Autore: wp_5978506

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Marco Fornerone, Con chiunque (non) è oggi qui con noi. Studio del patto a Moab (Deut. 28,69 – 29,14)

Con l’obiettivo di spiegare perché sia definito come un patto distinto da quello di Oreb e a chi sia rivolto, questo contributo situa le sequenze iniziali del patto in Moab di Deuteronomio 28,69 – 29,14 nella storia redazionale del Pentateuco e ne identifica la funzione nel contesto della sua forma finale. Viene inoltre esplorato il modo in cui ci si rivolge ai destinatari, cogliendone l’ambiguità, intesa sia come strumento retorico costruttivo, sia come gender bias distruttivo. Viene così chiarito in che misura questo patto possa essere descritto come inclusivo.

Marco Fornerone, With Whoever is (not) with Us Here, Today. A study on the Covenant in Moab (Deut. 28.69 – 29.14)

This article aims at explaining why this Covenant is considered different from that of Horeb and to whom it is addressed. This study places the opening sequences of the Covenant in Moab in Deuteronomy 28.69 – 29.14 in the history of the redaction of the Pentateuch and identifies its functions in the context of its final form. Moreover, it explores the way the audience is addressed, paying particular attention to its ambiguity, both as a constructive rhetorical device and a destructive gender bias, in order to understand in which sense this Covenant can be described as inclusive.

Sergio Rostagno, Teologia per l’Europa

Arrivando, dopo una introduzione al tema, alla discussione fatta da vari filosofi italiani sul concetto di «iato» posto quale elemento della metafisica, l’articolo sostiene che tale concetto si situa a metà quale momento del pensiero (lo- gos) tra una direzione trascendente e una direzione volta alla prassi dell’uomo. Il tema della incommensurabilità o dello iato in relazione alla verità, sostengono vari filosofi, sfocia nella relazione amicale tra vari approcci nell’ambito della finitezza umana. L’autore sostiene infine che ciò può valere anche nel rapporto tra religioni in Europa e ovunque.

Sergio Rostagno, Theology for Europe

Arriving, after an introduction to the subject, at the discussion made by various Italian philosophers of the concept of “hiatus” placed as an element of Metaphysics, the Article argues that this concept is located halfway as a moment of thought (logos) between a transcendent direction and a direction aimed at the praxis of man. The theme of incommensurability or hiatus in relation to truth, as argued by various philosophers, results in the amiable relationship between various approaches within the framework of human finiteness. Finally, the author argues that this can also be true of the relationship between religions in Europe and everywhere else.

Cesare G. De Michelis, Il «Grande Inquisitore»: filologia, esegesi e filosofia

Il «poema» di Ivan Karamazov, incentrato sull’incontro tra il Grande Inquisitore di Siviglia e lo Sconosciuto (che riconosce nel Cristo, tornato temporaneamente sulla terra) ha attratto l’attenzione dei commentatori dai più disparati punti di vista, innescando così un processo di lettura attualizzante del testo come «metafora assoluta»: dall’interesse per le questioni metafisiche e teologiche a quello per la natura del potere terreno della chiesa, e soprattutto a quello della «libertà». Con questo intervento s’intende porre al centro dell’esegesi l’interesse per la natura narratologica, culturale e storico-politica dell’episodio dei Fratelli Karamazov, che sfocia nei drammi etici e metafisici del suo tempo, senza farsi trascinare nell’ermeneutica del paratesto. Ciò ripropone il carattere di «menippea» del dialogo in questione, che ne comporta la natura di serio-comico rileva- bile da particolarità del testo spesso non rese in traduzione, venendo così a de- finire la struttura profonda della narrazione dostoevskiana.

Cesare G. De Michelis, The “Grand Inquisitor”: Philology Exegesis and Philosophy

The “poem” by Ivan Karamazov, centred on the encounter between the Grand Inquisitor of Seville and the Stranger (whom he recognizes as being Christ, temporarily returned to Earth) has attracted the attention of commentators holding the most different points of view. This has triggered a process of interpretation that has brought it up to date, considering it an “absolute metaphor”: from the interest in metaphysical and theological matters to the interest in the nature of power in the Church, especially “liberty”. This study aims at bringing to the cen- tre of exegesis of this episode of The Brothers Karamazov the interest in the sto- ry-telling, cultural and historical-political aspects. This leads to the ethical and metaphysical dramas of the time, without drawing us to a hermeneutics of the paratext. This suggests again the character of “a Menippean satire” of the dialogue in question, which implies the serious-comical nature that comes out of details in the text, which are often not rendered in translation, thus defining the profound structure of Dostoevsky’s narrative.

