Categoria: abstract

abstract vol 76 : 4

Fulvio Ferrario, La polpa e la buccia. Note su una struttura ermeneutica fondamentale della modernità

La distinzione tra il nucleo contenutistico di un dogma, di una dottrina, o della stessa fede cristiana in quanto tale, e la sua forma espressiva (polpa e buccia, per dirla in termini metaforici) ha sempre costituito una struttura fondamentale del pensiero teologico: nel Novecento, essa è stata tematizzata anche dal punto di vista metodologico e ha costituito, in ambito sia cattolico, sia pro- testante, uno degli assi centrali della riflessione ermeneutica. L’articolo approfondisce tale dialettica in riferimento al pensiero di Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann e Dietrich Bonhoeffer, cercando di evidenziarne i limiti e i possibili rischi di semplificazione, ma anche il carattere inevitabile.

Fulvio Ferrario, The Pulp and the Peel. Notes on a Fundamental Hermeneutic Structure of Modernity

The distinction between the nucleus which emphasizes content rather than form in a dogma, a doctrine, or Christian faith itself, and its expressive form (the pulp and the peel, using a metaphor) has always been a fundamental structure of theological thought: in the 20th century, it became the theme also from a methodological point of view and became, both in the Catholic and the Protestant context, one of the central pivots of hermeneutics reflection. The article studies thoroughly these dialectics vis-à-vis the thought of Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann and Dietrich Bonhoeffer, trying to highlight the limits and possible risks derived from simplification, but also its inevitable peculiarity.

Paolo Ricca, Valdo Vinay teologo

Un alunno ricorda il suo insegnante, un discepolo ricorda il suo maestro. Ricordi belli di un rapporto fecondo e costruttivo. È sempre difficile misurare la consistenza dell’impronta lasciata dal maestro sul discepolo, ma questa impronta c’è e viene riconosciuta, dopo decenni, come benefica. Non c’è bisogno di idealizzare il maestro, che è stato grande di suo. Chi è stato dunque Valdo Vinay? Sostanzialmente un teologo in ogni fibra del suo essere, in ogni momento della sua vita adulta e in ogni aspetto della sua poliedrica attività, che desta meraviglia per quantità e qualità: teologo come pastore (lo è stato per diversi anni, prima di essere nominato in Facoltà di teologia come docente), come storico (molto belle le sue numerose monografie), come decano della Facoltà (di cui ha rifondato la Biblioteca, unica nel suo genere in Italia), come evangelizzatore nel Basso Lazio, come ecumenista (nel SAE e a Sant’Egidio).

Paolo Ricca, Valdo Vinay the Theologian

A student remembers his teacher, a disciple remembers his master. Beauti- ful memories of a fruitful and constructive relationship. It is always difficult to measure the importance of the mark left by the master on the disciple, but this mark is there and is recognized, even decades later, as beneficial. It is not nec- essary to idealize the master, who was great of his own account. Who was Valdo Vinay, then? Basically a theologian in every fibre of his being, in every mo- ment of his adult life and in every aspect of his multi-faced activity: this makes one wonder because of its quantity and quality: as a theologian, as a minister (he was that for many years, before he was appointed as a lecturer at the Fac- ulty of Theology), as a dean of the Faculty (he re-founded the Library, which is the only one of its kind in Italy), as a bringer of the Word in Southern Lazio, and as an ecumenist (in the Secretariat of Ecumenical Activities and in the Sant’Egidio Community).

Mario Gnocchi, Io non mi vergogno dell’evangelo

L’articolo ripercorre il ruolo di Valdo Vinay nel Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), fondato da Maria Vingiani nel secondo dopoguerra. In questo contesto, come negli altri campi delle sue attività, l’impegno di Vinay si contraddistinse per la concentrazione sul vangelo, anche nel senso di una distanza critica nei confronti dell’attivismo sociale e di un focus sulle istanze etiche. Nel richiamo alla irrinunciabile priorità del vangelo e del suo messaggio di salvezza rispetto a ogni sia pur nobile istanza etica e sociale, ricorrente in tutta la sua predicazione, è riconoscibile l’impronta del magistero di Karl Barth, che esercitò un profondo influsso su di lui come su gran parte dei teologi della sua generazione. La centralità cristologica dell’ispirazione e della testimonianza di Vi- nay si rifletteva anche nel suo deciso orientamento ecumenico.

Mario Gnocchi, I Am not Ashamed of the Gospel

The article goes over the role of Valdo Vinay in the Secretariat of Ecumenical Activities (SAE), founded by Maria Vingiani after the Second World War. In this context, as in the other fields of his activities, Vinay’s commitment was concentrated on the Gospel, also in the sense of a critical distance from social activism and a focus on ethical instances. In his referring to the indispensable priority of the Gospel and in his message of salvation rather than any noble ethical and social instance, which was a recurring feature in his preaching, it is possible to recognize the mark of the teaching of Karl Barth, who had a deep influence on him, as on most of the theologians of his generation. The Christo- logical centrality of Vinay’s inspiration and testimony was reflected also in his marked ecumenical orientation.

Yann Redalié, Paolo, un riformatore mancato?

I vari elementi messi a fuoco dalla critica dell’interpretazione riformata di Paolo possono integrarsi se si accetta il carattere contradditorio della teologia dell’apostolo e se si cerca di darne conto in modo significativo. È la sfida affrontata dagli autori nel loro studio della Lettera ai Romani, come testimonianza di Paolo Riformatore del Giudaismo, in nome di un Dio uno e unico che vuole salvare tutti gli umani, ma anche tutto l’uomo. Per integrare i vari aspetti del pensare paolino in un ritratto teologico pluridimensionale e convincente, che metta in luce sia la dimensione storico sociale: la visione di un’umanità nuova, al di là di ogni confine, sia la dimensione esistenziale, vengono proposte sei letture di tutta la lettera che prendono in considerazione sei punti di vista: il movimento del testo e lo sviluppo delle idee, il contesto storico (i conflitti nell’impero e nel cristianesimo nascente), il significato e le funzioni delle immagini presenti nella lettera. Centrale, in seguito, la lettura teologica delle quattro diverse concezioni della salvezza, con le quali Paolo si confronta. Completano la panoramica, una lettura storico-sociale e una lettura psicologica della lettera. La tesi, sostenuta attraverso questo percorso ricco e innovativo, è anche titolo del penultimo capitolo dell’opera, La Lettera ai Romani: le ragioni di un riformatore mancato.

Yann Redalié, Paul, an Unsuccessful Reformer?

The various elements focussed on by the criticism of Paul’s reformed interpretation, can integrate one another if we accept the contradictory features of the Apostle’s theology, and if we try to explain them in a significant way. This is the challenge faced by the authors who study the Epistle to the Romans, as a testimony of Paul as the Reformer of Judaism, in the name of the one and only God who wants to save all the human beings, but also the complete human being. In order to integrate the various aspects of Paul’s thought in a multidimensional and convincing theological portrait, which can highlight both the historical and social dimension: the vision of a new humanity, beyond any border, and the existential dimension, six suggestions of reading of the whole letter are offered, which take into account six different points of view: the movement of the text and the development of ideas, the historical context (the conflicts in the empire and in dawning Christianity), the meaning and the functions of images which are found in the letter. Later, the theological reading of the four different concepts of salvation, confronted by Paul. The overview is completed by a historical-social reading and a psychological reading of the letter. The thesis, support- ed by this rich and innovative route, is also the title of the penultimate chapter of the work: The Epistle to the Romans: the Reasons of an Unsuccessful Reformer.

abstract vol 76 : 2-3

Lothar Vogel, La «religiosità africana» e la teologia: considerazioni su un rapporto complesso

Questo saggio si propone anzitutto l’obiettivo di identificare le radici del concetto di una specifica «religiosità africana», uniforme almeno nella contrapposizione a quella «occidentale», in quello etnologico dell’«animismo», rivalutato, però, in senso positivo e identitario nell’epoca della decolonizzazione. Inoltre, si prova a delineare l’impatto di questo concetto sul paesaggio ecclesiastico e teologico del cristianesimo africano odierno, rilevandone l’effettiva pluralità. In sintesi, si sostiene che la piena liberazione dai presupposti coloniali esiga anche una rivisitazione del concetto in questione.

