Elizabeth E. Green, Teologia e genere. Un’introduzione
Partendo dalla seconda ondata femminista e dall’opera epocale di Simone de Beauvoir, l’articolo esplora la relazione fra teologia e teologia di genere. Ven- gono percorse le tre fasi della riflessione – l’identità sessuata, la distinzione tra sesso e genere, la decostruzione del genere – evidenziando il modo in cui la teologia cristiana si è trovata implicata in un complesso sistema che riproduce il dominio maschile. Lungi dall’essere un argomento marginale, la teologia di genere impatta questioni attuali come il femminicidio, l’identità maschile e la relazione tra donne e uomini oggi.
Elizabeth E. Green, Theology and Gender. An Introduction
Starting from the second feminist wave and from the epoch-making work by Simone de Beauvoir, the article explores the relationship between Theology and the Theology of Gender. The three phases of reflection are examined – sexual identity, the distinction between sex and gender, and the deconstruction of the gender – highlighting how Christian theology became involved in a complex system which replicates male rule. Far from being a marginal subject, Gender Theology regards current issues like feminicide, male identity and the relation- ship between women and men today.
Gianluigi Gugliermetto, Le teologie queer e la ricerca del soggetto
Negli ultimi decenni del Novecento, sulla scorta di altre teologie contestuali, è emersa la teologia gay/lesbica come una modalità di critica e ricostruzione delle dottrine cristiane a partire dall’esperienza del soggetto omosessuale. Un’ulteriore fase riflessiva ha dato origine alla teologia queer, che, riscoprendo molti elementi di instabilità sessuale e di genere all’interno della tradizione, può con- durre a esiti assai diversi tra loro, che vanno da una critica del progetto di liberazione omosessuale alla sua estensione universale come liberazione della soggettività queer che è di ognuno.
Gianluigi Gugliermetto, Queer Theologies and the Individual’s Research
In the last decades of the 20th Century, in the wake of other contextual theologies, gay/lesbian theology emerged as a manner of criticism and reconstruction of Christian doctrines starting from the experience of the homosexual individual. A further phase of reflection brought about Queer Theology which, re-discovering many elements of sexual and gender instability within tradition, may lead to quite different results, from a criticism of the project of homosexual liberation to its universal extension as a liberation of the queer identity of everyone.
Isabella Stretti, L’incongruenza di genere in Italia. Una proposta pastorale
La tesi si delinea su una dettagliata fotografia del contesto italiano a livello clinico e legale, ma soprattutto sui temi che affiorano dal cuore della tesi, ossia le testimonianze rilasciate da persone transgender, loro amici e familiari, varie competenze scientifiche, associazioni di supporto, ministeri per la pastorale, oltre a documenti ecclesiastici di varie denominazioni cristiane. Successivamente, le argomentazioni emerse sono messe a confronto con la teologia naturale e con l’alleanza fra teologie femministe e teologie queer, motivando teologicamente tale alleanza come migliore indicazione stradale per un cammino pastorale liberante che coinvolga le comunità ecclesiali nella loro interezza.
Isabella Stretti, The Inconsistency of Gender in Italy. A Pastoral Proposition
The thesis describes a detailed picture of the Italian situation from a clinical and legal point of view, but above all the themes which emerge from the heart of the thesis, that is the evidence given by transgender persons, by their friends and relations, by various scientific competences, Aid Associations, Pastoral Ministry, besides ecclesiastical documents from various Christian denominations. Successively, the arguments which emerged are compared to Natural Theology and to the alliance between Feminist and Queer theologies, an alliance which is motivated theologically as the best road to a liberating pastoral journey involving the entire ecclesial communities.
Shahrzad Houshmand, La forza delle donne nell’islam
Il Corano si rivolge a donne e uomini con la stessa determinazione. Due donne sono citate nel Corano come figure della fede e due donne come figure di tradimento, e servono da esempio per tutti i credenti. L’Autrice si sofferma poi sulla figura di Maria che collabora con il disegno di Dio, e afferma che Muhammad è un profeta mariano, nel senso che Maria accetta e si fa da parte. Maria non è però la sola donna che si trova a voler accettare la rivelazione di Dio che appare inaccettabile. Il Corano propone anche le storie della madre di Mosè e di Agar. L’Autrice sottolinea la loro capacità di decidere e la responsabilità del- la scelta di fronte a Dio e alla società. Donne forti si ritrovano anche nella sto- ria dell’islam e qui vengono tratteggiate velocemente le figure iniziali, responsabili di giustizia, carità e trasmissione del messaggio: Khadija, Aisha e Zeinab.
