Autore: wp_5978506

vol 74 :1 0 2019

PROTESTANTESIMO vol 74 : 1

EditorialeComunicabilità; Enrico Benedetto , Rivolgersi a Dio. La pre­ghiera evangelica da Lutero all’evento pentecostale: cinque secoli tra fer­vore e disincanto; Elio CarloUno come un Figlio d’Uomo; Eleonora NatoliPer una formazione teologica come crescita integrata della persona; Fulvio FerrarioMorto per noi? Frequently Asked Questions

vol 73 :1

PROTESTANTESIMO vol 73 : 1

Editoriale, Paolo, Lutero, Haeckel; Eric Noffke, Giustificazione? Fede e salvezza in Paolo, a cinquecento anni da Lutero; Paola Mollo, Saul contro Davide: spunti per una lettura «psicologica» di I Samuele 18-20; Gianmarco Schiesaro, Il protestantesimo italiano e la sfida dei monismi; Sergio Rostagno, Scusi Dottor Lutero, perché dovrebbe aver ragione solo Lei?

PROTESTANTESIMO vol 74 : 2

PROTESTANTESIMO vol 74 : 2

EditorialeDio all’opera; Mauro BelcastroL’azione predestinante di Dio nell’epistola ai Romani: (pre-)determinazione e libertà divina da­ vanti all’impossibilità umana; Alessandra Pecchioli , La traduzione BIR nel contesto della storia delle traduzioni bibliche; Daniele GarroneAncora su Stiffelio: un’opera protestante?; Bruno RostagnoRiforma co­me decisione e resistenza. Barth nella lotta e nello sguardo retrospettivo

abstract vol 72 : 2-3

Paolo Ricca, Perché celebrare la Riforma?

Celebrare, cioè esaltare pubblicamente, commemorare o semplicemente ricordare la Riforma? Senz’altro essa va celebrata perché è stata un’opera di Dio, che i riformatori hanno subito piuttosto che promosso. Nonostante alcuni lati oscuri, come il ricorso all’autorità politica per reprimere i dissidenti, la strage dei contadini, l’atteggiamento contro gli ebrei, la rottura tra Lutero e Zwingli, la Riforma ha arricchito di cinque perle la cristianità europea: il solus Christus, la libertà della coscienza, vinta solo dalla Parola di Dio, la grazia incondizionata, la libertà del cristiano, la creazione non solo di un nuovo modello di chiesa basato sulla Scrittura, ma di una vera e propria civiltà.

Paolo Ricca, Why Celebrate the Reformation?

Should the Reformation be celebrated – that is to say exalted publicly – commemorated or simply remembered? It should definitely be celebrated because it was a deed of God, which the Reformers underwent rather than promote. In spite of some dark aspects, like resorting to political authorities to suppress dissidents, the farmers’ massacre, the attitude towards the Jews and the breaking off between Luther and Zwingli, the Reformation enriched European Christendom with five pearls: Solus Christus, the freedom of conscience – beat only by the Word of God – unconditioned grace, the freedom of a Christian and the creation not only of a new model of Church based on the Scriptures, but also a true and proper civilization.

Lothar Vogel, Wittenberg, la Bibbia come antidoto

Questo contributo intende contestualizzare le 95 tesi sulle indulgenze, inviate da Martin Lutero all’arcivescovo Alberto di Magonza il 31 ottobre 1517, nel- la storia politico-religiosa e nella teologia del suo tempo. La città di Wittenberg, sede dell’università nella quale insegnava, era il centro ecclesiastico e religioso di un principato importante e apparteneva a una zona del cristianesimo occidentale, i cui legami con la sede romana erano più deboli che altrove. Teologicamente, Lutero si formò in una scuola di pensiero caratterizzato da un ago- stinianismo antipelagiano, dalla mistica renana e dalla filologia rinascimentale, che convergevano in un potenziale riformistico motivato da una percezione critica della religiosità consuetudinaria. Al centro di quest’approccio è la lettu- ra della Bibbia, adoperata in una chiave critica. La Riforma portata avanti da Lutero cercò di tradurre questi impulsi, pur con tutti i condizionamenti del suo tempo, in realtà ecclesiastica.

Lothar Vogel, Wittenberg, the Bible as an Antidote

This contribution aims at contextualising the 95 Theses on Indulgences, which Martin Luther sent to Albrecht, Archbishop of Mainz on 31 October 1517, placing them within the political and religious history, and the theology of that time. The town of Wittenberg, which was the seat of his university, was the ecclesiastical centre of an important principality, and part of a region in which the links with the Holy See were much weaker than elsewhere. From a theological view- point, Luther represented a school in which an anti-Pelagian Augustinianism, German mystics and Renaissance philology worked together and converged in- to a reformist attitude which criticized the religious customs of the time. The centre of his approach is the reading of the Bible, performed in a critical way. The Reformation launched by Luther attempted to express these impulses, with- in the limits imposed by the conditions of the time, into ecclesiastic practice.

Emidio Campi, Liberi e diversi nella verità evangelica: l’esempio svizzero

La Riforma ebbe un’origine e un decorso particolari nelle città-stato della Confederazione Elvetica, dove sorse la corrente riformata del protestantesimo, parallela ma non identica a quella luterana. Sebbene il pensiero dei riformatori svizzeri collimasse sostanzialmente con quello dei riformatori tedeschi sui principali articoli dottrinali, essi si distinsero con precisa consapevolezza da Lutero e dai suoi collaboratori su alcune questioni teologiche e ecclesiologiche di peso. Il saggio esamina la dottrina della salvezza e la concezione del rapporto tra il potere spirituale e secolare, ossia un tema teologico e uno di etica politica, da cui emergono sia le comunanze sia le differenze tra la Riforma svizzera e la Riforma tedesca.

Emidio Campi, Free and Different in Protestant Truth: the Swiss Example

The Reformation had a particular origin and development in the city-states of the Swiss Confederation, where the Reformed current of Protestant thought, parallel but not identical to the Lutheran Reformation, originated. Although the thought of the Swiss reformers almost coincided with that of the German Reformers as regards the principal articles of doctrine, the Swiss differed consciously from Luther and his collaborators on some relevant theological and ecclesiological matters. This essay examines the doctrine of salvation and the view of the relationship between spiritual and secular power, that is to say a theological the- me and one of political ethics, from which both the shared and the differing ideas between the Swiss and German Reformation emerge.

