Gabriella Caramore, Ai «rabdomanti della luce». La profezia nel mondo contemporaneo
Nella sua prolusione all’anno accademico 2012-2013, la dottoressa honoris causa Gabriella Caramore affronta «le difficoltà che alcuni tratti della profezia biblica suscitano in noi». Partendo dall’espressione cabbalistica «rabdomanti della luce perduta», l’Autrice esamina fra l’altro – sottolineando che non c’è critica senza crisi – il «contatto con la verità», non meno problematico della «dimensione tempo» e dell’«idea di popolo in rapporto ai popoli», invitandoci «a soffiare fuori dalla cenere le braci nascoste e ancora accese che possono ridare fiamma alla nostra vita».
Gabriella Caramore, To the “Dowsers of Light”. Prophecy in Today’s World
In her inaugural lecture of the Academic Year 2012-2013, Dr. Honoris Causa Gabriella Caramore discusses “the difficulties aroused in us by some features of the Biblical prophecy”. Starting from the cabalistic expression “dowsers of the lost light”, the Author underlines how there is no criticism without crisis and examines, among other themes, the “contact with truth” which is not less problematic than the “time dimension” and the “idea of one people vis-à-vis pe-oples”, inviting us to “blow out of the ashes the hidden and still burning cinders which can rekindle the flame of our lives”
Paolo Ricca, Una teologa sul confine
Si può essere teologi senza appartenere a nessuna chiesa e nessuna religione? Ricca risponde positivamente nella laudatio (elogio accademico) per il con-ferimento della laurea honoris causa a Gabriella Caramore. Nel suo itinerario di ricerca non solo professionale è decisivo, afferma, il «pathos per la profanità» (Tillich) che la pone a «vivere sul confine», respirando «la libertà di chi si assume il compito non lieve di parlare responsabilmente di Dio agli uomini, e degli uomini a Dio».
Paolo Ricca, A Borderline Theologian
Can one be a theologian without belonging to any churches or any religion? Ricca answers in the positive in his Laudation (academic praise) on the occasion of the award of the Honoris Causa Degree to Gabriella Caramore. In the course of her not only professional research, the “pathos for profaneness” (Tillich) is crucial; this brings her to “live on the border”, breathing “the freedom of someone who takes on the not easy task of speaking responsibly of God to men, and of men to God”.
Marc Boss, Tesi per una teologia ecclesiale e scientifica, missionaria e civile
L’articolo, redatto in forma di lista di tesi e corollari, si interroga sulla legittimità della presenza delle scienze teologiche all’interno del sistema universitario pubblico. Al di là delle polemiche sulla loro scientificità, è fatto valere il criterio politico, che ne riconosce la pertinenza quando siano proposte in vista di un servizio alla comunità civile.
L’Autore menziona le situazioni francese e svizzera, per poi soffermarsi sul-la laicità alla canadese che parrebbe favorire lo sviluppo di un «consenso per intersezione» (John Rawls) in grado di esprimere un fondo comune. La teologia, come parte di un’agatologia capace di fornire un quadro d’espressione più am-pio, potrebbe trovarvi il proprio ruolo e partecipare alla definizione dinamica dei valori comuni necessari alla coesione civile, a partire dalla tradizione propria a ogni comunità.
Marc Boss, A Thesis for an Ecclesial, Scientific, Missionary and Civil Theology
The article, which is written as a series of theses and corollaries, questions whether it is legitimate for Theological Sciences to be part of a State University system. Without entering into a controversy on whether they are scientific or not, a political criterion is made prevalent, which recognizes their pertinence when they are offered in view of a service to the community. The Author mentions the French and Swiss situations and examines in detail the Canadian approach, which seems to favour the development of a “Consensus by Intersection” (John Rawls) which can express a shared background. Theology as part of an agathology which can offer a wider spectrum of expression, could find its role in this agathology and take part in the dynamic definition of the shared values which are necessary to a civil cohesion, starting from the traditions of each community.
