Categoria: abstract

abstract vol 74 : 1

Enrico Benedetto, Rivolgersi a Dio. La preghiera evangelica da Lutero all’evento pentecostale: cinque secoli tra fervore e disincanto

Nella prolusione dell’Anno Accademico 2018-19, il prof. Enrico Benedetto – docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese – affronta le tematiche, varie e complesse, dell’eucologia, prendendo spunto da uno scritto di Lutero (A Mastro Pietro Balbirer su come pregare) del 1535, dall’approccio singolarmente attuale. Delineata la preghiera come accettazione della precarietà (le due parole etimologicamente coincidono) e della finitudine, l’articolo esamina il suo status (e statu quo) nel panorama protestante contemporaneo, ove la disaffezione e talora un analfabetismo eucologico di ritorno costituiscono, almeno in Europa, un dato rilevante. Viene infine evocata, in tensione critica con tale depauperamento, la centralità d’una preghiera intesa spesso come atto performativo, individuale o comunitario, in ambito carismatico.

Enrico Benedetto, Turning to God. The Protestant Prayer from Luther to the Pentecostal Event: Five Centuries between Fervour and Disenchantment

In the inaugural lecture of the Academic Year 2018-19, Professor Enrico Benedetto – Chair of Practical Theology at the Waldensian Faculty – confronts the various and complex themes of the studies of Prayer, taking, as a starting point, Luther’s writing (To Master Peter Balbirer on How to Pray) of 1535, whose approach is particularly topical. After having described prayer as an acceptance of precariousness (both words have the same etymological origin) and finitude, this article examines its status (and status quo) in the present Protestant panorama, where lack of interest and sometimes a secondary euchological illiteracy are a relevant datum, at least in Europe. Finally, the Author mentions the central position of prayer as the performative act of a single person or of the congregation in a charismatic context, in a critical tension with the said impoverishment.

Elio Carlo, Uno come un Figlio d’Uomo

Questo articolo riprende le posizioni espresse da Noth e Lust sul libro di Daniele e formula l’ipotesi che il famoso passo 7,13 del libro di Daniele, in cui si fa riferimento a una misteriosa figura di «uno come un figlio d’uomo», derivi da una tradizione precedente, nella quale potrebbe essersi manifestata, per la prima volta in un testo vetero testamentario, l’idea di due distinte ipostasi divine.

Elio Carlo, One like the Son of Man

The article resumes Noth’s and Lust’s opinions on the Book of Daniel. In particular, it advances the hypothesis that the famous passage in verse 7.13 of the Book of Daniel which mentions the mysterious figure: ‘one like the Son of man’, derives from an ancient tradition in which the concept of two different divine hypostasis might have been formulated, for the first time in a Prophetic text of the Old Testament.

Eleonora Natoli, Per una formazione teologica come crescita integrata della persona

L’articolo sostiene la tesi dell’opportunità di riconsiderare la pratica della direzione spirituale, configurandola, secondo un’ottica protestante, come formazione teologica integrata da un accompagnamento psico-spirituale dello studente. Si tratterà dunque di assumere i recenti sviluppi delle tecniche psicodinamiche come ulteriore strumento di formazione esperienziale, al fine di perseguire una sorta di pedagogia dello sviluppo integrale della persona. L’introduzione di un accompagnamento extracurriculare può facilitare l’assimilazione della Parola come parte del nucleo identitario del proprio Sé; un Sé in cui la teologia studiata diventi la modalità dell’operare pastorale.

Eleonora Natoli, A Theological Training as an Integrated Growth of the Person

This article supports the thesis that it is advisable to re-consider the practice of spiritual direction, outlining it, from a Protestant point of view, as theological training integrated by a psycho-spiritual support of the student. This will mean using the recent developments of psycho-dynamic techniques as a further instrument for the experiential training, in order to obtain a sort of education of the integral development of the person. The extra-curricular support thus introduced can make it easier to take in the Word as part of the identity nucleus of the Self; a Self for which the Theology studied can become the manner of pastoral work.

Fulvio Ferrario, Morto per noi? Frequently Asked Questions

Viene riassunto, nella forma di dieci domande elementari, con relative risposte, il nucleo della dottrina cristiana sul significato della morte di Gesù in ordine alla salvezza. Il testo è stato utilizzato più volte in incontri di formazione te- ologica per non specialisti.