Shahrzad Houshmand, The Strength of Women in Islam
The Koran addresses women and men with the same determination. Two women are quoted in the Koran as characters of faith and two women as characters of betrayal, and they serve as examples for all the believers. The Authoress then lingers on the character of Mary, who collaborates with God’s plan, and states that Muhammad is a Marian prophet, in the sense that Mary accepts and draws aside. Mary however is not the only woman who wants to accept a revelation from God which appears unacceptable. The Koran offers also the stories of Moses’s mother and of Agar. The Authoress underlines their ability to decide and their responsibility in the choice before God and society. Strong women can also be found in the history of Islam and the characters at the beginning of the Book, who are responsible for justice, charity and the handing over of the mes- sage are outlined here: Khadigia, Aisha and Zeinab.
Letizia Tomassone, Trovare libertà femminile nell’islam contemporaneo
In ambito cristiano le storiche e le teologhe hanno lavorato da più di un secolo per ritrovare quegli spazi di libertà femminile che sono incastonati nella storia e che hanno le loro radici saldamente nel messaggio cristiano. I processi che hanno portato a dar forma all’istituzione della chiesa, fin dal primo secolo dell’era cristiana, hanno anche ristretto gli spazi delle donne. Spazi che le donne di volta in volta hanno riguadagnato e poi perso ancora una volta, in una dinamica fluttuante di libertà e oppressione. Ciò che vorrei cercare di capire, in questa lettura di testi prodotti da giuriste, storiche e teologhe musulmane, è se un meccanismo simile ha operato anche nell’islam, e soprattutto, quali sono le radici di libertà a cui le donne musulmane oggi possono riferirsi. Farò questo riferendomi in particolare a quelle autrici e autori che si riconoscono nell’islam progressista.
Letizia Tomassone, Finding Feminine Freedom in Islam Today
In the Christian context, female historians and theologians have been working for over a century to re-discover those spaces of feminine freedom which are embedded in history and which have their roots firmly in the Christian message. The processes which brought the institution of the Church to acquire its present form, from the first century of the Christian era, have restricted women’s space since the first century of the Christian era. Such space was re-gained and then lost again by women each time, in a fluctuating alternation of freedom and oppression. Analyzing these texts produced by Moslem women jurists, historians and theologians, I would like to try to understand whether a similar mechanism was at work also in Islam, and above all, what roots of freedom Moslem women of today can refer to. I shall refer mainly to those authoresses and authors who recognise themselves as belonging to progressive Islam.
Patrizia Ottone, Donne di confine. Le figlie di Selofead in Num. 27,1-11 e Num. 36,1-13
Con una proposta di esegesi dei racconti delle figlie di Selofead di Numeri 27,1-11 e Numeri 36,1-13, si mostra come una prospettiva di genere applicata a un episodio apparentemente marginale sui diritti delle donne possa gettar luce sulla discussione del Secondo Tempio intorno all’ identità del popolo di Israele dopo la distruzione babilonese. Dopo aver presentato alcuni elementi di analisi testuale, si approfondiscono i temi centrali dei due racconti per rintracciar- ne i collegamenti intertestuali dentro e fuori del Pentateuco, individuando nella questione del rapporto tra Israele e i popoli stranieri un importante collegamento tra il dibattito sulla formazione del libro dei Numeri e alcune tensioni presenti nei due racconti sulle figlie di Selofead. Il lavoro converge sul contesto storico e sociale dell’epoca persiana, concentrandosi sulla situazione delle don- ne di frontiera e sulla crisi dei matrimoni misti. Alla luce delle ricerche di esegesi femminista, si argomenta il nesso tra la questione dell’eredità delle donne e quella dei matrimoni misti.
