Categoria: abstract

abstract vol 74 : 3-4

Amélé adamavi-aho ekué, Verso una teologia interculturale: implicazioni culturali, teologiche, etiche e pastorali per l’unità della chiesa

La chiesa è una, e al tempo stesso plurale. È su questa dialettica fondamentale per il cristianesimo che riflette l’autrice. Partendo da una lettura originale di Efesini 2,19 e 17, pone la questione del contributo della teologia interculturale alla riflessione sull’identità cristiana all’incrocio delle culture. Come rendere trasparenti le dinamiche fra le interpretazioni culturali soggettive e la validità universale del cristianesimo. L’attenzione è rivolta alla teologia interculturale come relazione con le ferite, proponendo una rilettura della salvezza, fra morte e risurrezione di Cristo, in collegamento con le esperienze traumatiche vissute da migranti, rifugiati, vittime di violenze. Una simile teologia andrà intesa come impegno pratico, pastorale, per un discorso di guarigione che non ignora la ferita e la vulnerabilità, ma mira a integrarle nella prospettiva di una vita trasformata. Il contributo della teologia interculturale di fronte ai conflitti normativi affronta questioni etiche di morale individuale e sociale: il modo di intendere la famiglia e il matrimonio, la sessualità e i rapporti fra uomini e donne, le questioni bioetiche legate a inizio e fine vita, la giustizia sociale, etnica e climatica, la violenza e la pace. La caratteristica ecumenica della teologia interculturale riporta al centro della riflessione la questione di come intendere l’unità della chiesa e quali vie perseguire per raggiungerla.

Amélé adamavi-aho ekué, Towards an Intercultural Theology: Cultural, Theo- logical, Ethical and Pastoral Implications for the Unity of the Church

The Church is one, and plural at the same time. This is the fundamental dialectics for Christianity considered by the Author. Starting from an original interpretation of Ephesians 2, 19 and 17, she questions what contribution intercultural theology gives to the reflections on Christian identity vis-à-vis the crossing of cultures: how the movements between subjective cultural interpretations and the universal validity of Christianity can become transparent. Attention is drawn to intercultural Theology as a relationship with wounds, offering a new interpretation of salvation, between the death and resurrection of Christ, in connection with the traumatic experiences suffered by migrants, refugees and victims of violence. This kind of theology will mean a practical, pastoral commitment towork toward healing, which does not ignore wounds and vulnerability, but aims at inserting them into the perspective of a transformed life. Intercultural Theology faces normative conflicts dealing with ethical problems related to individual and social morality: what people mean by family and marriage, sexuality and the relationship between men and women, bioethical questions connected with the beginning and the end of life, social, ethnic and climatic justice, violence and peace. The ecumenical feature of intercultural Theology brings to the centre of the discussion the question of what is meant by the unity of the Church which path should be followed in order to reach it.

Paolo Naso, Valore sociale e strategie di integrazione nelle comunità di fede

Più che un obiettivo, l’integrazione è un processo che richiede la partecipazione attiva di diversi attori – immigrati, autoctoni, società civile, le istituzioni – come pure investimenti, verifiche, controlli, adattamenti e obiettivi precisi. In questo senso, l’integrazione è intrinsecamente bilaterale e costituisce un’alter- nativa precisa all’assimilazione o alla ghettizzazione e a un multiculturalismo statico. Se l’integrazione è il vettore virtuoso di ogni società multiculturale, es- sa costituisce un punto preciso di orientamento anche per le comunità di fede. Le comunità di fede degli immigrati o coloro a cui si rivolgono possono giocare un ruolo importante per sostenere questa prospettiva come, all’opposto, pos- sono impedirla promuovendo la costruzione di «gusci etnici» sostanzialmente destinati all’estraniamento sociale. Le linee guida dell’Unione europea tracciano un percorso di integrazione che si può «tradurre» nel contesto delle comunità religiose. Una serie di «buone pratiche», alcune delle quali sono praticate anche in Italia, dimostrano la solidità di questo approccio che è stato significativamente applicato nel contesto delle chiese protestanti italiane, che hanno adottato la strategia interculturale nota come «Essere chiesa insieme». Sia in termini di politiche nazionali sia nel contesto più specifico dei rapporti con le comunità di fede, in Italia come in altri paesi europei, manca un approccio mirato a migliorare il ruolo delle comunità di fede an- che nei percorsi di integrazione. L’effetto di questa criticità è la dispersione di una risorsa sociale preziosa in termini di coesione sociale e welfare organizzato dalle varie comunità di fede. Pertanto è ancor più essenziale che almeno queste siano consapevoli della loro funzione e del loro potenziale nell’indicare e incoraggiare processi strategici di integrazione.

Paolo Naso, Social Value and Strategies of Integration in Faith Communities

More than an objective, integration is a process that requires the active participation of different actors − immigrants, nationals, civil society, institutions − as well as investments, verifications, adjustments and precise objectives. In this sense, integration is intrinsically bilateral and constitutes a precise alternative to assimilation or a ghettoizing and static multiculturalism. If integration is the virtuous vector of every multicultural society, it constitutes a precise point of orientation also for faith communities. The faith communities of immigrants or those to whom they are addressed can play a major role in supporting this perspective, just as, on the contrary, they can hinder it by promoting the construction of «ethnic shells» substantially destined to social strangeness. The European Union guidelines outline an integration path that can be «trans- lated» in the context of religious communities. A series of «good practices», some of which are also carried out in Italy, attest to the solidity of this approach that has found significant application in the context of Italian Protestant churches that have adopted the intercultural strategy knows as «Being church together». Both in terms of national policies and in the more specific context of relations with faith communities, in Italy as well as in other European countries, there is a lack of a secure and stable approach aimed at enhancing the role of faith communities also in integration paths. The effect of this criticality is the dispersion of a precious social resource in terms of social cohesion and welfare organized by the various faith communities. All the more, therefore, it is essential that at least they are aware of their function and their potential in indicating and sup- porting strategic integration processes.

Yann Redalié, «Ha abbattuto il muro della separazione, l’inimicizia nella sua carne». Rileggere Ef. 2,14 nell’età dei muri.

Il contesto di questo versetto (Ef. 2,11-22) risuona nelle problematiche interculturali con un lessico che parla di muro, di cittadinanza, di identità, di un percorso che va dall’esclusione all’integrazione in una nuova cittadinanza con- divisa. Il transito è stato realizzato dall’opera di «Cristo nostra pace», che ha ab- battuto il muro di separazione, dell’odio. Il percorso si conclude nell’attività del cantiere dell’«uomo nuovo», che costruisce la chiesa dei concittadini come dimora di Dio. Ma da questo cantiere non potrebbero forse uscire anche nuovi muri? L’autore sottopone il versetto alla prova del contesto attuale, definito come l’«età dei muri». Tre quarti dei muri esistenti sono stati innalzati dopo il 1989, data simbolo per la caduta del muro di Berlino, che sembrava, allora, segnare la fine di un’epoca e l’inizio di un tempo di apertura, di libera circolazione delle persone. Ma ci si può anche chiedere se l’epistola stessa, nella sua parte esortativa, non edifichi una nuova separazione tra i pagani e i destinatari della lettera agli Efesini, ex pagani diventati cristiani. La nuova identità, offerta a tutti si esprime nell’esortazione (Ef. 4,17-5,20) ad assumere comportamenti opposti a quelli dei pagani. Sono loro, i pagani, che per contrasto negativo, permettono di definire il credente esortato a rivestire l’uomo nuovo. La chiamata ricevuta da Cristo, che fa cadere il muro della separazione, sarà intesa al punto di impedire che la nuova identità sia creatrice di nuovi muri?

Yann Redalié, «He Hath Broken down the Middle Wall of Partition between Us, the Enmity in His Flesh». Re-interpreting Eph. 2,14 in the Age of Walls.

