Autore: wp_5978506

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E. Parmentier, Il teologo pratico, artigiano di linguaggi

Il testo affronta il problema fondamentale della teologia pratica a partire dal rapporto tra contenuti e pensiero della fede e sua espressione nella vita quotidiana, nella significatività di un credere che vive immerso nelle tensioni e nelle contraddizioni del mondo contemporaneo. Cogliendo tale dialettica anche nel titolo del lavoro di E. Genre, Cittadini e discepoli, la riflessione è condotta attraverso un riferimento costante alle categorie della filosofia del linguaggio e in ascolto dei contributi di Viau ed Ebeling. Al centro si colloca la dimensione performativa dell’annuncio della Parola, riferito nel culto, ma che, estendendosi ad altri momenti e situazioni, avviene e agisce nella vita dei singoli e delle comunità.

E. Parmentier, The Practical Theologian, an Artisan of Languages

This article confronts the fundamental issue of Practical Theology, starting from the relationship between the content and the thought of faith, and its manifestation in everyday life, in the significance of living one’s faith while immersed in the tensions and contradictions of the contemporary world. This dialectic is found also in the title of E. Genre’s book, Citizens and Disciples. This reflection is carried out with constant reference to the categories of the Philosophy of Language, and takes into account Viau and Ebeling’s contributions. At the centre of the issue we find the performative dimension of the announcement of the Word referred to in the Service, but which, extending to other instances and situations, occurs and acts in the lives of individuals and of congregations.

J. Cottin, Dio è bello? La dimensione estetica della teologia

Il saggio presenta il tema dell’estetica in teologia a partire dall’apparente paradosso di una frattura tra il discorso teologico su dio e la bellezza con l’intenzione esplicita dell’A. di dare risonanza a quanto è stato elaborato a tal proposito dal teologo Ermanno Genre. La riflessione si addentra in una indagine di storia delle idee che parte dai Riformatori, passa per Bohren e Viau, per giungere a Tomatis e alla sua riflessione sul rapporto tra aesthetica gloriae aesthetica crucis.

J. Cottin, Is God Beautiful? The Aesthetic Dimension of Theology

The essay deals with the theme of aesthetics in theology, starting from the apparent paradox of a fracture between a theological approach to God, and beauty, the Author’s intention explicitly being to give relevance to what has been said on the subject by the theologian Ermanno Genre. The reflection enters into a profound examination of the history of ideas which, beginning with the Reformers, through Bohren and Viau, arrives at Tomatis and at his reflection on the relationship between aesthetica gloriae and aesthetica crucis.

H. Mottu, Salvare l’onore dell’“altra Germania”? Dietrich Bonhoeffer e la congiura del 20 luglio 1944 contro Hitler

Il contributo affronta il tema dell’onore come elemento culturale e “valore” a partire dal quale è possibile comprendere il significato della scelta di una parte della Germania di opporsi al regime nazionalsocialista, fino alla congiura anti- hitleriana. Il riferimento al teologo luterano Dietrich Bonhoeffer si snoda attraverso una ricostruzione della presenza culturale dell’onore nella famiglia di origine, e successivamente cogliendo le istanze che conducono al suo superamento nell’Etica, fino a considerare il significato del sacrificio di un certo modo di intendere l’onore stesso testimoniato nelle Lettere dal carcere.

H. Mottu, Saving the Honour of the «Other Germany»? Dietrich Bonhoeffer and the Conspiracy of 20 July 1944 against Hitler

The article deals with the theme of honour as a cultural element and a social value, which enable us to understand the meaning of the choice made by a part of Germany when it opposed the National Socialist regime, to the extent of the anti-hitler conspiracy. The reference to the Lutheran theologian dietrich Bonhoeffer moves from the cultural value of honour as held in his family of origin, and subsequently probes the issues which led him to go beyond such a value in his Ethics, and finally considers the reason why he sacrificed his former ideas of honour, as shown in his Letters and Papers from Prison.

F. Pajer, Da Toledo a Roma via Strasburgo: per una cultura religiosa pubblica secondo Costituzione

L’A. affronta l’annoso problema del riassetto dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica, esponendo alcuni lineamenti del dibattito e tracciando le coordinate di un esito auspicabile: un insegnamento culturalmente attrezzato, tendenzialmente oggettivo, attento alle scienze religiose e capace di interloquire con la teologia; pluralista, curricolare, proposto in chiave interdisciplinare e destinato a tutti; condotto da insegnanti preparati da istituzioni accademiche pubbliche.

F. Pajer, From Toledo to Rome via Strasbourg: for a Public Religious Culture according to the Constitution

The Author confronts the age-old problem of establishing a new system of Religious Education in state schools, outlining the debate and drawing the co- ordinates of a desirable result: a teaching which uses the necessary cultural to- ols, objective, interested in religious sciences and which is capable of having a dialogue with theology: pluralistic, curricular, offered in an inter-subject key, aimed at everybody, carried out by teachers who are prepared by state-run academic institutions.

Y. Redalié, Il ministero ecclesiale. Un’«opera bella» oggetto di legittimo desiderio (I Tim. 3,1)

Nella lettura delle condizioni di accesso al ministero ecclesiale indicate in I Tim. 3,1-13, colpisce la ripetizione del motivo della bellezza: alla bellezza proclamata dell’incarico corrispondono requisiti assai simili a quelli necessari all’esercizio di un qualsiasi ruolo ufficiale nella città ellenistica per il quale il candidato si qualificava più per le virtù dell’uomo onesto che per una competenza specifica. Il ministero ecclesiale considerato dalle epistole pastorali, alla stregua degli altri incarichi ufficiali della città, una «bella opera» per il bene comune rappresenta un appiattimento, un conformarsi colpevolmente al mondo, oppure uno stimolo per una riflessione sul ministero ecclesiale come ministero pubblico?

Y. Redalié, The Ecclesiastical Ministry, a «Beautiful Work» the Object of a Legitimate Desire

When reading about the conditions necessary to access the ecclesiastical ministry as described in 1 Tm 3,1-13, one is impressed by the fact that the idea of beauty is frequently re-iterated: the appointment, proclaimed as beautiful, has requisites which are very similar to those necessary for exercising any official role in a hellenistic town, where the candidate was qualified more for his virtues as an honest man than for any specific skills. does the ecclesiastical ministry as described in the Pastoral Epistles – a «beautiful work» for the common good the same as official positions in town – represent a flattening, a guilty con- forming to the world, or else is it a stimulus to ponder on the ecclesiastical ministry as a public ministry?

E. Benedetto, Appunti sulla «diaconia del gesto» nel Vangelo secondo Marco

L’articolo esamina la funzione del gesto nel Vangelo di Marco, con particolare attenzione al tema del «toccare», centrale nell’evangelo. In questo contesto, viene anche studiato lo «sguardo», che costituisce un elemento importante del- la comunicazione non verbale di Gesù, com’è presentata da Marco. dall’analisi emerge che, nella narrazione marciana, il gesto non costituisce una semplice illustrazione della parola, bensì una forma specifica di comunicazione. L’articolo si conclude con una lettura “coreografica” di Mc. 9,36 s., letto come messaggio trasmesso dall’atteggiamento dei corpi e dal loro rapporto reciproco.

E. Benedetto, Some Notes on the «Deaconry of Gestures» in the Gospel according to Mark

The article discusses the function of gestures in the Gospel according to Mark, with particular reference to the theme of «touch» which is central in this gospel. The «look» is also considered in the same context, as it is an important element in Jesus’ non-verbal way to communicate as described by Mark. The analysis shows that, in the Marcan narrative, the gesture is not just an illustration of speech, but specific form of communication. The article ends with a «choreographic» reading of Mark 9,36-37, interpreted as a message conveyed by the attitude of the bodies and their reciprocal rapport.

F. Ferrario, Dall’accoglienza alla benedizione. Una riflessione etica, tra dogmatica e teologia pratica

L’A. esamina la problematica affrontata dall’ordine del giorno del sinodo 2010 delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, relativo alle benedizioni di unioni di coppie omosessuali, nonché alcune discussioni che ne sono seguite. Ne emerge una valutazione positiva del testo, unita all’esigenza di esplicitarne alcuni pre- supposti, il silenzio sui quali favorisce equivoci rilevanti.

F. Ferrario, From Acceptance to Blessing. An Ethical Reflection between Dogmatics and Practical Theology

The Author examines the issue confronted by the Resolution of the 2010 Sy- nod of the Waldensian and Methodist Evangelical Churches, regarding the blessing of homosexual couples and some discussions which followed. The article gives a positive evaluation of the text, but also points out the necessity to ex- plain some assumptions, because silence on these would give vent to significant misunderstandings.

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P. Luca Trombetta, Le religioni dei migranti. Appunti per uno studio sociologico

Le religioni dei migranti assumono, nell’immigrazione, forme nuove frutto di reinterpretazioni delle dottrine, dei simboli, delle devozioni e dell’organizzazione. Queste trasformazioni fanno delle religioni dei migranti luoghi privilegiati degli aggiustamenti cognitivi e comportamentali necessari all’adattamento alla società ospitante. In questo intervento si illustrano alcune di queste trasformazioni a partire da ricerche condotte presso alcune comunità immigrate e si mette in luce il ruolo svolto dal pentecostalismo nei processi d’integrazione.

P. Luca Trombetta, The Religions of Immigrants. Notes for a Sociological Study

In immigration, migrants’ religions take on new forms which are a consequence of the reinterpretation of the doctrines, symbols, devotion and organization. Thanks to these transformations, religions play a privileged part in the cognitive and behavioural adjustments which are necessary for adapting to the society of the new country. Some of these transformations are illustrated in this article, starting from a research carried out in some communities of immigrants, highlighting the role played by Pentecostalism in the integration processes.

P. Naso, L’immigrazione evangelica in Italia

Negli ultimi decenni, in Italia si è consolidata la presenza di oltre duecento- mila immigrati di fede evangelica che, insieme a musulmani e ortodossi, contribuiscono a ridefinire il profilo religioso dell’Italia. Di fronte a questo fenomeno alcune denominazioni evangeliche hanno incoraggiato la nascita di chiese “etniche”, mentre altre – in particolare quelle aderenti alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia – si sono impegnate a promuovere comunità multietniche e interculturali. Anche all’interno delle chiese evangeliche si gioca quindi una partita importante sul piano dell’integrazione e dell’inclusione che meriterebbe più attenzione da parte delle istituzioni e degli operatori sociali.

P. Naso, Protestant Immigration in Italy

In the last few decades, over two hundred thousand immigrants of evangelical faith have settled in Italy who, together with Moslem and Orthodox immi- grants, contribute to redefining the religious profile of the country. This phenomenon has encouraged some evangelical denominations to create “ethnic” churches whereas others – mainly the churches which belong to the Federation of Evangelical Churches in Italy – have committed themselves to the promotion of multi-ethnic and intercultural congregations. Therefore, evangelical churches play an important role vis-à-vis integration and inclusion, and this should receive more attention from public bodies and social workers.

G.G. Ennin, Una visione africana del mondo. Alcuni approfondimenti sociali, religiosi e culturali

Questo articolo esamina in breve alcuni aspetti della cosmologia sociale e religioso-culturale dell’Africa, ed esamina l’influsso che questi concetti africani del mondo hanno sugli immigranti africani nel loro modo di rispondere alle sfi- de che devono affrontare nelle varie circostanze e realtà nel contesto della loro diaspora in Europa. L’articolo cerca anche di offrire alla chiesa europea alcuni approfondimenti missionari utili per il suo impegno con gli africani, sia all’interno sia all’esterno della comunità ecclesiastica.

G.G. Ennin, Some Missiological Insights into Aspects of African Social and Religious-Cultural Worldviews

This article takes a brief look at some aspects of African social and religio-cultural cosmology, and how these African world views impact African immigrants in their response to the diverse challenging circumstances and realities that con- front them in their diasporan context in Europe. The article also seeks to provide some missiological insights to the European Church in its mission engagement to Africans, both inside and outside of the Church community.

M. Nausner, Alla luce di Lampedusa. Una riflessione teologica sulle frontiere europee

Questo articolo parte dal presupposto che l’isola di Lampedusa sia il centro simbolico europeo, come punto di partenza per riflettere sul significato teologico delle dinamiche di confine dell’Europa meridionale al momento attuale. Esso parte da una riflessione sul potenziale epistemologico dell’analisi dei confini post-coloniali, poi contestualizza la questione dell’eredità coloniale della Germania, e infine enfatizza l’importanza dell’analisi di confine per una teologia che voglia essere autenticamente interculturale.