Patrizia Ottone, Women at the Border. The Daughters of Zelophehad in Num.27,1-11 and Num. 36, 1-13
With the exegesis offered of the episodes of the daughters of Zelophehad in Numbers 27,1-11 and Numbers 36, 1-13, the Authoress shows how a perspective of gender, when applied to an apparently marginal episode concerning women’s rights, may throw some light on the discussion regarding the identity of the people of Israel after the Babilonian destruction, at the time of the Second Temple. After offering some elements of textual analysis, the central themes of the two episodes are studied thoroughly, in order to find their intertextual connections inside and outside the Pentateuch, identifying in the relationship between Israel and the alien peoples the issue which connects the debate on the com- position of the Book of Numbers and some tensions which can be found in the two episodes of the daughters of Zelophehad. The essay concentrates on the historical and social context of the Persian period, treating in detail the situation of women at the border and the crisis of mixed marriages. In the light of the re- searches of feminist exegesis, the link between the two issues of women’s inheritance and of mixed marriages is discussed.
Daniele Garrone, Dina (Gen.34) e i maschi attorno a lei. Sdegno per uno stupro o furore antiesogamico?
Genesi 34 non presenta una reazione violenta a una violenza sessuale, ma riflette visioni diverse sul problema dei matrimoni esogamici in epoca persiana. La “riparazione” di un rapporto sessuale di una donna di Israele con uno straniero, che alcuni ritenevano possibile a certe condizioni, è da altri respinta come una intollerabile contaminazione e come perniciosa assimilazione.
Daniele Garrone, Dinah (Gen. 34) and the Males around Her. Outrage for a Rape or Anti-exogamous Wrath?
Genesis 34 does not illustrate the violent reaction to a rape, but reflects dif- ferent points of view on the problem of exogamous marriages during the Per- sian period. The “reparation” of the sexual intercourse of a woman of Israel with an alien, which was considered possible by some on certain conditions, was rejected by others because it was considered an intolerable contamination and harmful integration.
Lidia Maggi, Una catechesi che fa la differenza
Sotto forma di appunti, l’articolo evidenzia l’apporto che la riflessione di genere offre alla catechesi. Il partire da sé, tipico del pensiero della differenza, sollecita un approccio non essenzialistico ma storico nell’interpretazione dei soggetti coinvolti, primo fra tutti la famiglia. La coniugazione della singolarità bio- grafica con la più ampia genealogia permette di inserire il percorso formativo nell’orizzonte della memoria biblica, plurale, in grado di fornire ai soggetti una nuova identità narrativa.
Lidia Maggi, A Catechesis which Makes the Difference
The article, which is in the form of notes, highlights the contribution that a reflection on gender brings to catechesis. Starting from one’s own personal experience – which is typical of the knowledge of gender – elicits a non-essentialist but a historical approach to the interpretation of the subjects involved, in the first place the family. Combining the single specific biography with an ampler genealogy enables one to insert the formative journey into the horizon of the biblical memory, a plural memory which can offer people a new narrative identity.
Paola Schellenbaum, Ai margini, tra antropologia e teologia. Verso nuove piste di ricerca
Il rapporto tra antropologia e teologia è esplorato “ai margini”, partendo dalla nozione di confine di Tillich. Dapprima si rilegge l’opera di Leenhardt, pastore ed etnologo francese, attraverso le lenti interdisciplinari della teoria postcoloniale di Clifford, esponente di spicco dell’antropologia storica negli Stati Uniti che propone chiavi di lettura innovative sulla reciprocità nel rapporto con gli interlocutori. Quindi, sono tratteggiati gli aspetti critici del rapporto tra antropologia e teologia, con riferimento alle ricerche sul campo contemporanee e una ri- flessione sul metodo etnografico. Infine, sono proposti due ambiti di confronto: famiglia/genere e bioetica come terreni privilegiati per la ricerca interdisciplinare vicino all’esperienza delle persone, temi dibattuti anche nelle nostre chiese.
Paola SchellenBaum, On the Edges between Anthropology and Theology. Towards New Areas of Research
The relationship between anthropology and theology is explored “at the border”, starting from the notion of “boundary” in Tillich. First, the work of the French Pastor and ethnologist Leenhardt is reviewed through the interdisciplinary lenses of postcolonial theory in Clifford, a well-known American historical anthropologist who offers an innovative perspective on reciprocity in field- work. Then, the critical aspects of the relationship between Anthropology and Theology are outlined, with particular reference to contemporary ethnographic field research and a reflection on the ethnographic method. Finally, two are- as of comparison are proposed: family/gender and bioethics as privileged fields of interdisciplinary research and of research near the experience, two themes which are currently debated also in our congregations.
