Protestantism, a paradigm of how to hand out Protestant values to future generations.

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Marco Fornerone, Con chiunque (non) è oggi qui con noi. Studio del patto a Moab (Deut. 28,69 – 29,14)

Con l’obiettivo di spiegare perché sia definito come un patto distinto da quello di Oreb e a chi sia rivolto, questo contributo situa le sequenze iniziali del patto in Moab di Deuteronomio 28,69 – 29,14 nella storia redazionale del Pentateuco e ne identifica la funzione nel contesto della sua forma finale. Viene inoltre esplorato il modo in cui ci si rivolge ai destinatari, cogliendone l’ambiguità, intesa sia come strumento retorico costruttivo, sia come gender bias distruttivo. Viene così chiarito in che misura questo patto possa essere descritto come inclusivo.

Marco Fornerone, With Whoever is (not) with Us Here, Today. A study on the Covenant in Moab (Deut. 28.69 – 29.14)

This article aims at explaining why this Covenant is considered different from that of Horeb and to whom it is addressed. This study places the opening sequences of the Covenant in Moab in Deuteronomy 28.69 – 29.14 in the history of the redaction of the Pentateuch and identifies its functions in the context of its final form. Moreover, it explores the way the audience is addressed, paying particular attention to its ambiguity, both as a constructive rhetorical device and a destructive gender bias, in order to understand in which sense this Covenant can be described as inclusive.

Sergio Rostagno, Teologia per l’Europa

Arrivando, dopo una introduzione al tema, alla discussione fatta da vari filosofi italiani sul concetto di «iato» posto quale elemento della metafisica, l’articolo sostiene che tale concetto si situa a metà quale momento del pensiero (lo- gos) tra una direzione trascendente e una direzione volta alla prassi dell’uomo. Il tema della incommensurabilità o dello iato in relazione alla verità, sostengono vari filosofi, sfocia nella relazione amicale tra vari approcci nell’ambito della finitezza umana. L’autore sostiene infine che ciò può valere anche nel rapporto tra religioni in Europa e ovunque.

Sergio Rostagno, Theology for Europe

Arriving, after an introduction to the subject, at the discussion made by various Italian philosophers of the concept of “hiatus” placed as an element of Metaphysics, the Article argues that this concept is located halfway as a moment of thought (logos) between a transcendent direction and a direction aimed at the praxis of man. The theme of incommensurability or hiatus in relation to truth, as argued by various philosophers, results in the amiable relationship between various approaches within the framework of human finiteness. Finally, the author argues that this can also be true of the relationship between religions in Europe and everywhere else.

Cesare G. De Michelis, Il «Grande Inquisitore»: filologia, esegesi e filosofia

Il «poema» di Ivan Karamazov, incentrato sull’incontro tra il Grande Inquisitore di Siviglia e lo Sconosciuto (che riconosce nel Cristo, tornato temporaneamente sulla terra) ha attratto l’attenzione dei commentatori dai più disparati punti di vista, innescando così un processo di lettura attualizzante del testo come «metafora assoluta»: dall’interesse per le questioni metafisiche e teologiche a quello per la natura del potere terreno della chiesa, e soprattutto a quello della «libertà». Con questo intervento s’intende porre al centro dell’esegesi l’interesse per la natura narratologica, culturale e storico-politica dell’episodio dei Fratelli Karamazov, che sfocia nei drammi etici e metafisici del suo tempo, senza farsi trascinare nell’ermeneutica del paratesto. Ciò ripropone il carattere di «menippea» del dialogo in questione, che ne comporta la natura di serio-comico rileva- bile da particolarità del testo spesso non rese in traduzione, venendo così a de- finire la struttura profonda della narrazione dostoevskiana.

Cesare G. De Michelis, The “Grand Inquisitor”: Philology Exegesis and Philosophy

The “poem” by Ivan Karamazov, centred on the encounter between the Grand Inquisitor of Seville and the Stranger (whom he recognizes as being Christ, temporarily returned to Earth) has attracted the attention of commentators holding the most different points of view. This has triggered a process of interpretation that has brought it up to date, considering it an “absolute metaphor”: from the interest in metaphysical and theological matters to the interest in the nature of power in the Church, especially “liberty”. This study aims at bringing to the cen- tre of exegesis of this episode of The Brothers Karamazov the interest in the sto- ry-telling, cultural and historical-political aspects. This leads to the ethical and metaphysical dramas of the time, without drawing us to a hermeneutics of the paratext. This suggests again the character of “a Menippean satire” of the dialogue in question, which implies the serious-comical nature that comes out of details in the text, which are often not rendered in translation, thus defining the profound structure of Dostoevsky’s narrative.