M. Nausner, In the Light of Lampedusa. Theological Reflections on European Border Dynamics

This article takes the claim that the Mediterranean island Lampedusa is Europe’s symbolic center as starting point to reflect on the theological significance of current southern European border dynamics. It does this first by reflecting on the epistemological potential of postcolonial border analysis, secondly by contextualizing the question in the German colonial legacy, and thirdly by emphasizing the importance of border analysis for a theology that wants to be truly intercultural.

L. Redalié, Piste bibliche per una teologia interculturale

Nell’AT la definizione dello straniero dipende dal modo nel quale Israele esprime la sua identità. Due sono i modelli, il modello genealogico secondo l’appartenenza a una delle dodici tribù e il modello vocazionale, spesso rappresentato dal profeta, secondo il quale si tratta di aderire a un progetto comune fedele al Dio del Patto. Teoricamente, anche lo straniero potrebbe aderire a tale progetto. Nel NT la questione dello «straniero» non viene trattata in quanto tale. L’uso della terminologia relativa allo «straniero» serve a esprimere la condizione cristiana nel mondo. Lo straniero non è il pagano, bensì Gesù e il discepolo. E questo porta a qualcosa come una doppia cittadinanza di pellegrini e forestieri nel mondo, che si può leggere attraverso vari testi (Fil. 3,20; I Pie. 2,11; Ebr. 11,13-16; Ef. 2,19 ecc.). La trasformazione vissuta da Israele dall’Esodo all’itinerario sembra una pista biblica feconda per una lettura interculturale. Più che declinare la propria appartenenza genealogica, etnica, nazionale, religiosa, raccontare il proprio itinerario come espressione della propria identità e confessione di fede (Deut. 26,5 ss.) permette di condividere dei percorsi significativi che si incrociano.

L. Redalié, Biblical Hints for Intercultural Theology

In the Old Testament, the definition of the alien depends on the way in which Israel expresses its identity. There are two models, the genealogical model based on belonging to one of the twelve tribes and the vocational model – often represented by the prophet – which is based on complying with a communal plan which is faithful to the God of the Covenant. In theory, also the alien might comply with this covenant. In the New Testament, the question of the «alien» as such is not treated. The terminology related to the «alien» is used to signify the condition of the Christian in the world. «Alien» does not mean «heathen» – it means Jesus and his disciple. This brings about something like a double citizenship of pilgrims and aliens in the world, which can be read through various texts (Phil 3,20; 1 Peter 2,11; Heb 11,13-15; Eph 2,19 etc.). The transformation lived by Israel from the experience of exodus to that of an itinerary seems to be a fertile trail for an intercultural reading. Rather than stating one’s belonging to a genealogical, ethnic, religious group, recounting one’s itinerary as an expression of one’s identity and confession of faith (Deut 26, 5 ff) enables one to share significant roads which intertwine.

E.D. Newell, Istanze etiche africane e l’interpretazione del Nuovo Testamento. Le beatitudini del Sermone sul Monte (Mt. 5) e i proverbi africani

L’articolo propone una lettura delle beatitudini di Mt. 5 alla luce dei prover- bi africani considerati «serbatoio di esperienze accumulate che sono sopravvissute alla prova del tempo» e fonte della «comprensione etica africana». L’insegnamento etico di Gesù è ricevuto come un approfondimento della riflessione africana espressa attraverso questi proverbi che sono «l’olio di palma con cui si mangiano le parole». Questa prossimità tra etica biblica e norme etiche africa- ne tradizionali è, secondo l’Autore, uno dei motivi della grande espansione del cristianesimo in Africa ancora oggi.

E.D. Newell, African Ethical Issues and the Interpretation of the New Testament. The Beatitudes of Mt 5 and African Proverbs

The article offers a reading of the Beatitudes of Matt 5 in the light of Afri- can proverbs considered as «a reservoir of accumulated experiences which ha- ve survived the tests of time» and the source of the «African ethical comprehension». Jesus’ ethical teaching is received like a deeper African reflection carried out through these proverbs which are «the palm oil with which words are eaten». This proximity of biblical ethics and traditional African ethical norms is, according to the Author, one of the reasons of the great expansion of Christianity in Africa even today.

C. Lanoir, Quale didattica per una formazione teologica interculturale?

Partendo dall’esperienza biennale del «Percorso di Formazione Interculturale per Predicatori Locali» (PFIPL) deciso dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste del 2009, l’articolo riflette su questo tentativo molto concreto di tenere conto della dimensione interculturale della formazione alla responsabilità ecclesiale, resa necessaria dalla presenza crescente di membri di chiesa dalle origini geografiche e culturali diverse. Sono indicati alcuni nodi fecondi di tensioni e di speranza, per un approfondimento non solo della riflessione didattica ma anche per rinforzare il progetto di formazione. Si tratta di elaborare un sapere e un saper fare condivisi nel rispetto di una grande diversità di rappresentazioni e di esperienze vissute. Affrontare temi e situazioni dove la diversità cultura- le può diventare spesso incomprensione e conflitto, come l’esercizio dell’autorità del leader, l’organizzazione della comunità, la presa di decisione, le norme etiche e la loro relazione alla Bibbia come fonte di verità.

C. Lanoir, Which didactics for a Theological Intercultural Education?

Starting from the biennial experience of the «Intercultural Training Course for Local Preachers» (PFIPL) deliberated by the Synod of the Waldensian and Methodist Churches in 2009, the article reflects on this very concrete attempt at taking into account the intercultural dimension in the training of people with ecclesial responsibilities, which was made necessary by the growing number of church members of different geographical and cultural origin. Some aspects, rich in tension and in hope, are highlighted, in view of a deeper didactical reflection and also to strengthen the training project. It is a question of creating a knowledge and know-how which can be shared, with due respect to the great diversities of representations and experiences of life. This means confronting themes and situations where cultural diversity can give vent to misunderstandings and conflict, such as the authority of the leader, the organization of the community, decision making, ethical norms and their relationship with the Bible as source of truth.

L. Redalié, Variabili culturali: comunicazione e conflitti in un contesto interculturale

La comunicazione interculturale è utile a favorire il confronto tra persone di culture diverse e a permettere il raggiungimento di scopi comuni; per questo l’abbiamo utilizzata per promuovere la partecipazione attiva alla Formazione PFIPL da parte dei tutor. La comunicazione interculturale passa attraverso tre fasi: la consapevolezza che esistono diversi schemi mentali originati da cultura ed esperienza, la conoscenza di altre culture attraverso le «variabili culturali» e l’abili- tà di comunicare. In questo articolo presentiamo alcuni spunti teorico-pratici proposti nella formazione PFIPL per facilitare il lavoro dei tutor, tecniche specifiche di colloquio con persone migranti e una panoramica su alcune variabili culturali, cioè sugli “ingredienti” che compongono una cultura, come per esempio i concetti di spazio, tempo, potere, regole, relazione ai gruppi.

L. Redalié, Which didactics for a Theological Intercultural Education?

Intercultural communication is useful for the encouragement of dialogue between people of different cultures and can enable them to reach common goals; that is why we used it to promote active participation of the tutor in the PFI- PL training course. Intercultural communication goes through three stages: the awareness that there are different mental patterns, created by culture and experience, the knowledge of other cultures through «cultural variables» and the ability to communicate. In this article we offer a few theoretical-practical ideas which were suggested in the PFIPL Training Course to make the tutor’s work easier, some specific techniques of dialogue with migrants and an outlook on so- me cultural variables, that is on the “ingredients” which make up a culture, such as for instance the concepts of space, time, power, rules and relating to groups.

J. Terino, Insieme per essere chiesa: il cammino verso l’integrità della fede

La scelta di camminare insieme per essere chiesa riconosce una realtà solo in apparenza multiculturale. L’empowerment politico, più che celebrativo, colmerà i vuoti generazionali. L’evangelo mette fine a superiorità ermeneutica nei conflitti tra concezioni del mondo, per rispondere alle percezioni di declino morale e spirituale delle chiese europee e per evitare l’enclave monoculturale che difenda la prefigurazione del mondo contro il mondo. Manca ancora trasparenza nel confronto democratico, nelle assemblee e nello studio biblico comune condotto dal pastore, il cui ruolo è oggi in crisi. Essenziale una formazione catechetica italiana. Il disincanto tradisce una schizofrenia storica della chiesa italiana. Il patto d’integrazione comporta rischi, ma il criterio ecclesiologico riformato impedirà che si scivoli nel caos del pragmatismo.

J. Terino, Together to be Church: the Path to the Integrity of Faith

The choice of being church by walking together acknowledges that our reality is only apparently multicultural. Political rather than celebrative empowerment will fill the generation gaps. The Gospel puts an end to hermeneutical superiority in world view clashes, while responding to perceptions of moral and spiritual decline in European churches, to avoid a monocultural enclave defending a world preview against the world. Transparency in democratic confrontation is still lacking both in the assemblies and in joint Bible studies led by pastors, whose role is undergoing a crisis. An Italian catechetical training is essential. This disenchantment reveals an historic schizophrenia on the part of the Italian church. The integration pact involoves some risks, but the Reformed ecclesiological criterion will prevent us from sliding into pragmatic chaos.

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Enrico Benedetto, Celebrare! La liturgia cristiana fra (in)comunicabilità e mediatizzazione nell’era dell’Homo Numericus

Il saggio è dedicato al celebrare, come dimensione dell’esperienza umana, in ascolto di prospettive diverse, da Calvino al cristianesimo orientale, alle pro- poste «evangelical». L’Autore sottolinea il significato del carattere ciclico della ripetizione che caratterizza la celebrazione e lo pone in tensione con la moltiplicazione incontrollata di immagini e segnali caratteristica dell’odierna società della comunicazione.

Enrico Benedetto, Celebrating! Christian Liturgy between (In)communicability and the Use of the Media in the Era of Homo Numericus

This essay is dedicated to celebrating as a dimension of the human experience bearing in mind different perspectives, from Calvin to oriental Christianity to Evangelical proposals. The Author underlines the meaning of the cyclical character of repetition which characterizes celebration and compares it with the un- controlled multiplication of images and signals typical of present society, which is based on communications.

Angelo Maffeis, La situazione attuale del dialogo: ecumene del consenso e delle differenze. Una prospettiva cattolica

Dopo aver analizzato gli sviluppi recenti del dialogo ecumenico e alcune pro- poste per uscire dall’attuale situazione di difficoltà, l’Autore evidenzia la necessità di individuare una figura fondamentale della chiesa che svolga la funzione di criterio e di riferimento comune rispetto alle diverse comprensioni dell’unità che oggi si confrontano.

Angelo Maffeis, The Present State of Dialogue: Ecumene of Consensus and of Differences. A Roman Catholic Perspective

After analysing the recent developments of ecumenical dialogue and some suggestions for emerging from the present difficult situation, the Author highlights the necessity of finding a fundamental figure in the Church who may play the role of criterion and common reference vis-à-vis the different comprehensions of unity which face one another today.

Claudio Tron, Dalla «Eredità dei padri» all’«Evangelo della natura». Giovanni Miegge e Vittorio Subilia, teologi di fronte al creato

L’articolo individua, nell’opera dei due teologi valdesi del secolo scorso, lo svilupparsi di una teologia della natura. Essa prende le mosse, in particolare nel caso di Miegge, dal rapporto con la terra degli avi, per svilupparsi nel più ampio contesto di una comprensione della creazione. Essa è accompagnata dall’ascolto attento della lezione barthiana, ma mantiene una considerevole originalità, oggi ancora assai istruttiva.

Claudio Tron, From the “Inheritance of the Fathers” to the “Gospel of Nature”. Giovanni Miegge and Vittorio Subilia, Two Theologians Confronting Creation

The article finds the development of a Theology of Nature in the works of these two Waldensian theologians of the last century. This originates, especially in Miegge, from the relationship with the land of his ancestors, and it deve- lops in the larger context of a comprehension of Creation. It carefully follows the Barthian teachings, but it retains a considerable originality, which remains instructive to this day.