Yvonne Zu Dohna, Gli sguardi dello Spirito: tra Ignazio, Lutero, Caravaggio, Rembrandt
In questo saggio, l’Autrice vuole dimostrare come, a partire dal Rinascimento, si siano sviluppati due approcci distinti nell’arte, in particolare nell’arte di ispirazione religiosa, basati su due elaborazioni teologiche diverse, quella cattolica di san Ignazio e quella protestante di Martin Lutero. Per dimostrare ciò, Dohna prende in esame due pittori, Caravaggio e Rembrandt, e in particolare i quadri dello stesso soggetto dipinti da entrambi: le due versioni del San Matteo e l’an-gelo di Caravaggio e il San Matteo e l’angelo di Rembrandt. L’ Autrice mostra come Caravaggio sia stato influenzato dalla visione cattolica e in particolare dagli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola. Ciò lo porta a rappresentare l’ispirazione di Matteo come qualcosa che viene dall’esterno, che coinvolge l’essere umano nella sua interezza e interessa i cinque sensi, mentre nel Matteo di Rembrandt l’ispirazione viene dall’interno, come voce di Dio udita dal singolo essere umano che ha una responsabilità più personale nell’atto creativo. L’ Autrice conclude il suo saggio con una domanda che lascia la strada aperta per studi futuri: si chiede, infatti, se questi due approcci siano ancora presenti nell’arte contemporanea e se essa sia tuttora influenzata da queste due diverse elaborazioni teologiche.
Yvonne Zu Dohna, The Gazes of the Spirit: Between Ignatius and Caravaggio, and Luther and Rembrandt
In this essay, the Author seeks to demonstrate that during the Renaissance two different approaches to art, in particular to religious art, developed. They were based upon two different theological schools, the Catholic theology of Saint Ignatius and the Protestant theology of Martin Luther. In order to demonstrate this, Dohna examines two artists, Caravaggio and Rembrandt, and in particular the same subject painted by both: the two versions of St Matthew and the Angel by Caravaggio and the St Matthew and the Angel by Rembrandt. The Author shows that Caravaggio was influenced by the Catholic view and in particular by the Spiritual Exercises of Ignatius Loyola. This brings him to represent Matthew’s inspiration as something which comes from outside, which involves the human being in his entirety and involves the five senses, whereas in Rembrandt’s painting Matthew’s inspiration comes from the inside, as God’s voice which is heard by the individual human being who has a more personal responsibility in the work of creativity. At the end of the essay, the Author wonders if these two different approaches are still present in contemporary art and if art today is still influenced by these two different theological schools, thus leaving the door open to further studies.
Daniele Garrone, «Perché proprio io?» Contestare la chiamata
Nella Bibbia ebraica abbiamo vari casi in cui il chiamato risponde con un assenso convinto e risoluto alla vocazione rivoltagli (Is. 6,8) oppure rivendica, an-che in situazioni di opposizione e rifiuto, la vocazione ricevuta (Is. 49,1-6; 50,4-6; 61,1-3; Am. 7,10-17). È assai significativo che la resistenza del chiamato sia un elemento strutturale di vari racconti di vocazione, ad esempio quelli di Geremia e Mosè. Proprio queste due figure sono accomunate anche da momenti di aperta contestazione della vocazione ricevuta (ad esempio, Ger. 20,7-10.14-18; e Num. 11,10-15). La presenza di questi motivi è intesa come forte legittimazione della loro opera, compiutasi nonostante tutto. Il fatto che anche Mosè abbia vissuto la dimensione della protesta, come Geremia, aggiunge un ulteriore significativo tassello alla presentazione che la Bibbia ebraica fa di lui come il più grande di tutti i profeti
Daniele Garrone, “Why Me?” Contesting the Call
In the Jewish Bible, we encounter various cases in which the person called responds with a convinced and resolute assent (Is 6,8), or claims the vocation received even in situations of opposition or refusal (Is 49,1-6; 50,4-6; 61,1-3; Am 7,10-17). It is significant that the resistance of the person called is a structural element in various vocation stories, for example those of Jeremiah and Moses. Both have moments when they contest the vocation received (for example Jer 20,7-10.14-18 and Num 11,10-15). Their strong opposition made their action even stronger and more legitimate, because it was accomplished in spite of everything. The fact that even Moses experienced protest like Jeremiah, adds another important facet to the fact that the Jewish Bible considers him the greatest among the Prophets.