Fulvio Ferrario, Died for Us? Frequently Asked Questions

The nucleus of the Christian doctrine of the meaning of Jesus’s death for our salvation is summarized in this article, in the shape of ten elementary questions and their relevant answers. This text was used several times in lectures for the theological training of non-specialists.

abstract N 75 : 2

Lothar Vogel, Umanesimo biblico e influenze sassoni

Questo contributo abbozza l’operato riformatore di Zwingli a Zurigo negli anni tra il 1519 e il 1523, contestualizzandolo nel tessuto cittadino. Come suggerito dalle affermazioni autobiografiche del protagonista, si pone in risalto, per questo periodo, la continuità di un approccio cristocentrico ispiratosi a Erasmo da Rotterdam, invece di ipotizzare una svolta o perfino conversione di Zwingli dovuta all’influsso di Lutero. Al tempo stesso, un confronto delle prime traduzioni del Nuovo Testamento stampate a Zurigo nel 1524 con le edizioni curate dall’équipe attorno a Lutero dimostra l’influsso di Wittenberg sulle attività zurighesi.

Lothar Vogel, Biblical Humanism and Saxon Influences

This contribution sketches the work of Zurich’s Reformer Huldrych Zwingli between 1519 and 1523, contextualising it in its urban setting. As is suggested by Zwingli’s autobiographical affirmations, this period is highlighted as a continuum of Christocentric orientation inspired by Erasmus of Rotterdam, instead of hypothesizing a sort of conversion caused by the influence of Martin Luther. At the same time, a comparison between the first translations of the New Testament printed in Zurich in 1524 and the editions produced by Luther’s working group show the impact of Wittenberg on the Swiss Reformation.

Emidio Campi, Dalla Riforma «zwingliana» alla Riforma «svizzera». Quattro decenni di ricerca: una panoramica bibliografica e prospettive future

In questo contributo si dà una sintesi degli ultimi quarant’anni di ricerca su Zwingli e sulla Riforma in Svizzera. Anzitutto, sono presentate le principali edi- zioni di fonti curate in quel periodo, tra le quali spiccano gli scritti esegetici di Zwingli sul Nuovo Testamento, la Disputa di Baden, il Consensus Tigurinus e gli epistolari di Oswald Myconius e Heinrich Bullinger. Per quanto concerne, invece, l’interpretazione del pensiero teologico di Zwingli viene rilevata la crescen- te difficoltà di ricondurlo a un tema centrale. Inoltre, in sintonia con il paradig- ma storiografico della confessionalizzazione, si individua un crescente interes- se per i riformatori della seconda generazione Un’approfondita valutazione del processo complessivo della Riforma svizzera nel suo contesto politico e cultura- le è infine presentata come esigenza della ricerca futura.

Emidio Campi, From the «Zwinglian» to the «Swiss» Reformation. Four Decades of Research. The Current Status and Future Prospects

This article gives an overview of the last forty years of research on Zwingli and the Swiss Reformation. Firstly, the most important recent editions of sources are brought in, among which we find Zwingli’s exegetical writings on The New Tes- tament, the Disputation of Baden, the Consensus Tigurinus and the correspondence of Oswald Myconius and Heinrich Bullinger. Furthermore, this contribu- tion emphasizes the increasing difficulty in identifying a common denominator of Zwingli’s theological thought and, in keeping with the paradigm of “confessionalization”, a growing interest in the second generation of Reformers. Lastly, a deepened understanding of the entire process of the Swiss Reformation in its political and cultural context is a desideratum of future research.

Ermanno Genre, La Riforma a Zurigo: Zwingli e lo jus liturgicum

Le chiese riformate hanno ricordato, nel corso del 2019, i cinquecento anni della Riforma a Zurigo, iniziata con la predicazione di Zwingli. In questo contributo l’autore ripercorre alcuni momenti centrali della riforma liturgica zwingliana, dall’inaugurazione della lectio continua al tentativo di riformare il canone della messa (1523), e ancora con la (prima) liturgia della cena del Signore inaugurata durante il triduo pasquale del 1525, che pose fine alla celebrazione della messa. La rivisitazione liturgica prosegue con l’ultimo testo liturgico del riformatore (fidei expositio) dedicato al re di Francia e pubblicato poco prima della sua morte (1531). Una eredità liturgica, quella di Zwingli, problematica per gli stessi riformati, oggi partecipi di una ricerca liturgica ecumenica a tutto cam- po. Una eredità che non può prescindere, in ogni caso, da una «libertà liturgica evangelica» in permanente ricerca, come attestano i lavori di Christian Walti e Ralph Kunz, difensori di una «libera agenda liturgica».

Ermanno Genre, The Reformation in Zurich: Zwingli and the Jus Liturgicum

Reformed Churches have celebrated, during 2019, the 500th anniversary of the Reformation in Zurich, which started with Zwingli’s preaching. In this article, the Author goes over some central moments of Zwingli’s reformation of the liturgy, from the inauguration of the lectio continua to the attempt to reform the canon of Mass (1523), and then the (first) liturgy of the Lord’s Supper, inaugurated during the Easter triduum in 1525, which marked the end of the celebration of Mass. The changes in the liturgy continues with the last liturgical text of the Reformer (fidei expositio) dedicated to the king of France and published not long before his death (1531). Zwingli’s liturgical inheritance has been problematic even for the Reformed, who nowadays share a complete ecumenical liturgical research. An inheritance which cannot rule out the «Protestant liturgical freedom» permanently being researched, as shown by the studies of Christian Walti and Ralph Kunz, who favour a «free liturgical agenda».