Sergio Rostagno, Parlare bene di Gesù

Vengono esaminate due opere recentemente pubblicate, rispettivamente di Giorgio Bouchard e Armido Rizzi. L’analisi critica è accompagnata da una riflessione dell’Autore dedicata alla sempre risorgente centralità della dimensione interpretativa. Dove essa è sacrificata, ad esempio in omaggio a un preteso sapere che vorrebbe collocarsi al di fuori del conflitto ermeneutico, fraintende la propria stessa natura.

Sergio Rostagno, Talking kindly about Jesus

Two books, by Giorgio Bouchard and Armido Rizzi respectively, which have been recently published, are analysed here. The critical analysis goes with a re- flection by the Author; this analysis is dedicated to the ever-returning central position of the interpretative dimension. Where this has been sacrificed, for in- stance in favour of a knowledge which seeks to stay out of the ermeneutical conflict, it misunderstands its own nature.

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Lothar Vogel, Confessioni di fede valdesi negli anni Quaranta e Cinquanta del xvi secolo

Questo contributo si propone di mettere in evidenza l’importanza per la ricerca sul valdismo della nuova edizione di Reformierte Bekenntnisschriften, di cui sono usciti negli anni 2002-2009 i primi due volumi. In essi Emidio Campi, coadiuvato in parte del lavoro da Christian Moser, ha curato l’edizione dei testi simbolici valdesi del Cinquecento. Per quanto riguarda la parte dogmatica della confessione del 1541 davanti al Parlamento di Aix-en-Provence, viene identificato come modello una descrizione della fede valdese stesa nel 1538 da Giovanni Calvino, probabilmente sulla base di un testo stabilito da Antonio Saunier. Resta però difficile valutare in che misura le caratteristiche evidentemente calviniane di gran parte dei testi valdesi editi nella raccolta rispecchino l’influsso fattivo del teologo ginevrino sulla popolazione delle Vallate già prima del 1556.

Lothar Vogel, Waldensian Confessions of Faith in the Fifth and Sixth Decades of the 16th Century

This article wants to highlight the importance of the research on Waldensian thought in the new edition of the Reformierte Bekenntnisschriften, the first two volumes of which were published between 2002 and 2009. In them Emidio Cam- pi, with the help of Christian Moser, edited the symbolical Waldensian texts of the 16th century. As regards the dogmatic part of the Confession held in 1541 in front of the Parliament in Aix-en-Provence, the model on which it was based is identified in the description of the Waldensian faith which was written by John Calvin in 1538, probably on the basis of a text by Antonio Saunier. However it is difficult to assess how much of the clearly Calvinian features present in most of the Waldensian texts edited in this collection reflect the effective influence of the theologian from Geneva on the people of the Valleys already before 1556.

Eric Noffke, Tra Gesù e Paolo: chi ha fondato il cristianesimo?

Fu Gesù a fondare il cristianesimo, oppure esso nacque dalla fantasia speculativa di Paolo? Questa è la tesi, ad esempio, di Flores d’Arcais. Contro le banalizzazioni di questa pubblicistica, si analizzano qui le recenti risposte di alcuni accademici: Dunn, Barbaglio, Theissen e Wright. Vengono, quindi, proposti due ambiti di ricerca in cui la continuità tra Paolo e Gesù sembra interessante: il riferimento alla teologia essenica non qumranica e l’interesse per le implicazioni politiche dell’azione di Dio.

Eric Noffke, Between Jesus and Paul: Who Founded Christianity?

Was it Jesus who founded Christianity, or did it originate from Paul’s speculative imagination? This is, for instance, the thesis held by Flores D’Arcais. Against the banal reductions of this kind of journalism, the recent answers given by so- me academicians, such as Dunn, Barbaglio, Theissen and Wright are analysed here. Two areas of research are then illustrated, in which continuity between Paul and Jesus seems to be relevant: reference to the Essenic theology not connected with Qumran and the interest in the political implications of God’s action.

Fabio Traversari, La dottrina dei mandati di Dietrich Bonhoeffer nel contesto della teologia luterana

L’Autore si propone di presentare la dottrina dei mandati di Dietrich Bonhoeffer nel contesto della teologia evangelica del Novecento. Tale dottrina è vista come il tentativo del teologo luterano berlinese di criticare, da un lato, il concetto neo- luterano di ordinamento della creazione e, dall’altro, lato di reintegrare quest’ultimo all’interno di una posizione teologica ed etica marcatamente cristocentrica.

Fabio Traversari, Dietrich Bonhoeffer’s Doctrine of Mandates in the Context of Lutheran Theology

The Author wants to present Dietrich Bonhoeffer’s Doctrine of Mandates in the context of the Evangelical theology of the 20th century. This doctrine is seen as the attempt made by the Lutheran theologian from Berlin to criticize on the one hand the neo-Lutheran concept of the order of creation, on the other hand to reintegrate it within a theological and ethical position which markedly puts Christ at the centre.

Carlo Guerrieri: Flessibilità del lavoro ed etica protestante: un incontro possibile?

Flessibilità del mercato del lavoro ed etica protestante possono sposarsi? L’Autore ritiene di sì: una flessibilità che si ponga come possibilità di migliora- mento della propria condizione lavorativa e di valorizzazione dei propri talenti; che preveda strumenti sia di formazione professionale, sia di tutela per i periodi di inoccupazione; che sia frutto di cooperazione tra i differenti soggetti coinvolti, è da ritenersi coerente con la dimensione vocazionale, della domanda di senso e della bontà del cambiamento di condizione professionale dell’etica pro- testante classica.

Carlo Guerrieri, Work Flexibility and Protestant Ethics: A Feasible Encounter?

Can flexibility of the work market and protestant ethics marry? The Author thinks they can; if flexibility means the possibility to better one’s work conditions and to increase the value of one’s talents, by means of both professional training and protection during the periods of unemployment, if it is the result of cooperation between the various subjects involved, then it is to be considered coherent with a vocational dimension of the demand of sense and goodness of change of the professional condition of the classical protestant ethics.

Fulvio Ferrario, Etica della speranza

Viene brevemente presentato l’ultimo volume di Jürgen Moltmann: un contributo importante che, in un tempo di iperspecializzazione dell’etica, propone una riflessione di ampio respiro e, al tempo stesso, capace di confrontarsi con le grandi sfide poste da questo tormentato inizio di xxi secolo. Come già il titolo indica, la riflessione etica di Moltmann è integrata nel progetto teologico che, con diverse flessioni e accenti, ha attraversato il suo lavoro.

Fulvio Ferrario, The Ethics of Hope

The latest book by Jurgen Moltmann is presented here: an important contribution which, at a time when ethics is hyper-specialised, offers a vast reflection and at the same time is capable of confronting the great challenges offered by the restless beginning of the 21st century. As the title already shows, Moltmann’s ethical reflection is integrated in the theological project which, with different inflections and accents, runs through his work.

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Eric Noffke, A che punto siamo con la Third Quest for the Historical Jesus?

A che punto siamo con la ricerca sul Gesù storico? Stiamo entrando in una nuova fase degli studi? Per rispondere a queste domande il presente articolo ripercorre alcune delle principali tappe seguite finora dalla ricerca, anche con l’ausilio del numero monografico della rivista “Henoch” sul tema (2/2010), per poi introdurre alcune delle nuove piste di lavoro. In particolare vengono richiamati sia il lavoro di J. Dunn e M. Pesce, i quali approfondiscono il lavoro sulle fonti offrendo nuovi strumenti di analisi della tradizione orale su Gesù, sia la nuova ricerca politica, che chiarisce e analizza le conseguenze politiche e socia- li, oltre che religiose, della predicazione del Nazareno.

Eric Noffke, Where Have We Got up to with the Third Quest for the Historical Jesus?

Where have we got up to with the research on the historical Jesus? Are we entering a new stage of the research? In order to answer these questions, this article goes over some of the main stages of the research so far, also with the aid of the monographic issue dedicated to the subject by the “Henoch” review (2/2010), and then proceeds to introduce some of the new directions for this re- search. In particular, the article mentions the works by J. Dunn and by M. Pesce, who investigate in depth the research on sources, offering new instruments to analyse the oral tradition on Jesus, and mentions also the new political rese- arch, which clarifies and analyses not only the religious, but also the social and political consequences of the Nazarene’s preaching.

Fulvio Ferrario, Cristologia nel xxi secolo. Appunti di lavoro

L’articolo propone alcune possibili coordinate per la riflessione cristologica nell’epoca convenzionalmente definita «postmoderno». Dopo aver collocato la cristologia nel quadro di una visione ecclesiale dell’impresa teologica, vengono esaminati due snodi ritenuti fondamentali: ancora una volta, il tema del rapporto tra esegesi (in particolare la ricerca sul Gesù storico) e cristologia, e le potenzialità di una rilettura conseguente del dogma di Calcedonia per l’insie- me dell’impresa teologica. Il saggio si conclude con la proposta (per nulla nuo- va, ma in larga misura ancora da svolgere) di una cristologia pneumatologica.

Fulvio Ferrario: Christology in the 21st Century. Some Work Notes

The article offers some possible directions for a Christological reflection at the time that we conventionally call «post-modern». After inserting Christology in the background of an ecclesial point of view, two directions are examined, which are considered essential: once again, the theme of the relationship be- tween exegesis (in particular the research on historical Jesus) and Christology, and consequently the potentials of a new interpretation of the Dogma of Calcedonia for the theological field as a whole. The essay is concluded with the suggestion (not altogether new, but in great part still to be investigated) of a pneumatological Christology.

Marina Beer, Da Calvino a Calvino.«Calcoli della memoria» e divagazioni a proposito dell’educazione valdese di Italo Calvino

«Una civiltà comune che è sensibilmente diversa da quella presupposta da tanta letteratura italiana». Così Primo Levi, ebreo, riconosceva una comune alterità rispetto alla civiltà maggioritaria italiana anche in Italo Calvino. Non so- lo Calvino aveva frequentato i primi cicli scolastici nella scuola valdese di San- remo, per scelta non casuale dei genitori Calvino, laici e anticonformisti, ma le origini “ugonotte” della famiglia Calvino, radicata nella “Punta di Ponente” ligure, vengono trasfigurate nel ciclo «degli antenati» (Il visconte dimezzato), e sono presenti in molte altre opere dello scrittore, fino alle Città invisibili.

Marina Beer, From Calvin to Calvino. «Calculations of Memory» and Digres- sions Concerning Italo Calvino’s Waldensian Education

«A common culture which is markedly different from the culture assumed by much Italian literature». Thus Primo Levi, a Jew, recognised that also Italo Calvino shared with him an otherness vis-à-vis the majority of the Italian culture. Not only had Calvino attended the first cycles of his education in the Walden- sian School in Sanremo, a deliberate choice made by his non-confessional and non-conformist parents, but the “Huguenot” origins of the Calvino family, root- ed in the westernmost end of Liguria, are transfigured in his cycle «Our Ancestors» (The Cloven Viscount), and are present in many of the writer’s works, up to Invisible Cities.

Ivan Macut, Oscar Cullmann e il Concilio Vaticano II

In questo lavoro si cercherà, da una parte, di presentare brevemente il con- tributo di Cullmann al Concilio e, dall’altra, in qualche parola, presentare i limiti e le novità del Concilio, secondo lo stesso teologo. Secondo Cullmann, il decreto Unitatis redintegratio è il punto di partenza per un futuro dialogo tra i cristiani. La parte più importante si trova nel paragrafo 11, dove si parla di un ordine o “gerarchia” nelle verità della dottrina cristiana. Importanza storica del Concilio, secondo Cullmann, sta nel fatto che i padri conciliari sono riusciti ad attenuare il rigore dei dogmi senza cambiare nulla del loro testo.