Fulvio Ferrario, Camus e Monod in dialogo

L’articolo esamina la visione del mondo «naturalistica» proposta, in un interessante esperimento narrativo, dal filosofo Telmo Pievani. Egli intreccia, in modo creativo, ma fedele alle fonti, riflessioni dello scrittore Albert Camus e del biologo Jacques Monod, entrambi premi Nobel e legati da amicizia. Nella maggior parte delle sue espressioni, compresa quella di Pievani, il naturalismo non ritiene che la teologia cristiana costituisca un’interlocutrice significativa. Per il pensiero credente, invece, la critica naturalistica costituisce una sfida ineludibile, che dovrebbe essere raccolta nell’ambito di una teologia della creazione sensibile alle istanze culturali del nostro tempo.

Fulvio Ferrario, Camus and Monod in Dialogue

This article examines the vision of the “naturalistic” world as proposed, in an interesting narrative experiment, by the philosopher Telmo Pievani. He intertwines, creatively but remaining faithful to the sources, reflections of the writer Albert Camus and the biologist Jacques Monod, both Nobel Prize winners and tied by friendship. In most of his statements, including Pievani’s, Naturalism does not consider Christian Theology as a significant interlocutor. On the other hand, for believers, naturalistic critique is an unavoidable challenge, which should be gathered into the sphere of a Theology of Creation that takes into account the cultural expectations of our time.

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Fulvio Ferrario, La polpa e la buccia. Note su una struttura ermeneutica fondamentale della modernità

La distinzione tra il nucleo contenutistico di un dogma, di una dottrina, o della stessa fede cristiana in quanto tale, e la sua forma espressiva (polpa e buccia, per dirla in termini metaforici) ha sempre costituito una struttura fondamentale del pensiero teologico: nel Novecento, essa è stata tematizzata anche dal punto di vista metodologico e ha costituito, in ambito sia cattolico, sia pro- testante, uno degli assi centrali della riflessione ermeneutica. L’articolo approfondisce tale dialettica in riferimento al pensiero di Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann e Dietrich Bonhoeffer, cercando di evidenziarne i limiti e i possibili rischi di semplificazione, ma anche il carattere inevitabile.

Fulvio Ferrario, The Pulp and the Peel. Notes on a Fundamental Hermeneutic Structure of Modernity

The distinction between the nucleus which emphasizes content rather than form in a dogma, a doctrine, or Christian faith itself, and its expressive form (the pulp and the peel, using a metaphor) has always been a fundamental structure of theological thought: in the 20th century, it became the theme also from a methodological point of view and became, both in the Catholic and the Protestant context, one of the central pivots of hermeneutics reflection. The article studies thoroughly these dialectics vis-à-vis the thought of Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann and Dietrich Bonhoeffer, trying to highlight the limits and possible risks derived from simplification, but also its inevitable peculiarity.

Paolo Ricca, Valdo Vinay teologo

Un alunno ricorda il suo insegnante, un discepolo ricorda il suo maestro. Ricordi belli di un rapporto fecondo e costruttivo. È sempre difficile misurare la consistenza dell’impronta lasciata dal maestro sul discepolo, ma questa impronta c’è e viene riconosciuta, dopo decenni, come benefica. Non c’è bisogno di idealizzare il maestro, che è stato grande di suo. Chi è stato dunque Valdo Vinay? Sostanzialmente un teologo in ogni fibra del suo essere, in ogni momento della sua vita adulta e in ogni aspetto della sua poliedrica attività, che desta meraviglia per quantità e qualità: teologo come pastore (lo è stato per diversi anni, prima di essere nominato in Facoltà di teologia come docente), come storico (molto belle le sue numerose monografie), come decano della Facoltà (di cui ha rifondato la Biblioteca, unica nel suo genere in Italia), come evangelizzatore nel Basso Lazio, come ecumenista (nel SAE e a Sant’Egidio).

Paolo Ricca, Valdo Vinay the Theologian

A student remembers his teacher, a disciple remembers his master. Beauti- ful memories of a fruitful and constructive relationship. It is always difficult to measure the importance of the mark left by the master on the disciple, but this mark is there and is recognized, even decades later, as beneficial. It is not nec- essary to idealize the master, who was great of his own account. Who was Valdo Vinay, then? Basically a theologian in every fibre of his being, in every mo- ment of his adult life and in every aspect of his multi-faced activity: this makes one wonder because of its quantity and quality: as a theologian, as a minister (he was that for many years, before he was appointed as a lecturer at the Fac- ulty of Theology), as a dean of the Faculty (he re-founded the Library, which is the only one of its kind in Italy), as a bringer of the Word in Southern Lazio, and as an ecumenist (in the Secretariat of Ecumenical Activities and in the Sant’Egidio Community).