Ermanno Gengre, Dialogo tra la teologia pratica e le scienze umane e sociali
Nell’intervista a Ermanno Genre raccolta da Paola Schellenbaum si ripercorrono le tappe principali del dialogo interdisciplinare fra la teologia pratica e le scienze umane e sociali, in particolare nella Facoltà valdese di Teologia con riferimento all’introduzione di una prospettiva di genere negli studi teologici e alla relazione d’aiuto in una prospettiva di Clinical Pastoral Education. Nel corso dell’intervista il confronto si articola anche intorno ai libri principali di Ermanno Genre e questo consente di tracciare il profilo intellettuale di un teologo che ha dialogato con le principali facoltà teologiche europee e americane.
Ermanno Genre, A Dialogue between Practical Theology, Humanities and Social Sciences
The interview with Ermanno Genre, carried out by Paola Schellenbaum, goes over the principal stages of the interdisciplinary dialogue between Practi- cal Theology, Humanities and Social Sciences, in particular at the Waldensian Faculty of Theology, with reference to the introduction of a perspective of gen- der in theological studies and to the therapeutic relationship in the perspective of Clinical Pastoral Education. In the interview, the dialogue deals also with the main books by Ermanno Genre; this makes it possible to trace the intellectual profile of a theologian who has been in dialogue with the principal European and American Faculties of Theology.
Sergio Rostagno, Il contributo di Lutero all’antropologia
Partendo dal film Des hommes et des dieux, presentato a Cannes nel 2010, l’Autore illustra le tesi luterane: l’essere umano è costituito in forma nuova non più sulla base della giustizia delle sue azioni, ma sulla base della giustizia di Dio. Tale riconoscimento ha luogo nel profondo della personalità umana, si nu- tre di essere fede in Dio e questo dato può soltanto essere ammesso come fondamento, anzi come «nascita» del soggetto. Affermato il fatto indubitabile della giustizia si pone a Lutero un nuovo problema, quello dell’etica. Come agisce l’essere umano che abbiamo visto rinascere nella giustizia e nella fede? E come si spiega che l’essere umano, definito contemporaneamente giusto e peccatore, faccia infallibilmente opere buone? Non è facile rispondere. Lutero ci prova nel Sermone sulle Tre giustizie (Sermo de triplici iustitia), tenuto nell’autunno 1518.
Sergio Rostagno, Luther’s Contribution to Anthropology
Starting from the film Des hommes et des dieux, shown in Cannes in 2010, the Author expounds the Lutheran theses: the human being is established in a new form, no longer on the basis of the justice of his/her actions, but on the basis of the justice of God. This recognition takes place deep inside the human person- ality, it draws nourishment from being faith in God and this datum can be ac- cepted only as a foundation, in fact as the “birth” of the individual. Once Luther has stated the indubitable fact of justice, a new problem arises for him – ethics. How does the human being, who has been re-born in justice and in faith, act? How can we explain the fact that the human being, defined simultaneously as just and sinner, does infallibly good deeds? It is not easy for Luther to answer; he tries to do so in his Sermon on the Three Justices (Sermo de triplici iustitia), delivered in the Autumn of 1518.
Enrico Cerasi, Le mosche di Wittgenstein. Antropologia e teologia in un’epoca postliberale
Una delle tesi più fertili del “secondo Wittgenstein” è che il compito della filosofia non è fondare il linguaggio ma semplicemente descriverne i suoi usi determinati. Lindbeck ha colto il suggerimento considerando la religione come una lingua e le dottrine teologiche come le sue regole “grammaticali” con valore cognitivo, sempre incarnato in un gioco linguistico. Hauerwas sostiene che la teologia, l’etica e l’esegesi biblica non possono separarsi dalla prassi della chiesa, a condizione che questa sia in grado di raccontare una storia alternativa a quella della società individualista che testimoni cioè dell’amore di Dio in Gesù Cristo. Ma tutto ciò sembra comportare la rinuncia alla critica nei confronti della chie- sa, rendendone problematica la riforma.
Enrico Cerasi, Wittgenstein’s Flies. Anthropology and Theology in a Post-liberal Period
One of the most fertile theses of the “second Wittgenstein” is that the task of Philosophy is not to found the language, but simply to describe its determined uses. Lindbeck has taken in the suggestion, considering religion like a language, and its theological doctrines like its “grammar” rules with a cognitive value, al- ways incarnated in a linguistic play. Hauerwas maintains that Theology, Ethics and Biblical exegesis cannot be separated from the praxis of the Church on condition that this is capable of telling an alternative story to the one told by the individualistic society, which bears witness of God’s love in Jesus Christ. But all this seems to involve renouncing criticism vis-à-vis the Church, rendering its re- form more problematic.