 

 

abstract N 75 : 1

Letizia Tomassone, Donne della Riforma, un soggetto imprevisto

I nuovi principi del sacerdozio universale dei credenti e del Sola Scriptura hanno influenzato la condizione delle donne, nell’accesso all’educazione e alla presa di parola pubblica e nella rinegoziazione dei rapporti di genere. Emerge dalle ricerche delle storiche l’evidenza di una presenza importante di donne, nel corso della Riforma, con una profonda conoscenza biblica e una alta consapevolezza di sé e della chiamata a parlare da parte di Dio che renderà capaci le donne di ogni classe sociale di leggere e scrivere, di conoscere a fondo la Bibbia e di essere soggetti attivi nelle chiese.

Letizia Tomassone, Women of the Reformation: an Unexpected Subject

The new principles of the universal priesthood of believers and of Sola Scriptura influenced the condition of women, as regards access to education, speaking in public and re-negotiating the relationship between the sexes. Researches of female historians bring to light the evidence of the important presence of women during the Reformation. These women had a profound knowledge of the Bible and a high consciousness of themselves, and of the call to speak received from God, which would make women of every social class able to read and write, to know the Bible deeply and to be active subjects in churches.

Mariano Delgado, Melantone e la Spagna, la Spagna e Melantone

L’articolo presenta tre tipologie della ricezione di F. Melantone – considerato esponente della «eresia tedesca», ma anche stimato per la sua formazione umanistica – nella Spagna del xVi secolo fino al Concilio di Trento. Il domenicano Bartolomé Carranza (1503-1576) cercò di estrarre dai Loci di Melantone affermazioni che gli sembravano conciliabili con il punto di vista cattolico. L’Apologia che Michele Serveto (1511-1553) pubblicò nel 1553 in appendice al suo Christianismi restitutio e le affermazioni di Melantone su di lui testimoniano di un dialogo impossibile. Il teologo domenicano Melchior Cano (1509-1560) utilizzò in prospettiva cattolica il metodo della individuazione di loci theologici.

Mariano Delgado, Melanchthon and Spain, Spain and Melanchthon

This article offers three different types of reception of P. Melanchthon – considered as a representative of the “German heresy”, but also estimated for his humanistic culture – in the Spain of the 16th century up to the Council of Trento. The Dominican Bartolomé Carranza (1503-1576) tried to extract from Melanchthon’s Loci those statements that seemed to him to be in agreement with the Catholic point of view. The Apologia which Michele Serveto (1511-1553) published in 1553 in appendix of his Christianismi restitutio and Melanchthon’s statements on him prove that a dialogue is impossible. The Dominican theologian Melchior Cano (1509-1560) used the method of individuating loci theologici in a Catholic perspective.

Lubomír Batka, Gli inizi della Riforma nel territorio della odierna Slovac- chia 1520-1614

Nell’Europa centrale, il protestantesimo era così diffuso per tutto il XVI secolo, che la Chiesa cattolica romana si era ridotta a una confessione minoritaria. Il pensiero di Lutero si propagò prima di tutto in quelle regioni dove la popolazione era in grado di leggere i testi della Riforma in tedesco. Nella prima metà degli anni Venti del Cinquecento, l’impatto di Lutero fu sporadico e scollegato in vaste zone. Dopo la battaglia di Mohács (1526) e la Dieta di Augusta, la spin- ta a una riforma ecclesiastica fu accolta più ampiamente, ad iniziare dalle città dove la popolazione di lingua tedesca era predominante. La forte posizione politica dei grandi proprietari terrieri e della nobiltà influenzò l’accoglienza della teologia luterana nella seconda metà del xVi secolo. Dal 1540 in poi, la Riforma fu appoggiata anche dagli ungheresi e dagli slovacchi. Il lavoro catechetico svolto nelle scuole a influsso umanistico caldeggiava le idee di riforma e di tolleranza religiosa. La pace di Vienna (1606) portò al riconoscimento legale delle comunità protestanti. Al sinodo di Žilina nel marzo 1610, e nel gennaio1614 al sinodo di Zipser Kapitel, venne adottato il Liber concordiae, e la Confessio Augustana invariata fu confermata come il fondamento dell’insegnamento pubblico e della vita privata del clero, e venne costituita legalmente la Chiesa luterana dell’alta Ungheria.