Lothar Vogel, “African Religiosity” and Theology: Considerations on a Complex Relationship

Firstly, this essay aims to identify the roots of the concept of a specific “Afri- can Religiosity”, which appears to be uniform at least in its opposition to the “western” religiosity. These roots are found in the ethnological concept of “animism”, which was revalued, however, in a positive sense in the era of decolonization. Furthermore, an attempt is made to outline the impact of this concept on the ecclesiastical and theological landscape of African Christianity today, no- ting its present plurality. It is argued that full liberation from colonial presuppositions also requires a revisiting of the concept in question.

Daniela Lucia Rapisarda, Teologie africane tra inculturazione e liberazione

Nel continente africano teologie della liberazione e teologie dell’inculturazione sono state sviluppate da gruppi diversi di teologi e teologhe con differenti presupposti ermeneutici e diverse finalità: trasformazione sociale da una parte e continuità culturale dall’altra. Con inculturazione si intende fare riferimento a principi di fede tramite categorie culturale contestuali. Il processo di pacificazione noto come «da gente a gente», condotto da chiese e organizzazioni ecumeniche nel Sud Sudan dal 1997 al 2002, è qui presentato come esempio di un processo nel quale la necessità di raggiungere la pace ha dato vita ad una riflessione teologica che ha saputo tenere insieme questioni di inculturazione e di liberazione.

Daniela Lucia Rapisarda, African Theologies between Inculturation and Liberation

In the African continent, Theologies of Liberation and Theologies of Inculturation have been developed by different groups of theologians with different hermeneutical assumptions and different aims: social transformation on one side, and cultural continuity on the other. Inculturation refers to principles of faith through contextual cultural categories. The process of pacification known as “from people to people”, carried out by Churches and Ecumenical organizations in South Sudan from 1997 to 2002, is illustrated here as the example of a process in which the necessity to reach a peace agreement gave birth to a theological reflection which managed to keep together both questions of inculturation and of liberation.

Letizia Tomassone, Teologhe africane per una pratica trasformativa e profetica

Le teologhe africane discutono l’affermazione che la sottomissione delle donne nella società e nelle chiese sia eredità della missione e della colonizzazione occidentale. Guidate dall’analisi lucida di Mercy Amba Oduyoye rintracciano anche nelle religioni tradizionali africane tratti di misoginia e sessismo, e al tempo stesso sviluppano una genealogia femminile di profetesse africane che dan- no corpo alla speranza di una piena libertà. L’articolo si sofferma soprattutto sugli scritti della teologa Mercy Amba Oduyoye, iniziatrice del Circle of African Women Theologians. Vuole presentare le modalità crossculturali e intersezionali di una teologia femminista che si confronta con l’Aids ma anche con il lavoro femminile, con le oppressioni ma anche con il coraggio delle donne. Le teologie femministe africane occupano oggi un posto di grande rilievo nel dibattito post- coloniale e offrono un contributo potente al rinnovamento del cristianesimo.

Letizia Tomassone, Africa’s Women Theologians for a Transformative and Prophetic Practice

Africa’s women theologians discuss the affirmation that the submission of women in society and in the Church is a heritage of the Christian mission and Western colonization. Mercy Amba Oduyoye’s lucid analysis provides the guide- lines in the search for traces of misogyny and sexism in traditional African religion. At the same time, a female genealogy of African women prophets that em- body hope in complete freedom comes to light.The article concentrates primarily on the writings of theologian Mercy Amba Oduyoye, founder of the Circle of African Women Theologians. The intention is to examine the cross-cultural and intersectional modes of a feminist theology obliged to face the challenge of Aids but also women’s occupations, observing both the oppressions suffered but also the courage characteristic of women. Africa’s feminist theologians are today on the cusp of the post-colonial debate and can offer a powerful contribution to the renewal of Christianity.

Margherita Picchi, Schiavi, mistici, banditi: breve storia dei musulmani del Capo nel Sudafrica coloniale (1652-1834)

Questo articolo intende offrire una rassegna storica sulla comunità musulmana del Capo in Sudafrica a partire dallo sbarco dei primi coloni olandesi e dei loro schiavi (1652) fino all’abolizione della schiavitù (1834). Tale rassegna è basata principalmente sulla «storiografia della liberazione» prodotta da storici musulmani sudafricani, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, allo scopo di decostruire la narrazione suprematista della storia del paese e fornire il con- testo intellettuale per una lotta politica di liberazione. Dopo un’introduzione teorica in cui si presentano potenzialità e limiti insiti nella scrittura della «storia subalterna», l’articolo ripercorre la storia della formazione della comunità musulmana del Capo e le trasformazioni da essa attraversate durante i primi due secoli di governo coloniale.

Margherita Picchi, Slaves, Mystics, Bandits: A Short History of Moslems of the Cape in Colonial South Africa (1652-1834)

This article offers a historical overview of the Moslem community of the Cape in South Africa, starting from the arrival of the first Dutch colonists and their slaves (1652) up to the abolition of slavery (1834). This overview is based principally upon the “History of Liberation” produced by South African Moslem historians, from the nineteen eighties, with the aim of deconstructing the supremist narration of the history of the country and offering the intellectual context for a political struggle for liberation. After a theoretical introduction in which the potentialities and limits of the writing of “subordinate history”, the article goes over the history of the formation of the Moslem community of the Cape and the transformations which it had to undergo during the first two centuries of colonial government.

Sergio Rostagno, Autenticità del cristianesimo

Nel volume Volti (2020) Ferretti raccoglie tredici colloqui con altrettanti filosofi e teologi italiani avendo sempre come orizzonte la vita pubblica e la pre- senza di un cristianesimo adulto in essa. Ferretti ha di fronte filosofi della stessa estrazione, alcuni dei quali hanno messo da parte un cristianesimo ecclesiastico e ufficiale per un cristianesimo delle fonti liberamente rivissuto, mentre altri lo hanno letto in maniera soltanto filosofica. Nel libro troviamo molti impulsi e suggerimenti per una riflessione personale e d’altra parte la necessità di aggiornare alcuni criteri della tradizione cristiana stessa. Il recensore confronta alcune tesi con i presupposti della teologia protestante.

Sergio Rostagno, Authenticity of Christianity

In the volume Volti (2020) Ferretti collects thirteen interviews with as many Italian philosophers and theologians, always having as its horizon public life and the presence of an adult Christianity in it. Ferretti is faced with philosophers of the same extraction, some of whom have put aside an ecclesiastical and official Christianity for a Christianity of freely relived sources, while others have read it only in a philosophical way. In this book we find many impulses and suggestions for personal reflection and, on the other hand, the need to update some criteria of the Christian tradition itself. The Reviewer compares some theses with the assumptions of Protestant theology.

abstact vol 76 : 1

Fulvio Ferrario, La cattedra e il pulpito. Il servizio teologico nella chiesa evangelica

Il contributo, presentato come Prolusione all’Anno Accademico 2020-2021 della Facoltà valdese di Teologia, si concentra sul rapporto tra teologia universitaria e prassi ecclesiale in una prospettiva evangelica: in questo quadro, il titolo fa riferimento alla discussione del 1923 tra Adolf von Harnack e Karl Barth. Dopo aver brevemente esaminato alcuni episodi della storia di tale rapporto, la figura di Rudolf Bultmann viene presentata come paradigma di una sintesi promettente tra radicale rigore critico da una parte e intenso impegno ecclesiale dall’altra.

Fulvio Ferrario, The Chair and the Pulpit. Theological Service in Protestant Churches

The essay, which was delivered as the inaugural lecture of the Academic Year 2020-2021 of the Waldensian Faculty of Theology, focuses on the relationship between University Theology and ecclesiastical practice in a Protestant perspective; the title refers to the debate between Adolf von Harnack and Karl Barth in 1923. After considering briefly some episodes of the history of that relation- ship, Rudolf Bultmann is presented as the paradigm of a promising synthesis between a radical critical strictness on one side and a profound ecclesial commitment on the other.