Emanuele Fiume, Ginevra: dal declino alla città simbolo

La città di Ginevra, entrata in una fase di decadenza nei decenni precedenti alla Riforma, visse un profondo mutamento senza variare la propria architettura istituzionale, se non con il trasferimento definitivo dei poteri dal vescovo al Piccolo Consiglio. Con la Riforma non furono costruiti nuovi luoghi di culto, ma ebbero luogo dei cambiamenti nel rapporto tra chiesa e autorità politica, nell’accoglienza e nell’inserimento nel tessuto cittadino di migliaia di profughi per motivi religiosi e in un notevole sforzo per rendere l’istruzione pubblica obbligatoria per tutti e di alto livello. La Ginevra di Calvino poté ergersi in pochi decenni nel simbolo della Riforma in Europa e più tardi nel simbolo di una ci- viltà della libertà di matrice protestante.

Emanuele Fiume, Geneva: from Decline to Symbol City

The city of Geneva, which had entered a period of decadence in the decades before the Reformation, underwent a profound change without really changing its institutions, with the exception of the definitive transfer of power from the Bishop to the Small Council. No new places of worship were built with the Reformation, but there were changes as regards the relationship between the Church and political authorities, the welcoming and inclusion in city life of the thousands of religious exiles and the remarkable effort to make public education compulsory for everyone, at a high level. Calvin’s Geneva became, in a few decades, the symbol of Reformation in Europe and, later, the symbol of a civilization of freedom of Protestant origin.

Dorothea Wendebourg, La via di mezzo della chiesa anglicana

La chiesa d’Inghilterra, ovvero la Ecclesia anglicana, è un fenomeno ecclesiastico particolare: in essa elementi tradizionali e l’aspetto cerimonioso e gerarchico della cosiddetta High Church sono integrati in un insieme evangelico, per cui appare come una via di mezzo tra la chiesa cattolico-romana e le chiese della Riforma. Ciò è il risultato di una complessa storia di riforma, dalla rottura con Roma di Enrico VIII a Elisabetta I e al movimento dei puritani. Le tappe di questa complessa vicenda sono qui ripercorse con attenzione alle spesso carenti motivazioni teologiche dei vari passaggi. Questa carenza spiega la successiva accentuazione di elementi tradizionali, come il rito eucaristico e l’episcopato, percepiti come irrinunciabili.

Dorothea Wendebourg, The Middle-of-the-road of the Church of England

The Church of England, or Ecclesia Anglicana, is a particular ecclesiastical phenomenon: traditional elements, and the ceremonial and hierarchical aspect of the High Church are integrated in a Protestant whole, so that it appears to be in between the Roman Catholic Church and the Churches of the Reformation. This is the result of a complex history of reform, from Henry VIII’s rupture with Rome to Elizabeth I, and the Puritan movement. The Author runs through the stages of these complex events, with particular attention to the frequent lack of theological motivation in the various phases. This lack explains the successive accentuation of traditional elements like the Eucharistic rite and episcopacy, which are considered essential.

Giancarlo Pani, Giustizia

Una lenta maturazione porta Lutero a scoprire il significato del termine «giustizia» e a elaborare la teoria della giustificazione per fede. La scoperta è del 1515, anno dei commenti al Salterio e delle lezioni sulla Lettera ai Romani; Lutero vi torna dopo il 1535 nelle lezioni sulla Genesi, confortato dal De spiritu et littera di Agostino, e nel 1545 nella Prefazione al primo volume delle sue opere latine. Valutando analogie e differenze, si rileva che nella fase iniziale Lutero non sente contrasto con l’interpretazione tradizionale e non si esalta per una scoperta così innovatrice, segno che essa non è frutto di ispirazione improvvisa, ma di ricerca concettuale.

Giancarlo Pani, Justice

A slow spiritual growth brought Luther to discover the meaning of the word “justice” and to develop the theory of Justification by Faith. This discovery happened in 1515, the year of his comments to the Psalter and the lectures on the Epistle to the Romans; Luther came back on the subject after 1535 in his lectures on Genesis, being supported by De spiritu et littera by St. Augustin, and in 1545 in the Preface to the first volume of his works in Latin. If we consider the similarities and the differences, we note that initially Luther did not feel that there was any contrast between his theory and the traditional interpretation, and was not elated by such an innovative discovery. This shows that it was not the result of sudden inspiration, but of a conceptual research.

Fulvio Ferrario, Ragione

L’intervento presenta alcune note a margine delle tesi presentate da Lutero nel 1539 sul tema Verbum caro factum est: il tema è costituito dal rapporto tra la ragione filosofica e il paradosso della rivelazione. La critica di Lutero non dovrebbe essere interpretata in senso piattamente irrazionalistico, bensì come ricerca di orizzonti del pensiero e del linguaggio conformi al messaggio evangelico. La posizione di Lutero viene poi riletta nel quadro dell’odierno dibattito sul- la ragione teologica e sul suo rapporto con il pensiero secolare.

Fulvio Ferrario, Reason

The article offers some marginal notes on the Theses presented by Luther in 1539 on the theme Verbum caro factum est: the theme is based on the rapport between philosophical reason and the paradox of revelation. Luther’s criticism should not be interpreted in a simply irrational sense, but rather as the research of horizons of thought and language in conformity with the Protestant message. Luther’s position is then examined against the background of the present debate on theological reason and its relationship with secular thought.

Hans-Martin Barth, Parola

Quella di parola di Dio è notoriamente, per Lutero, una (o, almeno da un certo punto di vista, la) nozione centrale dell’esistenza cristiana, e dunque anche della teologia. Essa non è in primo luogo comunicazione di contenuti, ben- sì la realtà di Dio stesso in azione nella storia. La vocazione della chiesa risiede nell’affidarsi a tale azione, in una caratteristica passività che, per il riformatore, racchiude il vero agire della fede. L’analisi prosegue interrogandosi sul fatto che, nel contesto odierno, questa nozione non possiede più una simile immediatezza e deve essere nuovamente accostata nel quadro assai complesso del confronto con le religioni e con la sensibilità secolare.