Romano Madera, Il crogiuolo del confronto tra teologie, filosofie e antropologie. Una spiritualità laica come pratica
Il confronto fra teologia e scienze umane può e deve oltrepassare i confini di un corretto, ma spesso sterile, dialogo fra campi gelosi delle loro specificità. Prendendo spunto da Frye, si delinea una possibilità di affinità di campo attraverso il tipo di verità immaginativo-letterario. Si richiama però all’idea che, come la filosofia, anche la teologia sia diventata un discorso accademico, più che una pratica di vita. Si propone, sulla base di un’esperienza di un ventennio di pratiche filosofiche, una modalità di scambio, nella ricerca del senso, basata su un metodo biografico: una spiritualità laica che, nella consapevolezza della universale necessità di senso, possa rispondere alla minaccia di inconsistenza che il mondo del capitalismo globale e della spettacolarizzazione sembra assegnare a ogni tentativo di superare l’idolatria dell’accumulazione e dell’egolatria.
Romano Madera, The Crucible of the Confrontation among Theologies, Phi- losophies and Anthropologies. A Lay Spirituality as Practice
The confrontation between Theology and Humanities can and should go beyond a fair but often sterile dialogue between fields which are jealous of their own specificity. Taking the cue from Frye, the possibility of an affinity of field through the kind of imaginative-literary truth emerges. However, this is based upon the idea that, like Philosophy, Theology has become an academic subject more than a life practice. The Author suggests, basing it on twenty years’ experience of philosophical practices, a modality of exchange in the research of sense, based upon a biographical method: a lay spirituality which, being conscious of the universal necessity of sense, can respond to the threat of insubstantiality which the world of global capitalism and of spectacularization seems to present to any attempt at overcoming the idolatry of hoarding and of egolatry.
Debora Spini, Quali soggetti per quali democrazie
Questo saggio vuole proporre alcune riflessioni sul tema del futuro della politica visto però da un’angolazione diversa, per così dire dal basso in alto, non a partire dal punto di vista delle istituzioni bensì da quello della soggettività. Si tenta di mettere in luce una crisi parallela delle forme politiche della modernità e delle forme di soggettività che a esse corrispondono, ma nella prospettiva di identificare oltre agli elementi di crisi, anche le possibili risorse. È necessario salvare un “soggetto” come punto di riferimento di pratiche che si vogliono politiche; non per nostalgia acritica di un soggetto “maiuscolo”, ma nella prospettiva di una proposta alternativa di soggettività, che sappia fare tesoro della memoria per farsi capace di futuro.
Debora Spini, Which Individuals for Which Democracies
This essay offers some reflections on the theme of the future of politics seen from a different angle, looking upwards from below; not from the point of view of institutions, but from the point of view of individuals. The parallel crises of political forms in the modern world and the corresponding forms of individuality will be highlighted, with the aim of identifying, beyond the elements of crisis, the possible resources. It is necessary to save an “individual” as a datum point of practices that should be political; not for an acritical nostalgia of the individual in “block letters”, but in the perspective of an alternative suggestion of individuality, which may profit from memory in order to become capable of building the future.
Alessia Passarelli, Dalle politiche alle pratiche d’integrazione: modelli di essere chiesa insieme a confronto
L’articolo analizza la situazione delle chiese protestanti in Italia circa le loro risposte all’immigrazione e la confronta con quella irlandese, presentando uno dei progetti di integrazione della chiesa valdese denominato «Mezzano Secondo distretto» e il «Discovery Project» della chiesa anglicana della diocesi di Dublino e Glendalough. Attraverso la comparazione tra i due progetti, l’artico- lo mette in luce le sfide che incontrano le chiese e il divario tra politiche e pra- tiche. Inoltre, si esplora il ruolo delle chiese per i migranti e si sottolinea l’importanza di promuovere legami di continuità e cambiamento nelle comunità di fede, per costruire chiese integrate.