The context of this verse (Eph.2,11-22) resounds in the intercultural issues with a wording which talks of wall, citizenship, identity, and of a route which goes from exclusion to a new shared citizenship. The journey has been accomplished by the work of «Christ our peace», who broke down the wall of separation and hate. The route is completed in the activity of the workshop of the «new man», who builds the Church of fellow-townspeople as the home of God. However, could new walls come out of this workshop? The Author submits this verse to the trial of the present context, which is called «the age of wall». Three quarters of the existing walls were built after 1989, a symbolical date, because every- body thought that the fall of the Berlin wall would mark the end of an age and the beginning of a new age of open-mindedness, of free circulation of people. However, one may also wonder if the epistle itself, in its exhortative part, does not build a new separation between pagans and the addressees of the letter to the Ephesians, former pagans who have become Christians. The new identity, which is now offered to everybody, is expressed in the exhortation (Eph. 4,17- 5,20) to behave the opposite way of the pagans. It is the pagans who, for a negative contrast, make it possible to define the believer, who is exhorted to put on the new man. Will the calling received from Christ, which has broken down the partition wall, be understood as a way to prevent the new identity from building new walls?

Osvaldo Costantini, L’immigrazione evangelica dal Corno d’Africa

Analizzare l’immigrazione protestante dall’Eritrea e dall’Etiopia presuppone la conoscenza della storia degli evangelici dei due paesi. In questo articolo si ripercorrono le tappe fondamentali di una vicenda incominciata con l’insediamento di una missione svedese nel 1866. Da allora il protestantesimo, pur avendo dovuto affrontare momenti di dura repressione, è notevolmente cresciuto, mostrando caratteristiche decisamente autoctone. Oggi l’Etiopia è tra i paesi africani con il più alto numero di protestanti in termini assoluti, pur rimanendo questi una minoranza rispetto agli islamici e agli ortodossi. Le chiese pentecostali, una volta radicate in Europa in seguito all’emigrazione, grazie anche al loro marcato dinamismo in madrepatria riescono a sviluppare un linguaggio religioso capace di aiutare i migranti a dare un senso alle loro vite, ad esempio coinvolgendoli nella missione verso la nuova realtà che li circonda.

Osvaldo Costantini, Protestant Immigration from the Horn of Africa

In order to analyse Protestant immigration from Eritrea and Ethiopia, it is necessary first to know the history of Protestants in the two countries. This article goes through the fundamental phases of a history, which began with the settlement of a Swedish mission in 1866. From then on, Protestantism, in spite of moments of hard repression, has increased remarkably, showing markedly indigenous features. Nowadays, Ethiopia is among the African countries with the highest number of Protestants in absolute terms, even though they are still a minority in comparison with Moslems and Orthodox Christians. Pentecostal Churches, once they put roots in Europe following emigration, thanks also to their emphasized dynamism in the home country, are able to develop a religious language which can help migrants give a sense to their lives, for instance involving them in the mission toward the new reality around them.

Maria Chiara Giorda, Sara Hejazi, In between. Giovani musulmani ed eventi pubblici: il caso di Torino

Si analizzano in questo articolo i casi torinesi di “Moschee aperte” e “Iftar Street”, per riflettere sulle trasformazioni e le innovazioni introdotte da gruppi organizzati di giovani di fede musulmana, il cui intento è quello di sensibilizzare e familiarizzare la cittadinanza − attraverso il linguaggio e le modalità tipici dell’event management e dell’event marketing − su una confessione religiosa che, da un punto di vista istituzionale, rimane ai margini della vita cittadina. Il successo delle due iniziative sta nella capacità di attraversare modalità e confini, per rendere fruibile a chiunque un evento rituale come la rottura del digiuno nel mese di Ramadan, dando visibilità a una comunità normalmente invisibile.

Maria Chiara Giorda, Sara Hejazi, In between. Young Moslems and Public Events: The Case in Turin

This article analyses the cases of “Open Mosques” and “Iftar Street” in Turin, in order to think over the transformations and innovations introduced by organized groups of young Moslems, who aim at making the citizens aware and fa- miliarize them – through the language and the modalities which are typical of Event Management and Event Marketing – with a religious confession which, from the point of view of institutions, remains at the margins of city life. The success of the two initiatives is due to the crossing of modalities and borders, in order to make it possible for anyone to enjoy a ritual event like the breaking of the Ramadan fast, giving thus visibility to a community that is usually invisible.

Alessia Passarelli, Una generazione sul ponte. I giovani evangelici e l’immigrazione

Chi sono i giovani evangelici in Italia? In cosa credono? Qual è la percentuale di giovani evangelici con un background immigrato? L’articolo analizza il contesto in cui i giovani italiani si muovono e presenta l’universo protestante attraverso i dati di una ricerca, la prima nel suo genere compiuta in Italia, sui giovani evangelici. Emerge la fotografia di una generazione che, diversamente dalle precedenti, si concepisce e si definisce come interculturale. La coscienza di questa dimensione, tuttavia, non annulla tradizionali fattori identitari che, talvolta, vengono rivendicati nel quadro di un’appartenenza confessionale consapevole e forte. Si affronta inoltre la questione delle sfide e delle difficoltà della trasmissione della fede alle nuove generazioni.

Alessia Passarelli, A Generation on the Bridge. Young Protestants and Immigration

Who are the young Protestants in Italy? What do they believe in? What is the percentage of young Protestants with the background of an immigrant? The Article analyses the context in which young Italians move, and offers a view of the Protestant universe through the data of a research, the first of its kind carri- ed out in Italy, on young Protestants. What comes out is the picture of a generation that, contrary to previous generations, sees and defines itself as intercultural. Being aware of this dimension, however, does not nullify traditional identity factors, which are sometimes laid claim to in the framework of a conscious, strong confessional belonging. The question of the challenges and difficulties of handing over faith to new generations is also analysed.

abstract vol 64 : 1

L. Vogel, «Per tutti i giorni della vita». Il concetto di penitenza nei testi dei barba valdesi tardo medievali

L’esigenza di una prassi continua della penitenza si manifesta sia nei mano- scritti dei barba, sia nelle 95 tesi di Martin Lutero. Un confronto più attento tra le comprensioni di questo topos nelle due fonti menzionate rivela, però, differenze importanti. Al di là del consenso nel rifiuto di un’ecclesiologia che vedeva la chiesa gerarchica come amministratrice della salvezza, la dottrina penitenzia- ria dei manoscritti dimostra riserve verso ogni tipo di funzione vicaria, mentre in Lutero la croce di Gesù stabilisce il basilare extra nos della salvezza.

L. Vogel, «For all the days of our life». The idea of penitence in the writings of Waldensian barba in the late Middle Ages

Continuous penitence is seen as necessary both in the documents of Walden- sian barba and in Luther’s 95 Theses. However, if we look closely at these two sources, we will notice some important differences. Both Luther and the Waldensians refused the idea that a hierarchical church could determine salvation. Indeed the Waldensian documents express a doubt that there could be any institutional go-between for God, while for Luther the Cross represents the cru- cial extra nos of our salvation.

S. Noceti, Dietro, sopra, davanti, sotto gli altari. Donne pastore e trasformazioni del piano simbolico e relazionale

L’articolo, che sviluppa una relazione tenuta dall’A. in occasione della «Giornata Miegge» 2007, prende in esame i cambiamenti avvenuti nella chiesa valdese dopo la consacrazione di donne pastore nel 1967. Nella prospettiva aperta da gender studies, avvalendosi di apporti di sociologia delle istituzioni e di «teoria della performance», l’A., teologa cattolica-romana, individua e interpreta le trasformazioni avvenute a livello di autocoscienza dei soggetti coinvolti (uomini e donne), sul piano della forma e della prassi ecclesiale (nei ruoli, nelle relazioni strutturate, nell’esercizio del potere), nella reinterpretazione dello stesso ministero pastorale. Vengono infine segnalate le implicazioni per il contesto sociale e per il dialogo ecumenico in Italia.

S. Noceti, Behind, above, in front of, under the altars. Women pastors and transformations at symbolic and relational level

This article is a re-working of a conference Noceti gave for «Giornata Miegge» 2007. She looks at changes in the Waldensian Church after women began to be ordained pastors in 1967. This article is a contribution to gender studies and makes use of the sociology of institutions and of performance theory. Noceti is a Roman Catholic and here she identifies and interprets the transformations which occurred in the way people saw themselves, both men and women. She also considers formal and practical changes in roles, structural relationships, and the exercise of power. She shows how pastoral ministry was reinterpreted. Finally she discusses the implications of these changes for the social context and for ecumenical relations in Italy.