Hans-Martin Barth, Word

The concept of Word of God is notoriously for Luther one (or, at least from a certain point of view, the) central notion of Christian life, therefore also of theology. It is not, in the first place, a communication of subjects, but rather the reality of God acting in history. The vocation of the Church is to trust in this action, in a characteristic passivity in which, for the Reformer, consists the true act of faith. The analysis then continues asking questions about the fact that, in the present context, this notion is not so immediate and needs to be approached again in the complex background of the confrontation with other religions and secular sensitivity.

Silvana Nitti, Libertà

Per Lutero la libertà è una liberazione che viene dal di fuori dell’uomo e lo salva dall’opprimente convinzione che la sua libertà consista nell’operare per meritare la propria salvezza, mentre è asservito al peccato. Giustificato per grazia, l’uomo è libero di operare nel «regno della ragione», può e deve operare nella storia, negli ambiti della politica, dell’economia (a cominciare dalla famiglia) e della chiesa, esercitando le sue forze fisiche come il suo intelletto. Le opere non hanno più lo scopo di «difendere e salvare» chi le compie, ma sono l’azione di una «volonterosa, lieta vita per servire il prossimo gratuitamente». La liberazione dalle opere, diventa responsabile libertà delle opere.

Silvana Nitti, Freedom

According to Luther, freedom is a liberation which comes from outside man and saves him from the oppressing conviction that his freedom consists in work- ing to merit his own salvation, while he is enslaved by sin. Justified by grace, man is free to work in the “kingdom of reason”, can and must work within his- tory, in the spheres of politics, of economy (starting from his family) and of the Church, using his physical strength as well as his intellect. The purpose of actions is not to “defend and save” the person who performs them, but are the act of a “willing, happy life in order to serve one’s neighbours gratuitously”. Liberation from actions becomes a responsible freedom of actions.

Kurt Cardinale Koch, Il primato dell’accogliere rispetto al fare. Sull’attualità della dottrina cristiana della giustificazione

La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999 è un segno dell’avanzato dialogo ecumenico: ma come può questo messaggio esse- re credibile nel mondo attuale, così diverso da quello di Lutero, anche a seguito della critica nei confronti della coscienza del peccato espressa da Nietzsche? Oggi occorre procedere in senso inverso e risalire dalla misericordia all’esperienza del peccato. Occorre altresì riaffermare, nel rapporto fede-opere, la responsabilità dell’uomo nei confronti delle sue azioni, poiché la grazia di Dio non ostacola la collaborazione umana: Gesù, infatti, non è solo il Dio che si è abbassato fino all’uomo, ma è anche l’uomo che si è innalzato sino a Dio.

Kurt Cardinal Koch, The Primacy of Welcoming over Acting. On the Present Relevance of the Christian Doctrine of Justification

The joint Declaration on the Doctrine of Justification of 1999 is the sign of the advancing ecumenical dialogue: but how can this message be credible in the world of today – which is very different from Luther’s world – further to the criticism of the consciousness of sin as formulated by Nietzsche? Today it is necessary to proceed in the opposite direction and go from the concept of mercy to the experience of sin. It is also necessary to reassert, vis-à-vis the relationship be- tween faith and actions, the responsibility of man towards his actions, because the grace of God does not hinder the collaboration of man: Jesus is not only the God who abased Himself down to human level, but man also rose up to God.

Daniele Garrone, «Judenschriften» luterane: diffusione, ricezione, ripercussioni

Il convegno tenuto alla Friedrich-Alexander-Universität di Erlangen-Nürnberg nell’ottobre 2014 offre un fondamentale contributo di ricerca alla storia della ricezione e delle ripercussioni delle «Judenschriften» di Martin Lutero nel xix e nel xx secolo, cioè nel periodo cruciale dello sviluppo del nazionalismo tedesco e poi del nazionalsocialismo. I contributi sondano analiticamente vari ambiti e generi letterari. Il risultato è che se non esiste un filo diretto, a collegare Lutero con l’antisemitismo tedesco, le «Judenschriften» furono tuttavia utilizzate e diffuse dall’antisemitismo tedesco più di quanto fosse avvenuto nei secoli precedenti.

Daniele Garrone, Lutheran «Judenschriften»: Diffusion, Reception and Repercussions

The Convention which took place at the Friedrich-Alexander-Universität of Erlangen-Nürnberg in October 2014 offers a fundamental contribution to the research on the history of reception and repercussions of the «Judenschriften» by Luther in the 19th and 20th century, that is in the crucial period of the development of German nationalism and then of National Socialism. The various essays sound analytically various fields and literary genres. The result is that, al- though there is not a direct connection between Luther and German antisemitism, however the «Judenschriften» were used and spread by German antisemitism more than had been done in the previous centuries.

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Werner Kahl, Fondamenti, metodi, esperienze

In Germania, negli ultimi anni, la presenza di cristiani provenienti da ogni parte del globo ha obbligato la Chiesa evangelica tedesca (EKD) a prendere atto non solo delle dinamiche che si stanno instaurando tra nuovi e vecchi membri di chiesa, ma anche della necessità di cambiare profondamente l’approccio classico che le chiese occidentali hanno tenuto nei confronti delle chiese del Sud del mondo. Abbandonato l’atteggiamento paternalistico, si tratta di superare anche la dimensione dell’interculturalità per iniziare un percorso transculturale, che aiuti a sviluppare teologicamente quanto di nuovo emerge dall’incontro di di- verse culture, teologie, spiritualità, a cominciare dall’esegesi biblica che, come stanno lentamente facendo le comunità locali, deve aprirsi alle suggestioni che giungono a livello globale. L’articolo si conclude riportando gli esempi di una tecnica usata per gli studi biblici in Sudafrica e di una liturgia interculturale, e presentando il nuovo programma di Perfezionamento ecumenico in Teologia offerto dall’Accademia della missione dell’Università di Amburgo.