Ivan Macut, Oscar Cullmann and the Second Vatican Council

In this article the Author will try, on the one hand, to introduce briefly Cullman’s contribution to the Council and, on the other hand, to show in a few words the limits and the novelties of the Council, according to the same theologian. According to Cullmann, the Unitatis redintegratio decree is the starting point for a future dialogue among Christians. The most important part is Paragraph 11, which deals with an order or “hierarchy” in the truths of the Christian doctrine. The historical importance of the Council lies, according to Cullmann, in the fact that the Council Fathers managed to tone down the rigour of the dogmas with- out changing anything at all of their text.

abstract vol 67 : 4

Lothar Vogel, Il ministero pastorale fra chiamata e scienza – considerazioni a partire da Martin Lutero e Giovanni Calvino

L’articolo analizza il rapporto fra la concezione del sacerdozio universale e il ministero pastorale nel pensiero di Martin Lutero e Giovanni Calvino. A differenza della comprensione medioevale e cattolica romana dell’ordine clericale, il ministero pastorale non è considerato una condizione superiore di salvezza, ma semplicemente una necessaria funzione della chiesa cristiana, i cui membri sono tutti sacerdoti. Per questo motivo Lutero accentua non solo la dimensione esterna della vocazione ma anche l’importanza della argomentazione razionale nell’esegesi biblica e nella teologia. L’accento che Calvino pone sulla dimensione interna della vocazione ministeriale non respinge questo pensiero, ma chiarifica i limiti dell’intenzione umana in questo campo. La Storia della chiesa, disciplina che l’Autore insegna alla Facoltà valdese, ha il compito di promuovere una comprensione sobria della chiesa visibile come corpo composto di esseri umani, per evitare le deviazioni della theologia gloriae.

Lothar Vogel, The Protestant Pastoral Ministry between Calling and Science – Considerations Starting from Martin Luther and John Calvin

This article analyses the relationship between the concepts of universal priesthood and of pastoral ministry in the thought of Martin Luther and of John Cal- vin. Unlike the medieval and Roman catholic understanding of the clerical order, ministry is not a superior status of salvation but a necessary function in the Christian Church, whose members are all priests. That is why Luther emphasizes not only the external dimension of vocation but also the importance of rational argumentation in biblical exegesis and theology. Calvin’s emphasis on the internal dimension of ministerial vocation does not reject this way of thinking, but seeks to highlight the limits of human intent in this field. The discipline of the History of the Church, which the Author teaches at the Waldensian Faculty, has the task of promoting a sober understanding of the Visible Church as a body made up of human beings, in order to avoid the deviations of theologia gloriae.

Fulvio Ferrario, La teologia tra vocazione, professione e scienza. La ragione credente tra chiesa e società secolare

L’articolo esamina lo statuto della teologia come disciplina che si considera critica, nel contesto della messa in discussione di tale pretesa, da parte della cultura secolare. L’autore prende le distanze dal progetto, sostenuto da più par- ti, di tutelare la collocazione universitaria della teologia mediante una sua progressiva assimilazione alle «scienze religiose». Il futuro della riflessione teologi- ca, sia esso interno o esterno all’istituzione accademica, dipende piuttosto dalla piena consapevolezza della propria identità ecclesiale e dalla capacità di far valere la pertinenza pubblica della specificità irriducibile del discorso teologico, in quanto riflessione razionale sulla fede della comunità cristiana.

Fulvio Ferrario, Theology in Vocation, Profession and Science. The Believing Reason between the Church and Secular Society.

The article analyses the state of Theology as a discipline which considers it- self critical, vis-à-vis the pretension of the secular culture to call that in question. The Author keeps his distance from the idea, which is supported by various authorities, of defending the position of Theology in the Universities by progressively assimilating it into «Religious Sciences». The future of theological reflection, whether it be inside or outside of an academic institution, depends rather on the full consciousness of its ecclesial identity and on the capability of imposing the public pertinence of the irreducible specificity of the theological argument as a rational reflection on the faith of the Christian community.

Massimo Di Gioacchino, Evangelizzare gli italiani, salvare l’America: l’Italian Mission della Methodist Episcopal Church degli USA (1908-1916)

L’Italian Mission della Methodist Episcopal Church è stata una delle grandi missioni di evangelizzazione religiosa che il protestantesimo americano, il metodismo in particolare, ha organizzato nel suo territorio nel corso della sua storia. L’obiettivo del saggio, frutto di un lavoro fondato sulla consultazione di un’ampia documentazione inedita, è quello di definire uno spaccato importante della storia del protestantesimo italiano, prima di adesso pressoché sconosciuto, e di arricchire l’indagine sulle dinamiche storico-sociali dell’integrazione religiosa.

Massimo Di Gioacchino, Evangelizing the Italians, Saving America: the Ital- ian Mission of the Methodist Episcopal Church of the USA (1908-1916).

The Italian Mission of the Methodist Episcopal Church was one of the great missions of religious evangelization which American Protestantism – and Methodism in particular – has organized on its territory during its history. This es- say, which is the result of a wide research based upon many documents never published, aims at describing a vast section of Italian Protestantism, hardly known so far, and at enriching the research on the historical and social dynamics of religious integration.

Cesare Milaneschi, La cattolicità della chiesa nel pensiero di Ugo Janni

La concezione che Ugo Janni aveva della cattolicità ebbe la sua radice nel- la formazione ricevuta alla Facoltà vecchio-cattolica dell’Università di Berna e nei testi dei vecchi cattolici Eugène Michaud e Hyacinthe Loyson, con il qua- le conservò una lunga frequentazione e amicizia. In uno dei suoi primi scritti espresse il pensiero che la chiesa «è essenzialmente una come il Dio di cui manifesta la gloria». Sulla base di questa premessa lo Janni riteneva che il «pan- cristianesimo» (parola che includeva sia la sua concezione dell’universalità del- la chiesa sia il movimento ecumenico attivo) fosse «una realtà già in atto nell’unità mistica della Chiesa».

Cesare Milaneschi, The Catholicity of the Church in Ugo Janni’s Thought

Ugo Janni’s conception of Catholicity was based on the education which he had received at the Old-catholic Faculty of the University of Berne and on the texts of the Old-catholics Eugène Michaud, and Hyacinthe Loyson with whom he had a long-lasting friendship. In one of his first writings he said that the Church «is essentially one thing with the God whose glory it manifests». On the basis of this premise, Janni thought that «Panchristianity» (a word which included both his conception of the universality of the Church and the active ecumenical movement) was «a reality already active in the mystic union of the Church».

abstract vol 68 : 1-2

Gabriella Caramore, Ai «rabdomanti della luce». La profezia nel mondo contemporaneo

Nella sua prolusione all’anno accademico 2012-2013, la dottoressa honoris causa Gabriella Caramore affronta «le difficoltà che alcuni tratti della profezia biblica suscitano in noi». Partendo dall’espressione cabbalistica «rabdomanti della luce perduta», l’Autrice esamina fra l’altro – sottolineando che non c’è critica senza crisi – il «contatto con la verità», non meno problematico della «dimensione tempo» e dell’«idea di popolo in rapporto ai popoli», invitandoci «a soffiare fuori dalla cenere le braci nascoste e ancora accese che possono ridare fiamma alla nostra vita».

Gabriella Caramore, To the “Dowsers of Light”. Prophecy in Today’s World

In her inaugural lecture of the Academic Year 2012-2013, Dr. Honoris Causa Gabriella Caramore discusses “the difficulties aroused in us by some features of the Biblical prophecy”. Starting from the cabalistic expression “dowsers of the lost light”, the Author underlines how there is no criticism without crisis and examines, among other themes, the “contact with truth” which is not less problematic than the “time dimension” and the “idea of one people vis-à-vis pe-oples”, inviting us to “blow out of the ashes the hidden and still burning cinders which can rekindle the flame of our lives”

Paolo Ricca, Una teologa sul confine

Si può essere teologi senza appartenere a nessuna chiesa e nessuna religione? Ricca risponde positivamente nella laudatio (elogio accademico) per il con-ferimento della laurea honoris causa a Gabriella Caramore. Nel suo itinerario di ricerca non solo professionale è decisivo, afferma, il «pathos per la profanità» (Tillich) che la pone a «vivere sul confine», respirando «la libertà di chi si assume il compito non lieve di parlare responsabilmente di Dio agli uomini, e degli uomini a Dio».

Paolo Ricca, A Borderline Theologian

Can one be a theologian without belonging to any churches or any religion? Ricca answers in the positive in his Laudation (academic praise) on the occasion of the award of the Honoris Causa Degree to Gabriella Caramore. In the course of her not only professional research, the “pathos for profaneness” (Tillich) is crucial; this brings her to “live on the border”, breathing “the freedom of someone who takes on the not easy task of speaking responsibly of God to men, and of men to God”.

Marc Boss, Tesi per una teologia ecclesiale e scientifica, missionaria e civile


L’articolo, redatto in forma di lista di tesi e corollari, si interroga sulla legittimità della presenza delle scienze teologiche all’interno del sistema universitario pubblico. Al di là delle polemiche sulla loro scientificità, è fatto valere il criterio politico, che ne riconosce la pertinenza quando siano proposte in vista di un servizio alla comunità civile.
L’Autore menziona le situazioni francese e svizzera, per poi soffermarsi sul-la laicità alla canadese che parrebbe favorire lo sviluppo di un «consenso per intersezione» (John Rawls) in grado di esprimere un fondo comune. La teologia, come parte di un’agatologia capace di fornire un quadro d’espressione più am-pio, potrebbe trovarvi il proprio ruolo e partecipare alla definizione dinamica dei valori comuni necessari alla coesione civile, a partire dalla tradizione propria a ogni comunità.

Marc Boss, A Thesis for an Ecclesial, Scientific, Missionary and Civil Theology

The article, which is written as a series of theses and corollaries, questions whether it is legitimate for Theological Sciences to be part of a State University system. Without entering into a controversy on whether they are scientific or not, a political criterion is made prevalent, which recognizes their pertinence when they are offered in view of a service to the community. The Author mentions the French and Swiss situations and examines in detail the Canadian approach, which seems to favour the development of a “Consensus by Intersection” (John Rawls) which can express a shared background. Theology as part of an agathology which can offer a wider spectrum of expression, could find its role in this agathology and take part in the dynamic definition of the shared values which are necessary to a civil cohesion, starting from the traditions of each community.

Yvonne Zu Dohna, Gli sguardi dello Spirito: tra Ignazio, Lutero, Caravaggio, Rembrandt

In questo saggio, l’Autrice vuole dimostrare come, a partire dal Rinascimento, si siano sviluppati due approcci distinti nell’arte, in particolare nell’arte di ispirazione religiosa, basati su due elaborazioni teologiche diverse, quella cattolica di san Ignazio e quella protestante di Martin Lutero. Per dimostrare ciò, Dohna prende in esame due pittori, Caravaggio e Rembrandt, e in particolare i quadri dello stesso soggetto dipinti da entrambi: le due versioni del San Matteo e l’an-gelo di Caravaggio e il San Matteo e l’angelo di Rembrandt. L’ Autrice mostra come Caravaggio sia stato influenzato dalla visione cattolica e in particolare dagli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola. Ciò lo porta a rappresentare l’ispirazione di Matteo come qualcosa che viene dall’esterno, che coinvolge l’essere umano nella sua interezza e interessa i cinque sensi, mentre nel Matteo di Rembrandt l’ispirazione viene dall’interno, come voce di Dio udita dal singolo essere umano che ha una responsabilità più personale nell’atto creativo. L’ Autrice conclude il suo saggio con una domanda che lascia la strada aperta per studi futuri: si chiede, infatti, se questi due approcci siano ancora presenti nell’arte contemporanea e se essa sia tuttora influenzata da queste due diverse elaborazioni teologiche.

Yvonne Zu Dohna, The Gazes of the Spirit: Between Ignatius and Caravaggio, and Luther and Rembrandt

In this essay, the Author seeks to demonstrate that during the Renaissance two different approaches to art, in particular to religious art, developed. They were based upon two different theological schools, the Catholic theology of Saint Ignatius and the Protestant theology of Martin Luther. In order to demonstrate this, Dohna examines two artists, Caravaggio and Rembrandt, and in particular the same subject painted by both: the two versions of St Matthew and the Angel by Caravaggio and the St Matthew and the Angel by Rembrandt. The Author shows that Caravaggio was influenced by the Catholic view and in particular by the Spiritual Exercises of Ignatius Loyola. This brings him to represent Matthew’s inspiration as something which comes from outside, which involves the human being in his entirety and involves the five senses, whereas in Rembrandt’s painting Matthew’s inspiration comes from the inside, as God’s voice which is heard by the individual human being who has a more personal responsibility in the work of creativity. At the end of the essay, the Author wonders if these two different approaches are still present in contemporary art and if art today is still influenced by these two different theological schools, thus leaving the door open to further studies.