S. Ronchi, O l’onore di Dio od «ossa più pregevoli delle pietre preziose». Giovanni Calvino e il culto delle reliquie

Il culto delle reliquie trova nella Riforma una netta opposizione sulla base del divieto di farsi immagini di Dio (Es. 20,4-6). Calvino, in particolare, dedica a tale grave deformazione della fede cristiana il Trattato sulle reliquie (1543), in cui affronta la questione delle false reliquie e ribadisce la centralità dell’onore di Dio, concetto teologico centrale nel suo pensiero.

S. Ronchi, Either the honour of God or «bones more precious than precious stones». John Calvin and the cult of relics

The opposition of the Reformation to the cult of relics was based on the Commandment against making images of God (Exodus 20. 4-6). Calvin focuses on this serious deformation of Christian religion in his A Treatise on Relics (1543) where he discusses the question of false relics and reaffirms the concept of honouring God which is at the heart of his theology.

E. Bein Ricco, La democrazia e la sfida del multiculturalismo

Le democrazie del nostro tempo, destinate a diventare sempre più multi- culturali, multietniche e multireligiose, si trovano a dover affrontare un interrogativo stringente: come si organizza una società complessa in cui coesistono gruppi identitari caratterizzati da visioni culturali e religiose spesso in contra- sto tra loro? L’A. mette a confronto alcune tra le più significative risposte che oggi vengono date all’ardua sfida del multiculturalismo e della convivenza non facile tra diversi.

E. Bein Ricco, Democracy and the challenge of multicultural society

The democracies of our time are destined to become more and more multi- cultural, multiethnic, and multi-religious. They therefore need to face a difficult question: how can we organise a complex society in which different groups are characterised by cultural and religious visions which often conflict? Bein Ricco compares some of today’s most important answers to the challenge of a multicultural society where different people live together, often with some difficulty.

S. Nitti, Gli scritti riformatori del 1520

Il contributo presenta la nuova edizione italiana, con testo originale a fronte, degli scritti riformatori di Lutero del 1520. L’autrice sottolinea il significato culturale dell’operazione, ma anche il fatto che la riflessione luterana assume, nel dibattito culturale ed ecumenico dell’Italia odierna, una rinnovata attualità.

S. Nitti, Luther’s Reformation Writings, 1520

Nitti presents the new Italian edition of Luther’s Reformation writings of 1520. The original text is printed on facing pages. She emphasises the cultural contribution of this edition, but also adds that Lutheran thought can make a contemporary comment on the cultural and ecumenical discussion going on in Italy today.

L. Vogel, Johann Gerhard. Edizione critica delle opere

L’articolo discute due volumi della recente edizione critica (testo originale e tedesco del xvii secolo) delle opere del teologo luterano Johann Gerhard presentando al tempo stesso il profilo di questo protagonista dell’ortodossia luterana. L’A. sottolinea gli elementi di continuità di Gerhard rispetto a Lutero, ma anche la forte originalità teologica e spirituale dell’A.

L. Vogel, Johann Gerhard. A critical edition of his work

This article looks at two volumes of the recent critical edition of the works of the Lutheran theologian Johann Gerhard. They include the original text and a 17th century German translation. The article also offers informations about Gerhard, a major thinker of the Orthodox Lutheranism. Vogel notes the elements of continuity between Gerhard and Luther, but he also emphasises Gerhard’s theological and spiritual originality.

J. Lauster, A proposito di un’opera italiana recente

L’A., professore di dogmatica a Marburgo, presenta criticamente il volume di F. Ferrario, Dio nella Parola. La prospettiva teologica generale che sostiene il libro non è condivisa dal recensore, il quale tuttavia ritiene che Dio nella paro- la possa offrire un apporto al dialogo tra prospettive teologiche che, fino a ora, si sono sostanzialmente contrapposte.

J. Lauster, On a recent italian book

The A. is professor of Dogmatic Theology at Marburg. In this article he discusses F. Ferrario’s book Dio nella Parola. Lauster disagrees with Ferrario’s general theological position. He stresses however that the book can contribute to the dialogue between different theological points of view, which heretofore have been essentially at odds.

abstract vol 61 : 1

Philip Gossett, I protestanti nell’opera lirica

Testo della prolusione del prof. Philip Gossett, in occasione dell’apertura del CLI Anno accademico della Facoltà valdese di Teologia. A lungo, nell’opera lirica, le differenze religiose non appaiono caratterizzate da musicalità diverse. Nel secondo quarto del XIX secolo si incomincia a introdurre un colore locale cercando di tradurre in musica differenze etniche. Ne Les Huguenots (1836) di Giacomo Meyerbeer (1791-1864) la musica riflette la drammatica contrapposizione tra ugonotti (che cantano anche Forte rocca) e i nobili cattolici. In Stiffelio di Giuseppe Verdi (1850), il protestantesimo è fondamentale; non solo tutti i personaggi sono protestanti, ma si affronta un problema spirituale: come può un pastore predicare la Parola di Dio mentre la sua vita è travagliata dalle esperienze e dai sentimenti che possono capitare a tutti, in questo caso quelli legati alla scoperta del tradimento della moglie? La censura austriaca occultò ogni ri- ferimento alla Bibbia e al protestantesimo, ma dalla ricostruzione del testo critico emerge con quale incisività Verdi seppe affrontare un tema interiore e spirituale, che corrispondeva al suo proposito di innovare l’opera lirica, alla sua tensione etica e forse anche rispondeva all’ostilità che egli avvertiva per la sua relazione con una donna sposata. Nell’Ottocento l’opera non ebbe successo, nessuno capì la tensione che la animava. Oggi che la possiamo rivedere nella for- ma che Verdi le volle dare, essa ci parla, e con grande intensità.

Philip Gossett, Protestants in Opera 

This is the text of a Lecture by Prof Philip Gossett for the opening of the 151st academic year of the Waldensian Theological Seminary in Rome. Religious differences were not characterised by particular musical differences in opera for a long time. In the second quarter of the 19th century composers began to intro- duce local colour in an attempt translate ethnic differences into a musical idiom. In Giacomo Meyerbeer’s Les Huguenots (1836) the music reflects the dramatic opposition between the Huguenots (who even sing A mighty fortress) and the noble Catholics. In Giuseppe Verdi’s Stiffelio (1850), Protestantism is fundamental. All the characters are Protestant and in addition the opera poses a spiritual question: how can a pastor preach the word of God while his own life is in crisis due to experiences and feelings which might happen to anyone, in this case connected to his wife’s adultery? Austrian censorship removed all references to the Bible and to Protestantism, but a critical reconstruction of the text shows us just how incisively Verdi treats this inner, spiritual theme. Indeed it is a good example of the way in which Verdi wished to renew opera and illustrates his own inner tensions and perhaps also the hostility he experienced for his relationship with a married woman. The opera was not a success in the 19th century and no one really understood the tension that breathes through it. Now that we can see and listen it in Verdi’s original version, however, it speaks to us with great intensity.

Gianni Long, Giorgio Peyrot. Un profilo

L’Autore, professore di diritto parlamentare alla LUISS e attuale Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, percorre sinteticamente (per l’approfondimento, si rinvia al contributo successivo) l’opera del giurista evangelico recentemente scomparso, dai dibattiti intorno all’Assemblea costituente fino a quelli relativi all’accettazione o meno dell’otto per mille da parte delle chiese valdesi e metodiste.

Gianni Long, Giorgio Peyrot. A Portrait 

The Author – professor of Parliamentary Law at LUISS University and President of the Federation of Protestant Churches in Italy – gives a brief sum- mary of the work of this Protestant lawyer and legal expert who recently died. It covers the period from the Constitutional Assembly to the recent debates on whether the Waldensian and Methodist Churches should accept the eight per thousand from the state on tax returns.