Werner Kahl, Bases, Methods, Experiences

In Germany, the arrival of Christians coming from every part of the world in the last few years has obliged the German Protestant Church (EKD) to take note not only of the dynamics which are being established between new and old Church members, but also of the necessity of changing dramatically the classic approach which western Churches have always had towards Churches from the southern part of the world. Once the paternalistic attitude has been abandoned, it is also necessary to overcome the intercultural aspect and to initiate a transcultural approach, which may help develop theologically the new elements emerging from the encounter of different cultures, theologies, spirituality, starting from biblical exegesis, which must open to the suggestions coming from the whole world, as local congregations have been slowly doing. The last part of the article reports the examples of a technique used for biblical studies in South Africa, and of an intercultural liturgy. It also presents the programme of the new syllabus of Ecumenical Specialization in Theology, offered by the Academy of Mission of the University of Hamburg.

Paolo Naso, Pluralismo religioso e società

In un paese religiosamente statico come l’Italia, i processi migratori hanno determinato un nuovo pluralismo religioso che non ha una dimensione soltanto quantitativa. Per molti immigrati l’esperienza religiosa ha un valore molto alto, espresso in forme peculiari e talora nella rivendicazione di diritti non contemplati dalle norme vigenti e per questo socialmente e politicamente controversi. Di fronte al «nuovo pluralismo religioso» e ai pericoli di un multiculturalismo che giustappone comunità chiuse in ghetti confessionali, occorre attivare pro- cedure di dialogo e di confronto tese a rispondere sia all’esigenza della coesione sociale che della libertà di espressione della fede religiosa.

Paolo Naso, Religious Pluralism and Society

In a country which is as religiously static as Italy, migratory processes have brought a new religious pluralism, which is relevant not only from the point of view of quantity. Many immigrants value their religious experience very highly and express it in peculiar forms; sometimes it involves claiming rights which are not contemplated by the laws in force, and are therefore socially and politically controversial. Having to face the “new religious pluralism” and the dangers of a multiculturalism which juxtaposes communities relegated to confessional ghettos, it is necessary to bring into operation procedures of dialogue and confrontation, in order to respond both to the necessity of social cohesion and of freedom of religious faith.

Ilaria Valenzi, I nodi della libertà religiosa in Italia

La tutela del diritto di libertà religiosa soffre di condizionamenti storici che hanno determinato l’attuale assetto legislativo in materia. Il sistema delle fonti del diritto italiano è contrassegnato da un vulnus di disciplina, caratterizzato dalla compresenza di strumenti legislativi eterogenei, cui corrispondono livelli differenziati nel riconoscimento dei diritti. Nonostante l’urgenza dell’introduzione di una legge generale sulla libertà religiosa, il processo per la sua emanazione è soggetto all’instabilità politica. Nel frattempo, le migrazioni hanno cambiato il tessuto religioso del paese e nuove domande si pongono all’attenzione del diritto. In uno stato di incertezza legislativa, deve essere colta l’opportunità per un ripensamento degli strumenti giuridici in un’ottica interdisciplinare e interculturale.

Ilaria Valenzi, The Difficulties of Religious Freedom in Italy

The defence of the rights of religious freedom is conditioned unfavourably by the historical situation of Italy, which has produced the present arrangement of legislation of this matter. The system of the sources of Italian Law is marked by a vulnus of discipline, because different instruments of legislation coexist, with the consequence of differentiated levels of recognition of rights. Although the introduction of a general law on religious freedom is urgently needed, the process which would lead to this law is subject to political instability. In the meantime, migrations have changed the religious tissue of the country, and new demands are drawn to the attention of Law. In a situation of legislative uncertainty, the opportunity must be seized to rethink the legal instruments from an interdisciplinary and intercultural viewpoint.

Philip Towner, Traduzione e riconciliazione

L’articolo mostra l’interconnessione tra l’attività della traduzione e il bisogno umano di riconciliazione introducendo il concetto di «intraducibilità», applicato al termine biblico καταλλάσσω (katalassô), tradotto con «riconciliazione». A rigor di logica il termine «riconciliazione» è intraducibile, può significare tante cose in diversi contesti, genera il bisogno di un numero maggiore di traduzioni e l’instabilità che lo caratterizza suggerisce molti tipi di riconciliazione, riguarda la ricostruzione di relazioni in «una relazionalità che non cancella le differenze, che garantisce il giusto spazio per l’espressione dell’alterità, che trae forza dalla diversità». Attraverso le riflessioni di numerosi autori e varie metafore, l’autore prosegue la sua ricerca sulla traduzione come ermeneutica della riconciliazione.

Philip Towner, Translation and Reconciliation

The article shows how the activity of translation and the human need for reconciliation are interconnected, and it introduces the concept of “untranslatable” applying it to the biblical term καταλλάσσω (katalassô), translated as “reconciliation”. From a logical point of view, the term “reconciliation” is untranslatable, as it may mean many different things in different contexts; it produces the need of a higher number of translations, and the instability which is characteristic of it suggests many types of reconciliation; it regards rebuilding relationships in a “relational nature which does not wipe out differences, but guarantees the right space to allow otherness, and derives force from diversity”. Through the observations of numerous authors and various metaphors, the Author pursues his re- search on translation as a hermeneutics of reconciliation.

George G. Ennin, La missione inverte la rotta

Il titolo dell’articolo si presta a una doppia interpretazione: dopo alcuni seco- li di missione dal Nord al Sud del mondo, accompagnata dalla spinta della colonizzazione e del commercio, oggi, con il flusso della nuova immigrazione motivata da bisogni economici e di sicurezza, c’è un ritorno dal Sud profondamente religioso verso un Nord secolarizzato. Ma c’è anche un altro livello che l’autore auspica, a partire dal suo contesto africano: «un cambiamento del paradigma missiologico», distinguendo il cristianesimo di stampo europeo, incapace di rispondere ai bisogni spirituali dei credenti africani, dal vangelo e dalla fede che devono incarnarsi in una cultura per esistere veramente.