Lubomír Batka, The Beginnings of the Reformation in the territory of pres- ent Slovakia 1520-1614

In Central Europe, Protestantism was so widespread throughout the 16th century that the Roman Catholic Church was reduced to a minority confession. Luther’s thought spread primarily in those regions where the population was able to read Reformation texts in German. In the first half of the 1520s, the impact of Luther was sporadic and not connected throughout larger areas. After the battle of Mohács (1526) and the Diet of Augsburg, the call for ecclesiastical reform was more broadly accepted, starting from the cities with predominant German populations. The strong political position of the gentry and nobility influenced the reception of Luther’s theology in the second half of the 16th century. From 1540 onwards, the Reformation was supported also by Hungarians and Slovaks. The catechetical work carried out in schools under humanistic influence supported the idea of reformation and religious tolerance. The Peace of Vienna (1606) brought about the legal recognition of the Protestant communities. At the synod in Žilina in March 1610, and in January 1614 at the synod in Zips- er Kapitel, the Book of Concord was adopted, the Bible and Confessio Augustana Invariata were confirmed as the foundation for public teaching and the private life of clergy, and the Lutheran Church in Upper-Hungary was legally constituted

abstract N 75 : 3-4

Daniele Garrone, Protestanti ed ebrei in Italia, cammini paralleli?

Per certi versi, si può parlare per le due minoranze religiose storiche in Italia di «cammini paralleli»: avendo alle spalle storie analoghe di discriminazioni, dopo l’emancipazione (1848) valdesi ed ebrei entrano convintamente nella storia dell’Italia unita, insieme a denominazioni protestanti ed evangeliche. In questo contesto si inseriscono anche iniziative britanniche per la conversione degli ebrei, praticamente senza esito se non quello di aver diffuso un certo filoebraismo che resse alla sfida dell’antisemitismo. Si tratta però di un territorio ancora in larga misura inesplorato. Abbiamo cercato di menzionare gli ambiti delle ricerche da intraprendere e richiamato alcuni esempi ottocenteschi.

Daniele Garrone, Protestants and Jews in Italy, Parallel Paths?

Elisabetta Ricci, Esodo 22,4-5 letto alla luce del contesto dell’Antico Vicino Oriente

L’esame di Esodo 22, 4-5 qui presentato affronta i problemi filologici dalla cui soluzione dipende in larga misura la questione se il testo presenti due casi di uno stesso problema o se si tratti di due norme distinte. Il confronto con testi paralleli presenti nel Codice di Hammurabi e nelle Leggi Hittite ci ha fatto propendere per l’ipotesi che individua due leggi distinte.

Elisabetta Ricci, Exodus 22, 4-5, Read in the Light of the Context of the Ancient Middle East

Steven R. Harmon, La cattolicità battista: che cos’è e perché è importante per i battisti e per tutta la chiesa di Cristo

Questo articolo, che originariamente è stato presentato come conferenza alla Facoltà valdese di Teologia, offre una panoramica del concetto di «cattolicità battista», come è stato delineato nel libro dell’autore pubblicato nel 2006. Si illustra come il concetto sia stato esteso in direzioni più esplicitamente ecumeniche nei lavori successivi, in particolare nel libro del 2016 dal titolo Baptist Identity and the Ecumenical Future. L’articolo esplora gli antecedenti patristici del concetto di cattolicità «quantitativa» e «qualitativa», coniato dal teologo cattolico Yves Congar, applicandoli alla tradizione battista, prima di inquadrare ecumenicamente l’ecclesiologia battista nella visione di «chiesa pellegrina», secondo cui i battisti condividono con le altre chiese il pellegrinaggio verso una chiesa visibilmente unita e pienamente sottoposta al governo di Cristo.

Steven R. Harmon, Baptist Catholicity: What it is and Why it is Important for Baptists and for the Whole of the Church of Christ

Lothar Vogel, L’utraquismo boemo del Cinquecento e la Riforma protestante

Questo studio critico presenta la ricerca dottorale di Christine Marianne Schoen sull’influsso protestante sull’utraquismo boemo nel xvi secolo. Nella dialettica tra approcci storiografici inclini a porre in risalto una progressiva protestantizzazione dell’hussitismo e altri più orientati verso la sottolineatura della sua coerenza intrinseca, ella prende posizione a favore della prima delle due opzioni, basando la sua argomentazione su un’attenta analisi teologica delle fonti. Inoltre, l’autrice identifica la città di Venezia come meta preferita per l’ordina- zione di presbiteri utraquisti, dal momento che la sede arciepiscopale di Praga era vacante. Questa prassi finì nel 1543, contestualmente all’imporsi di una rotta inquisitoriale nei confronti degli evangelici. In sintesi, questa ricerca è significativa per la storia della Riforma in tutta l’Europa.