Daniele Garrone, «Perché proprio io?» Contestare la chiamata

Nella Bibbia ebraica abbiamo vari casi in cui il chiamato risponde con un assenso convinto e risoluto alla vocazione rivoltagli (Is. 6,8) oppure rivendica, an-che in situazioni di opposizione e rifiuto, la vocazione ricevuta (Is. 49,1-6; 50,4-6; 61,1-3; Am. 7,10-17). È assai significativo che la resistenza del chiamato sia un elemento strutturale di vari racconti di vocazione, ad esempio quelli di Geremia e Mosè. Proprio queste due figure sono accomunate anche da momenti di aperta contestazione della vocazione ricevuta (ad esempio, Ger. 20,7-10.14-18; e Num. 11,10-15). La presenza di questi motivi è intesa come forte legittimazione della loro opera, compiutasi nonostante tutto. Il fatto che anche Mosè abbia vissuto la dimensione della protesta, come Geremia, aggiunge un ulteriore significativo tassello alla presentazione che la Bibbia ebraica fa di lui come il più grande di tutti i profeti

Daniele Garrone, “Why Me?” Contesting the Call

In the Jewish Bible, we encounter various cases in which the person called responds with a convinced and resolute assent (Is 6,8), or claims the vocation received even in situations of opposition or refusal (Is 49,1-6; 50,4-6; 61,1-3; Am 7,10-17). It is significant that the resistance of the person called is a structural element in various vocation stories, for example those of Jeremiah and Moses. Both have moments when they contest the vocation received (for example Jer 20,7-10.14-18 and Num 11,10-15). Their strong opposition made their action even stronger and more legitimate, because it was accomplished in spite of everything. The fact that even Moses experienced protest like Jeremiah, adds another important facet to the fact that the Jewish Bible considers him the greatest among the Prophets.

Jean-Louis SKA, Chiamare ed essere chiamati

Chiamata e vocazione non possono essere considerati biblicamente sinonimi, non tanto perché connotino esperienze sostanzialmente diverse, ma perché esistono due tipi di racconti scritturali in proposito. Dopo un excursus sulla chiamata nel mondo antico e nel mondo moderno, con incursioni nell’Odissea e nel-la tradizione buddista, l’Autore affronta la chiamata di Samuele (I Sam. 3,1-21), quindi la vocazione di Mosè (Es. 3,1 – 4,18), sottolineando come l’obiezione sia il vero perno dei racconti di vocazione e ne costituisca l’emblematicità. Mosè, considerato il più grande profeta della storia d’Israele, totalizzerà in effetti il re-cord di obiezioni: cinque, di cui l’ultima è un puro e semplice rifiuto.

Jean-Louis SKA, To Call and to Be Called

Call and vocation cannot be considered synonyms in a biblical sense, not be-cause they define different experiences, but because there are two types of scriptural stories connected to them. After an excursus in the ancient and modern world, including the Odyssey and the Buddhist tradition, the Author examines Samuel’s call (I Sam 3,1-21), and Moses’ vocation (Ex 3,1-4.18), highlighting how objecting is the real pivot in the stories of vocation and is emblematic in them. Moses, considered the greatest prophet in the history of Israel, makes the highest number of objections: five, the last of which is a pure and simple refusal

Yann Redaliè, Essere presente al presente. Il “benessere” è un motivo biblico?

Questo contributo proviene dalla lezione inaugurale, da parte del decano della Facoltà valdese, a un seminario interdisciplinare sui temi del benessere e della guarigione vissuti nella prospettiva delle diverse religioni. Il testo riguarda alcuni interrogativi posti all’identificazione del messaggio cristiano come messaggio rivolto al benessere e alla guarigione: c’è una consonanza con l’attuale ricerca di terapia e di miglioramento a tutti i costi delle condizioni psico-fisiche dell’esistenza? La parte centrale del contributo si concentra sul tema dell’«oggi»: la capacità di «essere presente al presente» viene individuata nelle parole di Ge-sù come chiave di una vita impostata in maniera sana.

Yann Redaliè, Being Present in the Present. Is “Well-being” a Biblical Theme?

This article is part of the inaugurating lecture delivered by the Dean of the Waldensian Faculty, at an inter-disciplinary seminar on the themes of well-being and healing as they are experienced in different religions. The text deals with some questions concerning the Christian message as a message aimed at well-being and healing: is it in harmony with the present research of therapy and improvement at all costs of the psychological and physical conditions of life? The central part of the article concentrates on the theme of “today”: the capability of being “present in the present” can be found in the words of Jesus, to be considered like the key to a healthy approach to life.

Roberto Bottazzi, Resilienza e resa. Psicologia, teologia e spiritualità in dialogo; Fede e resilienza. Risonanze bibliche come ipotesi operativa

Questo contributo proviene da un modulo formativo offerto al corso di laurea in Scienze bibliche e teologiche della Facoltà valdese, e da alcune esperienze di formazione rivolte a credenti protestanti, evangelici e cattolici. La prima parte affronta il tema dell’intreccio tra psicologia, spiritualità e teologia relativamente a un argomento di attualità psicologica: quello della resilienza, la capacità di far fronte e superare traumi e negatività. Vengono esplorate le aree di confine e di sovrapposizione tra i vissuti emotivi e le esperienze di fede. La seconda parte offe un possibile percorso di «risonanze bibliche» sulla resilienza spirituale, individuando nel tema profondamente significativo della «forza dalla debolezza» la chiave interpretativa più importante.

Roberto Bottazzi, Resilience and Surrender. Psychology, Theology and Spirituality in Dialogue.
Faith and Resilience. Biblical Echoes as a Hypothesis of Work

This contribution comes from a training module which is part of the curriculum for the degree in Biblical and Theological Sciences at the Waldensian Faculty, and from the educational courses aimed at Protestant, Evangelical and Catholic believers. The first part deals with the intertwining of psychology, spirituality and theology vis-à-vis a theme which is psychologically very relevant today: resilience, that is to say the capability of facing and overcoming traumas and negative experiences. The border and overlapping areas of emotional and faith experiences are explored. The second part offers a possible path of “biblical resonance” on spiritual resilience, recognizing the main key of interpretation in the highly significant theme of “force from weakness”.

Laura Greig Krauss, An experimental Introduction to the Hermeneutic of Reception-History

Partendo dalle invenzioni artistiche che reinterpretano e arricchiscono i racconti biblici, l’Autrice, che è pastora in un quartiere di Los Angeles, propone di utilizzare la «reception theology» anche per la predicazione. Infatti, nel caso del testo biblico, i lettori/ascoltatori o ascoltatrici sono di fronte a un’opportunità: la recezione non è pura conservazione ma trasforma chi ascolta. Tale metodo domanda che chi ascolta si collochi di fronte al testo e nella società cui appartiene. Inoltre la teoria della recezione richiede un impegno nel lettore, che riceve un testo coinvolto in una lotta per la giustizia e viene invitato a partecipare alla stessa lotta. La globalizzazione tocca anche l’elaborazione artistica diversificata in ogni parte del mondo e crea nuove opportunità per il dialogo interreligioso: sono coinvolte anche le grandi agenzie di Questo contributo proviene da un modulo formativo offerto al corso di laurea in Scienze bibliche e teologiche della Facoltà valdese, e da alcune esperienze di formazione rivolte a credenti protestanti, evangelici e cattolici. La prima parte affronta il tema dell’intreccio tra psicologia, spiritualità e teologia relativamente a un argomento di attualità psicologica: quello della resilienza, la capacità di far fronte e superare traumi e negatività. Vengono esplorate le aree di confine e di sovrapposizione tra i vissuti emotivi e le esperienze di fede. La seconda parte offe un possibile percorso di «risonanze bibliche» sulla resilienza spirituale, individuando nel tema profondamente significativo della «forza dalla debolezza» la chiave interpretativa più importante.

Laura Greig Krauss, An experimental Introduction to the Hermeneutic of Re-ception-History

Starting from the artistic inventions which reinterpret and enrich biblical narrations, the Author – who is a protestant minister in Los Angeles – also proposes to use “Reception Theology” in preaching. With regard to biblical texts, readers/listeners are confronted by an opportunity: reception is not merely conservation but it transforms the listener. This method asks listeners to put themselves in front of the text and of the society to which the text belongs. Furthermore, Reception Theory requires a commitment from the reader, who receives a text involved in a struggle for justice, and is invited to take part in the same struggle. Globalization also concerns art works in every part of the world, and allows new opportunities for interfaith connections and mutual understanding: Hollywood, Bollywood (India), and Nollywood (Nigeria) are also invited to the conversation table. Contexts reach a new value in the artistic reinterpretation of biblical narrations. The history of Reception seeks to move beyond academic, Eurocentric, and text-based interpretations for its cross-disciplinary approach to hermeneutics. The “Reception Theology” is based on the study of J. Sawyer (2004): it emerges as a new instrument to analyze the impact of biblical texts on the lives of readers and believers’ communities.

Ilenya Goss, Dalla filosofia del limite al testo biblico come traccia per il pensiero: libertà e male in Kant

Lo studio, parte di un lavoro più ampio sul tema della libertà nella filosofia di Kant, si articola in tre momenti dedicati al rapporto tra presenza del male, peccato originale e teodicea. Riferendosi a testi di periodi differenti, mostra come il problema attraversi tutta la vicenda del criticismo. La complessità del modello di pensiero proposto emerge nei passaggi dal piano speculativo all’indagine sul testo biblico alla ricerca di chiarificazione del tema che si rivela posto “al limi-te” del filosofare. Il racconto biblico del peccato originale e la figura di Giobbe costituiscono i luoghi in cui Kant rintraccia la pensabilità di una questione di interesse primario, che non può essere affrontata con le categorie della filosofia trascendentale. Il lavoro riprende l’indagine filosofica sul problema del male come questione di interesse per la teologia della creazione.

Ilenya Goss, From the Philosophy of Limit to the Biblical Text as a Trace for Thought: Freedom and Evil in Kant

This study, which is part of an ampler essay on the theme of freedom in Kant’s philosophy, is composed of three moments dedicated to the presence of evil, original sin and theodicea and their relationship. Referring to texts belonging to different periods, the Author shows how this issue is present throughout the period of Criticism. The complexity of the model of thought offered emerges when passing from a speculative plane to an exegesis of the biblical text when one tries to clarify a theme which seems to be placed “at the border” of philosophizing. The biblical tale of the original sin and the figure of Job are for Kant the places where a question of primary interest can be conceived, which cannot be dealt with by using the categories of transcendental philosophy. The article resumes a philosophical study on the problem of evil conceived like a question which concerns the theology of creation.

Massimo Marottoli, Una lettura sinottica alle figure di Edipo, Achab e Giobbe

Articolando il discorso sul mondo nell’accezione religioso-filosofica (l’esistente riconducibile a unità) e nel dogma cristiano quale evento irriducibile, l’Autore prova a tessere un discorso incentrato sul rapporto tra l’opera-mondo creata e la sua verità. Che la Genesi inizi dalla seconda e non dalla prima lettera dell’alfabeto ebraico lo induce ad affermare che in principio era il Beth, «il segno della eventualità dell’essere». Le figure, progressivamente convocate, di Edipo, Achab e Giobbe costituiscono nella loro eterogeneità solidale un tracciato ermeneutico concluso da una allusione heideggeriana: «La scommessa è riuscire a pensare l’uomo quale essere natale, perché eventuale, e non mortale, perché necessario».

Massimo Marottoli, A Synoptic Reading of Oedipus, Ahab and Job.

Basing his argument of the world in its religious and philosophical meaning (the existent restored to unity) and the Christian dogma as an irreducible event, the Author tries to weave an argument centred on the relationship between the world as a created work and its truth. The fact that Genesis starts from the second and not the first letter of the Hebrew alphabet convinces the Author that in the beginning it was Beth “the sign of the eventuality of being”. The characters progressively recalled of Oedipus, Ahab and Job trace, in their solid heterogeneity, a hermeneutic which is concluded by a Heideggerian allusion: “The wager is to be able to think of man as a natal being because he is an event, and not mortal because he is a necessity”.