Fulvio Ferrario, Camus e Monod in dialogo

L’articolo esamina la visione del mondo «naturalistica» proposta, in un interessante esperimento narrativo, dal filosofo Telmo Pievani. Egli intreccia, in modo creativo, ma fedele alle fonti, riflessioni dello scrittore Albert Camus e del biologo Jacques Monod, entrambi premi Nobel e legati da amicizia. Nella maggior parte delle sue espressioni, compresa quella di Pievani, il naturalismo non ritiene che la teologia cristiana costituisca un’interlocutrice significativa. Per il pensiero credente, invece, la critica naturalistica costituisce una sfida ineludibile, che dovrebbe essere raccolta nell’ambito di una teologia della creazione sensibile alle istanze culturali del nostro tempo.

Fulvio Ferrario, Camus and Monod in Dialogue

This article examines the vision of the “naturalistic” world as proposed, in an interesting narrative experiment, by the philosopher Telmo Pievani. He intertwines, creatively but remaining faithful to the sources, reflections of the writer Albert Camus and the biologist Jacques Monod, both Nobel Prize winners and tied by friendship. In most of his statements, including Pievani’s, Naturalism does not consider Christian Theology as a significant interlocutor. On the other hand, for believers, naturalistic critique is an unavoidable challenge, which should be gathered into the sphere of a Theology of Creation that takes into account the cultural expectations of our time.

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Fulvio Ferrario, La polpa e la buccia. Note su una struttura ermeneutica fondamentale della modernità

La distinzione tra il nucleo contenutistico di un dogma, di una dottrina, o della stessa fede cristiana in quanto tale, e la sua forma espressiva (polpa e buccia, per dirla in termini metaforici) ha sempre costituito una struttura fondamentale del pensiero teologico: nel Novecento, essa è stata tematizzata anche dal punto di vista metodologico e ha costituito, in ambito sia cattolico, sia pro- testante, uno degli assi centrali della riflessione ermeneutica. L’articolo approfondisce tale dialettica in riferimento al pensiero di Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann e Dietrich Bonhoeffer, cercando di evidenziarne i limiti e i possibili rischi di semplificazione, ma anche il carattere inevitabile.

Fulvio Ferrario, The Pulp and the Peel. Notes on a Fundamental Hermeneutic Structure of Modernity

The distinction between the nucleus which emphasizes content rather than form in a dogma, a doctrine, or Christian faith itself, and its expressive form (the pulp and the peel, using a metaphor) has always been a fundamental structure of theological thought: in the 20th century, it became the theme also from a methodological point of view and became, both in the Catholic and the Protestant context, one of the central pivots of hermeneutics reflection. The article studies thoroughly these dialectics vis-à-vis the thought of Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann and Dietrich Bonhoeffer, trying to highlight the limits and possible risks derived from simplification, but also its inevitable peculiarity.

Paolo Ricca, Valdo Vinay teologo

Un alunno ricorda il suo insegnante, un discepolo ricorda il suo maestro. Ricordi belli di un rapporto fecondo e costruttivo. È sempre difficile misurare la consistenza dell’impronta lasciata dal maestro sul discepolo, ma questa impronta c’è e viene riconosciuta, dopo decenni, come benefica. Non c’è bisogno di idealizzare il maestro, che è stato grande di suo. Chi è stato dunque Valdo Vinay? Sostanzialmente un teologo in ogni fibra del suo essere, in ogni momento della sua vita adulta e in ogni aspetto della sua poliedrica attività, che desta meraviglia per quantità e qualità: teologo come pastore (lo è stato per diversi anni, prima di essere nominato in Facoltà di teologia come docente), come storico (molto belle le sue numerose monografie), come decano della Facoltà (di cui ha rifondato la Biblioteca, unica nel suo genere in Italia), come evangelizzatore nel Basso Lazio, come ecumenista (nel SAE e a Sant’Egidio).