Jean-Louis SKA, Chiamare ed essere chiamati
Chiamata e vocazione non possono essere considerati biblicamente sinonimi, non tanto perché connotino esperienze sostanzialmente diverse, ma perché esistono due tipi di racconti scritturali in proposito. Dopo un excursus sulla chiamata nel mondo antico e nel mondo moderno, con incursioni nell’Odissea e nel-la tradizione buddista, l’Autore affronta la chiamata di Samuele (I Sam. 3,1-21), quindi la vocazione di Mosè (Es. 3,1 – 4,18), sottolineando come l’obiezione sia il vero perno dei racconti di vocazione e ne costituisca l’emblematicità. Mosè, considerato il più grande profeta della storia d’Israele, totalizzerà in effetti il re-cord di obiezioni: cinque, di cui l’ultima è un puro e semplice rifiuto.
Jean-Louis SKA, To Call and to Be Called
Call and vocation cannot be considered synonyms in a biblical sense, not be-cause they define different experiences, but because there are two types of scriptural stories connected to them. After an excursus in the ancient and modern world, including the Odyssey and the Buddhist tradition, the Author examines Samuel’s call (I Sam 3,1-21), and Moses’ vocation (Ex 3,1-4.18), highlighting how objecting is the real pivot in the stories of vocation and is emblematic in them. Moses, considered the greatest prophet in the history of Israel, makes the highest number of objections: five, the last of which is a pure and simple refusal
Yann Redaliè, Essere presente al presente. Il “benessere” è un motivo biblico?
Questo contributo proviene dalla lezione inaugurale, da parte del decano della Facoltà valdese, a un seminario interdisciplinare sui temi del benessere e della guarigione vissuti nella prospettiva delle diverse religioni. Il testo riguarda alcuni interrogativi posti all’identificazione del messaggio cristiano come messaggio rivolto al benessere e alla guarigione: c’è una consonanza con l’attuale ricerca di terapia e di miglioramento a tutti i costi delle condizioni psico-fisiche dell’esistenza? La parte centrale del contributo si concentra sul tema dell’«oggi»: la capacità di «essere presente al presente» viene individuata nelle parole di Ge-sù come chiave di una vita impostata in maniera sana.
Yann Redaliè, Being Present in the Present. Is “Well-being” a Biblical Theme?
This article is part of the inaugurating lecture delivered by the Dean of the Waldensian Faculty, at an inter-disciplinary seminar on the themes of well-being and healing as they are experienced in different religions. The text deals with some questions concerning the Christian message as a message aimed at well-being and healing: is it in harmony with the present research of therapy and improvement at all costs of the psychological and physical conditions of life? The central part of the article concentrates on the theme of “today”: the capability of being “present in the present” can be found in the words of Jesus, to be considered like the key to a healthy approach to life.
Roberto Bottazzi, Resilienza e resa. Psicologia, teologia e spiritualità in dialogo; Fede e resilienza. Risonanze bibliche come ipotesi operativa
Questo contributo proviene da un modulo formativo offerto al corso di laurea in Scienze bibliche e teologiche della Facoltà valdese, e da alcune esperienze di formazione rivolte a credenti protestanti, evangelici e cattolici. La prima parte affronta il tema dell’intreccio tra psicologia, spiritualità e teologia relativamente a un argomento di attualità psicologica: quello della resilienza, la capacità di far fronte e superare traumi e negatività. Vengono esplorate le aree di confine e di sovrapposizione tra i vissuti emotivi e le esperienze di fede. La seconda parte offe un possibile percorso di «risonanze bibliche» sulla resilienza spirituale, individuando nel tema profondamente significativo della «forza dalla debolezza» la chiave interpretativa più importante.