Gesine Von Kloeden-Freunderberg, 1517-2017: la Riforma, un cammino. Il Catechismo di Heidelberg, da Ursinus a Nemo e James Bond

L ’Autrice, molto coinvolta nei rapporti ecumenici e pastore attivo in Germania, prende spunto dal 450° anniversario del Catechismo di Heidelberg per sviluppare varie considerazioni sul momento storico della sua formulazione, sul suo carattere così limpidamente riformato, ispiratore di recenti importanti prese di posizione cristiane come la Confessione di Belhar, sull’attualità della sua impostazione e su che cosa può, ancora oggi, dire alle chiese. Analizza la sua struttura «do-manda-risposta» come efficace metodo d’insegnamento, la sua testimonianza di una chiesa come popolo in cammino, e l’importanza data al rapporto diretto Dio-credente; discute infine quelle che ritiene le principali emergenze della chiesa di oggi, il rapporto con le scienze e il «narcisismo come l’etica protestante di oggi».

Gesine Von Kloeden-Freunderberg, 1517-2017: the Reformation, a Journey. The Heidelberg Catechism from Ursinus to Nemo and James Bond

The Author, who is very much involved in the ecumenical dialogue and an active minister in Germany, starts from the 450th anniversary of the Heidelberg Catechism and goes on to develop various considerations on the time when this was first written, on its limpidly reformed character which inspired recent important Christian opinions such as the Belhar Confession, on its approach which is still valid today, and on what it can say to Churches even today. The Author analyses its question/answer structure as a valid teaching method; in addition, it bears witness to a church considered as a people on a journey and it stresses the importance of a direct relationship between God and the believer; finally the Author examines what she considers to be the main issues of the Church today, the relationship with sciences and “narcissism as the protestant ethics of today”.

Gunnar Wiegand, Provvidenza versus finalità: un Kant semi-inesplorato

L’articolo ripercorre lo sviluppo dello studio di Lehner sul concetto di «provvidenza» ricollegandolo innanzitutto all’utilizzo che ne viene fatto nella filosofia e nella teologia contemporanee di Kant, tenendo presente che si tratta di una idea poco sviluppata nel pensiero kantiano, e certamente assente nella più nota filosofia della fase critica. Lo studio riprende il rapporto tra giudizio teleologico, finalità e provvidenza mostrando l’intenzionalità con cui Kant evita di utilizzare questo termine per non indurre una sovrapposizione di significati, e mira a evidenziare soprattutto l’influsso della filosofia e della teologia scolastiche sul pensiero dello stesso Kant. Rimangono volutamente aperte prospettive di utilizzo di strumenti di pensiero elaborati nell’ambito della filosofia trascendentale per una trattazione di tipo teologico.

Gunnar Wiegand, Providence versus Finality: A Semi-explored Aspect of Kant

The article goes over Lehner’s study of the concept of “Providence” and connects it with its use in the philosophy and theology of Kant’s time, bearing in mind that this idea was not developed much in Kant, and was totally absent in the better known philosophy of the critical period. The article resumes the relationship of teleological judgement, finality and providence, showing how Kant purposefully avoids using this term, in order not to produce a superimposition of different meanings, and aims at highlighting, above all, the influence of Scholastic philosophy and theology on Kant’s thought. What is purposefully left open is the possibility of using tools of thought which were developed by transcenden-tal philosophy for a theological approach.

Fulvio Ferrario, Il cielo vuoto di Umberto Galimberti

Esaminando l’ultimo lavoro di Umberto Galimberti, che in realtà rielabora un’opera precedente, si sottolinea la difficoltà della teologia accademica di mediare i metodi e i risultati del proprio lavoro nel dibattito culturale corrente. Ta-le difficoltà determina (e il caso si Galimberti non è isolato) un tipo di critica alla teologia e alla religione nel quale l’interlocutore cristiano incontra significative difficoltà nel riconoscere se stesso, il che non favorisce la fecondità del dibattito. L’analisi si conclude indicando i compiti che tale situazione assegna al lavoro teologico.

Fulvio Ferrario, Umberto Galimberti’s Empty Sky

Analysing the latest work by Umberto Galimberti, which actually revises a previous work, the difficulty encountered by theology in conveying its methods and the results obtained to the cultural debate of today is underlined. Such a difficulty gives rise (and Galimberti is not the only case) to a kind of criticism of theology and religion which makes it difficult for a Christian to recognize him/herself in it, which does not favour a fruitful debate. The analysis is concluded by indicating the tasks which this situation assigns to the theologian’s work.

abstract vol 68 : 3-4

Elizabeth E. Green, Teologia e genere. Un’introduzione

Partendo dalla seconda ondata femminista e dall’opera epocale di Simone de Beauvoir, l’articolo esplora la relazione fra teologia e teologia di genere. Ven- gono percorse le tre fasi della riflessione – l’identità sessuata, la distinzione tra sesso e genere, la decostruzione del genere – evidenziando il modo in cui la teologia cristiana si è trovata implicata in un complesso sistema che riproduce il dominio maschile. Lungi dall’essere un argomento marginale, la teologia di genere impatta questioni attuali come il femminicidio, l’identità maschile e la relazione tra donne e uomini oggi.

Elizabeth E. Green, Theology and Gender. An Introduction

Starting from the second feminist wave and from the epoch-making work by Simone de Beauvoir, the article explores the relationship between Theology and the Theology of Gender. The three phases of reflection are examined – sexual identity, the distinction between sex and gender, and the deconstruction of the gender – highlighting how Christian theology became involved in a complex system which replicates male rule. Far from being a marginal subject, Gender Theology regards current issues like feminicide, male identity and the relation- ship between women and men today.

Gianluigi Gugliermetto, Le teologie queer e la ricerca del soggetto

Negli ultimi decenni del Novecento, sulla scorta di altre teologie contestuali, è emersa la teologia gay/lesbica come una modalità di critica e ricostruzione delle dottrine cristiane a partire dall’esperienza del soggetto omosessuale. Un’ulteriore fase riflessiva ha dato origine alla teologia queer, che, riscoprendo molti elementi di instabilità sessuale e di genere all’interno della tradizione, può con- durre a esiti assai diversi tra loro, che vanno da una critica del progetto di liberazione omosessuale alla sua estensione universale come liberazione della soggettività queer che è di ognuno.

Gianluigi Gugliermetto, Queer Theologies and the Individual’s Research

In the last decades of the 20th Century, in the wake of other contextual theologies, gay/lesbian theology emerged as a manner of criticism and reconstruction of Christian doctrines starting from the experience of the homosexual individual. A further phase of reflection brought about Queer Theology which, re-discovering many elements of sexual and gender instability within tradition, may lead to quite different results, from a criticism of the project of homosexual liberation to its universal extension as a liberation of the queer identity of everyone.

Isabella Stretti, L’incongruenza di genere in Italia. Una proposta pastorale

La tesi si delinea su una dettagliata fotografia del contesto italiano a livello clinico e legale, ma soprattutto sui temi che affiorano dal cuore della tesi, ossia le testimonianze rilasciate da persone transgender, loro amici e familiari, varie competenze scientifiche, associazioni di supporto, ministeri per la pastorale, oltre a documenti ecclesiastici di varie denominazioni cristiane. Successivamente, le argomentazioni emerse sono messe a confronto con la teologia naturale e con l’alleanza fra teologie femministe e teologie queer, motivando teologicamente tale alleanza come migliore indicazione stradale per un cammino pastorale liberante che coinvolga le comunità ecclesiali nella loro interezza.

Isabella Stretti, The Inconsistency of Gender in Italy. A Pastoral Proposition

The thesis describes a detailed picture of the Italian situation from a clinical and legal point of view, but above all the themes which emerge from the heart of the thesis, that is the evidence given by transgender persons, by their friends and relations, by various scientific competences, Aid Associations, Pastoral Ministry, besides ecclesiastical documents from various Christian denominations. Successively, the arguments which emerged are compared to Natural Theology and to the alliance between Feminist and Queer theologies, an alliance which is motivated theologically as the best road to a liberating pastoral journey involving the entire ecclesial communities.

Shahrzad Houshmand, La forza delle donne nell’islam

Il Corano si rivolge a donne e uomini con la stessa determinazione. Due donne sono citate nel Corano come figure della fede e due donne come figure di tradimento, e servono da esempio per tutti i credenti. L’Autrice si sofferma poi sulla figura di Maria che collabora con il disegno di Dio, e afferma che Muhammad è un profeta mariano, nel senso che Maria accetta e si fa da parte. Maria non è però la sola donna che si trova a voler accettare la rivelazione di Dio che appare inaccettabile. Il Corano propone anche le storie della madre di Mosè e di Agar. L’Autrice sottolinea la loro capacità di decidere e la responsabilità del- la scelta di fronte a Dio e alla società. Donne forti si ritrovano anche nella sto- ria dell’islam e qui vengono tratteggiate velocemente le figure iniziali, responsabili di giustizia, carità e trasmissione del messaggio: Khadija, Aisha e Zeinab.

Shahrzad Houshmand, The Strength of Women in Islam

The Koran addresses women and men with the same determination. Two women are quoted in the Koran as characters of faith and two women as characters of betrayal, and they serve as examples for all the believers. The Authoress then lingers on the character of Mary, who collaborates with God’s plan, and states that Muhammad is a Marian prophet, in the sense that Mary accepts and draws aside. Mary however is not the only woman who wants to accept a revelation from God which appears unacceptable. The Koran offers also the stories of Moses’s mother and of Agar. The Authoress underlines their ability to decide and their responsibility in the choice before God and society. Strong women can also be found in the history of Islam and the characters at the beginning of the Book, who are responsible for justice, charity and the handing over of the mes- sage are outlined here: Khadigia, Aisha and Zeinab.

Letizia Tomassone, Trovare libertà femminile nell’islam contemporaneo

In ambito cristiano le storiche e le teologhe hanno lavorato da più di un secolo per ritrovare quegli spazi di libertà femminile che sono incastonati nella storia e che hanno le loro radici saldamente nel messaggio cristiano. I processi che hanno portato a dar forma all’istituzione della chiesa, fin dal primo secolo dell’era cristiana, hanno anche ristretto gli spazi delle donne. Spazi che le donne di volta in volta hanno riguadagnato e poi perso ancora una volta, in una dinamica fluttuante di libertà e oppressione. Ciò che vorrei cercare di capire, in questa lettura di testi prodotti da giuriste, storiche e teologhe musulmane, è se un meccanismo simile ha operato anche nell’islam, e soprattutto, quali sono le radici di libertà a cui le donne musulmane oggi possono riferirsi. Farò questo riferendomi in particolare a quelle autrici e autori che si riconoscono nell’islam progressista.

Letizia Tomassone, Finding Feminine Freedom in Islam Today

In the Christian context, female historians and theologians have been working for over a century to re-discover those spaces of feminine freedom which are embedded in history and which have their roots firmly in the Christian message. The processes which brought the institution of the Church to acquire its present form, from the first century of the Christian era, have restricted women’s space since the first century of the Christian era. Such space was re-gained and then lost again by women each time, in a fluctuating alternation of freedom and oppression. Analyzing these texts produced by Moslem women jurists, historians and theologians, I would like to try to understand whether a similar mechanism was at work also in Islam, and above all, what roots of freedom Moslem women of today can refer to. I shall refer mainly to those authoresses and authors who recognise themselves as belonging to progressive Islam.

Patrizia Ottone, Donne di confine. Le figlie di Selofead in Num. 27,1-11 e Num. 36,1-13

Con una proposta di esegesi dei racconti delle figlie di Selofead di Numeri 27,1-11 e Numeri 36,1-13, si mostra come una prospettiva di genere applicata a un episodio apparentemente marginale sui diritti delle donne possa gettar luce sulla discussione del Secondo Tempio intorno all’ identità del popolo di Israele dopo la distruzione babilonese. Dopo aver presentato alcuni elementi di analisi testuale, si approfondiscono i temi centrali dei due racconti per rintracciar- ne i collegamenti intertestuali dentro e fuori del Pentateuco, individuando nella questione del rapporto tra Israele e i popoli stranieri un importante collegamento tra il dibattito sulla formazione del libro dei Numeri e alcune tensioni presenti nei due racconti sulle figlie di Selofead. Il lavoro converge sul contesto storico e sociale dell’epoca persiana, concentrandosi sulla situazione delle don- ne di frontiera e sulla crisi dei matrimoni misti. Alla luce delle ricerche di esegesi femminista, si argomenta il nesso tra la questione dell’eredità delle donne e quella dei matrimoni misti.

