Autore: wp_5978506

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J.L. Ska, Genesi 2 – 3: qualche domanda di fondo

Dopo una breve storia della ricerca su Genesi 2 e 3, l’A. si dedica alla questione se nel testo siano da individuare due racconti originari o uno più antico e la sua rielaborazione successiva, concludendo che, salvo alcune aggiunte redazionali quali 2,10-14, il testo è essenzialmente unitario. Viene proposta, sul- la base dell’esame di alcuni motivi presenti nel testo e delle poche allusioni ad esso in Siracide Sapienza, una data di origine in epoca post-esilica, probabimente verso la fine dell’epoca persiana. Il testo, basato con ogni probabilità su antiche tradizioni locali, rappresenta la visione della creazione del «popolo del paese», rimasto in Giuda durate l’esilio ed è sviluppato in una certa tensione con la cosmologia sacerdotale di Gen. 1. La presenza dei due racconti di creazione uno accanto all’altro è conseguenza di una sorta di «compromesso storico».

J.L Ska, Genesis 2-3, some basic questions

Ska begins with a brief history of the research on Genesis 2 and 3. He then asks whether there were originally two different stories here, or an older ver- sion of a story which was later reworked. He concludes that except for some editorial additions (2. 10-14) this is essentially a single story. He dates these chapters to the post exile period, probably towards the end of the Persian era, on the basis of certain themes and also because Sirach and Wisdom include very few references to them. The text, which is very probably based on ancient local traditions offers a vision of the creation of the ‘people of the country’, those who remained in Judea during the Exile. It took form in tension with the priestly cosmology of Genesis 1. The presence of these two creation stories next to each other is the result of a sort of ‘historical compromise’.

D. Garrone, «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne […] e saranno una sola carne» (Gen 2,23-24). Matrimonio come ordinamento della creazione? Alcune considerazioni esegetiche

L’articolo si confronta criticamente con i principali argomenti avanzati di recente nell’ambito degli studi sulla Bibbia ebraica a sostegno di una interpretazione di Gen. 2,23-24 istituzione del matrimonio, in alcuni casi concepito come un «patto» indissolubile, difendendo invece la tesi che problemi istituzionali e normativi sono fuori dell’orizzonte del testo biblico, e che tutte le espressioni in esso utilizzate e il contesto spingono a leggerlo come eziologia della sessualità umana.

D. Garrone, At last this is bone of my bone and flesh of my flesh … and they will be one flesh (Genesis 2. 23.24) Some thoughts on exegesis

The author takes a critical look at important recent interpretations of the Hebrew Bible which argue that Genesis 2. 23-24 supports the idea of marriage as an indissoluble ‘pact’. Garrone believes that normative and institutional questions are outside the focus of the biblical text. Its wording and context sugge- st that we should understand it instead as an etiological explanation of human sexuality.

E. Noffke, «Adamo, dove sei?». Il peccato e la responsabilità umana nel Tanak e nella letteratura mediogiudaica

Il mediogiudaismo segna il passaggio da una religione sacrificale a due nuove, interamente svincolate dal sacrificio (giudaismo rabbinico e cristianesimo): com’è possibile che questo sia avvenuto senza particolari traumi? In realtà, numerosi segnali indicano che altre pratiche stavano sostituendo il sacrificio. Nella diaspora ellenistica in particolare, l’attenzione si era spostata dalla vittima al- l’attitudine morale del sacrificante. In generale, si diffonde l’idea che il sacrificio volontario di una persona possa indurre Dio a intervenire in favore del po- polo, fino a perdonare i suoi peccati. Alcuni gesti, come le abluzioni, stavano assumendo una proprietà purificatoria prima attribuita ai soli sacrifici (forse an- che il battesimo di Giovanni); per non parlare delle forti critiche alla gestione del sacrificio a Gerusalemme e del crescente spazio occupato dalla preghiera e dalla lettura della Torah. La distruzione del Tempio nel 70 non ha fatto altro che accelerare un processo in atto da tempo.

E. Noffke, Adam, Where are you? Sin and Human Responsibility in Middle-Judaism Literature

Middle Judaism was characterized by the passage from a religion based on sacrifices to two new religions without sacrifices, namely Christianity and Rabbinic Judaism. The main signs of this passage are the following: the attention was shifting from the sacrifice itself to the attitude and moral character of theone sacrificing, especially in Hellenistic Judaism; the idea that a person’s voluntary sacrifice could induce God’s intervention in favor of the people, even to the forgiveness of sins. Some acts, ablutions for instance, were substituting sacrifices as purification rites which were first attributed only to sacrifices. It is even possible that John’s baptism was intended for this purpose. There was al- so strong criticism on sacrificial rites practiced at the Temple in Jerusalem and a growing devotion to prayers and the reading of the Torah. The Temple’s de- struction in 70 just accelerated an ongoing process.

E. Bein Ricco, Religioni e politica

L’A. offre una ricognizione dei modelli di pensabilità del rapporto tra le religioni e la politica messi a punto da John Rawls, Jürgen Habermas e Michael Walzer, i quali, al di là delle loro specificità argomentative, convergono nel pro- spettare una forma di laicità storicamente aggiornata rispetto alla classica concezione liberale, che sia in grado di misurarsi con il carattere multiculturale e multireligioso delle attuali democrazie complesse.

E. Bein Ricco, Religion and politics

The author reviews the models for thinking about religion and politics constructed by John Rawls, Jürgen Habermas and Michael Walzer. Although the individual arguments of these philosophers differ, the all agree in proposing a form of religious neutrality historically up-to-dated with respect to the classic liberal conception. They hold that their concepts of the separation of church and sta- te are appropriate to the present-day multi-cultural, multi-religious situation of advanced democracies.

M.C. Laurenzi, Libri scritti e oltre

L’A. presenta una fenomenologia del linguaggio della fede. Essa si esprime in modo eminente nella forma della testimonianza: essa invita a una relazione e non può essere adeguatamente tradotta nel linguaggio dell’essere. Il messag- gio della risurrezione di Gesù indica, nella relazione, un primato della «possibilità» sull’essere, che trova nella testimonianza narrativa la propria trascrizione linguistica.

M.C. Laurenzi, Books and beyond

The author offers a phenomenology of the language of faith. This is a language which preferentially takes the form of witness. It invites us into a relationship and cannot be completely translated into the familiar language of our existence. The message of Christ’s Resurrection, in its relation to us, indicates a preference for ‘possibility’ over existence, and this preference finds it most appropriate linguistic transcription in narrative witness.

L. Savarino, In Vineis veritas

Le difficoltà del modello bioetico laico e liberale derivano dall’aver accentuato in modo unilaterale l’aspetto della libertà decisionale dell’individuo. La situazione non sembra più felice se si guarda a quelle posizioni di matrice religiosa, in gran parte di stampo cattolico, che sembrano considerare la capacità di scelta degli individui come immatura o addirittura pericolosa, e intendono limitar- la in nome di una norma oggettiva o attraverso il ricorso al diritto naturale. Al centro del dibattito sulla bioetica si colloca oggi, in tal modo, la questione dei li- miti dell’autonomia, e della distinzione tra autonomia e autoreferenzialità.

L. Savarino, In Vineis veritas

The problems with a liberal, non-religious model of bio-ethics are the result of a one-sided over-emphasis on the right of the individual to make decisions. The situation of the religious model of bio-ethics, which for the press generally means Roman Catholic, is no brighter however. On that side individual freedom of choice is considered immature or even dangerous, something to be limited in the name of objective norms or natural law. The question of limits to autonomy and the distinction between autonomy and taking the self as the measure of all things is thus at the heart of today’s discussion of bio-ethics.

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W. Huber, Fede e ragione

L’Autore , vescovo della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo e presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in German ia, disc ute il rapporto tra il cristianesimo e la ragione moderna di matrice illuministica, in dialogo critico con la lezione tenuta da Benedetto XVI all’Università di Ratisbona . Considerare l’ Illuminismo, e in particolare il pensiero kantiano , co me pura e semplice auto limitazione della ragione appare riduttivo. La fede cristiana ha un rapporto particolarmente stretto con la ragione critica, non solo nella sua forma greca, ma anche in quella moderna. Anche su questo punto vale il programma ecclesia semper reformanda.