Lothar Vogel, Sixteenth-Century Bohemian Utraquism and the Protestant Reformation

abstract vol 71 : 1-3

Yann Redalié, Dio parla, e parla anche oggi. Una certezza di Calvino ricca di conseguenze

Giovanni Calvino si è sforzato nel far sì che tutti possano udire «le grandi cose di Dio nella propria lingua natia». Egli produce la sua opera letteraria in latino e in francese: nella cultura del suo tempo, teologia, religione e morale appartengono alla lingua latina, alla sfera intellettuale. Calvino trasferirà i codici, gli schemi retorici e stilistici della lingua latina umanistica nel linguaggio più adatto al pubblico nuovo delle comunità e, dunque, alla lingua volgare, al francese. Dal latino della globalizzazione internazionale e intellettuale del tempo, al francese del pubblico dei sermoni, della formazione biblica, delle comunità, che cresco- no in conoscenza biblica e teologica: Calvino non smette di tradurre se stesso.

Yann Redalié, God Speaks, and He Still Speaks Today. A Certainty of Calvin Rich in Consequences

John Calvin endeavoured to make it possible for everybody to hear “the great things of God in their own native language”. He produced his literary works in Latin and in French: in the culture of his time, Theology, Religion and Ethics be- longed to Latin, to the intellectual sphere. Calvin transferred the codes, the rhe- torical and stylistic schema of the humanistic Latin language into the language which was more suitable to the new public of the congregations and, therefore, into the vulgar language, French. From the Latin of the international and intellectual globalization of his time, to the French of the public of his sermons, of the biblical formation, of the congregations, which grow in biblical and theological knowledge: Calvin never ceased to translate himself.

Roberto Bottazzi, Formazione teologica non distante

Il tema della formazione teologica a distanza è proposto sia nella sua impo- stazione «a distanza», sia nella necessità di portare la formazione non distante dai suoi destinatari. Nella prima parte si accenna alla considerazione dinamica dei testi biblici, e ai temi delle religioni, delle spiritualità e dei «nessi»; nella se- conda alle dimensioni personali dell’esperienza, della riflessione, dell’impegno e del cambiamento.

Roberto Bottazzi, Non-Distant Theological Formation

The theme of distance theological formation is treated here, both in its definition of “distance” and with the meaning of offering a formation which is not distant from the recipients. In the first part, the dynamic aspect of the biblical texts and the themes of religions, spirituality and the “connections” are mentioned; in the second part, the personal aspects of experience, observation, commitment and change are treated.

Carla Busato, Un amico incontrato nel deserto

Carla Busato, con i suoi figli, ha ricevuto da parte di Yann Redalié una cura amicale, personale e spirituale, assai gradita, nel periodo del lutto per la perdita del marito Giuseppe Barbaglio: questo testo ne costituisce l’affettuosa testimonianza.

Carla Busato, A Friend Met in the Desert

Carla Busato, with her children, received from Yann Redalié a friendly, personal and spiritual care, very welcome in the period of the bereavement due to the loss of her husband Giuseppe Barbaglio: this essay is the affectionate testimony of that experience.

Corina Combet-Galland, Éloge des Écritures

L’articolo prende le mosse da un testo del Siracide evocativo della musica e della poesia, per presentare la Bibbia come prosa poetica e melodica. Lo fa attraverso la lettura di alcuni testi: II Timoteo 4, Efesini 2, Galati, Vangelo di Marco. La poetica biblica porta il senso al di là di una prima modalità di realtà, associando immagini spesso imprevedibili con innovazioni semantiche che risvegliano l’immaginazione e la sensibilità, giungendo a interrogare l’universo interiore dei lettori per i quali la lettura delle Scritture antiche è un’esperienza attuale di vita.

Corina Combet-Galland, Eulogy of the Scriptures

This article begins with a text from Sirach, evocative of music and poetry, in order to present the Bible as poetical and melodic prose. This is done by examining some texts: II Timothy 4, Ephesians 2, Galatians and the Gospel accord- ing to Mark. The biblical poetics carries the sense beyond the first mode of reality, associating images which are often unexpected, with semantic innovations which rouse imagination and sensitivity, going so far as to question the interi- or universe of the readers, for whom reading the ancient Scriptures is an actual experience of life.

Elian Cuvillier, Les collaborateurs dans la communication paulinienne: l’exemple de Timothée

Tema del saggio sono le tre modalità di presenza dell’apostolo Paolo nelle comunità che ha fondato: la visita personale, l’invio di lettere e di collaboratori – la focalizzazione è su questa terza modalità nel suo interagire con le prime due. L’autore sceglie a questo fine il personaggio di Timoteo, i riferimenti al quale sono rintracciati in I Tessalonicesi (sostituto di un assente), in Filippesi (imitatore di Paolo e di Cristo), e in I Corinzi (dove l’orizzonte di riferimento è la teologia della croce).

Elian Cuvillier, The Collaborators in Paul’s Communication: the Example of Timothy

The theme of this essay is the three modes through which the apostle Paul is present in the congregations which he has founded: the personal visit, sending letters and sending his collaborators. The focus is on this third mode and how it interacts with the other two. The Author chooses Timothy, who is referred to in I Thessalonians (substituting somebody who is absent), in Philippians (as the imitator of Paul and of Christ) and in I Corinthians (where the horizon of refer- ence is the theology of the cross).