Paolo Ricca, Valdo Vinay the Theologian

A student remembers his teacher, a disciple remembers his master. Beauti- ful memories of a fruitful and constructive relationship. It is always difficult to measure the importance of the mark left by the master on the disciple, but this mark is there and is recognized, even decades later, as beneficial. It is not nec- essary to idealize the master, who was great of his own account. Who was Valdo Vinay, then? Basically a theologian in every fibre of his being, in every mo- ment of his adult life and in every aspect of his multi-faced activity: this makes one wonder because of its quantity and quality: as a theologian, as a minister (he was that for many years, before he was appointed as a lecturer at the Fac- ulty of Theology), as a dean of the Faculty (he re-founded the Library, which is the only one of its kind in Italy), as a bringer of the Word in Southern Lazio, and as an ecumenist (in the Secretariat of Ecumenical Activities and in the Sant’Egidio Community).

Mario Gnocchi, Io non mi vergogno dell’evangelo

L’articolo ripercorre il ruolo di Valdo Vinay nel Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), fondato da Maria Vingiani nel secondo dopoguerra. In questo contesto, come negli altri campi delle sue attività, l’impegno di Vinay si contraddistinse per la concentrazione sul vangelo, anche nel senso di una distanza critica nei confronti dell’attivismo sociale e di un focus sulle istanze etiche. Nel richiamo alla irrinunciabile priorità del vangelo e del suo messaggio di salvezza rispetto a ogni sia pur nobile istanza etica e sociale, ricorrente in tutta la sua predicazione, è riconoscibile l’impronta del magistero di Karl Barth, che esercitò un profondo influsso su di lui come su gran parte dei teologi della sua generazione. La centralità cristologica dell’ispirazione e della testimonianza di Vi- nay si rifletteva anche nel suo deciso orientamento ecumenico.

Mario Gnocchi, I Am not Ashamed of the Gospel

The article goes over the role of Valdo Vinay in the Secretariat of Ecumenical Activities (SAE), founded by Maria Vingiani after the Second World War. In this context, as in the other fields of his activities, Vinay’s commitment was concentrated on the Gospel, also in the sense of a critical distance from social activism and a focus on ethical instances. In his referring to the indispensable priority of the Gospel and in his message of salvation rather than any noble ethical and social instance, which was a recurring feature in his preaching, it is possible to recognize the mark of the teaching of Karl Barth, who had a deep influence on him, as on most of the theologians of his generation. The Christo- logical centrality of Vinay’s inspiration and testimony was reflected also in his marked ecumenical orientation.

Yann Redalié, Paolo, un riformatore mancato?

I vari elementi messi a fuoco dalla critica dell’interpretazione riformata di Paolo possono integrarsi se si accetta il carattere contradditorio della teologia dell’apostolo e se si cerca di darne conto in modo significativo. È la sfida affrontata dagli autori nel loro studio della Lettera ai Romani, come testimonianza di Paolo Riformatore del Giudaismo, in nome di un Dio uno e unico che vuole salvare tutti gli umani, ma anche tutto l’uomo. Per integrare i vari aspetti del pensare paolino in un ritratto teologico pluridimensionale e convincente, che metta in luce sia la dimensione storico sociale: la visione di un’umanità nuova, al di là di ogni confine, sia la dimensione esistenziale, vengono proposte sei letture di tutta la lettera che prendono in considerazione sei punti di vista: il movimento del testo e lo sviluppo delle idee, il contesto storico (i conflitti nell’impero e nel cristianesimo nascente), il significato e le funzioni delle immagini presenti nella lettera. Centrale, in seguito, la lettura teologica delle quattro diverse concezioni della salvezza, con le quali Paolo si confronta. Completano la panoramica, una lettura storico-sociale e una lettura psicologica della lettera. La tesi, sostenuta attraverso questo percorso ricco e innovativo, è anche titolo del penultimo capitolo dell’opera, La Lettera ai Romani: le ragioni di un riformatore mancato.

Yann Redalié, Paul, an Unsuccessful Reformer?