Franco Giampiccoli, In memoria di Giorgio Peyrot

Nel trentennio in cui l’ordinamento valdese è stato profondamente rielaborato (1953-83), Giorgio Peyrot ha svolto un ruolo preminente in quattro ambiti. Ha impostato il lavoro del quindicennio che ha portato nel 1974 al varo della Disciplina generale, la cornice che racchiude l’unione delle chiese valdesi di qua e di là dell’Atlantico, centrata su un unico sinodo articolato in due sessioni. Ha condotto l’ultima fase delle trattative per l’integrazione tra valdesi e metodisti iniziate nel 1942 e concluse con i Patti di Integrazione del 1975-79. A par- tire dal 1948 ha propugnato l’utilizzo delle intese previste dall’art. 8 della Costituzione, in funzione di garanzia di libertà religiosa, fino alla trattativa effettiva, condotta con Giorgio Spini e Sergio Bianconi, tra il 1977 e il 1981. Nell’ambito della Commissione per le discipline, ha riordinato l’intera materia regolamentare in vista della pubblicazione della Raccolta delle Discipline vigenti nell’Ordinamento valdese (1983).

Franco Giampiccoli, In memory of Giorgio Peyrot 

During the thirty years between 1953-1983 when the organisation of the Waldensian Church was profoundly transformed, Giorgio Peyrot played a key role in four different areas. He was responsible for the fifteen years of work which resulted in 1974 in the General Rules, the framework which unites Waldensians on both sides of the Atlantic in a single Synod with two sessions. He also led the final phase of the negotiations for the integration of the Waldensian and Methodist Churches, begun in 1942 and finally concluded in 1975-1979 with Integration Agreement. Then also, beginning in 1948 he was very much wanted to take ad- vantage of article 8 in the Constitution which offered churches the possibility of formal agreements with the Italian state. He saw this as a guarantee of religious freedom and participated in the negotiations led by Giorgio Spini e Sergio Bianconi between 1977 and 1981. Finally as a member of the Commission on Order he rearranged church rules for the publication of Collected Rules for the Ordering of the Waldensian Church (1983).

Yann Redalié, Il corpo e la prassi sportiva nella tradizione protestante

Lo sport moderno nasce nell’Inghilterra dell’Ottocento, risultato di una trasformazione educativa dei giochi popolari tradizionali e delle arti aristocratiche. In questa trasformazione, nella quale i movimenti, associazioni, scuole, collegi e università di tradizione protestante hanno avuto, in molti casi, un ruolo determinante, tutto accade come se i valori morali e educativi evidenziati nella gara sportiva, usata come metafora dalla filosofia del tempo di san Paolo e in parte rielaborata dall’apostolo, venissero reinvestiti direttamente nell’attività sportiva stessa. La gara non è più solo metafora, diventa diretta portatrice di va- lori morali. In questa valorizzazione dell’attività sportiva, un posto di rilievo vie- ne riconosciuto alle Young Men Christian Associations (YMCA), che con le palestre, le piscine, l’invenzione della pallacanestro e della pallavolo, hanno avuto un ruolo di primo piano nella creazione e nella diffusione internazionale di nuovi modelli sportivi e nella formazione universitaria relativa allo sport.

Yann Redalié, The body and the Protestant sports tradition

Modern sports began in England in the 19th century when folk games and aristocratic contests were transformed and incorporated into the educational scheme. Protestant movements, associations, schools, colleges and universities played a vital part in this transformation, which attributed the moral and formative values of competition to the particular sports themselves. The metaphor of the race had been used by philosophers for a long time, and indeed the Apostle Paul used it and in part developed it, but now the metaphor gives way to the idea of the race as a moral attribute. The Young Men’s Christian Association (YMCA) played a significant role in promoting sports. The ‘Y’ with its gyms, pools, with the invention of basket-ball and volley-ball was instrumental in crea- ting and popularising new models of sportsmanship round the world and sports as an integral part of university education.

Albert De Lange, Carlo Papini, Valdo di Lione e i «Poveri nello spirito»

Il contributo presenta l’importante monografia di C. Papini I Poveri nello spirito, dedicata al primo secolo di storia valdese, evidenziandone la portata inno- vativa nell’ambito della storiografia sul movimento valdese.

Albert De Lange, Carlo Papini, Valdo di Lione e i «Poveri nello spirito»

A discussion of Carlo Papini’s important book, I Poveri nello spirito, which examines the first century of Waldensian history. In particular, De Lange shows how Papini’s book is innovative in its treatment of the movement.

Paweł Gajewski, Introduzione e Documento di studio della Commissione sinodale ad referendum sull’ecclesiologia

Pubblichiamo il documento presentato al Sinodo 2005 delle chiese evangeliche valdesi e metodiste dalla Commissione nominata per approfondire alcuni aspetti dell’ecclesiologia protestante nell’attuale contesto. Il Testo è preceduto da una densa presentazione del coordinatore della commissione, past. dott. Paweł Gajewski.

Paweł Gajewski, Introduction and Study document from the Synodical Commission for a referendum on Ecclesiology 

This is the document presented at the 2005 Synod of the Waldensian and Methodist Churches by the Commission named to explore certain aspects of Protestant ecclesiology in the present context. The text is preceded by a rich pre- sentation by the Convenor of the Commission, Revd Dr Paweł Gajewski.

abstract vol 61 : 2

E. Noffke, Il sacrificio e il Tempio nel mediogiudaismo: storia di un divorzio consensuale

Il mediogiudaismo segna il passaggio da una religione sacrificale a due nuove, interamente svincolate dal sacrificio (giudaismo rabbinico e cristianesimo): com’è possibile che questo sia avvenuto senza particolari traumi? In realtà, numerosi segnali indicano che altre pratiche stavano sostituendo il sacrificio. Nella diaspora ellenistica in particolare, l’attenzione si era spostata dalla vittima al- l’attitudine morale del sacrificante. In generale, si diffonde l’idea che il sacrificio volontario di una persona possa indurre Dio a intervenire in favore del popolo, fino a perdonare i suoi peccati. Alcuni gesti, come le abluzioni, stavano assumendo una proprietà purificatoria prima attribuita ai soli sacrifici (forse anche il battesimo di Giovanni), per non parlare delle forti critiche alla gestione del sacrificio a Gerusalemme e del crescente spazio occupato dalla preghiera e dalla lettura della Torah. La distruzione del Tempio nel 70 non ha fatto altro che accelerare un processo in atto da tempo.

Middle Judaism was characterized by the passage from a religion based on sacrifices to two new religions without sacrifices, namely Christianity and Rabbinic Judaism. The main signs of this passage are the following: the attention was shifting from the sacrifice itself to the attitude and moral character of the one sacrificing, especially in Hellenistic Judaism; the idea that a person’s voluntary sacrifice could induce God’s intervention in favour of the people, even to the forgiveness of sins. Some acts, ablutions for instance, were substituting sacrifices as purification rites, which were first attributed only to sacrifices. It is even possible that John’s baptism was intended for this purpose. There was also strong criticism on sacrificial rites practiced at the Temple in Jerusalem and a growing devotion to prayers and the reading of the Torah. The Temple’s destruction in 70 just accelerated an ongoing process.

R. Carbone, Temporalità, relazione e angustia nell’esperienza effettiva della vita: Heidegger a confronto con Paolo e Lutero

Negli anni 1920-1923 Heidegger si confronta con il cristianesimo delle origini, in particolare le lettere di Paolo e con le opere del giovane Lutero. Nelle Lezioni sulla Lettera ai Romani e nella Disputa di Heidelberg il filosofo tedesco scopre gli strumenti e le argomentazioni per mettere in discussione la filosofia e la teologia cristiane. L’articolo si propone di analizzare come Heidegger interpreti i testi del giovane Lutero in relazione al significato del cristianesimo delle origini.

During 1920–1923 Heidegger studied the earliest period of Christianity, especially Paul’s letters, and in the same period also looked at Luther’s early works. In Luther’s Commentary on Romans and his Disputation in Heidelberg, Heidegger discovered the tools and points of discussion which he would then apply to Christian philosophy and theology. This article shows how Heidegger’s interpretation of Luther’s early works is related to his understanding of primitive Christianity.

E. Cerasi, Verso una comunità confessante. Le tesi di Yoder su Barth

Il saggio espone le tesi di Yoder sulla teologia politica di Karl Barth, letta co- me crisi della sintesi costantiniana di chiesa e Stato. L’ecclesiologia, ma anche la dottrina della santificazione esposta in KD IV/2, nonché le posizioni pacifiste maturate dagli anni Cinquanta in poi avrebbero condotto Barth verso la tradizione della free church. Dopo aver esposto le obiezioni di Hunsinger alle tesi di Yoder, l’articolo discute in particolare il saggio di Barth Christengemeinde und Bürgergemeinde.