W. Huber, Faith and Reason

The author of this article is a bishop in the Protestant church of Berlin-Brandenburg and president of the Council of the Protesta nt Church in Germany. He discusses the relationship between Christianity and modern thought originating in the Enlightenment, in critical dialogue with Benedict XVI’s lesso n at Rat is- bon . He believes that it is an over-simplification to consider the Enlightenment, and Kant in particular pur ely as a self-imposed limitation of reason. He main- ta ins that Christian faith has a close relationship with critical thinking, as it comes to us fro m Greek thought and fro m the Enlightenment. Here too the formula ecclesia semper reformanda remains relevant .

S. Morandini, La ragione teologica nel tempo della scienza

Come pensare il valore e il senso della ragione teologica in un tempo in cui la possibilità stessa del disc orso su Dio appare mess a in discussione dai saperi scientifici, in particolare dall’evoluzionismo postdarwiniano ? La pro spetti va di questo saggio non è quella della contrapposizione polemica al disc orso scientifico, ma piuttosto quella della positiva valorizzazione di quella delimitazione del campo che è costitutiva per esso , come descrizione del reale in termini di relazioni di causa-effetto . Si apre così naturalmente uno spazio per una teologia che sia ermeneutica dello stesso reale, alla luce dell’esperienza di fede. Una teologia che sappia dire di un mondo che è creazione, abitabile e aperto all’indagine razionale, ma anche abitato da uno Spirito, che lo conduce a un compimento oltre se stesso .

S. Morandini, The theological Reason in a scientific Age

How can we ascribe value to or make sense of theological discourse, when scientific reasoning, and particularly the theory of evolution, see ms to question any inclusion of God at all. This article does not oppose scientific discourse, but rather enters into the positive confines established by science, that is to say, a description of reality in terms of cause and effect. This creates a space for theology as an interpretation of that same reality, in the light of faith. This is a theology which interprets the world as creation, inhabited by and ope n to rational investigation, but inhabited also by a Spirit which leads it to a completion beyond its self.

F. Ferrario, Fede e ragione. Quale dialogo possibile?

L’articolo prende le mosse dal vivace confronto tra un modello di ragione che si dichiara illuminista e in generale ateo (presentato sulla base di un testo di Paolo Flores d’Arcais) e quella fatta propria da Benedetto XVI nella lezione tenuta a Ratisbona . La teologia evangelica concorda con il pontefice romano nella sottolineatura della dimensione pensante della fede; la ragione, tuttavia, non è preliminare rispetto al credere e non fonda l’idea di Dio. Piuttosto , il pensiero accompagna la fede e l’attraversa. Ciò ha conseguenze anche per quanto riguarda il modo di comprendere il rapporto tra chiesa e società: su questo punto, la prospettiva evangelica può individuare importanti punti di convergenza con quella fatta propria, tra gli altri, da Flores d’Arcais.

F. Ferrario, Faith and Reason. What kind of Dialogue

This article start s from a lively comparison between an Enlightenment and generally atheist model of thought (here represented by a text of Paolo Flores d’Arcais) and the model proposed by Benedict XVI in his lesson at Ratisbon . Protestant theology agrees with Pope Benedict in pointing out that faith includes an element of reason. Reason is not a prerequisite to faith however, nor is it the basis of our belief in God. Rat her, reason accompanies our faith, but is not limited by it. This point of view affects our understand ing of the relationship between the church and society, and on this question Protestant theology sometimes agrees with Flores d’Arcais, among others.

S. Rostagno, Ius ratio basi della laicità

Presentando due pubblicazioni recenti, rispettivamente di Aldo Schiavone e di Italo Sciuto, l’Autore propone un modello di razionalità, sia teoretica, sia pratica, che eviti i corto circuiti dell’oggettivismo dogmatico e del comunitarismo. L’esigenza di oggettività rest a ovvia mente important e: essa però non è identificabile co n un livello qualsiasi raggiunto da tale o talaltra formula nella storia.

S. Rostagno, Ius e rat io as basis of Laicity

The author of this article looks at two recent publications by Aldo Schiavone and Italo Sciuto respectively. He proposes a theoretic al and practic al model of thought which is neither dogmatically objective nor defined by the community. Objectivity is obviously important , but should not be defined by an particular historical formula.

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L. Scornachienchi, Paolo, Luca, Cicerone: il dibattito sulla natura della divinità e la citazione di Arato di Soli in Atti 17,28

L’articolo si pone in posizione critica nei confronti della definizione della teologia neotestamentaria come un sistema religioso innovativo. Dall’analisi del discorso di Paolo sull’Areopago si evince che l’Autore degli Atti aveva una chia- ra percezione della varietà di espressioni religiose del suo tempo e che colloca- va il messaggio cristiano piuttosto nell’ambito del dibattito filosofico sulla divinità e della sua critica alle forme religiose pagane. La citazione di Arato ne è la dimostrazione.

L. Scornachienchi, Paul, Luke, Cicero: a debate about the nature of God and the quotation from Aratus in Acts 17.28

The article is critical of the definition of New Testament theology as an innovative religious system. Scornaienchi analyses Paul’s speech on the Areopagus to show that the Author of had a clear idea of the variety of religious expressions of his own time and instead saw the Christian message as part of the philosophical debate about God and as a criticism of pagan religious practices. The quotation of Aratus is proof of this.

W. Jourdan, Esiste ancora la giustificazione per fede?

La «nuova prospettiva su Paolo» rappresenta ormai un filone di ricerca conosciuto e ampiamente sviluppato nel quadro degli studi paolini. Molti dei suoi autori principali sono nomi noti nel mondo degli studi neotestamentari, non solo in relazione alle ricerche su Paolo, ma anche per le loro ricerche in altri set- tori della teologia del Nuovo Testamento. L’articolo si propone di presentare in maniera riassuntiva le posizioni fondamentali degli autori più importanti della new perspective on Paul, mettendo in luce in quale modo questo ambito di ri- cerca abbia messo in discussione la classica interpretazione della teologia paolina.

W. Jourdan, Is there still a justification for faith?

The «new perspective on Paul» now represents a well known and well developed area of Pauline research. Many of the most important authors are well known in the field of New Testament research, not only with regard to Paul but also in other areas of study. The article presents a summary of the positions of the most important authors of the new perspective on Paul and shows how their research challenges the classical interpretation of Pauline theology.

S. Corso, Pietro Valdo Panascia (1910-2007), pastore ecumenico nella diaconia

L’Autore, che da giovane sacerdote cattolico condivise le iniziative di P.V. Panascia, ne ricostruisce ora la testimonianza. Antesignano dell’antimafia a Pa- lermo, Panascia si misurò con Danilo Dolci e con cattolici novatori, richiamando all’evangelo la curia arcivescovile. Aprì la comunità, non senza resistenze, a esigenze del territorio e apporti internazionali. «Guai a me se non diakonizzo» è la sua sintesi teologica, dove diaconia è «costruire speranza» tra evangelizzazione ed insegnamento.

S. Corso, Pietro Valdo Panascia (1910-2007) ecumenical pastor of the deaconate

As a young Catholic priest, Corso took part in PV Panascia’s initiatives and here offers his own witness of those events. Panascia along with Danilo Dolci and other Catholic innovators was an early leader of the anti-mafia movement in Palermo. They called on the Episcopal Curia to follow the Gospel and, not without resistance, opened up the local community to local needs and international contributions. «Woe to me if I don’t serve» is an abbreviation of his theology, where to serve means «to build hope» by evangelising and teaching.

R. Fontana, Per eccesso di mistero. Sul libro Nostalgie d’Israël di Marcel Dubois

L’Autore presenta una riflessione critica sull’itinerario del teologo domenicano recentemente scomparso, leggendolo a partire dalle posizioni espresse nel suo ultimo libro. Senza negare i meriti di Dubois nella storia dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo, l’Autore ritiene che la visione che egli presenta sia debitrice di un’impostazione generale del problema che andrebbe superata definitivamente.

R. Fontana, For excess of mystery. On the book Nostalgia of Israel by Marcel Dubois

The Author presents a critical evaluation of the recently deceased Domini- can Dubois’ theology. Fontana starts from Dubois’ most recent book and although he doesn’t deny Dubois’ contributions to the history of Christian-Jewish relations, he maintains that his vision is derived from a formulation of the question which should be definitively superseded.

Prendendo spunto da alcuni episodi avvenuti sulla scena accademica euro- pea, l’Autore propone alcune considerazioni sulla collocazione della teologia evangelica nell’attuale dibattito culturale.