The various elements focussed on by the criticism of Paul’s reformed interpretation, can integrate one another if we accept the contradictory features of the Apostle’s theology, and if we try to explain them in a significant way. This is the challenge faced by the authors who study the Epistle to the Romans, as a testimony of Paul as the Reformer of Judaism, in the name of the one and only God who wants to save all the human beings, but also the complete human being. In order to integrate the various aspects of Paul’s thought in a multidimensional and convincing theological portrait, which can highlight both the historical and social dimension: the vision of a new humanity, beyond any border, and the existential dimension, six suggestions of reading of the whole letter are offered, which take into account six different points of view: the movement of the text and the development of ideas, the historical context (the conflicts in the empire and in dawning Christianity), the meaning and the functions of images which are found in the letter. Later, the theological reading of the four different concepts of salvation, confronted by Paul. The overview is completed by a historical-social reading and a psychological reading of the letter. The thesis, support- ed by this rich and innovative route, is also the title of the penultimate chapter of the work: The Epistle to the Romans: the Reasons of an Unsuccessful Reformer.

PROTESTANTESIMO vol 76 : 2-3

PROTESTANTESIMO vol 76 : 2-3

LEZIONI DALL’ AFRICA

Editoriale, Religioni, identità e genere in Africa; Lothar Vogel, La «religiosità africana» e la teologia: considerazioni su un rapporto complesso; Daniela Lucia Rapisarda, Teologie africane tra inculturazione e liberazione; Letizia Tomassone, Teologhe africane per una pratica trasformativa e profetica; Margherita Picchi, Schiavi, mistici, banditi: breve storia dei musulmani del Capo nel Sudafrica coloniale (1652-1834); Sergio Rostagno, Autenticità del cristianesimo 

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Lothar Vogel, La «religiosità africana» e la teologia: considerazioni su un rapporto complesso

Questo saggio si propone anzitutto l’obiettivo di identificare le radici del concetto di una specifica «religiosità africana», uniforme almeno nella contrapposizione a quella «occidentale», in quello etnologico dell’«animismo», rivalutato, però, in senso positivo e identitario nell’epoca della decolonizzazione. Inoltre, si prova a delineare l’impatto di questo concetto sul paesaggio ecclesiastico e teologico del cristianesimo africano odierno, rilevandone l’effettiva pluralità. In sintesi, si sostiene che la piena liberazione dai presupposti coloniali esiga anche una rivisitazione del concetto in questione.

Lothar Vogel, “African Religiosity” and Theology: Considerations on a Complex Relationship

Firstly, this essay aims to identify the roots of the concept of a specific “Afri- can Religiosity”, which appears to be uniform at least in its opposition to the “western” religiosity. These roots are found in the ethnological concept of “animism”, which was revalued, however, in a positive sense in the era of decolonization. Furthermore, an attempt is made to outline the impact of this concept on the ecclesiastical and theological landscape of African Christianity today, no- ting its present plurality. It is argued that full liberation from colonial presuppositions also requires a revisiting of the concept in question.

Daniela Lucia Rapisarda, Teologie africane tra inculturazione e liberazione

Nel continente africano teologie della liberazione e teologie dell’inculturazione sono state sviluppate da gruppi diversi di teologi e teologhe con differenti presupposti ermeneutici e diverse finalità: trasformazione sociale da una parte e continuità culturale dall’altra. Con inculturazione si intende fare riferimento a principi di fede tramite categorie culturale contestuali. Il processo di pacificazione noto come «da gente a gente», condotto da chiese e organizzazioni ecumeniche nel Sud Sudan dal 1997 al 2002, è qui presentato come esempio di un processo nel quale la necessità di raggiungere la pace ha dato vita ad una riflessione teologica che ha saputo tenere insieme questioni di inculturazione e di liberazione.

Daniela Lucia Rapisarda, African Theologies between Inculturation and Liberation

In the African continent, Theologies of Liberation and Theologies of Inculturation have been developed by different groups of theologians with different hermeneutical assumptions and different aims: social transformation on one side, and cultural continuity on the other. Inculturation refers to principles of faith through contextual cultural categories. The process of pacification known as “from people to people”, carried out by Churches and Ecumenical organizations in South Sudan from 1997 to 2002, is illustrated here as the example of a process in which the necessity to reach a peace agreement gave birth to a theological reflection which managed to keep together both questions of inculturation and of liberation.