This article discusses Yoder’s theory about Karl Barth’s political theology. Yoder reads Barth’s work as a point of crisis in the synthesis between Church and State effected by Constantine. Yoder believes that Barth’s ecclesiology, his doctrine of sanctification as expressed in KD IV/2, and the the pacifist position he developed beginning in the ’50s urged Barth towards a free church tradition. The article goes on to look at Hunsinger’s objections to Yoder’s theory and then discusses Barth’s essay Christengemeinde und Bürgergemeinde.

S. Rostagno, Million Dollar Baby

Partendo dalla pellicola Million Dollar Baby si fa emergere il messaggio di speranza che il film trasmette. Il «milione di dollari» esprime il valore di ciascuno di noi, valore che non si può dosare o misurare, aumentare o abbassa- re, ma deve soltanto essere riconosciuto. Si esamina, infine, il problema del- l’eutanasia.

Rostagno discusses the message of hope which lies buried in the film ‘Million Dollar Baby’. ‘A Million Dollars’ stands for the value of every individual, a value which cannot be quantified, measured, increased or decreased, but is only to be recognised. The article goes on to look at the question of euthanasia.

F. Ferrario, L’ecumenismo secondo Walter Kasper

L’autore esamina due recenti raccolte di saggi del card. Kasper. Essi delineano un progetto ecumenico al quale, a parere del recensore, le chiese della Riforma non potrebbero aderire se non a prezzo della loro stessa ragion d’essere.

The author looks at two recent collections of essays by Cardinal Kasper. They outline an ecumenical programme to which the author believes it would be impossible for the Churches of the Reform to agree without compromising the very reason for their existence.

G. Genre, Un’assemblea consapevole

L’autore, rappresentante della chiesa valdese alla recente assemblea del Consiglio ecumenico, traccia un sintetico resoconto dei dibattiti, nel quadro dell’attuale situazione dell’ecumenismo e del Consiglio.

Gianni Genre represented the Waldensian Church at the recent meeting of the Ecumenical Council. Here he summarises the debates for us and situates them in present ecumenical situation and the Council as it now stands.

abstract vol 61 : 3

E. Genre, Dietrich Bonhoeffer: la spiritualità di un cospiratore tra profezia e biografia

Prendendo come riferimenti il periodo di vicariato di Bonhoeffer a Barcellona (1928) e la lettera a Bethge, scritta il giorno dopo il fallito attentato a Hitler (21 luglio 1944), l’A. individua nel profetismo biblico classico, e in particolare nel profeta Geremia, il canovaccio di una spiritualità evangelica radicata nella Scrittura, tra promessa e giudizio, in cui la fede e l’etica sono sfidate, contraddette dagli avvenimenti della storia. Sfide e contraddizioni che si intreccia- no con la coscienza di una vocazione cristiana che si interroga coram Deo.

The author takes two reference points in his study of Bonhoeffer – the period of Bonhoeffer’s curacy in Barcelona (1928) and the letter he wrote to Bethge on the day after the attempt on Hitler’s life (21 July 1944). Genre maintains that the underpinning of Bonhoeffer’s radical scriptural spirituality is to be found in the Hebrew prophets, particularly Jeremiah. His life is a spiritual one in which God’s promise of salvation and the idea of God’s judgement contend, and in which historical events challenge and contradict Bonhoeffer’s faith and ethical convictions. But these challenges and contradictions are intertwined with Bonhoeffer’s aware- ness that he is called to a Christian witness which questions itself coram Deo.

A. Pangritz, Mistero e «disciplina dell’arcano» in Dietrich Bonhoeffer

L’interpretazione della categoria di «disciplina dell’arcano» costituisce uno dei problemi più dibattuti negli studi sulle lettere dal carcere. L’A., uno specialista della materia, percorre l’arco della produzione bonhoefferiana, seguendo l’evoluzione del concetto e la sua incidenza sull’insieme dell’impianto teorico di Bonhoeffer.

Students of Bonhoeffer’s letters from prison disagree about how to interpret ‘the discipline of hidden things’. Pangritz, who is a specialist in this field, looks at the whole of Bonhoeffer’s work to see how the concept develops and what impact it has on his theoretical work.

F. Ferrario, Mondo adulto e teologia della croce. L’immagine di Dio nelle lettere dal carcere di Dietrich Bonhoeffer

L’A. ripercorre alcuni temi centrali della teologia bonhoefferiana del periodo di Tegel, assumendo come filo conduttore dell’esposizione la poesia Cristiani e pagani. La teologia della croce, la tematica dell’autonomia del mondo e la particolare lettura bonhoefferiana dell’annuncio della giustificazione si intrecciano in modo denso e carico di implicazioni anche per l’oggi.

Ferrario uses the poem Christians and Pagans as a guide in his consideration of some of Bonhoeffer’s central themes during the Tegel period. The theology of the cross, the theme the separateness of the world, and especially Bonhoeffer’s understanding of justification are closely connected and of continuing importance for us today.

D. Garrone, Fede e religione nella post-modernità: riflessioni a partire da Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer

Il mondo completamente non religioso preconizzato da Bonhoeffer in Resistenza e resa appare oggi sostituito da una inattesa rinascita del religioso, non soltanto nelle aree di influenza del radicalismo islamico, ma anche nel cuore dell’Occidente: basti pensare agli evangelical negli Stati Uniti e alla chiesa cattolica in Italia e in Europa. Questa rinascita dà luogo a singolari alleanze tese a contrastare alcuni capisaldi della modernità democratica, soprattutto in materia di etica pubblica. Le considerazioni di Bonhoeffer sul rapporto tra Cristo e il mondo adulto mantengono la loro attualità, tanto più se si pone al centro la questione di una testimonianza alla rivelazione di Dio in Cristo fondata sull’evangelo.

The completely secular world which Bonhoeffer predicted in Resistence and Surrender, seems today to have given way to an unexpected blossoming of religion, not only in those parts of the world where radical Islam flourishes, but al- so right in the heart of the West. We might think of evangelicals in the United States, for instance, or the Roman Catholic Church in Italy and Europe. This re- birth of religion creates unusual alliances ready to challenge some of assumptions which inform modern democraies, especially on questions of public ethics. Bonhoeffer’s reflections on the relationship between Christ and our world continue to be relevant, especially when we consider his evangelical witness to God’s revelation in Christ.

F. Ferrario, Bonhoefferiana

Vengono presentate alcune opere su Bonhoeffer apparse in occasione delle celebrazioni del biennio 2005-2006.

F. Ferrario, Bonhoefferiana

The author introduces several works on Bonhoeffer published for the 100th anniversary of his birth.

abstract vol 61 : 4

O. Abel, Elementi per un lessico disordinato dell’ermeneutica di Paul Ricœur

L’Autore traccia, in trenta concise «voci», un profilo critico dell’ermeneutica ricœuriana, suggerendo un percorso di lettura che fa del suo contributo una piccola introduzione al pensiero del filosofo.

O. Abel, A Disorderly Dictionary of Paul Ricœur’s Hermeneutics

Abel takes a critical look at 30 individual words in order to give us an outline of Ricœur’s theory of interpretation. The approach he suggests actually constitutes a brief introduction to the philosopher’s work.

F. Brezzi, Nominare diversamente Dio: «la preziosa dialettica di poetica e politica»

Nell’articolo si sceglie un filone particolare, tra le moltissime piste di ricer- ca percorse dal filosofo: quello definito da Ricœur in maniera minimizzante del «nominare Dio»; dapprima si segue Ricœur che, qualificata la sua come un’impresa ermeneutica in una lettura credente, disegna tre possibili cerchi: rapporto Parola-scrittura; legame parola-scrittura-comunità; e, infine, verità del testo e verità del soggetto.In un secondo tempo, si evidenzia come le soluzioni ricœuriane procedano «dal testo alla vita», in altre parole il «nominare diversamente Dio» possa indi- care anche un nuovo modo di abitare il mondo. Riprendendo le sue tesi relative alla ricchezza del linguaggio non obiettivante, Ricœur assimila i testi biblici ai testi poetici, nel senso originario di poiesis, da cui segue, da un lato, il ricco itinerario della polifonia biblica, e, dall’altro, il passaggio dalla poetica alla politica.