Raniero Fontana, Israele e gli altri ieri e oggi

Dopo una concisa disamina circa l’uso dei principali termini impiegati nella letteratura rabbinica per designare i non-ebrei, l’autore tematizza il delicato rapporto fra figli di Noè e cristiani dal punto di vista ebraico di ieri e di oggi. E invita alla prudenza nel fare ricorso a un’espressione quale è quella di «unico popolo di Dio» (one people of God), autorevolmente coniata nell’ambito dell’attuale dialogo ebraico-cristiano, mettendo ebraicamente in primo piano la portata dell’Alleanza del Sinai e le ricadute che ha sulla nozione stessa di popolo.

Raniero Fontana, Israel and the Others, Yesterday and Today

After a concise analysis of the use of the principal terms used in Rabbinic literature to design non-Jews, the Author examines the delicate rapport between the Children of Noah and the Christians, from the Jewish point of view of yesterday and of today. The Author exhorts to prudence in resorting to such expressions as The one people of God, which was created influentially in the context of the present Jewish-Christian dialogue, putting first, from a Jewish point of view, the importance of the Alliance of the Sinai and the consequences which it has on the very notion of people.

Sergio Rostagno, Orange II e i dialoghi ecumenici

La formazione di chiese diverse nell’Europa del Cinquecento è accompagna- ta da intensi dialoghi tra teologi protestanti e tradizionali. Tali dialoghi sono divenuti numerosi e importanti nel Novecento. L’autore si domanda se i dialoghi abbiano portato una parte ad accogliere parzialmente le istanze dell’altra. I canoni del Concilio di Trento sulla giustificazione accolgono l’agostinismo del secondo Concilio di Orange (Francia; anno 529). Il saggio sottolinea in particola- re l’interesse del canone V di Orange, noto a Calvino, e ne illustra il significato ecumenico tuttora possibile.

Sergio Rostagno, Orange II and Ecumenical Dialogues

The birth of different Churches in Europe in the 16th Century went along with intense dialogues between Protestant and traditional theologians. Similar dialogues were numerous and important in the 20th century. The Author wonders if such dialogues brought a partial acceptance by one part of the issues of the other. The Canons of the Council of Trento on Justification accept the Augustinism of the second Council of Orange (France, year 529). The essay highlights, in particular, the importance of the Fifth Canon of Orange, well known to Calvin, and explains its ecumenical significance, which is still possible today.

abstract vol 69 : 3

E. Genre, Dietrich Bonhoeffer: la spiritualità di un cospiratore tra profe­zia e biografia

Prendendo come riferimenti il periodo di vicariato di Bonhoeffer a Barcel­lona (1928) e la lettera a Bethge, scritta il giorno dopo il fallito attentato a Hi­tler (21 luglio 1944), l’A. individua nel profetismo biblico classico, e in partico­lare nel profeta Geremia, il canovaccio di una spiritualità evangelica radicata nella Scrittura, tra promessa e giudizio, in cui la fede e l’etica sono sfidate, con­traddette dagli avvenimenti della storia. Sfide e contraddizioni che si intreccia­ no con la coscienza di una vocazione cristiana che si interroga coram Deo.

E. Genre, Dietrich Bonhoeffer: la spiritualità di un cospiratore tra profe­zia e biografia

The author takes two reference points in his study of Bonhoeffer -the period of Bonhoeffer’s curacy in Barcelona (1928) and the letter he wrote to Bethge on the day after the attempt on Hitler’s life (21 July 1944). Genre maintains that the underpinning of Bonhoeffer’s radical scriptural spirituality is to be found in the Hebrew prophets, particularly Jeremiah. His life is a spiritual one in which God’s promise of salvation and the idea of God’s judgement contend, and in which his­torical events challenge and contradict Bonhoeffer’s faith and ethical convictions. But these challenges and contradictions are intertwined with Bonhoeffer’s aware­ ness that he is called to a Christian witness which questions itself coram Deo.

A. Pangritz, Mistero e «disciplina dell’arcano» in Dietrich Bonhoeffer

L’interpretazione della categoria di «disciplina dell’arcano» costituisce uno dei problemi più dibattuti negli studi sulle lettere dal carcere. L’A., uno specia­lista della materia, percorre l’arco della produzione bonhoefferiana, seguendo l’evoluzione del concetto e la sua incidenza sull’insieme dell’impianto teorico di Bonhoeffer.

A. Pangritz, Mistero e «disciplina dell’arcano» in Dietrich Bonhoeffer

Students of Bonhoeffer’s letters from prison disagree about how to interpret ‘the discipline of hidden things’. Pangritz, who is a specialist in this field, looks

F. Ferrario, Mondo adulto e teologia della croce

L’immagine di Dio nelle lettere dal carcere di Dietrich Bonhoeffer ripercorre alcuni temi centrali della teologia bonhoefferiana del perio­do di Tege, assumendo come filo conduttore dell’esposizione la poesia Cristia­ni e pagani. La teologia della croce, la tematica dell’autonomia del mondo e la particolare lettura bonhoefferiana dell’annuncio della giustificazione si intrec­ciano m modo denso e carico di implicazioni anche per l’oggi.

F. Ferrario, Mondo adulto e teologia della croce

Ferrario uses the poem, Christians and Pagans as a guide in his considera­ t10n of some of Bonhoeffers centra} themes during the Tegel period. The theol­ogy of the cross, the theme the separateness of the world, and especially Bon­hoeffer’s understanding of justification are closely connected and of continuing importance for us today.

D. Garrone, Fede e religione nella post-modernità: rifiessioni a partire da Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer

Il mondo completamente non religioso preconizzato da Bonhoeffer in Resi­stenza e resa appare oggi sostituito da una inattesa rinascita del religioso, non 0Ita1:1to nelle are di influenza del radicalismo islamico, ma anche nel cuore dell’ Occidente: basti pensare agli evangelica[ negli Stati Uniti e alla chiesa cattolica in Italia e in Europa. Questa rinascita dà luogo a singolari alleanze tese a con­ testare alcuni capisaldi della modernità democratica, soprattutto in materia di etica pubblica. Le considerazioni di Bonhoeffer sul rapporto tra Cristo e il mon­do adulto mantengono la loro attualità, tanto più se si pone al centro la questio­ne di una testimonianza alla rivelazione di Dio in Cristo fondata sull’ evangelo.

D. Garrone, Fede e religione nella post-modernità: rifiessioni a partire da Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer

The completely secular world which Bonhoeffer predicted in Resistence and Surrender, seems today to bave given way to an unexpected blossoming of reli­gion, not only m those parts of the world where radical Islam flourishes but al­ so right in the heart of the West. We might think of evangelicals in the United States, for instance, or the Roman Catholic Church in Italy and Europe. This rebirth of religion creates unusual alliances ready to challenge some of assump­tions which inform modem democraies, especially on questions of public ethics. Bonhoeffer’s reflections on the relationship between Christ and our world con­tinue to be relevant, especially when we consider his evangelica} witness to God’s revelation in Christ.

F. Ferrario, Bonhoefferiana

Vengono presentate alcune opere su Bonhoeffer apparse in occasione delle celebrazioni del biennio 2005-2006 .

F. Ferrario, Bonhoefferiana

The author introduces severa} works on Bonhoeffer published for the 1ooth anniversary of his birth.

abstract vol 73 : 4

Jennifer Wasmuth, Il cristianesimo in Unione Sovietica

Questo articolo analizza gli sviluppi storici del cristianesimo nell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991, concentrandosi sulla Chiesa ortodossa russa e sulla Chiesa evangelica luterana. Il periodo in questione è stato caratterizzato da gravi persecuzioni dei cristiani con centinaia di migliaia di vittime. Nonostante le persecuzioni colpissero entrambe le chiese, divergevano nella loro intensità e durata. L’articolo pone in rilievo che la violenza massiccia adoperata dalle autorità bolsceviche non era principalmente motivata dall’ideologia comunista ma dall’esigenza di «creare» un nemico per consolidare il regime. D’altronde, all’inizio del xx secolo, entrambe le chiese erano affette da conflitti interni, per i quali erano incapaci di opporre alle azioni bolsceviche una resistenza efficace.