Cesare De Michelis, La versione antico-russa dell’Epistola ai Laodicesi

L’Epistola ai Laodicesi, di cui si riproduce qui una versione latina del IV secolo, è un testo pseudo-paolinico, la cui traduzione nelle lingue slavo-ortodosse (russo-antico, céco ecc.) è investigata in questo contributo.

Cesare De Michelis, The Ancient Russian Version of the Epistle to the Laodiceans

The Epistle to the Laodiceans, of which a Latin version of the 4th Century is reproduced here, is a pseudo-Paulin text. Its translation into the Slav-Orthodox languages (Ancient Russian, Czech etc.) is investigated in this essay.

Fulvio Ferrario, Cristologia e teologia interculturale

L’articolo presenta un contributo al dibattito teologico interculturale in atto anche nel protestantesimo italiano. Vengono esaminati tre orizzonti tematici sui quali molti cristiani provenienti dal Terzo mondo esprimono spesso sensibilità diverse rispetto a quelle di matrice europea: critica biblica, spiritualità ed etica. Li si affronta riconducendoli al loro nucleo cristologico: ciò non semplifica bensì radicalizza la discussione, ma in tal modo essa può risultare costruttiva.

Fulvio Ferrario, Inter-cultural Christology and Theology

This article offers a contribution to the theological debate in progress also in Italian Protestantism. Three thematic horizons are examined, on which many Christians coming from the Third World appear to have different feelings from the ones of European origin: biblical criticism, spirituality and ethics. They are confronted and brought back to their Christological nucleus: far from simplifying the discussion, this radicalizes it, but this way it may become constructive.

Pawel Gajewski, Dogma cristiano e dialogo interreligioso: quale rapporto?

Per chi si professa cristiano ed è pronto ad affrontare la sfida del dialogo interreligioso, il dogma nella sua dimensione cristologica è uno dei punti di riferimento imprescindibili. La riflessione parte da Adolf von Harnack e, attraverso il pensiero di George Lindbeck, giunge alla dogmatica evangelica in una prospettiva interreligiosa elaborata da Hans-Martin Barth. Vengono quindi esaminati i principali modelli usati nella teologia contemporanea per analizzare il dialogo interreligioso nella prospettiva di uno spazio di confronto aperto, terreno fertile per nuovi significati.

Pawel Gajewski, Christian Dogma and Inter-religious Dialogue: What Relationship?

For those who profess themselves Christian and are ready to confront the challenge of inter-religious dialogue, the Christological dimension of the dogma is one of the indispensable points of reference. The study starts from Adolf von Harnack and, through George Lindbeck’s thought, reaches the protestant dog- matics in the inter-religious perspective as formulated by Hans-Martin Barth. Then the main models used by contemporary theology are expounded, in order to look at the inter-religious dialogue from the perspective of an open confrontation, fertile ground for new meanings.

Daniele Garrone, Lost in translation

Tradurre è il primo compito dell’esegeta, ed è anche l’approdo del suo lavoro. È convinzione dell’autore che non sia possibile, e neppure legittimo, tradurre senza note, cioè senza informare il lettore di quei casi in cui il testo presenta delle difficoltà di comprensione, polisemie o ambivalenze, giochi di parole che non sono riproducibili nella lingua di arrivo, senza esplicitare alcune scelte filologiche che il traduttore ritiene giustificate, ma che non escludono altre opzioni. Il lettore deve sapere che cosa si è perso nel corso della traduzione.

Daniele Garrone, Lost in Translation

Translating is the first task of an exegete, and also the landing-place of his/ her work. The Author is convinced that it is not possible, nor is it legitimate, to translate without any footnotes, that is to say without informing the reader of the cases in which the text is difficult to understand, for polysemies and ambivalences, puns which cannot be rendered in the language of arrival, without ex- plaining some philological choices which the translator feels are justified, but which do not exclude other options. The reader must know what was lost in the translation.

Ermanno Genre, Io ricomincio a… raccontare

La riflessione si riferisce al tema della missione della chiesa nella comunicazione del vangelo alle nuove generazioni, in un tempo in cui la pertinenza e la credibilità della fede cristiana sono messe in questione. Al centro delle considerazioni vi è l’attenzione alle generazioni dei digital natives: come proporre una catechesi in una cultura che vive nell’immediato di uno schermo e non mantie- ne la memoria viva dei volti? Il saggio interloquisce con la discussione in corso fra studiosi quali Norbert Mette, Danièle Hervieu-Léger, e André Fossion – la cui proposta di un «Dio desiderabile» costituisce una sfida aperta.