Roberto Bottazzi, Resilience and Surrender. Psychology, Theology and Spirituality in Dialogue.
Faith and Resilience. Biblical Echoes as a Hypothesis of Work
This contribution comes from a training module which is part of the curriculum for the degree in Biblical and Theological Sciences at the Waldensian Faculty, and from the educational courses aimed at Protestant, Evangelical and Catholic believers. The first part deals with the intertwining of psychology, spirituality and theology vis-à-vis a theme which is psychologically very relevant today: resilience, that is to say the capability of facing and overcoming traumas and negative experiences. The border and overlapping areas of emotional and faith experiences are explored. The second part offers a possible path of “biblical resonance” on spiritual resilience, recognizing the main key of interpretation in the highly significant theme of “force from weakness”.
Laura Greig Krauss, An experimental Introduction to the Hermeneutic of Reception-History
Partendo dalle invenzioni artistiche che reinterpretano e arricchiscono i racconti biblici, l’Autrice, che è pastora in un quartiere di Los Angeles, propone di utilizzare la «reception theology» anche per la predicazione. Infatti, nel caso del testo biblico, i lettori/ascoltatori o ascoltatrici sono di fronte a un’opportunità: la recezione non è pura conservazione ma trasforma chi ascolta. Tale metodo domanda che chi ascolta si collochi di fronte al testo e nella società cui appartiene. Inoltre la teoria della recezione richiede un impegno nel lettore, che riceve un testo coinvolto in una lotta per la giustizia e viene invitato a partecipare alla stessa lotta. La globalizzazione tocca anche l’elaborazione artistica diversificata in ogni parte del mondo e crea nuove opportunità per il dialogo interreligioso: sono coinvolte anche le grandi agenzie di Questo contributo proviene da un modulo formativo offerto al corso di laurea in Scienze bibliche e teologiche della Facoltà valdese, e da alcune esperienze di formazione rivolte a credenti protestanti, evangelici e cattolici. La prima parte affronta il tema dell’intreccio tra psicologia, spiritualità e teologia relativamente a un argomento di attualità psicologica: quello della resilienza, la capacità di far fronte e superare traumi e negatività. Vengono esplorate le aree di confine e di sovrapposizione tra i vissuti emotivi e le esperienze di fede. La seconda parte offe un possibile percorso di «risonanze bibliche» sulla resilienza spirituale, individuando nel tema profondamente significativo della «forza dalla debolezza» la chiave interpretativa più importante.
Laura Greig Krauss, An experimental Introduction to the Hermeneutic of Re-ception-History
Starting from the artistic inventions which reinterpret and enrich biblical narrations, the Author – who is a protestant minister in Los Angeles – also proposes to use “Reception Theology” in preaching. With regard to biblical texts, readers/listeners are confronted by an opportunity: reception is not merely conservation but it transforms the listener. This method asks listeners to put themselves in front of the text and of the society to which the text belongs. Furthermore, Reception Theory requires a commitment from the reader, who receives a text involved in a struggle for justice, and is invited to take part in the same struggle. Globalization also concerns art works in every part of the world, and allows new opportunities for interfaith connections and mutual understanding: Hollywood, Bollywood (India), and Nollywood (Nigeria) are also invited to the conversation table. Contexts reach a new value in the artistic reinterpretation of biblical narrations. The history of Reception seeks to move beyond academic, Eurocentric, and text-based interpretations for its cross-disciplinary approach to hermeneutics. The “Reception Theology” is based on the study of J. Sawyer (2004): it emerges as a new instrument to analyze the impact of biblical texts on the lives of readers and believers’ communities.