Jennifer Aasmuth, Christianity in the Soviet Union

This article analyses the historical developments of Christianity in the Soviet Union (1922-1991), focusing on the Russian Orthodox Church and on the Lutheran Church. It was a time of severe Christian persecution, which claimed hundreds of thousands of victims. Although both Churches were affected by persecutions, these differed in their intensity, extent and duration. The article high- lights that the massive violence of Bolshevik authorities was not due to putting into practice Communist ideology, but by the need to “create” enemies in order to consolidate the regime. On the other hand, at the beginning of the 20th century both Churches were affected by internal conflicts, and therefore could not confront the Bolshevik actions in an effective way.

András Korányi, Stato e chiesa – ideologia e teologia. I principi della Riforma nel contesto del socialismo ungherese

La contestualità è stata un fattore importante nella costruzione di una ideologia teologica cristiana nella seconda metà del xx secolo. Il mondo bipolare del periodo della Guerra fredda ha portato a un contesto diverso per la teologia e le chiese del mondo occidentale da quello del mondo orientale, socialista. La Chiesa luterana d’Ungheria è esistita e ha lavorato all’interno della struttura del regime comunista dal 1945 al 1990. Nonostante l’antagonismo chiesa-stato, si possono individuare tre diverse fasi nel rapporto fra religione e politica nelle deca- di socialiste: una vasta gamma di pressione contestuale, che andava da minacce terroristiche a una cooperazione tattica per il bene del sistema politico. Dopo la sconfitta della rivoluzione anticomunista del 1956, D. Zoltán Káldy, vescovo della Chiesa luterana (1958-1987), sviluppò un concetto teologico contestuale chiamato «Teologia della diaconia», che offriva un modus vivendi per poter collaborare sia pure in maniera limitata con le autorità e offriva una prospettiva di sopravvivenza della chiesa, con vantaggi per entrambe le parti. Questo studio offre una visione d’insieme dei dilemmi storici e teologici che si nascondono dietro il concetto di teologia della diaconia, e un’analisi del suo contesto politico e sociale sotto il regime comunista ungherese.

András Korányi, State and Church – Ideology and Theology. The Principles of the Reformation in the Context of Hungarian Socialism

Contextuality was a potent feature in constructing a Christian theological identity in the second half of the 20th century. The bipolar world of the Cold War period meant a particular context for Theology and Churches in the Western and Eastern (Socialist) worlds. The Lutheran Church in Hungary existed and worked within the framework of a Communist regime (1945-1990). In spite of the antagonism between Church and State, there were different phases of the relationship between religion and politics during the Socialist decades: a wide palette of contextual pressure, which goes from terroristic threats to tactical cooperation for the sake of the political system. After the collapse of the an- ti-Communist uprising in 1956, D. Zoltán Káldy as bishop of the Lutheran Church (1958-1987) developed a contextual theological concept called “Theology of Diacony” which offered a modus vivendi for a limited cooperation with the authorities and a perspective of subsistence of the Church, with mutual advantages for both parties. The present study offers an overview of historic and theological dilemmas behind the concept of the Theology of Diacony and an analysis of its political and social context under the Communist regime in Hungary.

Andreas Stegmann, La Chiesa protestante nella DDR

La storia della Chiesa evangelica nella DDR è un esempio interessante di sopravvivenza della fede cristiana in uno stato totalitario. Dal 1945 al 1989, l’integrazione della Germania orientale nella sfera di potere sovietico costituì una sfida per il protestantesimo tedesco. La religione perse il suo ruolo tradizionale nella società e gli individui e le comunità subirono discriminazioni e a volte persecuzioni dal regime comunista. Per la Chiesa protestante possiamo distinguere tra tre periodi: negli anni dal 1945 al 1961 la Chiesa tentò di difendere la sua posizione tradizionale in forza del fatto che più del 90 per cento della popolazione le apparteneva. La costruzione del muro di Berlino, avvenuta nel 1961, inaugurò anni di ritiro e riorientamento durati fino al 1978. Dalla fine degli anni Settanta, la Chiesa protestante, oramai marginalizzata, trovò un ruolo nuovo come parte di un movimento riformistico emergente e come elemento di opposizione, che avrebbe portato alla rivoluzione pacifica del 1989-1990.

Andreas Stegmann, The Protestant Church in the DDR

The history of the Protestant Church in the DDR is an interesting example of how faith can survive in a totalitarian State. From 1945 to 1989, the passage of Eastern Germany into the sphere of influence of Soviet power was a challenge for German Protestantism. Religion lost its traditional role in society, and individuals and communities were discriminated and sometimes persecuted by the Communist regime. The situation of the Protestant Church can be subdivided into three periods: from 1945 to 1961 the Church tried to defend its traditional position, due to the fact that over 90% of the population adhered to the Church; the construction of the Berlin wall in 1961 gave start to a period of withdrawal and re-orienteering, which lasted until 1978; at the end of the seventies, the Protestant Church, now marginalized, found a new role for itself as part of an emerging reforming movement and an element of opposition, which would eventually bring about the pacific revolution of 1989-1990.

abstract vol 74 : 2

Mauro Belcastro, L’azione predestinante di Dio nell’epistola ai Romani: (pre-) determinazione e libertà divina davanti all’impossibilità umana

L’interesse nel mostrare il legame tra il divino e l’umano e la specifica via della sua relazione è ben espresso dall’uso che Paolo fa del verbo προορίζω (predestinare). Alcuni passaggi chiave della Lettera ai Romani mostrano come l’azione predesti- nante di Dio nei confronti dell’umanità sia il suo specifico e libero modo di far fronte all’irriducibile debolezza umana. L’agire predeterminante di Dio esprime una duplice realtà: da una parte è la scoperta paolina di un’azione divina che permea tutte le cose e implica, sollecita e determina l’agire umano; dall’altra è l’espressione più alta della sua libertà che si manifesta nel compimento della vi- cenda del Messia Gesù.

Mauro Belcastro, The Pre-destining Action of God in the Epistle to the Romans: (Pre-)Determination and the Freedom of God vis-à-vis Human Impossibility

The use which Paul makes of the verb προορίζω (to predestine) shows his interest in highlighting the tie between the Divine and the Human and the specific way of its relationship. Some key passages in the Epistle to the Romans show how the predestining action of God towards Humanity is His specific and free way to confront irreducible human frailty. The predetermining action of God ex- presses a double reality: on the one hand it is the Pauline discovery of a divine action which permeates all things and involves, stimulates and determines human acting; on the other hand it is the highest expression of His freedom, which reveals itself in the accomplishment of the event of Jesus the Messiah.

Alessandra Pecchioli, La traduzione BIR nel contesto della storia delle traduzioni bibliche

L’articolo intende ripercorrere per sommi capi i punti salienti della storia del- le traduzioni e dei loro metodi, accennare agli aspetti teorici e pratici contemporanei che informano il processo traduttivo illustrandoli con alcuni esempi tratti dalla Bibbia Italiana della Riforma.

Alessandra Pecchioli, The BIR Translation in the History of Bible Translations

The article goes briefly over the most important points of the history of translations and their methods, it outlines the present-day theoretical and practical elements which are at the basis of the process of translation, illustrating them with some examples taken from the Bibbia Italiana della Riforma (Italian Bible of the Reformation).

Daniele Garrone, Ancora su Stiffelio: un’opera protestante?

Il libretto dello Stiffelio di Piave, a monte degli interventi della censura triestina del 1850, che mascherò gli espliciti richiami al protestantesimo e impose una nuova scena finale sconnessa dal resto dell’azione e del tutto banale, ha mantenuto e valorizzato il culmine dell’azione drammatica in una parola di perdono, nella “casuale” lettura di una parola di Gesù. La consapevolezza del retroterra protestante della vicenda, messa in scena nella singolare opera che è lo Stiffelio, è rilevante non solo per lo spettatore italiano, ma anche per chi deve curarne l’allestimento scenico.

Daniele Garrone, Once More on Stiffelio: a Protestant Opera?

The Libretto of Stiffelio by Piave, before the action of the Censure in Trieste in 1850, which masked the explicit references to Protestantism and imposed a new final scene, disconnected from the rest of the action and altogether banal, has kept and brought out the acme of the dramatic action in a word of forgiveness, in the “casual” reading of a word by Jesus. The consciousness of the Protestant background of the story staged in the peculiar opera Stiffelio, is relevant not only for an Italian spectator, but also for the person who must undertake the scenic setting.