F. Brezzi, God by a Different Name: the precious discourse of poetry and politics

Brezzi considers one of the many trains of thought which Ricœur developed and which he somewhat dismissively called “naming God”. The author first con- siders Ricœur himself. He defined his analytic approach as a believer’s reading and offered three possible circles: the relationship: Word-scripture; the bond: word-scripture-community; and finally: the truth of the text and the truth of the subject. Brezzi then shows how Ricœur’s approach proceeds “from head to life”, meaning that “God by a different name” can also indicate a new mode of inhabiting the world. Ricœur returns to his theory about the richness of non-objectifying language and he compares Biblical texts to poetic texts, where poetic has its original meaning of poesis. This leads, on the one hand, to the rich itinerary of bi- blical polyphony, and, on the other, to the transition from poetry to politics.

D. Jervolino, Pensiero biblico e traduzione in Ricœur

Per Ricœur, i testi biblici offrono materia di riflessione al filosofo, perché rappresentano essi stessi una forma di pensiero, che va interrogato tenendo conto della storia delle letture fattane dalle diverse comunità di lettura e di interpretazione. Così, anche il rapporto fra il pensiero biblico e la cultura di accoglienza greca – con riferimento al celebre passo di Esodo 3,14 – può essere discusso facendo riferimento al problema ermeneutico della traduzione, problema che assume un particolare rilievo nell’ultimo Ricœur.

D. Jervolino, Biblical thought and translation in Ricœur

It was Ricœur’s view that Biblical texts offer material for philosophical reflection, because they themselves also represent a form of reflection, and so we need to approach those texts taking into account the ways in which different communities have read and interpreted them. In the same way we can discuss the relationship between Biblical thought and its reception into Greek culture, with reference to the hermeneutical problem posed by translation – the well known locus is Exodus 3.14. The question of translation occupies a particular place in Ricœur’s late work.

M. Miegge, Ermeneutica e libertà

Il passaggio dall’eteronomia alla autonomia è raffigurato da Kant come «uscita dell’uomo da uno stato di minorità imputabile a lui stesso». Analogamente, Paul Ricœur ha assegnato alla filosofia il compito di cooperare alla formazione di «un Sé adulto». Ma, nell’«età ermeneutica della ragione», la filosofia ha abbandonato le pretese di auto-fondazione. Affronta, invece, ed elabora ciò che sta “fuori”: un «mondo della cultura» già ricco di molteplici costruzioni di senso: simboli e testi, tradizioni e istituzioni. Per appropriarsi di quel mondo, la filosofia ermeneutica percorre la strada lunga dell’interpretazione, che attraversa i conflitti e il “sospetto”, senza perdere di vista il più distante orizzonte, della chiamata e della speranza.

M. Miegge, Hermeneutics and Freedom

Kant calls the transition from heteronomy to autonomy “man’s exit from the self-imposed condition of being a minor”. In a similar vein, Paul Ricœur said that the job of philosophy is to further the formation of “the adult Self”. However, in “the hermeneutic age of reason” philosophy has abandoned the pretence that it is self-created. Instead, it confronts and elaborates that which is “outside”; a “world of culture” already rich with multiple constructions of meaning – symbols and texts, translations and institutions. In order to appropriate that world, hermeneutics takes the long road of interpretation, crossing conflicts and “suspicion” without losing sight of the distant horizon of its calling and hope.

S. Rostagno, Saggi su Barth

L’Autore presenta una rassegna critica di sei recenti pubblicazioni sul pensiero di Karl Barth, sottolineando l’esigenza di una valutazione del XX secolo e del suo pensiero che ne evidenzi la problematica fecondità, alla quale la teologia protestante, e in particolare quella di Barth, hanno largamente contribuito.

S. Rostagno, Essays on Barth

The author takes a critical look at six recent publications about Karl Barth’s thought. Rostagno believes that it is important to evaluate 20th century thought with respect especially to the wealth of material it produced, and to which Protestant theology and particularly Barth’s contributed so much.

L. Scornachienchi, Ernst Lohmeyer, un martire nell’epoca degli estremi

L’Autore presenta la monografia di Andreas Köhn su uno dei più significati- vi esegeti del secolo scorso, la cui drammatica vicenda biografica non ha fino- ra ricevuto adeguata attenzione.

L. Scornachienchi, Ernst Lohmeyer, a martyr in extreme times

The author introduces an essay by Andreas Köhn on one of the most important Biblical scholars of the last century, whose dramatic personal story has received too little attention thus far.

abstract vol 62 : 1

Wilhelm Hüffmeier, Protestantesimo come evento di comunione

L’Autore, per lunghi anni segretario della Comunità delle chiese protestanti in Europa (già Comunione ecclesiale di Leuenberg), traccia un bilancio del cammino ecumenico percorso dal protestantesimo, sottolineandone i risultati e le difficoltà. Nella conclusione, egli presenta le prospettive che la comunione rag- giunta tra le chiese evangeliche apre all’insieme del movimento ecumenico.

Wilhelm Hüffmeier, Protestantism as a communion event

For many years Hüffmeier was the Secretary of the Community of Protestant Churches in Europe (formerly the Leuenberg Ecclesial Communion). In this article he evaluates the development of ecumenism among Protestant churches, including the results achieved and the difficulties encountered. In his conclusion he outlines some possibilities which this communion among Protestant churches has opened up for the whole ecumenical movement.

Maria Cristina Laurenzi, Desperatio fiducialis: una rottura nel pensiero uniforme

Il pensiero non assume sempre la forma di una ricostruzione critica del dato mediante categorie razionali. Esso può anche riferirsi alla realtà nella forma di un rapporto che inizia e si svolge nel tempo e che dunque assume la forma di un processo. È il caso del pensiero biblico, rispetto al quale la critica storica deve confessare i propri limiti e lasciare che il senso si manifesti nei linguaggi storici. Ciò non significa rinunciare alla riflessione critica, bensì, al contrario, assumere un atteggiamento disincantato nei confronti delle pretese di autosufficienza di una ragione astrattamente concepita.

Maria Cristina Laurenzi, Desperatio fiducialis: a break with conformity

Biblical texts are not analytic, but rather narrative and poetic, and so refer to realities which are always in the process of becoming. Their deepest meanings emerge from the language in which they are expressed and from the reader’s response. That does not mean that Biblical texts are unsophisticated how- ever; rather it reminds us that critical historical analysis is not the best way to unlock their meaning.

Riccardo Maisano, Due note di Ernesto Buonaiuti su parousia ed epiphàneia

Viene proposta la rilettura di due saggi di Ernesto Buonaiuti, dedicati all’esame dell’influsso del linguaggio burocratico imperiale sull’uso dei vocaboli parousia ed epiphàneia nel Nuovo Testamento. Tale rilettura è l’occasione per proporre un approccio nuovo all’opera dello studioso, consistente nel definitivo superamento dei condizionamenti del passato e nell’individuazione del con- tributo propriamente scientifico e critico da lui dato al progresso delle conoscenze storico-religiose nell’Italia del primo Novecento e all’interpretazione delle Scritture.

Riccardo Maisano, Two notes of Ernesto Buonaiuti on parousia and epiphàneia

The authour examines two essays by Ernesto Bonaiuti on the influence of imperial bureaucratic language on the New Testament use of the words parousia and epiphàneia. Maisano proposes a new approach to Buonaiuti’s work.

Sergio Rostagno, Risurrezione della risurrezione

L’Autore mostra, attraverso una rassegna di opere uscite nel nostro paese, il ritorno alla ribalta, nella riflessione filosofica e teologica, di un tema che, nel recente passato, non sembrava attirare l’interesse degli studiosi. L’esame di queste opere recenti è anche l’occasione per sottolineare la vivacità del dibattito italiano, «al di là di un’atmosfera pubblica troppo determinata da battute pubblicitarie»

Sergio Rostagno, The Resurrection of Resurrection

Lately, theological and philosophical publications in Italy underline a renewed interest in the Resurrection, a subject which until recently did not much attract the attention of scholars. Rostagno takes a look at these recent publications and notes that discussion of the Resurrection is alive and well in Italy, above and beyond any effect created by advertising and publicity.

abstract vol 62 : 2

P. Ricca, Valdo Vinay: teologo valdese e pioniere dell’ecumenismo in Italia a cento anni dalla nascita

Nel centesimo anniversario della nascita di Valdo Vinay, Paolo Ricca, suo successore sulla cattedra di storia della chiesa (e, per un periodo, su quella di teologia pratica) alla Facoltà valdese, traccia un profilo teologico e spirituale dello storico e teologo valdese. Il testo è stato presentato come prolusione al 152° anno accademico della Facoltà valdese di Teologia.