Mario Gnocchi, Io non mi vergogno dell’evangelo

L’articolo ripercorre il ruolo di Valdo Vinay nel Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), fondato da Maria Vingiani nel secondo dopoguerra. In questo contesto, come negli altri campi delle sue attività, l’impegno di Vinay si contraddistinse per la concentrazione sul vangelo, anche nel senso di una distanza critica nei confronti dell’attivismo sociale e di un focus sulle istanze etiche. Nel richiamo alla irrinunciabile priorità del vangelo e del suo messaggio di salvezza rispetto a ogni sia pur nobile istanza etica e sociale, ricorrente in tutta la sua predicazione, è riconoscibile l’impronta del magistero di Karl Barth, che esercitò un profondo influsso su di lui come su gran parte dei teologi della sua generazione. La centralità cristologica dell’ispirazione e della testimonianza di Vi- nay si rifletteva anche nel suo deciso orientamento ecumenico.

Mario Gnocchi, I Am not Ashamed of the Gospel

The article goes over the role of Valdo Vinay in the Secretariat of Ecumenical Activities (SAE), founded by Maria Vingiani after the Second World War. In this context, as in the other fields of his activities, Vinay’s commitment was concentrated on the Gospel, also in the sense of a critical distance from social activism and a focus on ethical instances. In his referring to the indispensable priority of the Gospel and in his message of salvation rather than any noble ethical and social instance, which was a recurring feature in his preaching, it is possible to recognize the mark of the teaching of Karl Barth, who had a deep influence on him, as on most of the theologians of his generation. The Christo- logical centrality of Vinay’s inspiration and testimony was reflected also in his marked ecumenical orientation.

Yann Redalié, Paolo, un riformatore mancato?

I vari elementi messi a fuoco dalla critica dell’interpretazione riformata di Paolo possono integrarsi se si accetta il carattere contradditorio della teologia dell’apostolo e se si cerca di darne conto in modo significativo. È la sfida affrontata dagli autori nel loro studio della Lettera ai Romani, come testimonianza di Paolo Riformatore del Giudaismo, in nome di un Dio uno e unico che vuole salvare tutti gli umani, ma anche tutto l’uomo. Per integrare i vari aspetti del pensare paolino in un ritratto teologico pluridimensionale e convincente, che metta in luce sia la dimensione storico sociale: la visione di un’umanità nuova, al di là di ogni confine, sia la dimensione esistenziale, vengono proposte sei letture di tutta la lettera che prendono in considerazione sei punti di vista: il movimento del testo e lo sviluppo delle idee, il contesto storico (i conflitti nell’impero e nel cristianesimo nascente), il significato e le funzioni delle immagini presenti nella lettera. Centrale, in seguito, la lettura teologica delle quattro diverse concezioni della salvezza, con le quali Paolo si confronta. Completano la panoramica, una lettura storico-sociale e una lettura psicologica della lettera. La tesi, sostenuta attraverso questo percorso ricco e innovativo, è anche titolo del penultimo capitolo dell’opera, La Lettera ai Romani: le ragioni di un riformatore mancato.

Yann Redalié, Paul, an Unsuccessful Reformer?

The various elements focussed on by the criticism of Paul’s reformed interpretation, can integrate one another if we accept the contradictory features of the Apostle’s theology, and if we try to explain them in a significant way. This is the challenge faced by the authors who study the Epistle to the Romans, as a testimony of Paul as the Reformer of Judaism, in the name of the one and only God who wants to save all the human beings, but also the complete human being. In order to integrate the various aspects of Paul’s thought in a multidimensional and convincing theological portrait, which can highlight both the historical and social dimension: the vision of a new humanity, beyond any border, and the existential dimension, six suggestions of reading of the whole letter are offered, which take into account six different points of view: the movement of the text and the development of ideas, the historical context (the conflicts in the empire and in dawning Christianity), the meaning and the functions of images which are found in the letter. Later, the theological reading of the four different concepts of salvation, confronted by Paul. The overview is completed by a historical-social reading and a psychological reading of the letter. The thesis, support- ed by this rich and innovative route, is also the title of the penultimate chapter of the work: The Epistle to the Romans: the Reasons of an Unsuccessful Reformer.