Bruno Rostagno, Riforma come decisione e resistenza. Barth nella lotta e nello sguardo retrospettivo

Due testi di Barth, recentemente ripubblicati, che hanno inciso profondamente nella situazione ecclesiastica degli anni Trenta, continuano ad avere un valore di indirizzo per la lucidità con cui viene impostata la posizione della chiesa di fronte alle ideologie e di fronte alla continua esigenza di riforma. A questi si aggiunge ora la raccolta degli scritti autobiografici comparsi a scadenza decennale tra il 1938 e il 1958.

Bruno Rostagno, The Reformation as a Decision and Resistance. Barth in fight and in a retrospect outlook

Two texts by Barth, recently re-published, which marked deeply the ecclesiastical situation in the Thirties of the last century, still have a great value in the approach, for the lucidity with which the position of the Church is formulated vis-à-vis ideologies and facing the continuous necessity of reformation. The collection of the autobiographical writings, which appeared every ten years between 1938 and 1958, are now added to these.

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Paolo Ricca, Perché celebrare la Riforma?

Celebrare, cioè esaltare pubblicamente, commemorare o semplicemente ricordare la Riforma? Senz’altro essa va celebrata perché è stata un’opera di Dio, che i riformatori hanno subito piuttosto che promosso. Nonostante alcuni lati oscuri, come il ricorso all’autorità politica per reprimere i dissidenti, la strage dei contadini, l’atteggiamento contro gli ebrei, la rottura tra Lutero e Zwingli, la Riforma ha arricchito di cinque perle la cristianità europea: il solus Christus, la libertà della coscienza, vinta solo dalla Parola di Dio, la grazia incondizionata, la libertà del cristiano, la creazione non solo di un nuovo modello di chiesa basato sulla Scrittura, ma di una vera e propria civiltà.

Paolo Ricca, Why Celebrate the Reformation?

Should the Reformation be celebrated – that is to say exalted publicly – commemorated or simply remembered? It should definitely be celebrated because it was a deed of God, which the Reformers underwent rather than promote. In spite of some dark aspects, like resorting to political authorities to suppress dissidents, the farmers’ massacre, the attitude towards the Jews and the breaking off between Luther and Zwingli, the Reformation enriched European Christendom with five pearls: Solus Christus, the freedom of conscience – beat only by the Word of God – unconditioned grace, the freedom of a Christian and the creation not only of a new model of Church based on the Scriptures, but also a true and proper civilization.

Lothar Vogel, Wittenberg, la Bibbia come antidoto

Questo contributo intende contestualizzare le 95 tesi sulle indulgenze, inviate da Martin Lutero all’arcivescovo Alberto di Magonza il 31 ottobre 1517, nel- la storia politico-religiosa e nella teologia del suo tempo. La città di Wittenberg, sede dell’università nella quale insegnava, era il centro ecclesiastico e religioso di un principato importante e apparteneva a una zona del cristianesimo occidentale, i cui legami con la sede romana erano più deboli che altrove. Teologicamente, Lutero si formò in una scuola di pensiero caratterizzato da un ago- stinianismo antipelagiano, dalla mistica renana e dalla filologia rinascimentale, che convergevano in un potenziale riformistico motivato da una percezione critica della religiosità consuetudinaria. Al centro di quest’approccio è la lettu- ra della Bibbia, adoperata in una chiave critica. La Riforma portata avanti da Lutero cercò di tradurre questi impulsi, pur con tutti i condizionamenti del suo tempo, in realtà ecclesiastica.

Lothar Vogel, Wittenberg, the Bible as an Antidote

This contribution aims at contextualising the 95 Theses on Indulgences, which Martin Luther sent to Albrecht, Archbishop of Mainz on 31 October 1517, placing them within the political and religious history, and the theology of that time. The town of Wittenberg, which was the seat of his university, was the ecclesiastical centre of an important principality, and part of a region in which the links with the Holy See were much weaker than elsewhere. From a theological view- point, Luther represented a school in which an anti-Pelagian Augustinianism, German mystics and Renaissance philology worked together and converged in- to a reformist attitude which criticized the religious customs of the time. The centre of his approach is the reading of the Bible, performed in a critical way. The Reformation launched by Luther attempted to express these impulses, with- in the limits imposed by the conditions of the time, into ecclesiastic practice.

Emidio Campi, Liberi e diversi nella verità evangelica: l’esempio svizzero

La Riforma ebbe un’origine e un decorso particolari nelle città-stato della Confederazione Elvetica, dove sorse la corrente riformata del protestantesimo, parallela ma non identica a quella luterana. Sebbene il pensiero dei riformatori svizzeri collimasse sostanzialmente con quello dei riformatori tedeschi sui principali articoli dottrinali, essi si distinsero con precisa consapevolezza da Lutero e dai suoi collaboratori su alcune questioni teologiche e ecclesiologiche di peso. Il saggio esamina la dottrina della salvezza e la concezione del rapporto tra il potere spirituale e secolare, ossia un tema teologico e uno di etica politica, da cui emergono sia le comunanze sia le differenze tra la Riforma svizzera e la Riforma tedesca.

Emidio Campi, Free and Different in Protestant Truth: the Swiss Example

The Reformation had a particular origin and development in the city-states of the Swiss Confederation, where the Reformed current of Protestant thought, parallel but not identical to the Lutheran Reformation, originated. Although the thought of the Swiss reformers almost coincided with that of the German Reformers as regards the principal articles of doctrine, the Swiss differed consciously from Luther and his collaborators on some relevant theological and ecclesiological matters. This essay examines the doctrine of salvation and the view of the relationship between spiritual and secular power, that is to say a theological the- me and one of political ethics, from which both the shared and the differing ideas between the Swiss and German Reformation emerge.

Emanuele Fiume, Ginevra: dal declino alla città simbolo

La città di Ginevra, entrata in una fase di decadenza nei decenni precedenti alla Riforma, visse un profondo mutamento senza variare la propria architettura istituzionale, se non con il trasferimento definitivo dei poteri dal vescovo al Piccolo Consiglio. Con la Riforma non furono costruiti nuovi luoghi di culto, ma ebbero luogo dei cambiamenti nel rapporto tra chiesa e autorità politica, nell’accoglienza e nell’inserimento nel tessuto cittadino di migliaia di profughi per motivi religiosi e in un notevole sforzo per rendere l’istruzione pubblica obbligatoria per tutti e di alto livello. La Ginevra di Calvino poté ergersi in pochi decenni nel simbolo della Riforma in Europa e più tardi nel simbolo di una ci- viltà della libertà di matrice protestante.

Emanuele Fiume, Geneva: from Decline to Symbol City

The city of Geneva, which had entered a period of decadence in the decades before the Reformation, underwent a profound change without really changing its institutions, with the exception of the definitive transfer of power from the Bishop to the Small Council. No new places of worship were built with the Reformation, but there were changes as regards the relationship between the Church and political authorities, the welcoming and inclusion in city life of the thousands of religious exiles and the remarkable effort to make public education compulsory for everyone, at a high level. Calvin’s Geneva became, in a few decades, the symbol of Reformation in Europe and, later, the symbol of a civilization of freedom of Protestant origin.

Dorothea Wendebourg, La via di mezzo della chiesa anglicana

La chiesa d’Inghilterra, ovvero la Ecclesia anglicana, è un fenomeno ecclesiastico particolare: in essa elementi tradizionali e l’aspetto cerimonioso e gerarchico della cosiddetta High Church sono integrati in un insieme evangelico, per cui appare come una via di mezzo tra la chiesa cattolico-romana e le chiese della Riforma. Ciò è il risultato di una complessa storia di riforma, dalla rottura con Roma di Enrico VIII a Elisabetta I e al movimento dei puritani. Le tappe di questa complessa vicenda sono qui ripercorse con attenzione alle spesso carenti motivazioni teologiche dei vari passaggi. Questa carenza spiega la successiva accentuazione di elementi tradizionali, come il rito eucaristico e l’episcopato, percepiti come irrinunciabili.