George G. Ennin, The Mission Inverts Its Route

The title of the article can be interpreted in two ways: after centuries of mis- sions going from the Northern to the Southern hemisphere, which were combined with the attraction of colonization and commerce, today, thanks to the new immigration caused by economical and security needs, the movement is from the South, which is deeply religious, to a secularized North. However, the Author hopes for another level, starting from his African context: “a change of the missionary paradigm”, distinguishing between a European Christianity, unable to respond to the spiritual needs of African believers, from the Gospel and from a faith which must incarnate in a culture, in order to really exist.

Yann Redalié, Paolo, un’ecclesiologia interculturale?

Partendo dall’identificazione della tradizione battesimale condivisa che proclama il superamento delle discriminazioni fondate sulle appartenenze etnico- religiose, sociali e di genere, vengono esaminate le differenti interpretazioni che l’apostolo ne dà nelle lettere, a seconda del contesto culturale dei destinatari. Se il dibattito d’identità è a sfondo giudaizzante in Gal. 3,23-29, in I Cor. 12,11-14 Paolo, rivolgendosi a una comunità urbana di cultura greca, usa la metafora ellenistica del corpo per dire l’identità comunitaria. Nella ricezione di Paolo, poi, in Col. 3,9-12, la nuova identità «rivestita» dal credente si manifesta su un pia- no etico significativo e largamente riconoscibile per la società del tempo. Questa relativizzazione delle appartenenze apre a una ecclesiologia dove ognuno/a viene accettato/a con la sua differenza di condizione. Inoltre, positivamente, nell’edificazione comunitaria, universalità e unità vanno di pari passo con la pluralità dei doni spirituali e delle funzioni ministeriali, nella loro diversità (I Cor. 12).

Yann Redalié, Paul, an Intercultural Ecclesiology?

Starting from the identification of a shared baptismal tradition, which pro- claims the overcoming of discriminations founded on ethnical-religious, social and gender membership, the Author examines the different interpretations which the Apostle gives in his letters depending on the cultural context of his addressees. If the debate on identity reveals a judaizing background in Gal 3, 23-29, in 1Cor 12, 11-24 Paul, addressing an urban congregation of Greek culture, uses the Hellenistic metaphor of the body to explain the identity of the community. In Paul’s reception, in Col 3, 9-12 the new identity “put on” by the believer is manifested on a significant ethical level which is easily recognizable by the society of that time. This relativization of membership opens to an ecclesiology where everyone is accepted with his/her different conditions. Besides, positively, in the edification of the congregation, universality and unity go, at the same rate, together with the multiplicity of spiritual gifts and ministerial functions, in their diversity (1Cor 12).

Letizia Tomassone, Dialogo interreligioso e femminismi

Si passano in rassegna scritti di teologhe impegnate nel dialogo interreligioso e interculturale, a livello ufficiale un campo ancora dominato da maschi. L’orientalismo ha colpito soprattutto l’immaginario sulle donne e alimenta l’islamofobia e la xenofobia. Si propongono alcuni criteri per un dialogo critico anche fra donne, sapendo che esistono aspri conflitti rispetto alle appartenenze che autorizzano le subalterne a parlare. Vengono presentate teologie delle donne indigene, asiatiche, afroamericane e latinas, womanism e mujerismo. Il dialogo interreligioso è uno strumento positivo nel processo di formazione della società ibrida.

Letizia Tomassone, Interreligious Dialogue and Feminisms

Several works of female theologians, involved in interreligious and intercul- tural dialogue, are reviewed in this article, in a field which is officially still dominated by males. Orientalism has influenced the imagination as regards women and has fomented islamophobia and xenophobia. Some criteria for a critical dialogue between women are suggested in this article, in the awareness that bitter conflicts on belonging exist; these conflicts authorize subordinate women to talk. The article illustrates the theologies of indigenous, Asiatic, Afro-American, Latinas women, Womanism and Mujerismo. The interreligious dialogue is a good instrument in the process of forming a hybrid society.

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Eric Noffke, Giustificazione? Fede e salvezza in Paolo, a cinquecento anni da Lutero

Da quando K. Stendahl nel 1963 ha aperto la strada alla revisione della teologia paolina (la «Nuova Prospettiva»), la discussione si è concentrata su temi come la centralità della giustificazione per fede, il rapporto dell’apostolo con la legge e, in generale, con il giudaismo. In questo articolo si riflette su quest’ultimo aspetto partendo dalle tesi di P. Eisenbaum, a cui si reagisce accogliendo la sua sfida a leggere Paolo come un ebreo del suo tempo, alla luce del Quarto Libro di Esdra, rappresentazione della teologia delle opere che lui abbandonerà dopo l’incontro con il Risorto. Sarà proprio la rivelazione della grazia a condurlo alle sue affermazioni sulla giustificazione per fede in Cristo.

Eric Noffke, Justification? Faith and Salvation in Paul, Five Hundred Years after Luther

In 1963, K. Stendahl inaugurated a new trend in Pauline studies (the “New Perspective”). Some of its major issues were the centrality of Justification by Faith, Paul’s interpretation of the Law and his relationship with Judaism, examined here in reaction to P. Eisenbaum’s book Paul was not a Christian and to her challenge to read Paul considering him an apostle who never abandoned Judaism. In this article, the Fourth Book of Ezra is analyzed as an example of the Theology of Deeds, which Paul abandoned after meeting the Resurrected Jesus: it is the revelation of God’s grace that explains his statements on Justification by Faith in Christ.

Paola Mollo, Saul contro Davide: spunti per una lettura «psicologica» di I Samuele 18-20

Il racconto biblico che narra il piano di Saul per uccidere il giovane Davide (I Samuele 18-20) è ricchissimo di avvenimenti, complicazioni, dettagli, luoghi e personaggi e si presta a molteplici letture di tipo narrativo. In questo articolo viene proposta l’analisi delle parole e delle espressioni impiegate nelle varie scene e dai vari personaggi per «nominare» e descrivere il piano di morte contro Davide, al fine di fornire ai lettori una chiave di lettura per seguire gli eventi dall’«interno», ossia dal mondo psicologico dei protagonisti. Un mondo fatto principalmente di intenzioni, interessi, sentimenti, fiducia e paure.