Ilenya Goss, Dalla filosofia del limite al testo biblico come traccia per il pensiero: libertà e male in Kant
Lo studio, parte di un lavoro più ampio sul tema della libertà nella filosofia di Kant, si articola in tre momenti dedicati al rapporto tra presenza del male, peccato originale e teodicea. Riferendosi a testi di periodi differenti, mostra come il problema attraversi tutta la vicenda del criticismo. La complessità del modello di pensiero proposto emerge nei passaggi dal piano speculativo all’indagine sul testo biblico alla ricerca di chiarificazione del tema che si rivela posto “al limi-te” del filosofare. Il racconto biblico del peccato originale e la figura di Giobbe costituiscono i luoghi in cui Kant rintraccia la pensabilità di una questione di interesse primario, che non può essere affrontata con le categorie della filosofia trascendentale. Il lavoro riprende l’indagine filosofica sul problema del male come questione di interesse per la teologia della creazione.
Ilenya Goss, From the Philosophy of Limit to the Biblical Text as a Trace for Thought: Freedom and Evil in Kant
This study, which is part of an ampler essay on the theme of freedom in Kant’s philosophy, is composed of three moments dedicated to the presence of evil, original sin and theodicea and their relationship. Referring to texts belonging to different periods, the Author shows how this issue is present throughout the period of Criticism. The complexity of the model of thought offered emerges when passing from a speculative plane to an exegesis of the biblical text when one tries to clarify a theme which seems to be placed “at the border” of philosophizing. The biblical tale of the original sin and the figure of Job are for Kant the places where a question of primary interest can be conceived, which cannot be dealt with by using the categories of transcendental philosophy. The article resumes a philosophical study on the problem of evil conceived like a question which concerns the theology of creation.
Massimo Marottoli, Una lettura sinottica alle figure di Edipo, Achab e Giobbe
Articolando il discorso sul mondo nell’accezione religioso-filosofica (l’esistente riconducibile a unità) e nel dogma cristiano quale evento irriducibile, l’Autore prova a tessere un discorso incentrato sul rapporto tra l’opera-mondo creata e la sua verità. Che la Genesi inizi dalla seconda e non dalla prima lettera dell’alfabeto ebraico lo induce ad affermare che in principio era il Beth, «il segno della eventualità dell’essere». Le figure, progressivamente convocate, di Edipo, Achab e Giobbe costituiscono nella loro eterogeneità solidale un tracciato ermeneutico concluso da una allusione heideggeriana: «La scommessa è riuscire a pensare l’uomo quale essere natale, perché eventuale, e non mortale, perché necessario».
Massimo Marottoli, A Synoptic Reading of Oedipus, Ahab and Job.
Basing his argument of the world in its religious and philosophical meaning (the existent restored to unity) and the Christian dogma as an irreducible event, the Author tries to weave an argument centred on the relationship between the world as a created work and its truth. The fact that Genesis starts from the second and not the first letter of the Hebrew alphabet convinces the Author that in the beginning it was Beth “the sign of the eventuality of being”. The characters progressively recalled of Oedipus, Ahab and Job trace, in their solid heterogeneity, a hermeneutic which is concluded by a Heideggerian allusion: “The wager is to be able to think of man as a natal being because he is an event, and not mortal because he is a necessity”.
Gesine Von Kloeden-Freunderberg, 1517-2017: la Riforma, un cammino. Il Catechismo di Heidelberg, da Ursinus a Nemo e James Bond
L ’Autrice, molto coinvolta nei rapporti ecumenici e pastore attivo in Germania, prende spunto dal 450° anniversario del Catechismo di Heidelberg per sviluppare varie considerazioni sul momento storico della sua formulazione, sul suo carattere così limpidamente riformato, ispiratore di recenti importanti prese di posizione cristiane come la Confessione di Belhar, sull’attualità della sua impostazione e su che cosa può, ancora oggi, dire alle chiese. Analizza la sua struttura «do-manda-risposta» come efficace metodo d’insegnamento, la sua testimonianza di una chiesa come popolo in cammino, e l’importanza data al rapporto diretto Dio-credente; discute infine quelle che ritiene le principali emergenze della chiesa di oggi, il rapporto con le scienze e il «narcisismo come l’etica protestante di oggi».