Ermanno Genre, I’ll Start Again … Telling

The study refers to the theme of the Church’s mission of communicating the Gospel to the new generations, at a time when the relevance and credibility of the Christian faith are doubted. The study is centred around the attention to the generations of digital natives; how should we offer catechesis in a culture which lives of the immediateness of a screen and does not keep a live memory of fa- ces? The essay enters the discussion in progress among scholars such as Nor- bert Mette, Danièle Hervieu-Léger and André Fossion – whose suggestion of a “desirable God” is an open challenge.

Corinna Landi, Dal Cristo storico al Cristo pantocrator

Alcuni aspetti dell’arte paleocristiana, arte figurativa cristologica e cristocentrica, sono illustrati in questo contributo circoscritto ai primi secoli in cui emerge un repertorio figurativo prettamente cristiano, e non necessariamente rivolto al culto. I riferimenti sono alla produzione pittorica e scultorea delle catacombe, con riferimenti all’orizzonte dell’arte del periodo. Si esaminano le immagini di Cristo come figura simbolo di salvezza, maestro e guaritore, per giungere allo sviluppo dell’epoca costantiniana in cui Cristo appare come rex o basileus.

Corinna Landi, From the Historical Christ to Christ Pantocrator

Some aspects of paleo-Christian art – Christological and Christocentric figurative art – are described in this essay, which is concentrated on the first centuries: the figurative repertoire which appears is specifically Christian, but not necessarily aimed at the Service. The paintings and sculptures present in the catacombs are studied, with reference to the rest of the art of that period. The images de- scribed are of Christ as a figure of salvation, a master and healer, culminating in the evolution of the time of Constantine, when Christ appears as rex or basileus.

Corinne Lanoir, Le livre de Ruth: pluralité interne des lectures, diversité des relectures interculturelles

L’autrice ha collaborato con Yann Redalié in un progetto realizzato nell’ambito di «essere chiesa insieme» dove ciò che importa è far credito ai lettori del- le loro letture, che non rivelano semplicemente un approccio amatoriale bensì una vera e propria capacità di riorganizzare il mondo. Il saggio, confrontandosi con le letture femministe e postcoloniali, percorre la vicenda di Ruth, nel corso della quale si passa dalla mancanza alla pienezza, dall’assenza di speranza, cibo, terra e discendenza a una soddisfazione raggiunta tramite il passaggio delle frontiere e la mescolanza delle generazioni.

Corinne Lanoir, The Book of Ruth: Internal Plurality of Readings, Diversity of Intercultural Rereadings

The Author collaborated with Yann Redalié in a project which was part of “essere chiesa insieme” (being a church together), where what counts is giving credit to readers of their readings, which reveal not simply a non-professional approach but rather a real capability to organize the world. The essay, confronting feminist and post-colonial interpretations, studies the story of Ruth, which goes from lack to fullness, from absence of hope, food, land and issue, to satisfaction achieved by passing the borders and mixing generations.

Maurizio Marcheselli, «Poiché ho cinque fratelli…» (Lc 16,28a): se c’è un padre ci sono dei fratelli

La fraternità in Luca è corollario di una paternità riconosciuta in Abramo. Nella parabola del ricco e di Lazzaro il nome «Abramo» ricorre più frequente- mente. Nello sviluppo dei dialoghi il fatto di poter invocare Abramo come «padre» si rivela tratto fondamentale dell’identità ebraica. La parabola è collocata tra due testi gemelli, che vedono coinvolta una donna «figlia di Abramo» (13,16), e un uomo «figlio di Abramo» (19,9). Nella parabola dei due figli (cap. 15), incentrata sui rapporti reciproci fra i protagonisti, lo snodo è che i due figli/fratelli in realtà sono «non figli» e «non fratelli»: la consapevolezza della fraternità discende solo dal riconoscimento del medesimo padre.

Maurizio Marcheselli, «For I have five brethren…» (Lk 16,28a): If There Is a Father There Are Brothers

Brotherhood in Luke is the corollary of paternity as recognized in Abra- ham. In the parable of the rich man and Lazarus, the name “Abraham” recurs frequently. In the development of the dialogues, being able to invoke Abraham as “father” proves to be a fundamental feature of Hebrew identity. The parable is placed in between two twin texts, in which there are a woman “daughter of Abraham” (13,16) and a man “son of Abraham” (19,19). In the parable of the two sons (chapter 15), centred on the reciprocal relationship of the two protag- onists, the pivot is that the two sons/brothers are in fact “non-sons” and “non- brothers”; the consciousness of their brotherhoods is based only on their recog- nizing that they have the same father.