Paola Mollo, Saul versus David: a «psychological» reading of 1Samuel 18-20

The Biblical account which narrates Saul’s plan to kill David (1Samuel 18-20) abounds in events, complications, details, places and characters, and lends itself to multiple interpretations. This paper focuses on the words and expressions used in different scenes and by different characters to «name» and describe the terrible plan against David. The objective is to provide readers with a key to understanding the events from the inner and emotional world of characters; a world made up of intentions, profits, feelings, trust and fear.

Gianmarco Schiesaro, Il protestantesimo italiano e la sfida dei monismi

A cavallo tra XIXe XX secolo, con la crisi del positivismo classico, rinacquero nel mondo scientifico proposte filosofiche di tipo monistico che, proponendo sulla scia dell’evoluzionismo darwiniano visioni unificanti e progressive della realtà, costituirono una seria minaccia per la fede religiosa. Le riviste evangeliche italiane del periodo testimoniano come una parte significativa del protestantesimo italiano, quella di tendenze più liberali, abbia raccolto la sfida in modo inedito: gli autori qui considerati abbandonarono le classiche armonizzazioni tra scienza e fede fondate sui tradizionali argomenti della teologia naturale e attinsero invece abbondantemente alle istanze scientifiche emergenti. Così facendo, finirono per delineare una curiosa immagine della sfera spirituale, plasmata secondo i criteri di misurabilità e oggettività delle scienze esatte.

Gianmarco Schiesaro, Italian Protestantism and the Challenge of Monism

Between the 19th and 20th centuries, at the time of the crisis of traditional Positivism, a philosophical tendency to Monism began again in the scientific world. In the wake of Darwin’s Evolutionism, it suggested a unifying and progressive outlook of reality, thus becoming a serious threat to faith. The Protestant Italian reviews of the time show that a large part of Italian Protestantism – the part with a more liberal inclination – accepted the challenge in an unusual way; the authors examined in this article left the traditional attitude to harmonize science and faith by the usual arguments of natural theology, and drew their arguments from the new scientific ideas. Thus, they created a peculiar image of the spiritual sphere, moulded on the criteria of measurability and objectivity of Exact Sciences.

Sergio Rostagno, Scusi Dottor Lutero, perché dovrebbe aver ragione solo Lei?

A partire dalla duplice risposta alla domanda riguardante quale sia il più grande comandamento (Filone, De specialibus legibus II,63 e Marco 12,28-34), analizzando la sua ripresa da Dionigi l’Areopagita e Rudolf di Biberach in un testo letto da Lutero a Erfurt, l’articolo conduce alla complementarietà tra irrefragabilità di fede e continuità di amore nella prospettiva luterana tipica.

Sergio Rostagno, Excuse Me Doctor Luther, Why Should You Be the Only One to Be Right?

Starting from the twofold answer to the question concerning the Greatest Commandment (Philo, De specialibus legibus II, 63 and Mark 12, 28-34), analyzing its resumption by Dionysius the Areopagite and Rudolf of Biberach in a text read by Luther at Erfurt, the article leads to the complementariness of the irrefragability of Faith and the continuity of Love in the typical Lutheran perspective.

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Amélé adamavi-aho ekué, Verso una teologia interculturale: implicazioni culturali, teologiche, etiche e pastorali per l’unità della chiesa

La chiesa è una, e al tempo stesso plurale. È su questa dialettica fondamentale per il cristianesimo che riflette l’autrice. Partendo da una lettura originale di Efesini 2,19 e 17, pone la questione del contributo della teologia interculturale alla riflessione sull’identità cristiana all’incrocio delle culture. Come rendere trasparenti le dinamiche fra le interpretazioni culturali soggettive e la validità universale del cristianesimo. L’attenzione è rivolta alla teologia interculturale come relazione con le ferite, proponendo una rilettura della salvezza, fra morte e risurrezione di Cristo, in collegamento con le esperienze traumatiche vissute da migranti, rifugiati, vittime di violenze. Una simile teologia andrà intesa come impegno pratico, pastorale, per un discorso di guarigione che non ignora la ferita e la vulnerabilità, ma mira a integrarle nella prospettiva di una vita trasformata. Il contributo della teologia interculturale di fronte ai conflitti normativi affronta questioni etiche di morale individuale e sociale: il modo di intendere la famiglia e il matrimonio, la sessualità e i rapporti fra uomini e donne, le questioni bioetiche legate a inizio e fine vita, la giustizia sociale, etnica e climatica, la violenza e la pace. La caratteristica ecumenica della teologia interculturale riporta al centro della riflessione la questione di come intendere l’unità della chiesa e quali vie perseguire per raggiungerla.

Amélé adamavi-aho ekué, Towards an Intercultural Theology: Cultural, Theo- logical, Ethical and Pastoral Implications for the Unity of the Church

The Church is one, and plural at the same time. This is the fundamental dialectics for Christianity considered by the Author. Starting from an original interpretation of Ephesians 2, 19 and 17, she questions what contribution intercultural theology gives to the reflections on Christian identity vis-à-vis the crossing of cultures: how the movements between subjective cultural interpretations and the universal validity of Christianity can become transparent. Attention is drawn to intercultural Theology as a relationship with wounds, offering a new interpretation of salvation, between the death and resurrection of Christ, in connection with the traumatic experiences suffered by migrants, refugees and victims of violence. This kind of theology will mean a practical, pastoral commitment towork toward healing, which does not ignore wounds and vulnerability, but aims at inserting them into the perspective of a transformed life. Intercultural Theology faces normative conflicts dealing with ethical problems related to individual and social morality: what people mean by family and marriage, sexuality and the relationship between men and women, bioethical questions connected with the beginning and the end of life, social, ethnic and climatic justice, violence and peace. The ecumenical feature of intercultural Theology brings to the centre of the discussion the question of what is meant by the unity of the Church which path should be followed in order to reach it.