P. Ricca, Valdo Vinay: Waldensian theologian and ecumenical pioneer in Italy,100 years after his birth

Paolo Ricca, Chair Professor in Church History at the Waldensian Seminary after Valdo Vinay, gives us a theological and spiritual portrait of his predecessor, who was born in 1907. This essay was given as the opening lecture for the opening of the 152nd academic year of the Seminary.

M. Marottoli, Anarchismo epistemologico e agape cristiana

La teoria di Popper del mondo 3 implica il riconoscimento di un’apertura degli schemi scientifici, espressa coerentemente nella visione anarchica della scienza sviluppata da Feyerabend. Quest’ultima, mentre legge la storia dell’evoluzione dell’uomo come storia di un’impresa scientifica alla quale tuttavia è mancato l’esplicarsi delle potenzialità delle teorie che non si sono affermate, corrisponde, secondo l’A., al modello epistemologico rappresentato dalla dottrina della croce.

M. Marottoli, Epistemological anarchy and Christian agape

Popper’s World 3 theory seems to suggest an openness in scientific models, which Feyerabend developed in his anarchical vision of scientific thought. According to Marottoli this vision sees the story of human evolution as a scientific activity which never managed to free itself from potentially valid but unproved theories. In this sense, the author claims, Feyerabend’s model corresponds epistemologically to the model of the doctrine of the Cross.

E. Cerasi, Quale ermeneutica narrativa? La critica di Frei a Ricœur

Il saggio, muovendo da un’apparente continuità fra la teologia narrativa di Hans Frei e l’ermeneutica di Paul Ricœur, espone le rilevanti differenze fra le due, spesso notate nella recente teologia nordamericana. Tuttavia, nonostante tali differenze, nelle conclusioni si cerca, se non un’alleanza, almeno una possibile convergenza tra le due proposte, animate dalla comune speranza di una ragione capace di esprimere anche nel nostro tempo la fede cristiana.

E. Cerasi, Which narrative hermeneutic? Criticism from Frei to Ricœur

This essay starts from the apparent continuity between the narrative theology of Hans Frei and Paul Ricœur’s hermeneutics and goes on to explain their differences, often noted in recent North American theological discussions. De- spite these differences however, the author find affinities or a sort of convergence between the two approaches, since both are intent on expressing Christian faith in our time.

P. Sgroi, Prolegomena filosofici alla questione dell’identità ecclesiale. Sulla scorta di Paul Ricœur

Le attuali difficoltà nel reciproco riconoscimento fra le chiese non hanno, per caso, un radicamento nella assunzione di una qualche implicita «filosofia ecclesiologica»? Sulla scorta di questo interrogativo, e delle riflessioni antropologiche di Paul Ricœur, il testo vuole tentare di disegnare un itinerario, in for- ma di tesi, che consenta di porre la questione dell’identità ecclesiale in termini che siano ecumenicamente produttivi: perché si deve riconoscere l’altro? Che cosa succede quando/se non lo si riconosce? In questo caso, forse, l’ecclesiologia può avere qualcosa da imparare dalla filosofia.

P. Sgroi, Philosophical preface to the question of denomination and identity, following Paul Ricœur

Are the impediments to reciprocal recognition of different churches possibly rooted in different implicit ecclesiological philosophies? The Author begins with this question, and using the anthropological ideas of Paul Ricœur tries to reformulate the question of church identity in terms which further the cause of ecumenism: why should one church recognise another? What happens when they do not recognise each other. In this case, perhaps ecclesiology can learn something from philosophy.

C.G. De Michelis, Il battesimo di Osip Mandel’§tam

La spiegazione più banale del battesimo di M. in una chiesa metodista, noto da trent’anni ma ancora al centro di polemiche, fu avanzata dal fratello minore come scelta strumentale per accedere all’università, ed è stata fatta propria da uno studioso come Sergej Avérincev. Riesaminando la questione con l’ausilio di documenti – in parte nuovi – sulla diffusione del metodismo in Russia, l’A. vi scorge il portato d’una lunga vicinanza al protestantesimo dell’ebraismo russo, e della personale attrazione di M. per il mondo protestante, in particolare metodista.

C.G. De Michelis, Osip Mandel’§tam’s baptism

The most banal explanation as to why M was baptised in a Methodist church, is the one proposed by his younger brother and publicly known for the last 30 years: he wanted to be admitted to university. Sergej Avérincev, for example, has embraced this theory. The Author re-examines the question, using documents about the spread of Methodism in Russia, some of which have not been considered before. De Michelis notes that Russian Judaism has a long history of interest in Protestanism, especially in Methodism.

abstract vol 62 : 3-4

E. Busch, Interpretazione e interpretazioni di Calvino in epoca recente

Una delle più autorevoli voci a livello mondiale sulla vicenda teologica e umana del Riformatore di Ginevra presenta le ricerche e le interpretazioni più re- centi nel dibattito su Calvino. Soffermandosi in maniera particolare sulle pubblicazioni degli ultimi anni – che hanno la tendenza ad affrontare aspetti molto specifici della vicenda del Riformatore – e sui risvolti etici del suo insegna- mento, l’A. provvede un’immagine di Calvino vivida e capace di affascinare.

E. Busch, Recent interpretation and interpretations of Calvin

A world renowned expert on the theology and life of Calvin discusses some very recent research on Calvin. In particular Busch considers the ethical implications of Calvin’s thought and also discusses research published in the last few years, where the tendency has been to examine very specific aspects of Calvin’s work. The picture of Calvin which emerges is vivid and prepossessing.

E. Campi, Nuovi studi su Heinrich Bullinger

L’A. affronta, oltre all’attività pastorale del Riformatore di Zurigo, il tema sul quale la ricerca non ha ancora individuato una prospettiva del tutto condivisa, quello del patto. In una fase precedente esso era visto da molti autori (per esempio, Baker) come la discriminante rispetto a Calvino; studi più recenti (per esempio, Opitz) lo leggono in relazione alla dottrina della predestinazione. Esaminando la problematica relativa alla Santa Cena, l’A. presenta Bullinger come tessitore della rete di relazioni che si colloca all’origine del protestantesimo riformato.

E. Campi, New studies on Heinrich Bullinger

Campi looks at Bullinger’s pastoral work but also considers his idea of covenant, a subject about which there is still quite a lot of disagreement. Earlier authors like Baker saw Bullinger’s idea of covenant as something that distanced him from Calvin. More recently authors like Opitz tend to interpret it in relationship to the idea of predestination. In his discussion of the Lord’s Supper, Campi presents Bullinger as instrumental in establishing a series of relation- ships which are at the heart of reformed Protestantism.

M.E. Hirzel, Prospettive odierne della ricerca storica su Huldrych Zwingli

L’A. presenta la figura di Huldrych Zwingli attraverso due studi che si collocano nel quadro della riscoperta del Riformatore che ha caratterizzato gli ulti- mi vent’anni. Bolliger rivisita Zwingli nella prospettiva dell’influenza di Duns Scoto, che con la distinzione tra creatore e creatura offre la chiave di volta del- le sue posizioni caratteristiche sulla Santa Cena e sulla cristologia. La seconda indagine, quella di Meyer, si concentra sull’escatologia di Zwingli, individuando in essa il punto di svolta del suo pensiero, il motore della riscoperta della rivelazione di Dio nelle Scritture come energia liberatoria.

M.E. Hirzel, Recent historical research on Huldrych Zwingli

Hirzel looks at two studies on Huldrych Zwingli which are typical of Zwinglian studies over the last 20 years. An article by Bolliger examines the influence of Duns Scotus on Zwingli. Scotus’ distinction between creator and creature provides a key to understanding Zwingli’s change of mind about the Lord’s Sup- per and the nature of Christ. An article by Meyer identifies Zwingli’s eschatology as the critical point in his thought, where the reformer rediscovered the li- berating energy of God’s revelation in scripture.