Patrizia Ottone, Women at the Border. The Daughters of Zelophehad in Num.27,1-11 and Num. 36, 1-13

With the exegesis offered of the episodes of the daughters of Zelophehad in Numbers 27,1-11 and Numbers 36, 1-13, the Authoress shows how a perspective of gender, when applied to an apparently marginal episode concerning women’s rights, may throw some light on the discussion regarding the identity of the people of Israel after the Babilonian destruction, at the time of the Second Temple. After offering some elements of textual analysis, the central themes of the two episodes are studied thoroughly, in order to find their intertextual connections inside and outside the Pentateuch, identifying in the relationship between Israel and the alien peoples the issue which connects the debate on the com- position of the Book of Numbers and some tensions which can be found in the two episodes of the daughters of Zelophehad. The essay concentrates on the historical and social context of the Persian period, treating in detail the situation of women at the border and the crisis of mixed marriages. In the light of the re- searches of feminist exegesis, the link between the two issues of women’s inheritance and of mixed marriages is discussed.

Daniele Garrone, Dina (Gen.34) e i maschi attorno a lei. Sdegno per uno stupro o furore antiesogamico?

Genesi 34 non presenta una reazione violenta a una violenza sessuale, ma riflette visioni diverse sul problema dei matrimoni esogamici in epoca persiana. La “riparazione” di un rapporto sessuale di una donna di Israele con uno straniero, che alcuni ritenevano possibile a certe condizioni, è da altri respinta come una intollerabile contaminazione e come perniciosa assimilazione.

Daniele Garrone, Dinah (Gen. 34) and the Males around Her. Outrage for a Rape or Anti-exogamous Wrath?

Genesis 34 does not illustrate the violent reaction to a rape, but reflects dif- ferent points of view on the problem of exogamous marriages during the Per- sian period. The “reparation” of the sexual intercourse of a woman of Israel with an alien, which was considered possible by some on certain conditions, was rejected by others because it was considered an intolerable contamination and harmful integration.

Lidia Maggi, Una catechesi che fa la differenza

Sotto forma di appunti, l’articolo evidenzia l’apporto che la riflessione di genere offre alla catechesi. Il partire da sé, tipico del pensiero della differenza, sollecita un approccio non essenzialistico ma storico nell’interpretazione dei soggetti coinvolti, primo fra tutti la famiglia. La coniugazione della singolarità bio- grafica con la più ampia genealogia permette di inserire il percorso formativo nell’orizzonte della memoria biblica, plurale, in grado di fornire ai soggetti una nuova identità narrativa.

Lidia Maggi, A Catechesis which Makes the Difference

The article, which is in the form of notes, highlights the contribution that a reflection on gender brings to catechesis. Starting from one’s own personal experience – which is typical of the knowledge of gender – elicits a non-essentialist but a historical approach to the interpretation of the subjects involved, in the first place the family. Combining the single specific biography with an ampler genealogy enables one to insert the formative journey into the horizon of the biblical memory, a plural memory which can offer people a new narrative identity.

Paola Schellenbaum, Ai margini, tra antropologia e teologia. Verso nuove piste di ricerca

Il rapporto tra antropologia e teologia è esplorato “ai margini”, partendo dalla nozione di confine di Tillich. Dapprima si rilegge l’opera di Leenhardt, pastore ed etnologo francese, attraverso le lenti interdisciplinari della teoria postcoloniale di Clifford, esponente di spicco dell’antropologia storica negli Stati Uniti che propone chiavi di lettura innovative sulla reciprocità nel rapporto con gli interlocutori. Quindi, sono tratteggiati gli aspetti critici del rapporto tra antropologia e teologia, con riferimento alle ricerche sul campo contemporanee e una ri- flessione sul metodo etnografico. Infine, sono proposti due ambiti di confronto: famiglia/genere e bioetica come terreni privilegiati per la ricerca interdisciplinare vicino all’esperienza delle persone, temi dibattuti anche nelle nostre chiese.

Paola SchellenBaum, On the Edges between Anthropology and Theology. Towards New Areas of Research

The relationship between anthropology and theology is explored “at the border”, starting from the notion of “boundary” in Tillich. First, the work of the French Pastor and ethnologist Leenhardt is reviewed through the interdisciplinary lenses of postcolonial theory in Clifford, a well-known American historical anthropologist who offers an innovative perspective on reciprocity in field- work. Then, the critical aspects of the relationship between Anthropology and Theology are outlined, with particular reference to contemporary ethnographic field research and a reflection on the ethnographic method. Finally, two are- as of comparison are proposed: family/gender and bioethics as privileged fields of interdisciplinary research and of research near the experience, two themes which are currently debated also in our congregations.

Ermanno Gengre, Dialogo tra la teologia pratica e le scienze umane e sociali

Nell’intervista a Ermanno Genre raccolta da Paola Schellenbaum si ripercorrono le tappe principali del dialogo interdisciplinare fra la teologia pratica e le scienze umane e sociali, in particolare nella Facoltà valdese di Teologia con riferimento all’introduzione di una prospettiva di genere negli studi teologici e alla relazione d’aiuto in una prospettiva di Clinical Pastoral Education. Nel corso dell’intervista il confronto si articola anche intorno ai libri principali di Ermanno Genre e questo consente di tracciare il profilo intellettuale di un teologo che ha dialogato con le principali facoltà teologiche europee e americane.

Ermanno Genre, A Dialogue between Practical Theology, Humanities and Social Sciences

The interview with Ermanno Genre, carried out by Paola Schellenbaum, goes over the principal stages of the interdisciplinary dialogue between Practi- cal Theology, Humanities and Social Sciences, in particular at the Waldensian Faculty of Theology, with reference to the introduction of a perspective of gen- der in theological studies and to the therapeutic relationship in the perspective of Clinical Pastoral Education. In the interview, the dialogue deals also with the main books by Ermanno Genre; this makes it possible to trace the intellectual profile of a theologian who has been in dialogue with the principal European and American Faculties of Theology.

Sergio Rostagno, Il contributo di Lutero all’antropologia

Partendo dal film Des hommes et des dieux, presentato a Cannes nel 2010, l’Autore illustra le tesi luterane: l’essere umano è costituito in forma nuova non più sulla base della giustizia delle sue azioni, ma sulla base della giustizia di Dio. Tale riconoscimento ha luogo nel profondo della personalità umana, si nu- tre di essere fede in Dio e questo dato può soltanto essere ammesso come fondamento, anzi come «nascita» del soggetto. Affermato il fatto indubitabile della giustizia si pone a Lutero un nuovo problema, quello dell’etica. Come agisce l’essere umano che abbiamo visto rinascere nella giustizia e nella fede? E come si spiega che l’essere umano, definito contemporaneamente giusto e peccatore, faccia infallibilmente opere buone? Non è facile rispondere. Lutero ci prova nel Sermone sulle Tre giustizie (Sermo de triplici iustitia), tenuto nell’autunno 1518.

Sergio Rostagno, Luther’s Contribution to Anthropology

Starting from the film Des hommes et des dieux, shown in Cannes in 2010, the Author expounds the Lutheran theses: the human being is established in a new form, no longer on the basis of the justice of his/her actions, but on the basis of the justice of God. This recognition takes place deep inside the human person- ality, it draws nourishment from being faith in God and this datum can be ac- cepted only as a foundation, in fact as the “birth” of the individual. Once Luther has stated the indubitable fact of justice, a new problem arises for him – ethics. How does the human being, who has been re-born in justice and in faith, act? How can we explain the fact that the human being, defined simultaneously as just and sinner, does infallibly good deeds? It is not easy for Luther to answer; he tries to do so in his Sermon on the Three Justices (Sermo de triplici iustitia), delivered in the Autumn of 1518.

Enrico Cerasi, Le mosche di Wittgenstein. Antropologia e teologia in un’epoca postliberale

Una delle tesi più fertili del “secondo Wittgenstein” è che il compito della filosofia non è fondare il linguaggio ma semplicemente descriverne i suoi usi determinati. Lindbeck ha colto il suggerimento considerando la religione come una lingua e le dottrine teologiche come le sue regole “grammaticali” con valore cognitivo, sempre incarnato in un gioco linguistico. Hauerwas sostiene che la teologia, l’etica e l’esegesi biblica non possono separarsi dalla prassi della chiesa, a condizione che questa sia in grado di raccontare una storia alternativa a quella della società individualista che testimoni cioè dell’amore di Dio in Gesù Cristo. Ma tutto ciò sembra comportare la rinuncia alla critica nei confronti della chie- sa, rendendone problematica la riforma.

Enrico Cerasi, Wittgenstein’s Flies. Anthropology and Theology in a Post-liberal Period

One of the most fertile theses of the “second Wittgenstein” is that the task of Philosophy is not to found the language, but simply to describe its determined uses. Lindbeck has taken in the suggestion, considering religion like a language, and its theological doctrines like its “grammar” rules with a cognitive value, al- ways incarnated in a linguistic play. Hauerwas maintains that Theology, Ethics and Biblical exegesis cannot be separated from the praxis of the Church on condition that this is capable of telling an alternative story to the one told by the individualistic society, which bears witness of God’s love in Jesus Christ. But all this seems to involve renouncing criticism vis-à-vis the Church, rendering its re- form more problematic.

Romano Madera, Il crogiuolo del confronto tra teologie, filosofie e antropologie. Una spiritualità laica come pratica

Il confronto fra teologia e scienze umane può e deve oltrepassare i confini di un corretto, ma spesso sterile, dialogo fra campi gelosi delle loro specificità. Prendendo spunto da Frye, si delinea una possibilità di affinità di campo attraverso il tipo di verità immaginativo-letterario. Si richiama però all’idea che, come la filosofia, anche la teologia sia diventata un discorso accademico, più che una pratica di vita. Si propone, sulla base di un’esperienza di un ventennio di pratiche filosofiche, una modalità di scambio, nella ricerca del senso, basata su un metodo biografico: una spiritualità laica che, nella consapevolezza della universale necessità di senso, possa rispondere alla minaccia di inconsistenza che il mondo del capitalismo globale e della spettacolarizzazione sembra assegnare a ogni tentativo di superare l’idolatria dell’accumulazione e dell’egolatria.

Romano Madera, The Crucible of the Confrontation among Theologies, Phi- losophies and Anthropologies. A Lay Spirituality as Practice

The confrontation between Theology and Humanities can and should go beyond a fair but often sterile dialogue between fields which are jealous of their own specificity. Taking the cue from Frye, the possibility of an affinity of field through the kind of imaginative-literary truth emerges. However, this is based upon the idea that, like Philosophy, Theology has become an academic subject more than a life practice. The Author suggests, basing it on twenty years’ experience of philosophical practices, a modality of exchange in the research of sense, based upon a biographical method: a lay spirituality which, being conscious of the universal necessity of sense, can respond to the threat of insubstantiality which the world of global capitalism and of spectacularization seems to present to any attempt at overcoming the idolatry of hoarding and of egolatry.

Debora Spini, Quali soggetti per quali democrazie

Questo saggio vuole proporre alcune riflessioni sul tema del futuro della politica visto però da un’angolazione diversa, per così dire dal basso in alto, non a partire dal punto di vista delle istituzioni bensì da quello della soggettività. Si tenta di mettere in luce una crisi parallela delle forme politiche della modernità e delle forme di soggettività che a esse corrispondono, ma nella prospettiva di identificare oltre agli elementi di crisi, anche le possibili risorse. È necessario salvare un “soggetto” come punto di riferimento di pratiche che si vogliono politiche; non per nostalgia acritica di un soggetto “maiuscolo”, ma nella prospettiva di una proposta alternativa di soggettività, che sappia fare tesoro della memoria per farsi capace di futuro.

Debora Spini, Which Individuals for Which Democracies

This essay offers some reflections on the theme of the future of politics seen from a different angle, looking upwards from below; not from the point of view of institutions, but from the point of view of individuals. The parallel crises of political forms in the modern world and the corresponding forms of individuality will be highlighted, with the aim of identifying, beyond the elements of crisis, the possible resources. It is necessary to save an “individual” as a datum point of practices that should be political; not for an acritical nostalgia of the individual in “block letters”, but in the perspective of an alternative suggestion of individuality, which may profit from memory in order to become capable of building the future.