E. Fiume, De religione christiana fides

E. Fiume, De religione Christiana fides

This work which is now available in the critical edition edited by L. Baschera and C. Moser represents the most complete presentation of Girolamo Zanchi’s (1516-1590) thought. He was a reformed Italian theologian who had been a ca- non of the Lateran, was converted to Protestanism by PM Vermigli at Lucca, and was then a professor of theology at Strasburg and Heidelberg. The work il- lustrates how the Italian reformers and especially Zanchi brought Aristotelian and scholastic ideas into Protestant theology and which thus began its long and fruitful development.

F. Ferrario, Teologia evangelica e università. Tramonto di una tradizione?

L’opera, disponibile ora nell’edizione critica curata da L. Baschera e C. Moser, costituisce la presentazione più completa del pensiero di Girolamo Zanchi (1516-90), teologo riformato italiano, ex canonico lateranense, convertito al pro- testantesimo da P.M. Vermigli a Lucca, professore di teologia a Strasburgo e Heidelberg. L’opera mette in luce il patrimonio aristotelico e scolastico che i Riformatori italiani e Zanchi in particolare portarono in dote alla teologia riformata, dando inizio al percorso lungo e fecondo della teologia ortodossa.

F. Ferrario, Protestant theology and the university. The loss of a tradition?

Ferrario considers several events within the European academic scene and reflects on the position of Protestant theology in the present cultural debate.

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E. Noffke, Il libro degli Atti tra sinagoga e impero

Il presente articolo si propone l’obiettivo di inserire il libro degli Atti degli apostoli nella riflessione neotestamentaria sul rapporto tra Regno di Dio e Impero (e potere politico in generale). Ben lungi, dunque, dal voler interloquire con l’impero, Luca si rivolge ai credenti del suo tempo per esortarli a mantenere un profilo di rispetto nei confronti dell’autorità politica, ma di fermezza quando essa travalica i suoi confini. Per delineare questi confini usa le “maschere” dei personaggi del passato: le autorità giudaiche oppure il re Agrippa I (la cui morte agghiacciante serve a Luca per condannare ogni forma di culto dell’imperatore).

E. Noffke, The Book of Acts Between Synagogue and Empire

This article proposes to see the Acts of the Apostles in the frame of the New Testament view about the relationship between the Kingdom of God and the Empire (and political power in general). Indeed, Luke doesn’t wish to talk to the Empire, he rather urges believers of his time to respect political authority, but also to stand firm when it over-steps its boundaries. In order to make these boundaries clear, Luke uses symbolic historical figures: Jewish authorities or King Agrippa I, whose terrible death gives Luke the opportunity to condemn every form of cult of the emperor.

C. Landi, Le Chiese Evangeliche a Roma (1870-1914) sotto il profilo storico-urbanistico

L’analisi del contesto topografico e urbanistico della città di Roma tra il 1870 e il 1914 rappresenta una nuova e inconsueta forma di indagine che può aiutare a comprendere e ad arricchire la storia della formazione delle prime comunità evangeliche. Da quando Roma fu designata capitale d’Italia, grandi trasformazioni dell’assetto urbanistico modificarono l’immagine della città. Questi cambiamenti influirono in maniera determinante sulla scelta dei luoghi dove le comunità eressero i propri edifici di culto e dove svolsero la loro attività di evangelizzazione e testimonianza.

C. Landi, Protestant Churches in Rome (1870 – 1914). An Historical and Topographical Profile

Topographical analysis of the city of Rome between 1870 and 1914 is a new and unusual way of research that could help understand better the history of the first protestant congregations in the city. After Rome became the capital of Italy, urban planning transformed the city. These changes had an important influence on the community’s choices of where to build their churches, to witness to their faith, and to evangelise.

M.C. Laurenzi, Riflessione, come forma del pensiero biblico

L’esperienza sensibile verifica, ma l’esperienza della fede biblica è il ripro- porsi di una parola libera e liberante; su essa vi è riflessione, meditazione. Il Gesù degli storico-critici diventa oggetto; manca riflessione sul rapporto tra Lui e il Padre, ma ad esso non si contrappone la cristologia. Il dogma infatti mette in una logica identitaria il Gesù in relazione: si cerca di concettualizzarlo per renderlo comprensibile: ma la parola di Dio si manifesta senza assoluti.

M.C. Laurenzi, Reflection as a Form of Biblical Thought

Experience confirms, but the experience of faith is to come face to face to a word which is both free and liberating, a word on which to reflect and meditate. Jesus becomes an object to the historical critics; and a Christological reflection is here methodologically suspended. Dogma, on the other hand, tends to objectify the Jesus who reveals himself in relationship. It attempts to make him comprehensible as an absolute, but the word of God does not speak in absolute terms.

F. Ferrario, Credo la chiesa cattolica. Una prospettiva riformata

L’Autore presenta la terza delle notae ecclesiae, nei suoi due aspetti: dono di Dio alla chiesa, compito della chiesa di fronte a Dio e al mondo. Viene sottolineata l’esigenza, per il protestantesimo, di vivere nella prassi quotidiana (predicazione, catechesi, decisioni sinodali) la cattolicità riconosciuta dai processi ecumenici, in particolare in quello che ruota attorno alla Concordia di Leuenberg.

F. Ferrario, I Believe in the Catholic Church, a Protestant Prospective

The Author speaks about the third of the Notae Ecclesiae in its two aspects: the gift of God to the church; the responsibility the church has towards God and towards the world. He emphasises the task for protestant Churches to live out in their daily lives (preaching, teaching, synodical decisions) the catholicity which ecumenical agreements speak about: particurarly those related to the Leuenberg Agreement.

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La teologia di Paolo in discussione
A discussion about the theology of Paul

Gerd Theissen, La nuova prospettiva su Paolo e i suoi limiti. Alcune considerazioni psicologiche

L’articolo riassume l’interpretazione di Paolo nella «nuova prospettiva su Paolo» in cinque tesi e offre una serie di contro-tesi che si basano su argomentazioni della psicologia storica della religione. Nonostante che l’interpretazione tradizionale di Paolo nella tradizione luterana e il suo rinnovamento nella scuola bultmanniana da parte degli ermeneuti esistenzialisti rifiuti enfaticamente un approccio di tipo psicologico, il risultato di queste considerazioni psicologiche sono in accordo con Lutero e Bultmann. Esse sono una interpretazione protestante riveduta della teologia paolina, ma tengono in considerazione la dimensione sociale della teologia paolina che è stata scoperta nella «nuova prospettiva su Paolo».

Gerd Theissen, The new perspective on Paul and its limits. Some psychological considerations

The article summarises the interpretation of Paul which is offered in “A New Perspective on Paul” as five arguments. It answers these with five counter arguments based on the historical psychology of religion. Although the traditional interpretation of Paul in the Lutheran tradition and its existential reworking by Bultmann’s followers emphatically refused a psychological approach, these considerations are in line with Luther and Bultmann. They offer a revised Protestant interpretation of Pauline theology, but also take into account the social dimension of Paul’s theology which was first articulated in “A New Perspective on Paul”.

Oda Wischmeyer, Cosmo e cosmologia in Paolo

L’articolo si propone una riflessione sul discorso cosmologico in Paolo a par- tire da un confronto con la cosmologia platonica del Timeo e dai suoi riflessi in Filone Alessandrino. La cosmologia in questi due autori non è solo una riflessione sulla struttura del cosmo, bensì una riflessione sulla sua origine e sul suo evolversi, e anche un discorso sull’umano e sulla storia. Sulla base delle tesi diT. Engberg-Pederson che collegano cosmologia e apocalittica in Paolo, si può concludere che il discorso cosmologico in Paolo non comprende solo i riferimenti alla creazione dell’universo, ma anche la visione apocalittica della fine. Una differenza sostanziale rispetto a Platone e a Filone è che in Paolo al centro del discorso è posta la perfezione che si deve realizzare alla fine e non si colloca all’inizio dell’universo. Ciò si comprende dal fatto che per Paolo la visione del cosmo è subordinata alla cristologia e al compimento del piano di salvezza.

Oda Wischmeyer, Cosmos and Cosmology in Paul

This article considers the cosmological discourse in Paul, starting from a comparison with the platonic cosmology in Time The article offers a reflection on Paul’s cosmology, which it compares to the platonic cosmology in the Timaeus and the later reuse of that in Philo of Alexandria. The cosmology of Plato and Philo are not only reflections on the structure of the cosmos, but consider its origin and evolution and also human life and history. T Engberg-Peder- son connects Paul’s cosmology to his belief in the apocalypse. On that basis we can say that Paul’s cosmology does not only refer to the creation of the universe, but also includes an apocalyptic vision of its end. Paul’s understanding dif- fers from Philo’s and Plato’s because he believes that perfection comes only at the end of the universe, not at its beginning. This becomes clear when we understand that Paul’s vision of the universe is subordinate to his Christology and completion of the plan of salvation.