Dorothea Wendebourg, The Middle-of-the-road of the Church of England

The Church of England, or Ecclesia Anglicana, is a particular ecclesiastical phenomenon: traditional elements, and the ceremonial and hierarchical aspect of the High Church are integrated in a Protestant whole, so that it appears to be in between the Roman Catholic Church and the Churches of the Reformation. This is the result of a complex history of reform, from Henry VIII’s rupture with Rome to Elizabeth I, and the Puritan movement. The Author runs through the stages of these complex events, with particular attention to the frequent lack of theological motivation in the various phases. This lack explains the successive accentuation of traditional elements like the Eucharistic rite and episcopacy, which are considered essential.

Giancarlo Pani, Giustizia

Una lenta maturazione porta Lutero a scoprire il significato del termine «giustizia» e a elaborare la teoria della giustificazione per fede. La scoperta è del 1515, anno dei commenti al Salterio e delle lezioni sulla Lettera ai Romani; Lutero vi torna dopo il 1535 nelle lezioni sulla Genesi, confortato dal De spiritu et littera di Agostino, e nel 1545 nella Prefazione al primo volume delle sue opere latine. Valutando analogie e differenze, si rileva che nella fase iniziale Lutero non sente contrasto con l’interpretazione tradizionale e non si esalta per una scoperta così innovatrice, segno che essa non è frutto di ispirazione improvvisa, ma di ricerca concettuale.

Giancarlo Pani, Justice

A slow spiritual growth brought Luther to discover the meaning of the word “justice” and to develop the theory of Justification by Faith. This discovery happened in 1515, the year of his comments to the Psalter and the lectures on the Epistle to the Romans; Luther came back on the subject after 1535 in his lectures on Genesis, being supported by De spiritu et littera by St. Augustin, and in 1545 in the Preface to the first volume of his works in Latin. If we consider the similarities and the differences, we note that initially Luther did not feel that there was any contrast between his theory and the traditional interpretation, and was not elated by such an innovative discovery. This shows that it was not the result of sudden inspiration, but of a conceptual research.

Fulvio Ferrario, Ragione

L’intervento presenta alcune note a margine delle tesi presentate da Lutero nel 1539 sul tema Verbum caro factum est: il tema è costituito dal rapporto tra la ragione filosofica e il paradosso della rivelazione. La critica di Lutero non dovrebbe essere interpretata in senso piattamente irrazionalistico, bensì come ricerca di orizzonti del pensiero e del linguaggio conformi al messaggio evangelico. La posizione di Lutero viene poi riletta nel quadro dell’odierno dibattito sul- la ragione teologica e sul suo rapporto con il pensiero secolare.

Fulvio Ferrario, Reason

The article offers some marginal notes on the Theses presented by Luther in 1539 on the theme Verbum caro factum est: the theme is based on the rapport between philosophical reason and the paradox of revelation. Luther’s criticism should not be interpreted in a simply irrational sense, but rather as the research of horizons of thought and language in conformity with the Protestant message. Luther’s position is then examined against the background of the present debate on theological reason and its relationship with secular thought.

Hans-Martin Barth, Parola

Quella di parola di Dio è notoriamente, per Lutero, una (o, almeno da un certo punto di vista, la) nozione centrale dell’esistenza cristiana, e dunque anche della teologia. Essa non è in primo luogo comunicazione di contenuti, ben- sì la realtà di Dio stesso in azione nella storia. La vocazione della chiesa risiede nell’affidarsi a tale azione, in una caratteristica passività che, per il riformatore, racchiude il vero agire della fede. L’analisi prosegue interrogandosi sul fatto che, nel contesto odierno, questa nozione non possiede più una simile immediatezza e deve essere nuovamente accostata nel quadro assai complesso del confronto con le religioni e con la sensibilità secolare.

Hans-Martin Barth, Word

The concept of Word of God is notoriously for Luther one (or, at least from a certain point of view, the) central notion of Christian life, therefore also of theology. It is not, in the first place, a communication of subjects, but rather the reality of God acting in history. The vocation of the Church is to trust in this action, in a characteristic passivity in which, for the Reformer, consists the true act of faith. The analysis then continues asking questions about the fact that, in the present context, this notion is not so immediate and needs to be approached again in the complex background of the confrontation with other religions and secular sensitivity.

Silvana Nitti, Libertà

Per Lutero la libertà è una liberazione che viene dal di fuori dell’uomo e lo salva dall’opprimente convinzione che la sua libertà consista nell’operare per meritare la propria salvezza, mentre è asservito al peccato. Giustificato per grazia, l’uomo è libero di operare nel «regno della ragione», può e deve operare nella storia, negli ambiti della politica, dell’economia (a cominciare dalla famiglia) e della chiesa, esercitando le sue forze fisiche come il suo intelletto. Le opere non hanno più lo scopo di «difendere e salvare» chi le compie, ma sono l’azione di una «volonterosa, lieta vita per servire il prossimo gratuitamente». La liberazione dalle opere, diventa responsabile libertà delle opere.

Silvana Nitti, Freedom

According to Luther, freedom is a liberation which comes from outside man and saves him from the oppressing conviction that his freedom consists in work- ing to merit his own salvation, while he is enslaved by sin. Justified by grace, man is free to work in the “kingdom of reason”, can and must work within his- tory, in the spheres of politics, of economy (starting from his family) and of the Church, using his physical strength as well as his intellect. The purpose of actions is not to “defend and save” the person who performs them, but are the act of a “willing, happy life in order to serve one’s neighbours gratuitously”. Liberation from actions becomes a responsible freedom of actions.

Kurt Cardinale Koch, Il primato dell’accogliere rispetto al fare. Sull’attualità della dottrina cristiana della giustificazione

La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999 è un segno dell’avanzato dialogo ecumenico: ma come può questo messaggio esse- re credibile nel mondo attuale, così diverso da quello di Lutero, anche a seguito della critica nei confronti della coscienza del peccato espressa da Nietzsche? Oggi occorre procedere in senso inverso e risalire dalla misericordia all’esperienza del peccato. Occorre altresì riaffermare, nel rapporto fede-opere, la responsabilità dell’uomo nei confronti delle sue azioni, poiché la grazia di Dio non ostacola la collaborazione umana: Gesù, infatti, non è solo il Dio che si è abbassato fino all’uomo, ma è anche l’uomo che si è innalzato sino a Dio.

Kurt Cardinal Koch, The Primacy of Welcoming over Acting. On the Present Relevance of the Christian Doctrine of Justification

The joint Declaration on the Doctrine of Justification of 1999 is the sign of the advancing ecumenical dialogue: but how can this message be credible in the world of today – which is very different from Luther’s world – further to the criticism of the consciousness of sin as formulated by Nietzsche? Today it is necessary to proceed in the opposite direction and go from the concept of mercy to the experience of sin. It is also necessary to reassert, vis-à-vis the relationship be- tween faith and actions, the responsibility of man towards his actions, because the grace of God does not hinder the collaboration of man: Jesus is not only the God who abased Himself down to human level, but man also rose up to God.

Daniele Garrone, «Judenschriften» luterane: diffusione, ricezione, ripercussioni

Il convegno tenuto alla Friedrich-Alexander-Universität di Erlangen-Nürnberg nell’ottobre 2014 offre un fondamentale contributo di ricerca alla storia della ricezione e delle ripercussioni delle «Judenschriften» di Martin Lutero nel xix e nel xx secolo, cioè nel periodo cruciale dello sviluppo del nazionalismo tedesco e poi del nazionalsocialismo. I contributi sondano analiticamente vari ambiti e generi letterari. Il risultato è che se non esiste un filo diretto, a collegare Lutero con l’antisemitismo tedesco, le «Judenschriften» furono tuttavia utilizzate e diffuse dall’antisemitismo tedesco più di quanto fosse avvenuto nei secoli precedenti.

Daniele Garrone, Lutheran «Judenschriften»: Diffusion, Reception and Repercussions

The Convention which took place at the Friedrich-Alexander-Universität of Erlangen-Nürnberg in October 2014 offers a fundamental contribution to the research on the history of reception and repercussions of the «Judenschriften» by Luther in the 19th and 20th century, that is in the crucial period of the development of German nationalism and then of National Socialism. The various essays sound analytically various fields and literary genres. The result is that, al- though there is not a direct connection between Luther and German antisemitism, however the «Judenschriften» were used and spread by German antisemitism more than had been done in the previous centuries.