Letizia Tomassone, Teologhe africane per una pratica trasformativa e profetica

Le teologhe africane discutono l’affermazione che la sottomissione delle donne nella società e nelle chiese sia eredità della missione e della colonizzazione occidentale. Guidate dall’analisi lucida di Mercy Amba Oduyoye rintracciano anche nelle religioni tradizionali africane tratti di misoginia e sessismo, e al tempo stesso sviluppano una genealogia femminile di profetesse africane che dan- no corpo alla speranza di una piena libertà. L’articolo si sofferma soprattutto sugli scritti della teologa Mercy Amba Oduyoye, iniziatrice del Circle of African Women Theologians. Vuole presentare le modalità crossculturali e intersezionali di una teologia femminista che si confronta con l’Aids ma anche con il lavoro femminile, con le oppressioni ma anche con il coraggio delle donne. Le teologie femministe africane occupano oggi un posto di grande rilievo nel dibattito post- coloniale e offrono un contributo potente al rinnovamento del cristianesimo.

Letizia Tomassone, Africa’s Women Theologians for a Transformative and Prophetic Practice

Africa’s women theologians discuss the affirmation that the submission of women in society and in the Church is a heritage of the Christian mission and Western colonization. Mercy Amba Oduyoye’s lucid analysis provides the guide- lines in the search for traces of misogyny and sexism in traditional African religion. At the same time, a female genealogy of African women prophets that em- body hope in complete freedom comes to light.The article concentrates primarily on the writings of theologian Mercy Amba Oduyoye, founder of the Circle of African Women Theologians. The intention is to examine the cross-cultural and intersectional modes of a feminist theology obliged to face the challenge of Aids but also women’s occupations, observing both the oppressions suffered but also the courage characteristic of women. Africa’s feminist theologians are today on the cusp of the post-colonial debate and can offer a powerful contribution to the renewal of Christianity.

Margherita Picchi, Schiavi, mistici, banditi: breve storia dei musulmani del Capo nel Sudafrica coloniale (1652-1834)

Questo articolo intende offrire una rassegna storica sulla comunità musulmana del Capo in Sudafrica a partire dallo sbarco dei primi coloni olandesi e dei loro schiavi (1652) fino all’abolizione della schiavitù (1834). Tale rassegna è basata principalmente sulla «storiografia della liberazione» prodotta da storici musulmani sudafricani, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, allo scopo di decostruire la narrazione suprematista della storia del paese e fornire il con- testo intellettuale per una lotta politica di liberazione. Dopo un’introduzione teorica in cui si presentano potenzialità e limiti insiti nella scrittura della «storia subalterna», l’articolo ripercorre la storia della formazione della comunità musulmana del Capo e le trasformazioni da essa attraversate durante i primi due secoli di governo coloniale.

Margherita Picchi, Slaves, Mystics, Bandits: A Short History of Moslems of the Cape in Colonial South Africa (1652-1834)

This article offers a historical overview of the Moslem community of the Cape in South Africa, starting from the arrival of the first Dutch colonists and their slaves (1652) up to the abolition of slavery (1834). This overview is based principally upon the “History of Liberation” produced by South African Moslem historians, from the nineteen eighties, with the aim of deconstructing the supremist narration of the history of the country and offering the intellectual context for a political struggle for liberation. After a theoretical introduction in which the potentialities and limits of the writing of “subordinate history”, the article goes over the history of the formation of the Moslem community of the Cape and the transformations which it had to undergo during the first two centuries of colonial government.

Sergio Rostagno, Autenticità del cristianesimo

Nel volume Volti (2020) Ferretti raccoglie tredici colloqui con altrettanti filosofi e teologi italiani avendo sempre come orizzonte la vita pubblica e la pre- senza di un cristianesimo adulto in essa. Ferretti ha di fronte filosofi della stessa estrazione, alcuni dei quali hanno messo da parte un cristianesimo ecclesiastico e ufficiale per un cristianesimo delle fonti liberamente rivissuto, mentre altri lo hanno letto in maniera soltanto filosofica. Nel libro troviamo molti impulsi e suggerimenti per una riflessione personale e d’altra parte la necessità di aggiornare alcuni criteri della tradizione cristiana stessa. Il recensore confronta alcune tesi con i presupposti della teologia protestante.