Gesine Von Kloeden-Freunderberg, 1517-2017: the Reformation, a Journey. The Heidelberg Catechism from Ursinus to Nemo and James Bond
The Author, who is very much involved in the ecumenical dialogue and an active minister in Germany, starts from the 450th anniversary of the Heidelberg Catechism and goes on to develop various considerations on the time when this was first written, on its limpidly reformed character which inspired recent important Christian opinions such as the Belhar Confession, on its approach which is still valid today, and on what it can say to Churches even today. The Author analyses its question/answer structure as a valid teaching method; in addition, it bears witness to a church considered as a people on a journey and it stresses the importance of a direct relationship between God and the believer; finally the Author examines what she considers to be the main issues of the Church today, the relationship with sciences and “narcissism as the protestant ethics of today”.
Gunnar Wiegand, Provvidenza versus finalità: un Kant semi-inesplorato
L’articolo ripercorre lo sviluppo dello studio di Lehner sul concetto di «provvidenza» ricollegandolo innanzitutto all’utilizzo che ne viene fatto nella filosofia e nella teologia contemporanee di Kant, tenendo presente che si tratta di una idea poco sviluppata nel pensiero kantiano, e certamente assente nella più nota filosofia della fase critica. Lo studio riprende il rapporto tra giudizio teleologico, finalità e provvidenza mostrando l’intenzionalità con cui Kant evita di utilizzare questo termine per non indurre una sovrapposizione di significati, e mira a evidenziare soprattutto l’influsso della filosofia e della teologia scolastiche sul pensiero dello stesso Kant. Rimangono volutamente aperte prospettive di utilizzo di strumenti di pensiero elaborati nell’ambito della filosofia trascendentale per una trattazione di tipo teologico.
Gunnar Wiegand, Providence versus Finality: A Semi-explored Aspect of Kant
The article goes over Lehner’s study of the concept of “Providence” and connects it with its use in the philosophy and theology of Kant’s time, bearing in mind that this idea was not developed much in Kant, and was totally absent in the better known philosophy of the critical period. The article resumes the relationship of teleological judgement, finality and providence, showing how Kant purposefully avoids using this term, in order not to produce a superimposition of different meanings, and aims at highlighting, above all, the influence of Scholastic philosophy and theology on Kant’s thought. What is purposefully left open is the possibility of using tools of thought which were developed by transcenden-tal philosophy for a theological approach.
Fulvio Ferrario, Il cielo vuoto di Umberto Galimberti
Esaminando l’ultimo lavoro di Umberto Galimberti, che in realtà rielabora un’opera precedente, si sottolinea la difficoltà della teologia accademica di mediare i metodi e i risultati del proprio lavoro nel dibattito culturale corrente. Ta-le difficoltà determina (e il caso si Galimberti non è isolato) un tipo di critica alla teologia e alla religione nel quale l’interlocutore cristiano incontra significative difficoltà nel riconoscere se stesso, il che non favorisce la fecondità del dibattito. L’analisi si conclude indicando i compiti che tale situazione assegna al lavoro teologico.
Fulvio Ferrario, Umberto Galimberti’s Empty Sky
Analysing the latest work by Umberto Galimberti, which actually revises a previous work, the difficulty encountered by theology in conveying its methods and the results obtained to the cultural debate of today is underlined. Such a difficulty gives rise (and Galimberti is not the only case) to a kind of criticism of theology and religion which makes it difficult for a Christian to recognize him/herself in it, which does not favour a fruitful debate. The analysis is concluded by indicating the tasks which this situation assigns to the theologian’s work.