Lorenzo Scornachienchi, L’antropologia paolina come riflessione sul corpo

L’articolo descrive l’antropologia paolina a partire da due termini centrali nelle lettere di Paolo, sa,rx e sw/ma. Nella filosofia greca, l’uomo viene compreso essenzialmente a partire dal pensiero, che è la sua parte più nobile e immortale, mentre il corpo è considerato ignobile e mortale. Il discorso paolino sull’umano costituisce una novità in questo quadro a partire dalla salvezza della croce e della risurrezione che accadono in relazione al corpo. La storia della ricerca, brevemente tratteggiata, mostra la difficoltà di concepire un’antropologia che parta appunto dal corpo.


Lorenzo Scornachienchi, The Anthropology of Paul as a reflection on the body

The article describes Paul’s anthropology beginning from two key terms in his letters: sarc and swma. In Greek philosophy man is understood essentially on the basis of thought, which is his most noble and immortal aspect, while the body is held to be mortal and not noble. Paul’s position on human existence constitutes something new in this sense, beginning with the salvation of the cross and the resurrection which concern the body. The research briefly outlined here demonstrates how difficult it is to understand an anthropology which begins from the body.

Andreas Köhn, Paolo, teologo «apocalittico» dell’Evangelo?

Possiamo pensare al teologo Paolo in termini apocalittici? Se è possibile, con quale precomprensione del fenomeno dell’apocalittica? Partendo dalla situazione dell’esegesi attuale non unanime sul tema, il contributo cerca di entrare nel vivo della discussione, presentando alcune piste della ricerca più recente, per arrivare, grazie ad alcune considerazioni fatte attorno al testo di I Tess. 4, a una comprensione di Paolo come un teologo sia «apocalittico» sia «integrato».

Andreas Köhn, Paul, an “apocalyptic” theologian of the Gospel?

Can we think of Paul’s theology in apocalyptic terms? If so, what is our un- derstanding of apocalyptic? This article starts off from current work on the the- me, which is not all of one mind. The author tries to enter into the midst of the discussion and presents some aspects of the more recent research. he takes a close look at 1 Thessalonians 4 and suggests that we can consider Paul as both an ‘apocalyptic’ theologian and at the same time as an ‘integrated’ one.

Eric Noffke, Paolo e l’impero, una nuova ricerca

Nel 1995 Neil Elliot ha pubblicato il suo Liberating Paul, un tipico esempio della prima fase della nuova ricerca che sta fiorendo proprio in questi anni su Paolo (e in genere sul Nuovo Testamento), sul suo rapporto di opposizione al- l’impero romano e sull’influenza da questo esercitata. Il principale interesse di questa nuova ricerca (potremmo citare anche altri nomi illustri come W. Carter,R. horsley, E. Schüssler-Fiorenza) è quello di liberare Paolo dalle catene impo- stegli da quasi duemila anni di abuso in ambito teologico, facendone uno stru- mento di oppressione sia nella chiesa sia nella società. Gli ultimi dieci hanno visto un progressivo ampliamento dell’approccio originario, legato soprattutto alle teologie femministe e della liberazione; grazie anche ad alcuni studiosi eu- ropei, infatti, si rivela una maggiore attenzione per gli aspetti letterari e storici della questione. Rimane la domanda se questa nuova ricerca sia solo una rispo- sta dell’esegesi biblica all’ondata delle teologie della liberazione, magari con- tro la crescente influenza della destra religiosa, oppure se essa porterà risultati durevoli nell’ambito degli studi paolini. Lo scopo di questo articolo è di mette- re in evidenza e alcuni sviluppi della recente esplosione di studi in questo cam- po, offrendone una prima valutazione (sostanzialmente positiva) e una biblio- grafia ragionata.

Eric Noffke, Paul and Empire: a new research

In 1995 Neil Elliot published his Liberating Paul. This book is a typical product of the first phase of the newly flourishing research on the Apostle Paul (and generally on the New Testament), that was taking new impulse in those years, focused on the apostle’s relationship with power, specifically the Roman pow- er. The main interest of these studies (not only Elliot, but also Carter, horsley, Schüssler-Fiorenza to give only some meaningful names) was to liberate Paul from the chains of almost two thousands year of misuse of his theology as an oppressive tool both in church and in society. The last ten year have seen a progressive shift from this kind of interest, tied to a liberation-feminist-sociological and so on approaches. Also thanks to (finally!) some European scholars, the focus seems now to move slowly towards a more literary and historical point of view. The fundamental question arises, whether this new inputs in research were (and are) only an answer, in the wave of political theologies, against the growing political “religious right” in the world or will they bring steady and durable results in Pauline studies? The aim of this paper is to evidence some developments within the recent “explosion” of studies in this field that occurred in the last twenty years, providing a reasoned bibliography.

Ricezione di Paolo

Yann Redalié, «Lavorare per non essere di peso a nessuno». Paolo, un modello per diverse stagioni?

In I Cor. 9,3-18, Paolo si sofferma sulle ragioni del sostentamento dell’apostolo a carico della comunità, per poi giustificare la propria rinuncia ad avvaler- si di tale diritto in nome della evangelizzazione. La dialettica relativa al sostentamento dell’apostolo ha dato luogo a diverse interpretazioni all’interno della stessa tradizione paolina dei primi decenni. Atti. 20,33-35 trasforma in regola di solidarietà per gli Anziani di Efeso la scelta di Paolo a Corinto e Tessalonica: lavorare per non pesare sulla comunità (I Cor. 4,12; I Tess. 2,9). Per I Tim. 5,17 ss., invece l’eccezione paolina non modifica le regole di principio enuncia- te a suo tempo da Paolo stesso (I Cor. 9,4.14), è giusto che gli Anziani merite- voli di Efeso ricevano un compenso materiale per l’esercizio della loro responsabilità. Infine, il richiamo dell’autonomia materiale degli apostoli a Tessalonica servirà, in II Tess. 3,7-10 contrariamente ad At. 20,33-35, a ridurre e addirittura a eliminare il peso di coloro che si appoggiano materialmente sui membri della comunità.

Yann Redalié, To work so as not to weigh on anyone, Paul a model for different seasons?

In 1 Corinthians 9. 3-18 Paul discusses the reasons why the community should maintain him, but then explains that he has rejected that maintenance for the good of his ministry. The discussion about maintaining the apostle has given rise to various interpretations within the Pauline tradition itself from theearliest period. In Acts 20. 33-35 Paul’s choice at Corinth and Thessalonica, work in order not to weigh on the community (1 Corinthians 4. 12; 1 Thessalonians 2.9) is transformed into a rule of solidarity among the elders at Ephesus. In 1 Timothy 5. 17 ff instead Paul’s renunciation does not change the prin- ciple expressed by Paul himself (1 Corinthians 9. 4-14). It is right that the worthy elders of Ephesus receive material compensation for the exercise of their responsibility. Finally recalling the apostles in Thessalonica to material independence will serve to reduce or even eliminate the weight of those who lean materially on members of the community (here 2 Thessalonians 3. 7-10 is in contrast to Acts 20. 33-35).

Daniele Pevarello, Ricezione e influenza di I Cor. 7 sul primo ascetismo cristiano: l’esempio di Taziano, Clemente Alessandrino e Tertulliano

I Corinzi 7 ha ricoperto un ruolo importante nel dibattito su matrimonio e celibato nel cristianesimo delle origini e in particolare nel confronto con l’encratismo e il montanismo e nella nascita dell’ascetismo. Nella I Corinzi, Paolo si espresse a favore o contro il matrimonio? Le opinioni espresse dai primi commentatori di Paolo in proposito sono state tanto svariate e, talvolta, ambigue quanto quelle espresse da certi commentatori moderni. L’articolo approfondisce la ricezione delle istruzioni paoline sul matrimonio in Taziano, Clemente e Tertulliano, evidenziando come i loro differenti programmi teologici hanno generato un intero spettro di diverse esegesi di I Corinzi.