Sergio Rostagno, Authenticity of Christianity

In the volume Volti (2020) Ferretti collects thirteen interviews with as many Italian philosophers and theologians, always having as its horizon public life and the presence of an adult Christianity in it. Ferretti is faced with philosophers of the same extraction, some of whom have put aside an ecclesiastical and official Christianity for a Christianity of freely relived sources, while others have read it only in a philosophical way. In this book we find many impulses and suggestions for personal reflection and, on the other hand, the need to update some criteria of the Christian tradition itself. The Reviewer compares some theses with the assumptions of Protestant theology.

abstact vol 76 : 1

Fulvio Ferrario, La cattedra e il pulpito. Il servizio teologico nella chiesa evangelica

Il contributo, presentato come Prolusione all’Anno Accademico 2020-2021 della Facoltà valdese di Teologia, si concentra sul rapporto tra teologia universitaria e prassi ecclesiale in una prospettiva evangelica: in questo quadro, il titolo fa riferimento alla discussione del 1923 tra Adolf von Harnack e Karl Barth. Dopo aver brevemente esaminato alcuni episodi della storia di tale rapporto, la figura di Rudolf Bultmann viene presentata come paradigma di una sintesi promettente tra radicale rigore critico da una parte e intenso impegno ecclesiale dall’altra.

Fulvio Ferrario, The Chair and the Pulpit. Theological Service in Protestant Churches

The essay, which was delivered as the inaugural lecture of the Academic Year 2020-2021 of the Waldensian Faculty of Theology, focuses on the relationship between University Theology and ecclesiastical practice in a Protestant perspective; the title refers to the debate between Adolf von Harnack and Karl Barth in 1923. After considering briefly some episodes of the history of that relation- ship, Rudolf Bultmann is presented as the paradigm of a promising synthesis between a radical critical strictness on one side and a profound ecclesial commitment on the other.

Raniero Fontana, Israele e gli altri ieri e oggi

Dopo una concisa disamina circa l’uso dei principali termini impiegati nella letteratura rabbinica per designare i non-ebrei, l’autore tematizza il delicato rapporto fra figli di Noè e cristiani dal punto di vista ebraico di ieri e di oggi. E invita alla prudenza nel fare ricorso a un’espressione quale è quella di «unico popolo di Dio» (one people of God), autorevolmente coniata nell’ambito dell’attuale dialogo ebraico-cristiano, mettendo ebraicamente in primo piano la portata dell’Alleanza del Sinai e le ricadute che ha sulla nozione stessa di popolo.

Raniero Fontana, Israel and the Others, Yesterday and Today

After a concise analysis of the use of the principal terms used in Rabbinic literature to design non-Jews, the Author examines the delicate rapport between the Children of Noah and the Christians, from the Jewish point of view of yesterday and of today. The Author exhorts to prudence in resorting to such expressions as The one people of God, which was created influentially in the context of the present Jewish-Christian dialogue, putting first, from a Jewish point of view, the importance of the Alliance of the Sinai and the consequences which it has on the very notion of people.

Sergio Rostagno, Orange II e i dialoghi ecumenici

La formazione di chiese diverse nell’Europa del Cinquecento è accompagna- ta da intensi dialoghi tra teologi protestanti e tradizionali. Tali dialoghi sono divenuti numerosi e importanti nel Novecento. L’autore si domanda se i dialoghi abbiano portato una parte ad accogliere parzialmente le istanze dell’altra. I canoni del Concilio di Trento sulla giustificazione accolgono l’agostinismo del secondo Concilio di Orange (Francia; anno 529). Il saggio sottolinea in particola- re l’interesse del canone V di Orange, noto a Calvino, e ne illustra il significato ecumenico tuttora possibile.

Sergio Rostagno, Orange II and Ecumenical Dialogues

The birth of different Churches in Europe in the 16th Century went along with intense dialogues between Protestant and traditional theologians. Similar dialogues were numerous and important in the 20th century. The Author wonders if such dialogues brought a partial acceptance by one part of the issues of the other. The Canons of the Council of Trento on Justification accept the Augustinism of the second Council of Orange (France, year 529). The essay highlights, in particular, the importance of the Fifth Canon of Orange, well known to Calvin, and explains its ecumenical significance, which is still possible today.

abstract vol 69 : 3

E. Genre, Dietrich Bonhoeffer: la spiritualità di un cospiratore tra profe­zia e biografia

Prendendo come riferimenti il periodo di vicariato di Bonhoeffer a Barcel­lona (1928) e la lettera a Bethge, scritta il giorno dopo il fallito attentato a Hi­tler (21 luglio 1944), l’A. individua nel profetismo biblico classico, e in partico­lare nel profeta Geremia, il canovaccio di una spiritualità evangelica radicata nella Scrittura, tra promessa e giudizio, in cui la fede e l’etica sono sfidate, con­traddette dagli avvenimenti della storia. Sfide e contraddizioni che si intreccia­ no con la coscienza di una vocazione cristiana che si interroga coram Deo.