E. Genre, «Sine dilectione… nihil sumus» (Martin Bucero). L’eucaristia alla prova del vincolo di fraternità

Il celebre colloquio di Marburgo tra Lutero e Zwingli è tematizzato dall’A. attraverso due lettere di Bucero, il quale sviluppa un suo paradigma di discussione teologica: la fraternità cristiana. Secondo l’A., tale prospettiva non costituisce un facile ripiego irenico, bensì una prospettiva che consente di superare non solo i contrasti evidenziatisi a Marburgo cinque secoli fa, bensì anche molte delle attuali controversie che minacciano di bloccare l’effettivo progresso del- la comunione tra le chiese, sul punto nevralgico della Cena del Signore.

E. Genre, «Sine dilectione… nihil sumus» (Martin Bucero). The Eucharist as a test of brotherly love

Genre applies a paradigm which Bucer developed to the famous discussion between Luther and Zwingli in Marburg. According to an idea which Bucer ex- presses in two letters, Christian brotherly love is a paradigm for theological discussion. Genre believes that the metaphor of brotherly love is not simply a peaceful way out of disagreement, but rather a perspective which allows us to over- come the points of contrast expressed 500 years ago in Marburg and indeed pre- sent day theological differences which tend to block communion between churches on the critical question of the Lord’s Supper.

E. Mazza, La preghiera eucaristica come sacrificio. La testimonianza delle antiche anafore sulla concezione sacrificale dell’eucaristia

L’A. indaga, da un punto di vista della scienza liturgica (non della sistematica) l’interpretazione della Santa Cena documentata nelle anafore antiochene e alessandrine, in particolare per quanto attiene al tema del sacrificio, che resta controverso tra le confessioni cristiane. Viene disegnata una linea evolutiva che parte da una comprensione non rituale del sacrificio, per comprendere poi la preghiera di ringraziamento all’interno del culto e approdare al sacrificio della preghiere del pane e del vino. Tale evoluzione, tuttavia, non arriva a identificare la celebrazione con il sacrificio stesso di Cristo. Per chi intendesse coglierla, si tratta di una rilevante chance ecumenica.

E. Mazza, The eucharistic prayer as sacrifice; evidence from ancient anaphorae

Mazza presents a liturgical interpretation of the Lord’s Supper as we find it in the Antiochene and Alexandrine anaphorae. He is particularly interested in the idea of sacrifice, which remains a point of contention among different Christian traditions. Mazza finds an evolution that begins with a non-ritual understanding of the sacrifice, then includes the prayer of thanksgiving within the Eucharist and finally sees the prayer and the elements of bread and wine as constituting the sacrifice. However, this development does not identify the Eucharistic celebration with Christ’s own sacrifice. This investigation offers rich possibilities for ecumenical understanding, for those who wish to accept the challenge.

M. Meyer-Blanck, Eucaristia e predicazione nella teologia evangelica e cattolica contemporanea

L’A., confrontandosi anche con la produzione italiana in ambito liturgico, propone una breve rassegna dello sviluppo delle concezioni relative all’eucari- stia e alla predicazione, in ambito cattolico ed evangelico, nel corso degli ulti- mi quarant’anni. Ricollegandosi al concetto di «ritualità» elaborato da Andrea Grillo, tenta di chiarire i malintesi tra concezioni evangeliche e cattoliche su ta- li temi, proponendo un quadro più equilibrato nel quale far rientrare eucaristia e predicazione.

M. Meyer-Blanck, Eucharist and preaching in contemporary Protestant and Catholic theology

Meyer-Blanck takes a look at liturgies in Italy and then offers an over-view of developments in Protestant and Catholic understanding of the Eucharist and preaching over the past 40 years. He uses Andrea Grillo’s idea of ‘ritual’ in order to clear up misunderstandings between Catholics and Protestants on the Eucharist and preaching, and then proposes a more integrated understanding of these two aspects of worship.

H. Mottu, La Cena del Signore come gesto profetico. Conseguenze teologiche ed ecclesiologiche di un’ipotesi

Il contributo si riallaccia a una precedente ricerca dell’A., presentando un’interpretazione dei sacramenti radicata nella tradizione del profetismo veterotestamentaria. In tale prospettiva, egli riprende criticamente alcune sottolineature fondamentali della teologia e della spiritualità riformate, sottolineando al con- tempo l’esigenza di un ricupero protestante della dimensione simbolica e del rapporto tra gesto profetico e dimensione rituale.

H. Mottu, The Lord’s Supper as prophetic gesture; theological and ecclesiological consequences of a hypothesis

In this article Mottu develops on his earlier research and presents an interpretation of the sacraments rooted in the prophetic tradition of the Old Testament. In this context he comments critically on some fundamental suppositions of reformed theology and spirituality. At the same time he proposes that Protestants rediscover a symbolic dimension and relationship between prophetic gesture and ritual.

J. Arnould, Ritorno al Giardino dell’Eden

Se, in questo XXI secolo, l’umanità sembra tornare ad abitare nel Giardino, non vi ritrova lo stato perfetto, sognato e mitologico dei nostri progenitori. Essa ha gustato i frutti della conoscenza e quelli del potere; essa sa meglio oggi di che cosa è fatta l’argilla di cui è stata plasmata; essa scopre i flussi, le tensioni, gli umori che possiede in comune con gli altri viventi; inoltre e soprattutto, es- sa misura il peso della storia. La condizione umana non è né quella sognata degli angeli, né quella delle bestie; è quella dell’ospite di un giardino dove piace ancor oggi a Dio di incontrarlo. Il compito dei teologi, dunque, è ben lungi dall’essere compiuto.

J. Arnould, Return to the Garden of Eden

Although in this 21st century human beings seem to have returned to live in the Garden, they do not find there the perfect, mythological state imagined by our ancestors. For they have tasted the fruits of knowledge and of power, they know better the clay from which they are made; they have discovered the flux, the tensions, and the feelings which they share with all living creatures. Above all, they bear the weight of history. The human condition is neither that of an- gels nor that of animals, rather we come as guests into the Garden where even today God is well pleased to encounter us. The job of theology then, is far from finished.

H.M. Barth, Il confronto con le religioni non cristiane nella teologia tedesca contemporanea

L’A. offre una panoramica del dibattito recente sul tema del dialogo con le religioni non cristiane. Considerando principalmente la prospettiva evangelica, presenta i diversi paradigmi elaborati dai teologi impegnati nel dibattito, rilevando sia un forte impegno in questo ambito da parte di vari organismi ecclesiali, sia un notevole interesse al tema da parte della società civile. La proposta dell’A. è l’elaborazione di un confronto con le religioni non cristiane che trovi i suoi fondamenti nella teologia trinitaria.

H.M. Barth, A comparison with non-Christian religions in contemporary German theology

Barth offers an over-view of recent discussions about dialogue with non-Christian religions. He is principally interested in the Protestant perspective as he presents different paradigms developed by theologians engaged in these discussions. He notes that various church organisations are committed to this work and also that there is considerable public interest in it. Barth suggests that engagement with non-Christian religions be grounded in Trinitarian theology.

F. Ferrario, Chiesa e teologia in un cristianesimo di diaspora

L’intervento presenta un’ipotesi relativa al presente e al futuro dell’impresa teologica nel contesto di radicale secolarizzazione che caratterizza soprattutto il continente europeo. La fine del cristianesimo sociologicamente egemone ri- chiede, a parere dell’A., una chiesa e una teologia concentrate sul loro tema. L’enfasi sulle questioni di metodo che ha largamente caratterizzato la seconda parte del XX secolo dovrebbe essere superata da una rinnovata centralità dei con- tenuti. Particolarmente interessanti in tale direzione appaiono alcuni recenti ap- porti della teologia nordamericana detta postliberal.

F. Ferrario, Church and theology in a Diaspora-Christianity

Ferrario suggests that theology has a particular job to do in the present and future context of the radical secularisation, which is evident especially in Europe. In a world where Christianity is no longer the accepted norm, Ferrario believes that the Church and theology must focus on the Christian message. During the second half of the 20th century theology tended to concentrate on methodology, it is time now to put the emphasis back on content, according to the author. In particular he suggests some recent so-called post liberal theological contributions from North America.