Daniele Pevarello

1 Corinthians 7 played a central role in the Early Christian debate about marriage and celibacy, particularly in its struggle with Encratism and Montanism and in the beginnings of asceticism. Was Paul in 1 Corinthians encouraging or rejecting marriage? The opinion expressed by Paul’s earliest commentators on this matter has been as varied and, at times, as contradictory as that of some modern scholars. The article provides insight into the reception of Paul’s instructions on marriage in Tatian, Clement and Tertullian, showing how their different theological agenda brought a range of very diverse exegeses of 1 Co- rinthians 7.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Rom 3,28). Alcune questioni circa la presenza di una tematica paolina nella storia della filosofia moderna

In età moderna, l’esegesi biblica diventa parte essenziale della riflessione critica europea sul proprio sistema simbolico. Il primo passo è la distinzione tra Gesù e le prime generazioni cristiane. I passi successivi consistettero nel met- tere in discussione tutte le principali concezioni neotestamentarie relativamente ai rapporti tra ragione e fede, tra esseri umani e mondo divino, tra autorità ecclesiastica e autorità politica, tra ebrei e cristiani, tra esigenze etiche e concezioni, dottrine e dogmi cristiani. Scienza, morale, politica, la stessa religione potevano costruire la propria autonomia solo nella misura in cui si mettevano in discussione le concezioni tradizionali tramite una nuova interpretazione di quell’insieme di testi – il Nuovo Testamento – che di quel sistema culturale era una delle basi fondanti. La riflessione critica su Rom. 3,28, è uno dei capitoli in cui questa riflessione si è verificata. Il tentativo di creazione di un sistema concettuale indipendente dalle Scritture ebraico-cristiane è tuttavia tutt’altro che terminato. Sembra che le grandi categorie culturali ebraico-cristiane continui- no a determinare il nostro modo di pensare anche se l’empirismo della scienza e della tecnica e i modi di vita di grande quantità di persone sembrano usciti da qualche tempo dalla cultura cristiana.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Romans 3, 28) Some questions on the presence of a Pauline tradition in the history of modern philosophy

In modern times, biblical interpretation has become an essential part of European critical reflection on its symbolic system. It is important first of all to distinguish between Jesus and the first generations of Christians. Then we must call into question all the principal New Testament ideas relating to the relation- ship between reason and faith, the human and the divine, ecclesiastical authority and political authority, Christians and Jews, ethical needs and ideas, Christian dogma and doctrine. Moral thought, political thought, even religion itself could become autonomous subjects of thought only in so far as they questioned traditional ideas. This was done by a new interpretation of that collection of texts – the New Testament – which was one of the foundation stones of that cultural system. Critical reflection on Romans 3. 28 is one of the texts where this reflection took place. The attempt to create a conceptual system independent of Judeo-Christian scripture is not over, even now. It seems that the big Ju- deo-Christian categories continue to determine our way of thinking, even though empirical science and technology seem to have left Christian culture behind quite some time ago, as indeed many people also seem to have done.

François Vouga, Paolo, l’Evangelo in Europa

L’articolo presenta Paolo come figura fondatrice di un’Europa unita e diver- sa, liberale e solidale, laica e democratica. Proposizione paradossale a prima vista che l’Autore argomenta in tre tesi. Primo, a Paolo dobbiamo, nella storia dell’Occidente, la scoperta del soggetto personale in quanto «Io», con le dimensioni di individualità, introspezione e vita spirituale dell’individuo che gli sono connesse. La seconda tesi sostiene che questa scoperta dell’«Io» come soggetto personale e come elemento costitutivo – universale – di ogni essere umano nasce dalla singolarità assoluta di un evento che Paolo descrive come una rivelazione di Dio: «Dio ha rivelato suo Figlio in me» (Gal. 1,12 e 16). Essendo Padre del Crocifisso, Dio non può restare il garante delle qualità, dell’elezione, della fedeltà alla legge, della purezza o della saggezza. Egli si presenta al contrario come il Dio del riconoscimento incondizionato delle persone. Questa scoperta della persona come «Io», che risulta da una rivelazione divina e conduce a riconoscere gli altri nella loro differenza, fa da fondamento a una nuova forma di società universalista e pluralista, terza tesi. L’universalismo pluralista di Paolo non risulta da un’idea politica ma da una rivelazione teologica di ciò che costituisce universalmente, e quindi singolarmente, l’identità della persona umana.

François Vouga, Paul, the Gospel in Europe

The article presents Paul as a founding figure of Europe united and divers, liberal and supportive, secular and democratic. This seems at first a paradoxical proposition which the author argues in three points. First of all, we in the West must credit Paul with the discovery of the personal subject, that is to say an “I” with the attributes of individuality, introspection, and the spiritual life of the individual to whom they belong. The second point claims that this discovery of “I” as a personal subject and as a common essential element of every human being originate from an absolutely unique event which Paul calls the revelation of God :”God has revealed his Son in me” (Galatians 1. 12, 16). Since God is the Father of the Crucified One, he cannot remain the guarantee of quality, election,faithfulness to the law, purity, or wisdom. On the contrary. he presents himself as the God who unconditionally recognises individuals. This discovery of the person as “I” originates in a divine revelation and brings about the recognition of others in their individual differences. It is the foundation of a new form of society which is universalist and pluralist. And that is the third point. Paul’s universalist pluralism does not derive from a political idea but from a theological revelation of what constitutes the identity of the human person, of every person everywhere.

abstract vol 64 : 4

S. Rostagno, Realtà e realizzazione in Karl Barth

In Barth la relazione tra realtà e realizzazione costituisce una tematica fondamentale, ripresa a proposito della creazione, della cristologia, dell’ecclesiologia e dell’etica. L’articolo commenta le Tabelle, dove vengono indicati e in parte trascritti i luoghi in cui Barth fa uso dei termini «realizzare», «realizzazione» nella sua Dogmatica. La realtà è l’attuarsi di un rapporto vitale e va riconosciuta come tale (in questo senso è spesso usato il verbo realisieren). Sulla base di tale riconoscimento, si estende nel tempo il realizzare umano. Lo sguardo non si rivolge all’indietro, verso un ideale ancora da realizzare, ma avanti, verso un territorio ancora da esplorare.

S. Rostagno, Reality and Realisation in Karl Barth

In Barth, the relationship between reality and realisation constitutes a fundamental theme, which comes up in his discussion of creation, his Christology, ecclesiology, and ethics. This article comments on the List which indicates where Barth uses the words ‘realise’, ‘realisation’ in his Dogmatics. Reality means to come into effect in a vital relationship and to be recognised as such (in this sense Barth often uses the verb realisieren). Through this recognition, human realisation extends across time. Our glance is not turned backwards towards an ideal still to be realised, but rather forwards towards a territory still to be explored.

C. Landi, I miracoli di Gesù nella pittura e nella scultura dei primi secoli del cristianesimo

Nelle comunità cristiane dei primi secoli, il Cristo è il protagonista della nuova vita in Dio. Egli stesso e il suo agire sono considerati espressione di forza salvifica. Egli e i miracoli che compie divengono i soggetti principali delle rappresentazioni che decorano gli ambienti delle catacombe, le iscrizioni e i sarcofagi dei primi secoli del Cristianesimo, dove il tema iconografico pittorico o scultoreo diviene non solo testimonianza della fede del credente, ma anche uno strumento di divulgazione del nuovo pensiero religioso. L’iconografia cristiana, affiancandoSINTESI DEGLI ARTICOLI 447
la tradizione orale, si fa portatrice di concetti sempre più complessi ed elaborati che sono espressione del maturare del pensiero teologico cristiano e in questa sua ricerca espressiva si muove all’interno di canoni stilistici che ne dimostrano l’appartenenza all’arte tardoantica contemporanea.

C. Landi, Jesus’ Miracles in early Christian Painting and Sculpture

In Christian communities of the early centuries, Christ is the protagonist of the new life in God. He himself and his actions are considered the expression of a saving power. He and his miracles became then the principal subject of images which adorn catacombs, inscriptions and sarcophagi of the earl Christian century, where the iconographic theme turns out to be not only a testimony to the believer’s faith but also a means of diffusing of a new religious idea. Christian iconography, side by side with the oral tradition, expresses more and more complex and elaborate concepts and reflects the maturing of Christian theological thought. In its search for a suitable expression of religious belief, this art stays within the canons of late ancient art.