E. Genre, Dietrich Bonhoeffer: la spiritualità di un cospiratore tra profe­zia e biografia

The author takes two reference points in his study of Bonhoeffer -the period of Bonhoeffer’s curacy in Barcelona (1928) and the letter he wrote to Bethge on the day after the attempt on Hitler’s life (21 July 1944). Genre maintains that the underpinning of Bonhoeffer’s radical scriptural spirituality is to be found in the Hebrew prophets, particularly Jeremiah. His life is a spiritual one in which God’s promise of salvation and the idea of God’s judgement contend, and in which his­torical events challenge and contradict Bonhoeffer’s faith and ethical convictions. But these challenges and contradictions are intertwined with Bonhoeffer’s aware­ ness that he is called to a Christian witness which questions itself coram Deo.

A. Pangritz, Mistero e «disciplina dell’arcano» in Dietrich Bonhoeffer

L’interpretazione della categoria di «disciplina dell’arcano» costituisce uno dei problemi più dibattuti negli studi sulle lettere dal carcere. L’A., uno specia­lista della materia, percorre l’arco della produzione bonhoefferiana, seguendo l’evoluzione del concetto e la sua incidenza sull’insieme dell’impianto teorico di Bonhoeffer.

A. Pangritz, Mistero e «disciplina dell’arcano» in Dietrich Bonhoeffer

Students of Bonhoeffer’s letters from prison disagree about how to interpret ‘the discipline of hidden things’. Pangritz, who is a specialist in this field, looks

F. Ferrario, Mondo adulto e teologia della croce

L’immagine di Dio nelle lettere dal carcere di Dietrich Bonhoeffer ripercorre alcuni temi centrali della teologia bonhoefferiana del perio­do di Tege, assumendo come filo conduttore dell’esposizione la poesia Cristia­ni e pagani. La teologia della croce, la tematica dell’autonomia del mondo e la particolare lettura bonhoefferiana dell’annuncio della giustificazione si intrec­ciano m modo denso e carico di implicazioni anche per l’oggi.

F. Ferrario, Mondo adulto e teologia della croce

Ferrario uses the poem, Christians and Pagans as a guide in his considera­ t10n of some of Bonhoeffers centra} themes during the Tegel period. The theol­ogy of the cross, the theme the separateness of the world, and especially Bon­hoeffer’s understanding of justification are closely connected and of continuing importance for us today.

D. Garrone, Fede e religione nella post-modernità: rifiessioni a partire da Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer

Il mondo completamente non religioso preconizzato da Bonhoeffer in Resi­stenza e resa appare oggi sostituito da una inattesa rinascita del religioso, non 0Ita1:1to nelle are di influenza del radicalismo islamico, ma anche nel cuore dell’ Occidente: basti pensare agli evangelica[ negli Stati Uniti e alla chiesa cattolica in Italia e in Europa. Questa rinascita dà luogo a singolari alleanze tese a con­ testare alcuni capisaldi della modernità democratica, soprattutto in materia di etica pubblica. Le considerazioni di Bonhoeffer sul rapporto tra Cristo e il mon­do adulto mantengono la loro attualità, tanto più se si pone al centro la questio­ne di una testimonianza alla rivelazione di Dio in Cristo fondata sull’ evangelo.

D. Garrone, Fede e religione nella post-modernità: rifiessioni a partire da Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer

The completely secular world which Bonhoeffer predicted in Resistence and Surrender, seems today to bave given way to an unexpected blossoming of reli­gion, not only m those parts of the world where radical Islam flourishes but al­ so right in the heart of the West. We might think of evangelicals in the United States, for instance, or the Roman Catholic Church in Italy and Europe. This rebirth of religion creates unusual alliances ready to challenge some of assump­tions which inform modem democraies, especially on questions of public ethics. Bonhoeffer’s reflections on the relationship between Christ and our world con­tinue to be relevant, especially when we consider his evangelica} witness to God’s revelation in Christ.

F. Ferrario, Bonhoefferiana

Vengono presentate alcune opere su Bonhoeffer apparse in occasione delle celebrazioni del biennio 2005-2006 .

F. Ferrario, Bonhoefferiana

The author introduces severa} works on Bonhoeffer published for the 1ooth anniversary of his birth.