Paolo Naso, Valore sociale e strategie di integrazione nelle comunità di fede

Più che un obiettivo, l’integrazione è un processo che richiede la partecipazione attiva di diversi attori – immigrati, autoctoni, società civile, le istituzioni – come pure investimenti, verifiche, controlli, adattamenti e obiettivi precisi. In questo senso, l’integrazione è intrinsecamente bilaterale e costituisce un’alter- nativa precisa all’assimilazione o alla ghettizzazione e a un multiculturalismo statico. Se l’integrazione è il vettore virtuoso di ogni società multiculturale, es- sa costituisce un punto preciso di orientamento anche per le comunità di fede. Le comunità di fede degli immigrati o coloro a cui si rivolgono possono giocare un ruolo importante per sostenere questa prospettiva come, all’opposto, pos- sono impedirla promuovendo la costruzione di «gusci etnici» sostanzialmente destinati all’estraniamento sociale. Le linee guida dell’Unione europea tracciano un percorso di integrazione che si può «tradurre» nel contesto delle comunità religiose. Una serie di «buone pratiche», alcune delle quali sono praticate anche in Italia, dimostrano la solidità di questo approccio che è stato significativamente applicato nel contesto delle chiese protestanti italiane, che hanno adottato la strategia interculturale nota come «Essere chiesa insieme». Sia in termini di politiche nazionali sia nel contesto più specifico dei rapporti con le comunità di fede, in Italia come in altri paesi europei, manca un approccio mirato a migliorare il ruolo delle comunità di fede an- che nei percorsi di integrazione. L’effetto di questa criticità è la dispersione di una risorsa sociale preziosa in termini di coesione sociale e welfare organizzato dalle varie comunità di fede. Pertanto è ancor più essenziale che almeno queste siano consapevoli della loro funzione e del loro potenziale nell’indicare e incoraggiare processi strategici di integrazione.

Paolo Naso, Social Value and Strategies of Integration in Faith Communities

More than an objective, integration is a process that requires the active participation of different actors − immigrants, nationals, civil society, institutions − as well as investments, verifications, adjustments and precise objectives. In this sense, integration is intrinsically bilateral and constitutes a precise alternative to assimilation or a ghettoizing and static multiculturalism. If integration is the virtuous vector of every multicultural society, it constitutes a precise point of orientation also for faith communities. The faith communities of immigrants or those to whom they are addressed can play a major role in supporting this perspective, just as, on the contrary, they can hinder it by promoting the construction of «ethnic shells» substantially destined to social strangeness. The European Union guidelines outline an integration path that can be «trans- lated» in the context of religious communities. A series of «good practices», some of which are also carried out in Italy, attest to the solidity of this approach that has found significant application in the context of Italian Protestant churches that have adopted the intercultural strategy knows as «Being church together». Both in terms of national policies and in the more specific context of relations with faith communities, in Italy as well as in other European countries, there is a lack of a secure and stable approach aimed at enhancing the role of faith communities also in integration paths. The effect of this criticality is the dispersion of a precious social resource in terms of social cohesion and welfare organized by the various faith communities. All the more, therefore, it is essential that at least they are aware of their function and their potential in indicating and sup- porting strategic integration processes.

Yann Redalié, «Ha abbattuto il muro della separazione, l’inimicizia nella sua carne». Rileggere Ef. 2,14 nell’età dei muri.

Il contesto di questo versetto (Ef. 2,11-22) risuona nelle problematiche interculturali con un lessico che parla di muro, di cittadinanza, di identità, di un percorso che va dall’esclusione all’integrazione in una nuova cittadinanza con- divisa. Il transito è stato realizzato dall’opera di «Cristo nostra pace», che ha ab- battuto il muro di separazione, dell’odio. Il percorso si conclude nell’attività del cantiere dell’«uomo nuovo», che costruisce la chiesa dei concittadini come dimora di Dio. Ma da questo cantiere non potrebbero forse uscire anche nuovi muri? L’autore sottopone il versetto alla prova del contesto attuale, definito come l’«età dei muri». Tre quarti dei muri esistenti sono stati innalzati dopo il 1989, data simbolo per la caduta del muro di Berlino, che sembrava, allora, segnare la fine di un’epoca e l’inizio di un tempo di apertura, di libera circolazione delle persone. Ma ci si può anche chiedere se l’epistola stessa, nella sua parte esortativa, non edifichi una nuova separazione tra i pagani e i destinatari della lettera agli Efesini, ex pagani diventati cristiani. La nuova identità, offerta a tutti si esprime nell’esortazione (Ef. 4,17-5,20) ad assumere comportamenti opposti a quelli dei pagani. Sono loro, i pagani, che per contrasto negativo, permettono di definire il credente esortato a rivestire l’uomo nuovo. La chiamata ricevuta da Cristo, che fa cadere il muro della separazione, sarà intesa al punto di impedire che la nuova identità sia creatrice di nuovi muri?

Yann Redalié, «He Hath Broken down the Middle Wall of Partition between Us, the Enmity in His Flesh». Re-interpreting Eph. 2,14 in the Age of Walls.

The context of this verse (Eph.2,11-22) resounds in the intercultural issues with a wording which talks of wall, citizenship, identity, and of a route which goes from exclusion to a new shared citizenship. The journey has been accomplished by the work of «Christ our peace», who broke down the wall of separation and hate. The route is completed in the activity of the workshop of the «new man», who builds the Church of fellow-townspeople as the home of God. However, could new walls come out of this workshop? The Author submits this verse to the trial of the present context, which is called «the age of wall». Three quarters of the existing walls were built after 1989, a symbolical date, because every- body thought that the fall of the Berlin wall would mark the end of an age and the beginning of a new age of open-mindedness, of free circulation of people. However, one may also wonder if the epistle itself, in its exhortative part, does not build a new separation between pagans and the addressees of the letter to the Ephesians, former pagans who have become Christians. The new identity, which is now offered to everybody, is expressed in the exhortation (Eph. 4,17- 5,20) to behave the opposite way of the pagans. It is the pagans who, for a negative contrast, make it possible to define the believer, who is exhorted to put on the new man. Will the calling received from Christ, which has broken down the partition wall, be understood as a way to prevent the new identity from building new walls?