Alessia Passarelli, From Policies to Integration Practices: Comparing Pat- terns of «Being a Church Together»
This article analyses the situation of Protestant Churches in Italy and their responses to migration and the increased number of newcomers in their congre- gations, with a parallel to the situation in the Republic of Ireland. It looks into one of the integration projects of the Waldensian Church – Union of Waldensian and Methodist Churches, the «Mezzano – Second District Project», and into the «Discovery Project» of the Anglican Church in the Diocese of Dublin and Glendal- ough. Through the comparison between the two projects, the article highlights the challenges faced by churches and the gaps emerging between policies and practices. In addition, the article looks into the role of churches for migrants, stressing the importance of promoting both bonding and bridging ties in the communities of faith, in order to build integrated churches.
Marta Bernardini, La preghiera “forte”: un caso di studio nella chiesa metodista a Bologna
La preghiera “forte”, pratica religiosa spiccatamente performativa, è caratterizzata da una “pratica forte”, intesa come molto fisica, animata e vocale, e da un “credere forte”, dimostrato attraverso la numerosità del gruppo che la met- te in atto, la ripetizione di certe richieste e a volte esperienze come il digiuno. Tale preghiera si inserisce nel contesto religioso della chiesa metodista di Bologna, nel quale convivono istanze di un protestantesimo storico e rielaborazioni sincretiche che mescolano la tradizione africana con un cristianesimo missionario e risvegliato.
Marta Bernardini, The “Strong” Prayer: the Case of a Study in the Methodist Church in Bologna
The “strong” prayer, a markedly performative religious practice, is characterized by a “strong practice” which is very physical, animated and vocal, and by a strong belief, shown by the high number of performers, by the repetition of certain requests and sometimes by experiences such as fasting. This kind of prayer is part of the religious context of the Methodist Church of Bologna, where issues of historical Protestantism co-exist with syncretic formulations mixing African tradition with a missionary revival.
Paolo Naso, Le chiese come comunità di resilienza per gli immigrati
Richiamando il tema della resilienza, il saggio affronta il tema del ruolo delle comunità di fede degli immigrati, nel caso di specie di quelle evangeliche. In particolare si sviluppano tre tesi: le chiese per approssimazione definite “etniche” costituiscono un primario fattore di resilienza utile a sostenere gli immi- grati nei loro percorsi di inserimento in società talvolta ostili; nel tempo le comunità religiose “etniche” rischiano di strutturarsi come isole impermeabili ai processi esterni pertanto ghettizzanti; la funzione di resilienza garantita dall’appartenenza degli immigrati a una comunità di fede è potenziata dall’inserimento in contesti multiculturali e interculturali in grado di stimolare integrazione, partecipazione e inclusione sociale.
Paolo Naso, The Churches as Communities of Resilience for Immigrants
Referring to the theme of resilience, this essay deals with the role which communities of faith, in the specific case Protestant communities, have for immigrants. In particular three theses are developed: the so-called “ethnic” churches are a primary factor of resilience which supports immigrants in their effort of including themselves into sometimes hostile societies; at the same time, “ethnic” religious communities risk becoming impervious to external processes and therefore ghettoizing; the function of resilience, which is guaranteed to immi- grants belonging to a community of faith, is strengthened by fitting into multi-cultural and intercultural contexts which can stimulate integration, participation and social inclusion.
Donato Di Sanzo, L’Italia delle 836 “religioni”
Lo studio critico propone una recensione ragionata dell’Enciclopedia delle Religioni in Italia del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), uscita nel marzo del 2013 e diretta da Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli. Il lavoro opera una classificazione enciclopedica delle comunità di fede e delle denominazioni religiose attualmente presenti in Italia, offrendo stime delle dimensioni numeriche e organizzative delle stesse. La preziosa indagine individua l’esistenza, sul territorio della penisola, di 836 “religioni” e restituisce l’istantanea di un pluralismo religioso in costante evoluzione.
Donato Di Sanzo, The Italy of 836 “Religions”
This critical study offers an explanatory review of the Encyclopaedia of Religions in Italy by CESNUR (Centre of Studies on New Religions), which was published in March 2013 and is directed by Massimo Introvigne and Pier Luigi Zoccatelli. This work is an encyclopaedic classification of the communities of faith and of the religious denominations which can be found in Italy at present, and it offers estimates of their sizes as regards numbers and organization. This important survey identifies, in the territory of the peninsula, 836 “religions”, and restores the picture of a religious pluralism in constant progress.