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Werner Kahl, Fondamenti, metodi, esperienze

In Germania, negli ultimi anni, la presenza di cristiani provenienti da ogni parte del globo ha obbligato la Chiesa evangelica tedesca (EKD) a prendere atto non solo delle dinamiche che si stanno instaurando tra nuovi e vecchi membri di chiesa, ma anche della necessità di cambiare profondamente l’approccio classico che le chiese occidentali hanno tenuto nei confronti delle chiese del Sud del mondo. Abbandonato l’atteggiamento paternalistico, si tratta di superare anche la dimensione dell’interculturalità per iniziare un percorso transculturale, che aiuti a sviluppare teologicamente quanto di nuovo emerge dall’incontro di di- verse culture, teologie, spiritualità, a cominciare dall’esegesi biblica che, come stanno lentamente facendo le comunità locali, deve aprirsi alle suggestioni che giungono a livello globale. L’articolo si conclude riportando gli esempi di una tecnica usata per gli studi biblici in Sudafrica e di una liturgia interculturale, e presentando il nuovo programma di Perfezionamento ecumenico in Teologia offerto dall’Accademia della missione dell’Università di Amburgo.

Werner Kahl, Bases, Methods, Experiences

In Germany, the arrival of Christians coming from every part of the world in the last few years has obliged the German Protestant Church (EKD) to take note not only of the dynamics which are being established between new and old Church members, but also of the necessity of changing dramatically the classic approach which western Churches have always had towards Churches from the southern part of the world. Once the paternalistic attitude has been abandoned, it is also necessary to overcome the intercultural aspect and to initiate a transcultural approach, which may help develop theologically the new elements emerging from the encounter of different cultures, theologies, spirituality, starting from biblical exegesis, which must open to the suggestions coming from the whole world, as local congregations have been slowly doing. The last part of the article reports the examples of a technique used for biblical studies in South Africa, and of an intercultural liturgy. It also presents the programme of the new syllabus of Ecumenical Specialization in Theology, offered by the Academy of Mission of the University of Hamburg.

Paolo Naso, Pluralismo religioso e società

In un paese religiosamente statico come l’Italia, i processi migratori hanno determinato un nuovo pluralismo religioso che non ha una dimensione soltanto quantitativa. Per molti immigrati l’esperienza religiosa ha un valore molto alto, espresso in forme peculiari e talora nella rivendicazione di diritti non contemplati dalle norme vigenti e per questo socialmente e politicamente controversi. Di fronte al «nuovo pluralismo religioso» e ai pericoli di un multiculturalismo che giustappone comunità chiuse in ghetti confessionali, occorre attivare pro- cedure di dialogo e di confronto tese a rispondere sia all’esigenza della coesione sociale che della libertà di espressione della fede religiosa.

Paolo Naso, Religious Pluralism and Society

In a country which is as religiously static as Italy, migratory processes have brought a new religious pluralism, which is relevant not only from the point of view of quantity. Many immigrants value their religious experience very highly and express it in peculiar forms; sometimes it involves claiming rights which are not contemplated by the laws in force, and are therefore socially and politically controversial. Having to face the “new religious pluralism” and the dangers of a multiculturalism which juxtaposes communities relegated to confessional ghettos, it is necessary to bring into operation procedures of dialogue and confrontation, in order to respond both to the necessity of social cohesion and of freedom of religious faith.

Ilaria Valenzi, I nodi della libertà religiosa in Italia

La tutela del diritto di libertà religiosa soffre di condizionamenti storici che hanno determinato l’attuale assetto legislativo in materia. Il sistema delle fonti del diritto italiano è contrassegnato da un vulnus di disciplina, caratterizzato dalla compresenza di strumenti legislativi eterogenei, cui corrispondono livelli differenziati nel riconoscimento dei diritti. Nonostante l’urgenza dell’introduzione di una legge generale sulla libertà religiosa, il processo per la sua emanazione è soggetto all’instabilità politica. Nel frattempo, le migrazioni hanno cambiato il tessuto religioso del paese e nuove domande si pongono all’attenzione del diritto. In uno stato di incertezza legislativa, deve essere colta l’opportunità per un ripensamento degli strumenti giuridici in un’ottica interdisciplinare e interculturale.

Ilaria Valenzi, The Difficulties of Religious Freedom in Italy

The defence of the rights of religious freedom is conditioned unfavourably by the historical situation of Italy, which has produced the present arrangement of legislation of this matter. The system of the sources of Italian Law is marked by a vulnus of discipline, because different instruments of legislation coexist, with the consequence of differentiated levels of recognition of rights. Although the introduction of a general law on religious freedom is urgently needed, the process which would lead to this law is subject to political instability. In the meantime, migrations have changed the religious tissue of the country, and new demands are drawn to the attention of Law. In a situation of legislative uncertainty, the opportunity must be seized to rethink the legal instruments from an interdisciplinary and intercultural viewpoint.

Philip Towner, Traduzione e riconciliazione

L’articolo mostra l’interconnessione tra l’attività della traduzione e il bisogno umano di riconciliazione introducendo il concetto di «intraducibilità», applicato al termine biblico καταλλάσσω (katalassô), tradotto con «riconciliazione». A rigor di logica il termine «riconciliazione» è intraducibile, può significare tante cose in diversi contesti, genera il bisogno di un numero maggiore di traduzioni e l’instabilità che lo caratterizza suggerisce molti tipi di riconciliazione, riguarda la ricostruzione di relazioni in «una relazionalità che non cancella le differenze, che garantisce il giusto spazio per l’espressione dell’alterità, che trae forza dalla diversità». Attraverso le riflessioni di numerosi autori e varie metafore, l’autore prosegue la sua ricerca sulla traduzione come ermeneutica della riconciliazione.

Philip Towner, Translation and Reconciliation

The article shows how the activity of translation and the human need for reconciliation are interconnected, and it introduces the concept of “untranslatable” applying it to the biblical term καταλλάσσω (katalassô), translated as “reconciliation”. From a logical point of view, the term “reconciliation” is untranslatable, as it may mean many different things in different contexts; it produces the need of a higher number of translations, and the instability which is characteristic of it suggests many types of reconciliation; it regards rebuilding relationships in a “relational nature which does not wipe out differences, but guarantees the right space to allow otherness, and derives force from diversity”. Through the observations of numerous authors and various metaphors, the Author pursues his re- search on translation as a hermeneutics of reconciliation.

George G. Ennin, La missione inverte la rotta

Il titolo dell’articolo si presta a una doppia interpretazione: dopo alcuni seco- li di missione dal Nord al Sud del mondo, accompagnata dalla spinta della colonizzazione e del commercio, oggi, con il flusso della nuova immigrazione motivata da bisogni economici e di sicurezza, c’è un ritorno dal Sud profondamente religioso verso un Nord secolarizzato. Ma c’è anche un altro livello che l’autore auspica, a partire dal suo contesto africano: «un cambiamento del paradigma missiologico», distinguendo il cristianesimo di stampo europeo, incapace di rispondere ai bisogni spirituali dei credenti africani, dal vangelo e dalla fede che devono incarnarsi in una cultura per esistere veramente.

George G. Ennin, The Mission Inverts Its Route

The title of the article can be interpreted in two ways: after centuries of mis- sions going from the Northern to the Southern hemisphere, which were combined with the attraction of colonization and commerce, today, thanks to the new immigration caused by economical and security needs, the movement is from the South, which is deeply religious, to a secularized North. However, the Author hopes for another level, starting from his African context: “a change of the missionary paradigm”, distinguishing between a European Christianity, unable to respond to the spiritual needs of African believers, from the Gospel and from a faith which must incarnate in a culture, in order to really exist.

Yann Redalié, Paolo, un’ecclesiologia interculturale?