F. Ferrario, Il battesimo nella tradizione riformata. Due prospettive teologiche

L’articolo esamina i lineamenti fondamentali della teologia battesimale di Calvino e di Karl Barth, cercando di mettere in luce come la prima critica barthiana al battesimo dei fanciulli, formulata nel 1943, si muova, dal punto di vista della struttura argomentativa, nella scia di Calvino e adducendo ragioni genuinamente calviniane. Diversa la posizione dell’ultimo Barth il quale, per alcuni aspetti, propone una prospettiva più vicina a Zwingli che al riformatore ginevrino.


F. Ferrario, Baptism in the Reform Tradition. Two Theological Perspectives

This article examines the fundamental outline of the baptismal theology of Calvin and of Karl Barth. It examines Barth’s early criticism of infant baptism which was formulated in 1943 and uses a way of reasoning which is thoroughly Calvinistic. Barth’s later position is quite different, and is in some ways closer to Zwingli than to Calvin.


M. Marottoli, Ontologia della relazione ed etica della differenza nel pensiero di Luce Irigaray

Il primato dell’etica sull’ontologia è il dato-presupposto della filosofia della differenza, a partire dal quale è possibile pensare l’essere in un modo nuovo: il suo modo originario! Originario, in quanto l’essere è due: donna, uomo; nuovo, in quanto pensare l’essere-due richiede una radicale lettura critica del linguaggio, della storia del pensiero occidentale. Nell’opera della Irigaray tale lettura critica è sviluppata in modo coerente al primato dell’etica e approda a una proposta di cittadinanza democratica.

M. Marottoli, The Ontology of Relationshipandthe Ethicsof Difference in the Thought of Luce Irigaray

The primacy of ethics over ontology is a presupposition of the philosophy of difference. Beginning from that it is possible to think of being in a new way its original way! Its original being is dual: woman, man; new because to think being needs a radical critical reading of language, of the history of western thought. In her work, Irigaray develops just such a critical reading coherently to the primacy of ethics to sketch a proposal of democratic citizenship.

abstract vol 65 : 1

D. Garrone, Note sulla teologia dopo Darwin e sui racconti biblici della creazione (Gen. 1-3)

Le prospettive scientifiche dell’evoluzione rappresentano indubbiamente una svolta paragonabile a quella copernicana, che però non sembra aver prodotto sulla teologia cristiana lo stesso effetto di quella. L’esegesi storico-critica attuale di Gen. 1 – 3, distanziandosi sensibilmente dalla lettura ecclesiastica tradizionale dell’imago dei e del peccato originale, apre nuove prospettive di confronto con la visione scientifica dell’uomo – superando polemiche e concordismi – a partire dal fatto che l’esegeta e il teologo moderni non possono essi stessi che com- prendersi anche nei termini dell’evoluzione e che il discorso responsabile sulla complessità dell’umano non si esaurisce con la scienza.

D. Garrone, Notes on Theology after Darwin and on the Biblical Narratives of Creation (Gen. 1-3)

The scientific perspectives of evolution are undoubtedly a turning point com- parable to the Copernican revolution, although the former does not seem to have produced the same effect on Christian theology as the latter. The present historical-critical exegesis of Gen. 1-3, which distances itself considerably from the traditional ecclesiastical imago Dei and original sin interpretation, opens new possibilities of comparison with the scientific vision of man – moving beyond controversies and reconciliation of the Biblical account of Creation with modern scientific discoveries – starting with the assumption that modern exegetes and theologians cannot but understand themselves also in terms of evolution, and that a responsible argument on the complexity of what pertains to mankind cannot be explained by science alone.

G. Corbellini, Darwinismo e religioni. Un’evoluzione controversa

L’A. illustra il rapporto-conflitto tra scienza e religione alla luce di considerazioni di stampo naturalistico. Inizialmente vengono descritte le varie posizioni assunte nei confronti delle teorie evoluzionistiche sia da parte dei paesi di religione islamica, sia dal punto di vista delle diverse confessioni cristiane. L’articolo offre, inoltre, tre proposte di spiegazione naturalistica delle origini del- la religiosità umana, le quali presentano come dato comune il fatto che le varie credenze in entità soprannaturali hanno la loro origine e spiegazione nella situazione vantaggiosa che esse creano a livello di controllo e stabilità del gruppo sociale. L’ultima sezione dell’intervento delinea la direzione in cui i rapporti tra religioni e scienza potrebbero svilupparsi, tenendo conto del fatto che, nella visione dell’A., i gruppi fondamentalisti non potranno essere convinti a non combattere il progresso scientifico.

G. Corbellini, Darwinism and Religions. A Controversial Evolution

The Author illustrates the relationship-conflict between Science and Religion in the light of naturalistic considerations. Initially, the various opinions as- sumed vis-à-vis evolutionistic theories both by Islamic countries and by different Christian confessions are described. Furthermore, the article offers three different naturalistic explanations of the origins of human religiosity; these ha- ve in common the fact that the origin of the various beliefs in supernatural entities can be explained by the favourable situation that they create towards con- trolling the stability of the social group. The last section outlines the direction that the relationship between religions and science might take, bearing in mind that, according to the Author, it will not be possible to convince fundamentalist groups not to fight scientific progress.

F. Ferrario, Il Creatore, il caso e la necessità. La teologia di fronte a Darwin, nel XXI secolo

L’articolo presenta alcuni interrogativi critici che la ricezione della visione darwiniana determina per un’antropologia orientata alla fede biblica, mostrando come la distinzione di piani tra fede e scienza, per quanto ovviamente necessaria, non può bastare, per sé presa, a impostare il problema in termini adegua- ti. Le coordinate decisive per una teologia al cospetto di Darwin vengono individuate da un lato nelle categorie della teologia del patto, dall’altro nell’esigenza di un costante ripensamento della problematica relativa alla teodicea.

F. Ferrario, The Creator, Chance and Necessity. Theology facing Darwin in the XXI Century

The article illustrates some critical questions which are raised by the reception of the Darwinian vision for an anthropology oriented towards Biblical faith, showing how the distinction of the two planes – Faith and Science, albeit necessary, is not sufficient, in itself, to state the terms of the problem adequately. The crucial coordinates for a theology facing Darwin are found on one side in the categories of the Theology of the Covenant, on the other on the need to con- stantly rethink the problems of Theodicy.

P. Naso, La polemica antidarwiniana negli USA tra religione e politica

L’intervento presenta lo sviluppo del conflitto tra il fondamentalismo religioso e le teorie darwiniane negli Usa, servendosi in modo particolare dell’esempio significativo del processo che si aprì nel 1925 a Dayton contro John Scopes, un professore di biologia “reo” dell’insegnamento di tesi evoluzionistiche. L’au- tore mostra come il dibattito sia aperto tuttora, nonostante le recenti scoperte scientifiche, animato anche dai legami sussistenti tra i sostenitori del creazionismo e la politica.

P. Naso, The Anti-Darwin Controversy between Religion and Politics in the USA

The article illustrates the development of the conflict between religious fundamentalism and Darwinian theories in the USA, in particular using the significant example of the trial which started in Dayton in 1925 against John Scopes, a teacher of Biology “guilty” of teaching evolutionistic theories. The Author shows how the debate is still open, in spite of recent scientific discoveries, provoked also by links between creationists and politics.

E. Noffke, Predicazione su Apoc. 21,1-7

L’intervento è costituito dalla predicazione svoltasi durante il culto di aper- tura dell’anno accademico della Facoltà valdese di Teologia. Il sermone verte su un testo dell’Apocalisse riprendendo alcune delle tematiche affrontate negli articoli precedenti – tra cui il posto della scienza nella vita del credente – e invitando, inoltre, a vedere la fine di questo mondo alla luce della speranza data dalla fede in Cristo.

E. Noffke, Sermon on Revelation 21,1-7

The article is the sermon which was preached during the service of the opening of the academic year of the Waldensian Faculty of Theology. The sermon is based on a passage of the Revelation and touches on some of the themes treated in the above articles, among which the place that Science has in the li- fe of a believer, inviting the reader to see the end of this world in the light of the hope offered by faith in Christ.

abstract vol 65 : 2

F. Ferrario, Calvino e la dottrina della Provvidenza. L’attualità provocatoria di un tema imbarazzante

L’A. presenta la dottrina calviniana della Provvidenza, essenzialmente sulla base dell’ultima edizione dell’Istituzione. Lo studio intende mettere in luce come la prospettiva di Calvino risenta abbastanza vistosamente dell’eredità nominalistica e si strutturi nel quadro di una lettura del primo articolo del Credo che non valorizza appieno il suo rapporto con la cristologia. Nella parte finale vengono illustrate alcune prospettive dogmatiche per una rilettura attuale del te- ma della Provvidenza.