Osvaldo Costantini, L’immigrazione evangelica dal Corno d’Africa

Analizzare l’immigrazione protestante dall’Eritrea e dall’Etiopia presuppone la conoscenza della storia degli evangelici dei due paesi. In questo articolo si ripercorrono le tappe fondamentali di una vicenda incominciata con l’insediamento di una missione svedese nel 1866. Da allora il protestantesimo, pur avendo dovuto affrontare momenti di dura repressione, è notevolmente cresciuto, mostrando caratteristiche decisamente autoctone. Oggi l’Etiopia è tra i paesi africani con il più alto numero di protestanti in termini assoluti, pur rimanendo questi una minoranza rispetto agli islamici e agli ortodossi. Le chiese pentecostali, una volta radicate in Europa in seguito all’emigrazione, grazie anche al loro marcato dinamismo in madrepatria riescono a sviluppare un linguaggio religioso capace di aiutare i migranti a dare un senso alle loro vite, ad esempio coinvolgendoli nella missione verso la nuova realtà che li circonda.

Osvaldo Costantini, Protestant Immigration from the Horn of Africa

In order to analyse Protestant immigration from Eritrea and Ethiopia, it is necessary first to know the history of Protestants in the two countries. This article goes through the fundamental phases of a history, which began with the settlement of a Swedish mission in 1866. From then on, Protestantism, in spite of moments of hard repression, has increased remarkably, showing markedly indigenous features. Nowadays, Ethiopia is among the African countries with the highest number of Protestants in absolute terms, even though they are still a minority in comparison with Moslems and Orthodox Christians. Pentecostal Churches, once they put roots in Europe following emigration, thanks also to their emphasized dynamism in the home country, are able to develop a religious language which can help migrants give a sense to their lives, for instance involving them in the mission toward the new reality around them.

Maria Chiara Giorda, Sara Hejazi, In between. Giovani musulmani ed eventi pubblici: il caso di Torino

Si analizzano in questo articolo i casi torinesi di “Moschee aperte” e “Iftar Street”, per riflettere sulle trasformazioni e le innovazioni introdotte da gruppi organizzati di giovani di fede musulmana, il cui intento è quello di sensibilizzare e familiarizzare la cittadinanza − attraverso il linguaggio e le modalità tipici dell’event management e dell’event marketing − su una confessione religiosa che, da un punto di vista istituzionale, rimane ai margini della vita cittadina. Il successo delle due iniziative sta nella capacità di attraversare modalità e confini, per rendere fruibile a chiunque un evento rituale come la rottura del digiuno nel mese di Ramadan, dando visibilità a una comunità normalmente invisibile.

Maria Chiara Giorda, Sara Hejazi, In between. Young Moslems and Public Events: The Case in Turin

This article analyses the cases of “Open Mosques” and “Iftar Street” in Turin, in order to think over the transformations and innovations introduced by organized groups of young Moslems, who aim at making the citizens aware and fa- miliarize them – through the language and the modalities which are typical of Event Management and Event Marketing – with a religious confession which, from the point of view of institutions, remains at the margins of city life. The success of the two initiatives is due to the crossing of modalities and borders, in order to make it possible for anyone to enjoy a ritual event like the breaking of the Ramadan fast, giving thus visibility to a community that is usually invisible.

Alessia Passarelli, Una generazione sul ponte. I giovani evangelici e l’immigrazione

Chi sono i giovani evangelici in Italia? In cosa credono? Qual è la percentuale di giovani evangelici con un background immigrato? L’articolo analizza il contesto in cui i giovani italiani si muovono e presenta l’universo protestante attraverso i dati di una ricerca, la prima nel suo genere compiuta in Italia, sui giovani evangelici. Emerge la fotografia di una generazione che, diversamente dalle precedenti, si concepisce e si definisce come interculturale. La coscienza di questa dimensione, tuttavia, non annulla tradizionali fattori identitari che, talvolta, vengono rivendicati nel quadro di un’appartenenza confessionale consapevole e forte. Si affronta inoltre la questione delle sfide e delle difficoltà della trasmissione della fede alle nuove generazioni.

Alessia Passarelli, A Generation on the Bridge. Young Protestants and Immigration

Who are the young Protestants in Italy? What do they believe in? What is the percentage of young Protestants with the background of an immigrant? The Article analyses the context in which young Italians move, and offers a view of the Protestant universe through the data of a research, the first of its kind carri- ed out in Italy, on young Protestants. What comes out is the picture of a generation that, contrary to previous generations, sees and defines itself as intercultural. Being aware of this dimension, however, does not nullify traditional identity factors, which are sometimes laid claim to in the framework of a conscious, strong confessional belonging. The question of the challenges and difficulties of handing over faith to new generations is also analysed.

PROTESTANTESIMO vol 74 : 3-4

TEOLOGIA, DIACONIA, INTERCULTURA

Editoriale, Teologia e diaconia in una prospettiva interculturale; Amélé Adamavi-Aho Ekué, Verso una teologia interculturale: implicazioni cultura­li, teologiche, etiche e pastorali per l’unità della chiesa; Paolo Naso, Valore sociale e strategie di integrazione nelle comunità di fede; Yann Redalié, « Ha abbattuto il muro della separazione, l’inimicizia nella sua carne» . Rileggere Ef. 2,14 nell’età dei muri; Osvaldo Costantini, L’immigrazione evangelica dal Corno d’Africa; Maria Chiara Giorda e Sara Hejazi , In between. Giovani musulmani ed eventi pubblici: il caso di Torino; Alessia Passarelli, Una generazione sul ponte. I giovani evangelici e l’immigrazione

voL 72 :1

PROTESTANTESIMO vol 72 : 1

EditorialeLa teologia del come; Sergio MannaLa Bibbia come risorsa per la cura pastorale: la Scrittura che ci legge; Sergio MannaRelazioni pericolose; Roberto BottazziL’apostolo Paolo e la trasformazione dei conflitti nelle chiese; Eric NoffkeRisurrezione; Fulvio FerrarioIl concilio di Nicea e l’incontro-scontro tra culture