Partendo dall’identificazione della tradizione battesimale condivisa che proclama il superamento delle discriminazioni fondate sulle appartenenze etnico- religiose, sociali e di genere, vengono esaminate le differenti interpretazioni che l’apostolo ne dà nelle lettere, a seconda del contesto culturale dei destinatari. Se il dibattito d’identità è a sfondo giudaizzante in Gal. 3,23-29, in I Cor. 12,11-14 Paolo, rivolgendosi a una comunità urbana di cultura greca, usa la metafora ellenistica del corpo per dire l’identità comunitaria. Nella ricezione di Paolo, poi, in Col. 3,9-12, la nuova identità «rivestita» dal credente si manifesta su un pia- no etico significativo e largamente riconoscibile per la società del tempo. Questa relativizzazione delle appartenenze apre a una ecclesiologia dove ognuno/a viene accettato/a con la sua differenza di condizione. Inoltre, positivamente, nell’edificazione comunitaria, universalità e unità vanno di pari passo con la pluralità dei doni spirituali e delle funzioni ministeriali, nella loro diversità (I Cor. 12).

Yann Redalié, Paul, an Intercultural Ecclesiology?

Starting from the identification of a shared baptismal tradition, which pro- claims the overcoming of discriminations founded on ethnical-religious, social and gender membership, the Author examines the different interpretations which the Apostle gives in his letters depending on the cultural context of his addressees. If the debate on identity reveals a judaizing background in Gal 3, 23-29, in 1Cor 12, 11-24 Paul, addressing an urban congregation of Greek culture, uses the Hellenistic metaphor of the body to explain the identity of the community. In Paul’s reception, in Col 3, 9-12 the new identity “put on” by the believer is manifested on a significant ethical level which is easily recognizable by the society of that time. This relativization of membership opens to an ecclesiology where everyone is accepted with his/her different conditions. Besides, positively, in the edification of the congregation, universality and unity go, at the same rate, together with the multiplicity of spiritual gifts and ministerial functions, in their diversity (1Cor 12).

Letizia Tomassone, Dialogo interreligioso e femminismi

Si passano in rassegna scritti di teologhe impegnate nel dialogo interreligioso e interculturale, a livello ufficiale un campo ancora dominato da maschi. L’orientalismo ha colpito soprattutto l’immaginario sulle donne e alimenta l’islamofobia e la xenofobia. Si propongono alcuni criteri per un dialogo critico anche fra donne, sapendo che esistono aspri conflitti rispetto alle appartenenze che autorizzano le subalterne a parlare. Vengono presentate teologie delle donne indigene, asiatiche, afroamericane e latinas, womanism e mujerismo. Il dialogo interreligioso è uno strumento positivo nel processo di formazione della società ibrida.

Letizia Tomassone, Interreligious Dialogue and Feminisms

Several works of female theologians, involved in interreligious and intercul- tural dialogue, are reviewed in this article, in a field which is officially still dominated by males. Orientalism has influenced the imagination as regards women and has fomented islamophobia and xenophobia. Some criteria for a critical dialogue between women are suggested in this article, in the awareness that bitter conflicts on belonging exist; these conflicts authorize subordinate women to talk. The article illustrates the theologies of indigenous, Asiatic, Afro-American, Latinas women, Womanism and Mujerismo. The interreligious dialogue is a good instrument in the process of forming a hybrid society.

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Eric Noffke, Giustificazione? Fede e salvezza in Paolo, a cinquecento anni da Lutero

Da quando K. Stendahl nel 1963 ha aperto la strada alla revisione della teologia paolina (la «Nuova Prospettiva»), la discussione si è concentrata su temi come la centralità della giustificazione per fede, il rapporto dell’apostolo con la legge e, in generale, con il giudaismo. In questo articolo si riflette su quest’ultimo aspetto partendo dalle tesi di P. Eisenbaum, a cui si reagisce accogliendo la sua sfida a leggere Paolo come un ebreo del suo tempo, alla luce del Quarto Libro di Esdra, rappresentazione della teologia delle opere che lui abbandonerà dopo l’incontro con il Risorto. Sarà proprio la rivelazione della grazia a condurlo alle sue affermazioni sulla giustificazione per fede in Cristo.

Eric Noffke, Justification? Faith and Salvation in Paul, Five Hundred Years after Luther

In 1963, K. Stendahl inaugurated a new trend in Pauline studies (the “New Perspective”). Some of its major issues were the centrality of Justification by Faith, Paul’s interpretation of the Law and his relationship with Judaism, examined here in reaction to P. Eisenbaum’s book Paul was not a Christian and to her challenge to read Paul considering him an apostle who never abandoned Judaism. In this article, the Fourth Book of Ezra is analyzed as an example of the Theology of Deeds, which Paul abandoned after meeting the Resurrected Jesus: it is the revelation of God’s grace that explains his statements on Justification by Faith in Christ.

Paola Mollo, Saul contro Davide: spunti per una lettura «psicologica» di I Samuele 18-20

Il racconto biblico che narra il piano di Saul per uccidere il giovane Davide (I Samuele 18-20) è ricchissimo di avvenimenti, complicazioni, dettagli, luoghi e personaggi e si presta a molteplici letture di tipo narrativo. In questo articolo viene proposta l’analisi delle parole e delle espressioni impiegate nelle varie scene e dai vari personaggi per «nominare» e descrivere il piano di morte contro Davide, al fine di fornire ai lettori una chiave di lettura per seguire gli eventi dall’«interno», ossia dal mondo psicologico dei protagonisti. Un mondo fatto principalmente di intenzioni, interessi, sentimenti, fiducia e paure.

Paola Mollo, Saul versus David: a «psychological» reading of 1Samuel 18-20

The Biblical account which narrates Saul’s plan to kill David (1Samuel 18-20) abounds in events, complications, details, places and characters, and lends itself to multiple interpretations. This paper focuses on the words and expressions used in different scenes and by different characters to «name» and describe the terrible plan against David. The objective is to provide readers with a key to understanding the events from the inner and emotional world of characters; a world made up of intentions, profits, feelings, trust and fear.

Gianmarco Schiesaro, Il protestantesimo italiano e la sfida dei monismi

A cavallo tra XIXe XX secolo, con la crisi del positivismo classico, rinacquero nel mondo scientifico proposte filosofiche di tipo monistico che, proponendo sulla scia dell’evoluzionismo darwiniano visioni unificanti e progressive della realtà, costituirono una seria minaccia per la fede religiosa. Le riviste evangeliche italiane del periodo testimoniano come una parte significativa del protestantesimo italiano, quella di tendenze più liberali, abbia raccolto la sfida in modo inedito: gli autori qui considerati abbandonarono le classiche armonizzazioni tra scienza e fede fondate sui tradizionali argomenti della teologia naturale e attinsero invece abbondantemente alle istanze scientifiche emergenti. Così facendo, finirono per delineare una curiosa immagine della sfera spirituale, plasmata secondo i criteri di misurabilità e oggettività delle scienze esatte.

Gianmarco Schiesaro, Italian Protestantism and the Challenge of Monism

Between the 19th and 20th centuries, at the time of the crisis of traditional Positivism, a philosophical tendency to Monism began again in the scientific world. In the wake of Darwin’s Evolutionism, it suggested a unifying and progressive outlook of reality, thus becoming a serious threat to faith. The Protestant Italian reviews of the time show that a large part of Italian Protestantism – the part with a more liberal inclination – accepted the challenge in an unusual way; the authors examined in this article left the traditional attitude to harmonize science and faith by the usual arguments of natural theology, and drew their arguments from the new scientific ideas. Thus, they created a peculiar image of the spiritual sphere, moulded on the criteria of measurability and objectivity of Exact Sciences.

Sergio Rostagno, Scusi Dottor Lutero, perché dovrebbe aver ragione solo Lei?

A partire dalla duplice risposta alla domanda riguardante quale sia il più grande comandamento (Filone, De specialibus legibus II,63 e Marco 12,28-34), analizzando la sua ripresa da Dionigi l’Areopagita e Rudolf di Biberach in un testo letto da Lutero a Erfurt, l’articolo conduce alla complementarietà tra irrefragabilità di fede e continuità di amore nella prospettiva luterana tipica.

Sergio Rostagno, Excuse Me Doctor Luther, Why Should You Be the Only One to Be Right?

Starting from the twofold answer to the question concerning the Greatest Commandment (Philo, De specialibus legibus II, 63 and Mark 12, 28-34), analyzing its resumption by Dionysius the Areopagite and Rudolf of Biberach in a text read by Luther at Erfurt, the article leads to the complementariness of the irrefragability of Faith and the continuity of Love in the typical Lutheran perspective.