F. Ferrario, Calvin and the Doctrine of Providence. The provocative topicality of an embarrassing theme

The Author presents the Calvinian doctrine of Providence, based on the last edition of the Institution. This study seeks to highlight how Calvin’s perspecti- ve is strikingly influenced by the nominalistic legacy and its structure is based upon an interpretation of the first article of the Creed which does not fully value its rapport with Christology. In the final part, some dogmatic perspectives are illustrated in order to present a modern re-interpretation of the theme of Providence.

M.C. Laurenzi, Pensiero che resiste alla contraddizione

L’A. vuole mostrare la differenza che sussiste tra due tipologie di pensiero: la prima si basa su una struttura logica coerente e concerne quel particolare sguardo sul mondo teso a comprenderne i vari aspetti (tale è, ad esempio, l’approccio scientifico). La seconda maniera di pensare concerne, secondo l’A., la realtà in quanto tale; quest’ultima è costituita da opposti, i quali non possono che presentarsi, l’uno accanto all’altro, al pensiero. Se nel primo caso la contraddittorietà rende i concetti inutili ai fini della conoscenza, nel secondo una visione unificante e univoca della realtà escluderebbe una piena comprensione delle sue dinamiche. Secondo l’A., il pensiero in grado di tollerare la dimensione della contraddittorietà è quello espresso nella Bibbia. Tale pensiero, cui è intimamente connesso il pensiero teologico, rinuncia «alla coerenza del sistema, per attenersi all’annuncio creativo del trascendente che ci raggiunge nella storia».

M.C. Laurenzi, Thought which Resists Contradiction

The Author wants to show the difference between two kinds of thought: the first kind is based on a coherent logical structure and regards that particular view of the world which attempts to understand its various aspects (the scientific approach, for instance, is one such view). The second kind of thinking regards, ac- cording to the Author, reality as such; this is composed of opposites, which can but present themselves, one side by side with the other, to thought. If, in the first case, contradictoriness renders concepts useless to the acquisition of knowledge, in the second case a unifying and univocal vision of reality would rule out a full comprehension of its dynamics. According to the Author, the thought which is capable of tolerating the dimension of contradictoriness is the thought ex- pressed in the Bible. Such thought, with which theological thought is intimately connected, renounces «coherence of the system, in order to adhere to the creati- ve announcement of the transcendental which reaches us in history».

S. Rostagno, Simbolo, linguaggio, etica

L’A. prende in considerazione tre saggi relativi alle tematiche del simbolo, del- la parola e dell’azione. Tale studio critico vuole tematizzare il rapporto rispettivamente tra il pensiero che interroga il simbolo per trarne un discorso raziona- le, il linguaggio, considerato nel suo rimando a un contenuto, e l’etica, legata al- le dinamiche di relazione e scelta. Il rapporto tra questi fattori rimanda, secondo l’A., alla problematica della tensione tra il realismo astratto e il nominalismo«inteso come appello all’imprevedibilità e momentaneità della grazia», possibili scelte che l’A. esplicitamente esclude. Ma ci sono anche altre questioni da considerare come il rapporto tra essere e non essere e la libertà.

S. Rostagno, Symbol, Language and Ethics

The Author examines three essays which deal with the themes of symbol, word and action. This critical study seeks to concentrate on the rapport respectively between the thought which questions the symbol to deduce from it a rational argument; the language, considered in its reference to a content, and ethics, tied to the dynamics of relationship and choice. The rapport between these factors refers, according to the Author, to the issue of the tension between abstract realism and nominalism «seen as an appeal to the unpredictability and momentariness of grace», possible choices which the Author clearly rules out. But there are also other issues to be considered, like the rapport between being and not being, and freedom.

L. Vogel, Il Tractatus de legitima Scripturae Sacrae interpretatione

La teologia incontrata negli scritti di Johann Gerhard rappresenta una sistemazione mirata alla difesa e giustificazione delle visioni della Riforma nella contrapposizione confessionale con la Chiesa cattolica romana. Gli ampi riferimenti ai Padri della chiesa e le riflessioni metodologiche intendono dare legittimità storica e intellettuale al proprio approccio interpretativo. In questo impegno c’è anche una rafforzata ricerca di coerenza sistematica e completezza delle proprie visioni, che ai suoi tempi era uno strumento necessario per ribadire la pertinenza teologica della Riforma. Il successo di queste pubblicazioni fa anche capire che allora non furono per niente percepite come aride, ma che ai suoi contemporanei Gerhard fu capace di dare un orientamento teologico ovvero una consolazione.

L. Vogel, The Tractatus de legitima Scripturae Sacrae interpretatione

The theology in Johann Gerhard’s writings represents a systematisation which aims at defending and justifying the views of the Reformation in the confessional contraposition with the Roman Catholic Church. The ample references to the Fathers of the Church and the methodological reflections are meant to confer historical and intellectual legitimacy to his interpretative approach. In this commitment there is also a reinforced pursuit of systematic coherence and completeness of his visions, which at his time was a necessary instrument to reaffirm the theological pertinence of the Reformation. The success attained by these publications makes us understand that at that time they were not perceived as arid, but that Gerhard was able to give his contemporaries a theological guidance, indeed a consolation.

E. Noffke, Una voce controcorrente a proposito della «nuova lettura politica» della Bibbia

Viene presentata una recente opera dell’esegeta coreano Seyoon Kim, forte- mente critica nei confronti delle nuove letture «politiche» del Nuovo Testamento: in particolare, Kim si contrappone ai lavori di Richard Horsley. Molti argo- menti dello studioso coreano appaiono condivisibili; la posizione contraria, tuttavia, risulta da lui presentata in termini eccessivamente schematici. Il dibattito è attualmente in pieno svolgimento; nonostante critiche severe come quella di Kim, tuttavia, la prospettiva di Horsley e degli altri esponenti della ricerca «politica» sembra, finora, reggere bene al contraddittorio.

E. Noffke, A voice against the main stream of the «new political reading» of the Bible

The Author presents a recent work of the Korean exegete Seyoon Kim which strongly criticizes the new “political” interpretation of the New Testament; in particular, Kim opposes the works of Richard Horsley. Many arguments of the Korean scholar can be agreed with; the opposite point of view, however, is presented by him in excessively schematic terms. The debate is at present in full progress; however, in spite of severe criticisms like Kim’s, the perspective offe- red by Horsley and the other representatives of “political” research seem to stand up to the debate well.

abstract vol 65 : 3-4

A. Grözinger, Teologia pratica, figlia dell’illuminismo.

L’articolo si propone di indagare la storia dello sviluppo della teologia pratica, in particolare per quanto concerne il periodo che precede Schleiermacher, al fine di mostrarne lo stretto legame con l’eredità illuminista. Tale aspetto resta impresso nel carattere assunto dalla teologia pratica, non solo nel momento in cui essa viene provvista da Schleiermacher di nuove basi teorico-scientifiche, ma anche nel suo sviluppo successivo. Lo scopo della materia qui presa in considerazione nel contesto della società globalizzata è, infine, delineato dall’A. come «la scoperta dell’ineludibile varietà della prassi religiosa e l’introduzione delle scienze umane come significativo potenziale ermeneutico».

A. Grözinger, Practical Theology, a Product of the Enlightenment

This article analyses the development of Practical Theology, in particular the period before Schleiermacher, in order to show the connection with the inheritance of the Enlightenment. This feature remains imprinted in the character of Practical Theology, not only when this is provided by Schleiermacher with a new theoretical-scientific basis, but also in its subsequent development. The aim of the material examined here in the context of globalized society is, finally, outlined by the Author as the «discovery of the unavoidable variety of religious practice and the introduction of human sciences as a significant hermeneutic potential».

M. Wallraff, Emancipazione dalla teologia? La «Storia della chiesa» da Gottfried Arnold a Franz Overbeck

La tematica «protestantesimo e illuminismo» viene in tale contributo affrontata da un punto di vista storico, che intende approfondire alcuni aspetti della storia della chiesa. L’A. svolge la propria trattazione a partire da Eusebio di Cesarea sino a Harnack e Overbeck, passando per Mattia Flacio Illirico, Gottfried Arnold e il XIX secolo. La seconda sezione dell’articolo è dedicata dall’A. al- la formulazione di alcune considerazioni relative alla Storia della chiesa come odierna disciplina teologica.