Alessia Passarelli, Dalle politiche alle pratiche d’integrazione: modelli di essere chiesa insieme a confronto

L’articolo analizza la situazione delle chiese protestanti in Italia circa le loro risposte all’immigrazione e la confronta con quella irlandese, presentando uno dei progetti di integrazione della chiesa valdese denominato «Mezzano Secondo distretto» e il «Discovery Project» della chiesa anglicana della diocesi di Dublino e Glendalough. Attraverso la comparazione tra i due progetti, l’artico- lo mette in luce le sfide che incontrano le chiese e il divario tra politiche e pra- tiche. Inoltre, si esplora il ruolo delle chiese per i migranti e si sottolinea l’importanza di promuovere legami di continuità e cambiamento nelle comunità di fede, per costruire chiese integrate.

Alessia Passarelli, From Policies to Integration Practices: Comparing Pat- terns of «Being a Church Together»

This article analyses the situation of Protestant Churches in Italy and their responses to migration and the increased number of newcomers in their congre- gations, with a parallel to the situation in the Republic of Ireland. It looks into one of the integration projects of the Waldensian Church – Union of Waldensian and Methodist Churches, the «Mezzano – Second District Project», and into the «Discovery Project» of the Anglican Church in the Diocese of Dublin and Glendal- ough. Through the comparison between the two projects, the article highlights the challenges faced by churches and the gaps emerging between policies and practices. In addition, the article looks into the role of churches for migrants, stressing the importance of promoting both bonding and bridging ties in the communities of faith, in order to build integrated churches.

Marta Bernardini, La preghiera “forte”: un caso di studio nella chiesa metodista a Bologna

La preghiera “forte”, pratica religiosa spiccatamente performativa, è caratterizzata da una “pratica forte”, intesa come molto fisica, animata e vocale, e da un “credere forte”, dimostrato attraverso la numerosità del gruppo che la met- te in atto, la ripetizione di certe richieste e a volte esperienze come il digiuno. Tale preghiera si inserisce nel contesto religioso della chiesa metodista di Bologna, nel quale convivono istanze di un protestantesimo storico e rielaborazioni sincretiche che mescolano la tradizione africana con un cristianesimo missionario e risvegliato.

Marta Bernardini, The “Strong” Prayer: the Case of a Study in the Methodist Church in Bologna

The “strong” prayer, a markedly performative religious practice, is characterized by a “strong practice” which is very physical, animated and vocal, and by a strong belief, shown by the high number of performers, by the repetition of certain requests and sometimes by experiences such as fasting. This kind of prayer is part of the religious context of the Methodist Church of Bologna, where issues of historical Protestantism co-exist with syncretic formulations mixing African tradition with a missionary revival.

Paolo Naso, Le chiese come comunità di resilienza per gli immigrati

Richiamando il tema della resilienza, il saggio affronta il tema del ruolo delle comunità di fede degli immigrati, nel caso di specie di quelle evangeliche. In particolare si sviluppano tre tesi: le chiese per approssimazione definite “etniche” costituiscono un primario fattore di resilienza utile a sostenere gli immi- grati nei loro percorsi di inserimento in società talvolta ostili; nel tempo le comunità religiose “etniche” rischiano di strutturarsi come isole impermeabili ai processi esterni pertanto ghettizzanti; la funzione di resilienza garantita dall’appartenenza degli immigrati a una comunità di fede è potenziata dall’inserimento in contesti multiculturali e interculturali in grado di stimolare integrazione, partecipazione e inclusione sociale.

Paolo Naso, The Churches as Communities of Resilience for Immigrants

Referring to the theme of resilience, this essay deals with the role which communities of faith, in the specific case Protestant communities, have for immigrants. In particular three theses are developed: the so-called “ethnic” churches are a primary factor of resilience which supports immigrants in their effort of including themselves into sometimes hostile societies; at the same time, “ethnic” religious communities risk becoming impervious to external processes and therefore ghettoizing; the function of resilience, which is guaranteed to immi- grants belonging to a community of faith, is strengthened by fitting into multi-cultural and intercultural contexts which can stimulate integration, participation and social inclusion.

Donato Di Sanzo, L’Italia delle 836 “religioni”

Lo studio critico propone una recensione ragionata dell’Enciclopedia delle Religioni in Italia del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), uscita nel marzo del 2013 e diretta da Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli. Il lavoro opera una classificazione enciclopedica delle comunità di fede e delle denominazioni religiose attualmente presenti in Italia, offrendo stime delle dimensioni numeriche e organizzative delle stesse. La preziosa indagine individua l’esistenza, sul territorio della penisola, di 836 “religioni” e restituisce l’istantanea di un pluralismo religioso in costante evoluzione.

Donato Di Sanzo, The Italy of 836 “Religions”

This critical study offers an explanatory review of the Encyclopaedia of Religions in Italy by CESNUR (Centre of Studies on New Religions), which was published in March 2013 and is directed by Massimo Introvigne and Pier Luigi Zoccatelli. This work is an encyclopaedic classification of the communities of faith and of the religious denominations which can be found in Italy at present, and it offers estimates of their sizes as regards numbers and organization. This important survey identifies, in the territory of the peninsula, 836 “religions”, and restores the picture of a religious pluralism in constant progress.

abstract vol 69: 1-2

Martin Rothkegel, La spada e la perfezione di Cristo: teologie del potere nell’anabattismo del Cinquecento

Il saggio mette in discussione il focus dell’anniversario della Riforma del 2017 sul significato attribuito a Martin Lutero e alla tradizione luterana tedesca nell’e- volvere del pensiero politico moderno. Rivisitando le tesi di Ernst Troeltsch, il quale sottolineava il contributo del «protestantesimo settario», più che quello dei luterani, alla genesi del liberalismo politico e della democrazia moderna, sono analizzate le diverse posizioni politiche dei vari gruppi «anabattisti». Attraverso i sociniani e i battisti inglesi, ma anche attraverso la presenza continua di una minoranza mennonita nella Repubblica olandese, il rifiuto della violenza reli- giosa affermato dagli anabattisti del Cinquecento ha verosimilmente influito sul- la genesi del concetto occidentale moderno della separazione tra stato e chiesa.

Martin Rothkegel, The Sword and the Perfection of Christ: Theological Views on Government in 16th Century Anabaptism

The lecture challenges the focus of the coming 2017 Reformation jubilee on the significance of the person of Martin Luther and of the German Lutheran tradition for the development of modern political thought. Revisiting the thesis of Ernst Troeltsch, who emphasized the contribution of «sectarian Protestantism», rather than the Lutherans, to the genesis of political liberalism and modern democracy, the political attitudes of the various «Anabaptist» groups are discussed. Through the Socinians and the English Baptists, but also through the continuing presence of a significant Mennonite minority in the Dutch Re- public, the 16th century Anabaptist rejection of religious violence quite plausibly had an impact on the genesis of the modern Western concept of the separation of church and state.

Paolo Ribet, La lunga notte del ’43

Il 6 settembre del 1943 si apriva a Torre Pellice l’annuale Sinodo della Chiesa valdese. In quei giorni convulsi vennero discussi alcuni ordini del giorno importanti e impegnativi. In particolare, il giorno 8 settembre, quando la radio diffuse il comunicato del maresciallo Badoglio, il Sinodo stava discutendo su una dichiarazione di «cristiana umiliazione» presentata dalla commissione d’esame, ricordata in seguito come «l’ordine del giorno Subilia», che, a seguito di un di- battito molto aspro, venne ritirata dai presentatori e che diede, in seguito, origine a un certo dibattito, spentosi, purtroppo, troppo presto. L’articolo ripercorre quei momenti basandosi anche su un interessante inedito: il diario del pastore Alberto Ribet, all’epoca membro della Tavola valdese.

Paolo Ribet, The Long Night of ’43

The 6 September 1943, the annual Synod of the Waldensian Church opened in Torre Pellice. In those feverish days, some important and momentous items on the agenda were discussed. In particular, on the 8 September, when the radio broadcast Marshal Badoglio’s announcement, the Synod was debating on a declaration of «Christian Humiliation», which had been submitted by the Examination Committee, and which would later be remembered as «the Subilia Agenda». After a very hard debate, it was withdrawn by the submitters and afterwards it gave origin to a discussion, which unfortunately died down too soon. This article goes over that period, on the basis of an unpublished document: the diary of pastor Alberto Ribet, who was a member of Tavola Valdese at that time.

Rosanna Ciappa, Rileggere Gangale

Questo studio riprende Revival, il saggio sulle origini del protestantesimo italiano di Giuseppe Gangale, e lo rilegge alla luce della sua controversa tesi storio- grafica. La chiave interpretativa è profondamente autocritica: se il protestantesi- mo non ha avuto successo in Italia, è perché si è presentato come una sequenza di successivi revivals, innestati su un terreno che non aveva conosciuto la Rifor- ma del xvi secolo. Il protestantesimo in Italia nasce segnato da un limite di fon- do: la dialettica tra Riforma e risveglio ne determina fin dall’origine una strutturale fragilità. La lettura autocritica di Revival è un’interpretazione teologica del- la propria storia, finalizzata a offrire una proposta culturale ed etico-politica di stampo neocalvinista che promuova la creazione di un ethos, di uno “stile” pro- testante radicati in una fede intransigente e senza concessioni.

Rosanna Ciappa, Rereading Gangale

This article studies again Revival, the essay on the origin of Italian Protestantism by Giuseppe Gangale, and interprets it in the light of his controversial historical thesis assumption. The interpretative key is deeply self-critical: Protestantism has not been successful in Italy because it appeared as a sequence of successive revivals, which happened in a country that had not known the 16th century Reformation. Protestantism in Italy is marked, from its very beginning, by a fundamental limit: the dialectics between Reformation and Revival, which produces, from the very beginning, its structural fragility. The self-critical interpretation of Revival analyses its history from a theological point of view, which aims to offer a neo-calvinistic cultural, ethical and political proposal, which promotes the creation of an ethos, a protestant “style” rooted in an uncompromising faith without concessions.

Mario Turchetti, Il contributo di Calvino e del calvinismo alla nascita della democrazia moderna

Che Calvino abbia organizzato la chiesa di Ginevra, opera della sua vita, ispi- randosi a una concezione aristocratica del potere appena tinta di democrazia, sembra essere un’opinione assai diffusa. Ma non tutti gli specialisti sono concordi su questo punto. Fra loro, un certo numero tende a pensare che il Riformatore abbia dato un impulso decisivo a quella che sarebbe diventata la democrazia moderna, avendone forgiati gli elementi costitutivi: le libertà fondamentali. At- traverso un’indagine sulla terminologia e sul pensiero politico di Calvino, Tur- chetti cerca di definire la portata e i limiti della concezione democratica di Cal- vino e del calvinismo individuando nella libertà di coscienza l’elemento fonda- tore lasciato dal Riformatore in eredità alla democrazia moderna.

Mario Turchetti, The Contribution of Calvin and Calvinism to the Birth of Modern Democracy

The idea that Calvin organized the Church in Geneva, the work of his life, on the basis of an aristocratic conception of power with a faint tint of democra- cy, appears to be a widespread opinion. However, not all experts agree. A num- ber of experts think that the Reformer gave a momentous impulse to the birth of what would become modern democracy, because he fashioned its basic ele- ments: fundamental freedoms. By analyzing Calvin’s terminology and his political philosophy, Turchetti tries to define the significance and the limits of the democratic conception of Calvin and Calvinism, identifying the founding element be- queathed by the Reformer to modern democracy in the freedom of conscience.

Fulvio Ferrario, Storia di una traduzione tra modernismo e protestantesimo

In occasione della ristampa della traduzione italiana della grande Storia del dogma di Adolf von Harnack, viene ricostruita la genesi di tale traduzione (1912), negli anni infuocati della repressione antimodernista, tracciando, sulla scorta di ricerche altrui, un profilo del suo promotore, l’ex sacerdote Domenico Battaini. Ne esce il quadro di un episodio minore, ma non privo di un suo interesse, del- la storia dei rapporti tra modernismo e protestantesimo.

Fulvio Ferrario, History of a Translation between Modernism and Protestantism

On the occasion of the reprinting of the Italian translation of the great History of Dogma by Adolf von Harnack, the origin of this translation (1912) is tracked down, in the fiery years of the anti-modernist repression, outlining, on the basis of other researchers’ work, a profile of its promoter, the ex-priest Domenico Battaini. The result is the picture of a minor episode of the history of the relationship between Modernism and Protestantism, which is nevertheless not devoid of interest.