M. Wallraff, Emancipation from Theology? The «History of the Church» from Gottfried Arnold to Franz Overbeck

The theme «Protestantism and the Enlightenment» is dealt with from a historical point of view, in order to exhaustively investigate a few aspects of the history of the Church. The Author carries out his research starting from Eusebius of Caesarea up to Harnack and Overbeck through Matthias Flacius Illiricus, Gottfried Arnold and the 19th century. The second part of the article is dedicated to some considerations regarding the History of the Church as a theological subject of today.

G. Pfleiderer, Pensiero illuminista nella nuova teologia protestante

L’articolo si propone di delineare lo sviluppo della visione che il protestantesimo ha proposto della cultura illuminista. In particolare, l’A. analizza la posizione di Troeltsch, Barth, Rendtorff, al fine di chiarire quale sia l’effettiva influenza che l’illuminismo ha esercitato sul loro pensiero e dimostrare che, nonostante spesso sia stata manifestata una esplicita presa di distanza dall’impostazione illuminista, quest’ultima risulta imprescindibile per comprendere l’attuale teologia protestante.

G. Pfleiderer, The Thought of the Enlightenment in the New Protestant Theology

The article seeks to outline the development of the Protestant view of the culture of the Enlightenment. In particular, the Author analyses the view held by Troeltsch, Barth and Rendtorff, in order to explain what was the actual influence of the Enlightenment on their thought and show that, in spite of expressly keeping at a distance from the approach of the Enlightenment, this cannot be ignored when attempting to understand Protestant theology of today.

F. Ferrario, Illuminismo, fede cristiana, ragione teologica

L’A. esamina tre episodi del confronto tra ragione illuminista e teologia cristiana: il kantiano Conflitto delle facoltà, l’opera di Hans Albert e le recenti riflessioni di Jürgen Habermas. Se, storicamente, quello tra pensiero di matrice illuminista e teologia si è caratterizzato, essenzialmente, come uno scontro, le prospettive aperte da Habermas possono preludere a una più feconda stagione dialogica. Il pensiero cristiano sembra propenso ad avviarsi in tale direzione, anche se non mancano significativi e preoccupanti segnali nella direzione opposta.

F. Ferrario, The Enlightenment, Christian Faith and Theological Reasoning

The Author examines three episodes of the comparison between enlightened reasoning and Christian theology: Kant’s Conflict of faculties, Hans Albert’s work and Jurgen Habermas’s recent observations. If the comparison between thought of an enlightened origin and theology has been, from a historical point of view, a clash, the perspectives opened by Habermas may be a sign of a more fruitful time for dialogue. Christian thought seems to be inclined to take that direction, in spite of significant, worrying signs of the opposite tendency.

D. Garrone, Fine dell’illuminismo, tramonto del protestantesimo? Inter- rogativi sulla visione della modernità del card. Ratzinger/papa Benedetto XVI

L’illuminismo ha comportato numerose conseguenze per le nostre attuali condizioni sociali e civili: la libertà di pensiero e di religione, l’uguaglianza di donne e uomini indipendentemente dalle idee politiche o dalla fede religiosa, i diritti umani ecc. L’articolo vuole dunque esporre la posizione di Joseph Ratzinger, il quale ha criticato l’illuminismo e la modernità, nonostante abbiano donato alla storia umana «ciò che di meglio l’evoluzione culturale e politica dello homo sapiens sapiens abbia fin qui prodotto».

D. Garrone, End of the Enlightenment, Decline of Protestantism? Some Questions on the Views of Modernity Held by Cardinal Ratzinger/Pope Benedict XVI

The Enlightenment brought about several consequences for our present social and civil conditions: freedom of thought and religion, the equality of women and men irrespective of their political ideas and religious faith, human rights etc. The article aims to expound on the point of view of Joseph Ratzinger, who criticized the Enlightenment and modernity, in spite of the fact that they gave to human history «the best that the cultural and political evolution of homo sapiens sapiens has so far produced».

E.W. Stegemann, Apocalittica e storia universale nella tematica dell’imperium nell’antichità

La visione apocalittica ebraica e cristiana ha spesso incontrato alcune riser- ve nella teologia cristiana. Tuttavia, W. Pannenberg la ritiene un concetto storico universale, su cui ha basato la propria teologia come storia della rivelazione. Nell’apocalittica giudaica è possibile rinvenire, in particolare nel libro di Daniele, le tematiche della storia universale greca e romana. Essa può pertanto essere intesa come parte di un antico discorso sul dominio o sull’impero. La ricezione dell’apocalittica giudaica nel Nuovo Testamento riporta all’attenzione tale discorso relativo all’impero; leggere su questo sfondo l’apocalittica ebraica e cristiana risulta essere molto vicino a una sorta di critica dell’impero.

E.W. Stegemann, Apocalyptic and Universal History in the Theme of the imperium in the Ancient World

The Jewish and early Christian apocalyptic views were often accepted with some reservations in Christian theology. However, W. Pannenberg considers it a universal historical concept, on which he based his own theology as a history of the revelation. In Jewish apocalyptic, especially in the book of Daniel, the themes of universal Greek and Roman history can be found. Therefore, it can be considered as part of an old argument on domination or on the Roman Empire. The way Jewish apocalyptic was received into the New Testament draws new attention to the issue of the Roman Empire. To read Jewish and Christian apocalyptic in this light results in a sort of criticism of the Roman Empire.

E. Genre, Illuminismo e pedagogia della religione. L’Emilio di Jean-Jacques Rousseau, tra scomunica e profezia

In questo saggio l’A. riprende alcuni aspetti della pedagogia religiosa di Jean-Jacques Rousseau e del suo romanzo pedagogico Emilio, autentica provocazione per i suoi contemporanei illuministi. La relazione tra natura e cultura, che Rousseau ha esposto in termini paradossali nell’Emilio, resta ancora oggi al centro di un dibattito che non conosce fine. E oggi ancora le sue critiche alla visione cattolica di educazione, la sua personale e polemica lettura della tradizione riformata a cui non ha risparmiato i suoi strali, tiene aperta la domanda: che cosa si deve intendere per educazione della persona?

E. Genre, The Enlightenment and the Pedagogy of Religion. Jean-Jacques Rousseau’s Emile between Excommunication and Prophecy

In this essay, the Author considers some aspects of Jean-Jacques Rousseau’s religious pedagogy and his pedagogical novel Emile, which was a real provocation for his enlightened contemporaries. The relationship between nature and culture, which Rousseau treated in paradoxical terms in Emile, is still today at the centre of a never-ending debate. And even today his criticism of the Roman Catholic view on education, his personal, polemical interpretation of the reformed tradition which was not spared from his criticism, leave the question open: what is meant by education of the person?

L. Vogel, L’illuminismo visto dalle riviste valdesi fra il 1870 e il 1914

Il contributo riassume la visione dell’illuminismo nelle diverse riviste acca- demiche del protestantesimo italiano nel periodo compreso tra il 1870 e il 1914. Generalmente, organi come “Protestantesimo”, “Fede e vita” e “Bilychnis” non concedono grande spazio al tema dell’illuminismo; qualora esso sia trattato, il giudizio espresso è spesso alquanto negativo. L’illuminismo appare, nel quadro di una teologia dominata dalle idee del Réveil, come un movimento in grado di sfidare e indebolire la fede. La ricezione da parte della filosofia cattolica contem- poranea (Bergson, Blondel) affermava invece di superare la critica illuministica alla religione. Alcuni singoli articoli, comunque, mostrano anche un’apertura nei confronti dell’illuminismo e la sua ricezione nella teologia liberale.

L. Vogel, The Enlightenment as it was Seen in the Waldensian Journals between 1870 and 1914

This article summarizes the view of the Enlightenment held in the various academic journals of Italian Protestantism between 1870 and 1914. In general, publications such as “Protestantesimo”, “Fede e vita” and “Bilychnis” do not be- stow much space on the Enlightenment; when the theme is treated, the judgment is usually rather negative. The Enlightenment is treated, inside a theology dominated by the ideas of the Réveil, as a movement that can defy and weaken Christian faith. The way in which the Roman Catholic philosophy of that period (Bergson, Blondel) viewed the Enlightenment, however, was claimed to have overcome enlightened criticism of religion. Some single articles, however, show also an opening towards the Enlightenment and its reception into liberal theology.