Daniel Marguerat, Les trois conversions de Simon-Pierre. Un récit biographique

Nel dialogo ecumenico, Pietro risulta al tempo stesso figura comune e motivo di disaccordo: modello di fede? custode della tradizione di Gesù? figura capace di apostasia? Il saggio si concentra, a partire dallo spunto di un contributo di Redalié del 1974 in cui si definiva la conversione come una pratica di liberazione, su tre racconti di conversione che riguardano Pietro: nel momento della sua chiamata, della sua confessione di Cristo come Messia e nel confronto con Giuda; poi il Pietro leader sotto l’effetto della Pasqua; e infine Pietro nell’incontro a Cesarea raccontato in Atti 10.

Daniel Marguerat, The Three Conversions of Simon-Peter. A Biographical Tale

In the ecumenical dialogue, Peter appears to be at the same time a character in common and a cause of disagreement: a model of faith? The custodian of Jesus’s tradition? A character who was capable of apostasy? The essay starts from Redalié’s suggestion in a contribution in 1974, in which the conversion was de- fined a practice of liberation, and focuses on three tales of conversion which re- gard Peter: his call, his confession of Christ as the Messiah and the confrontation with Judas; then Peter as the leader under the effect of Easter, and finally Peter in the meeting at Caesarea as told in Acts 10.

Eric Noffke, «Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami». Creazione e sessualità secondo Paolo: ordine o disordine?

L’articolo affronta il tema della condanna delle relazioni omosessuali da parte dell’apostolo Paolo. La focalizzazione è su Romani 1,18-32 con riferimento al- le affermazioni secondo cui i rapporti tra persone dello stesso sesso sono «contro natura», affermazioni interpretate nel quadro della cultura e della teologia dell’apostolo. Di fronte ai tentativi di «ammorbidire» il discorso paolino, è poco corretto dire che la Bibbia non affronta gli argomenti in cui oggi siamo coinvolti: li affronta, ma non nel modo che molti di noi contemporanei vorremmo.

Eric Noffke, “For this cause God gave them up unto vile affections.” Creation and Sexuality according to Paul: Order or Disorder?

The article deals with the theme of Paul’s disapproval of homosexual relationships. The focus is on Romans 1, 18-32 where intercourse between persons of the same sex is considered “against nature”; this statement is interpreted inside the sphere of the apostle’s culture and theology. As regards the attempts to “soften” Paul’s thought, saying that the Bible does not deal with the subjects which we are involved in today is not very correct: the Bible deals with them, but not in the way which many of us today would like to.

Romano Penna, Presente e futuro della giustificazione nella Lettera di Paolo ai Romani

Il saggio riflette su quelle affermazioni dell’apostolo Paolo, specificamente nella Lettera ai Romani, che sembrano contraddittorie circa il compiersi della giustificazione del peccatore. L’autore si confronta con le considerazioni di James D. G. Dunn esposte nel recente volume sulla new perspective di Paolo, che vedono per il cristiano l’identificazione con Cristo come un processo che si deve svolgere e non semplicemente come una condizione che va accettata. La conclusione è che vi è un ambito di questa tematica sul quale varrebbe la pena di riflettere: quello dell’acquisizione di un «nuovo essere».

Romano Penna, Present and Future of Justification in Paul’s Letter to the Romans

This essay studies those statements of the apostle Paul, in particular in the letter to the Romans, which seem to be contradictory as regards the justification of the sinner. The Author examines the considerations of James D. G. Dunn as expounded in his recent book on Paul’s new perspective. These see the identification of the Christian with Christ as a process which must be developed and not as a simple condition which must be accepted. The conclusion is that the- re is a sphere of this theme which it would be worthwhile to study: the acquisition of a “new being”.

Daniele Pevarello, Dare la vita per gli amici in Giov. 15,13-15: simmetrie e reciprocità

Il riferimento al sacrificare la vita per gli amici di Giov. 15 è la ripresa dei te- mi tradizionali del mondo greco-romano, oppure il concetto giovanneo ne segna una presa di distanza? Si analizzano le tesi dell’utilizzo dell’idioma tradizionale, e quelle che evidenziano l’originalità dell’approccio giovanneo, per giungere a verificare come in Giovanni vi sia la proposta di un modello autonomo. L’amicizia tra Gesù e i suoi discepoli è asimmetrica, un rapporto che lega una persona di rango elevato ad amici di condizione inferiore, attraverso cui leggere il sacrificio unilaterale di Gesù.

Daniele Pevarello, To Lay down One’s Life for One’s Friends in John 15,13- 15: Symmetries and Reciprocities

Does the reference to sacrificing one’s life for one’s friends in John 15 derive from traditional themes of the Greek-Roman world, or does John’s concept mark a distance from it? Both the theses of the use of the traditional language and tho- se which highlight the originality of John’s approach are analyzed, to come to the conclusion that John offers an autonomous model. The friendship between Jesus and his disciples is asymmetrical, because it is a relationship between a person of a high status and friends of an inferior status, through which we can read Jesus’s sacrifice as unilateral.

Sergio Rostagno, Caro Yann

Il rapporto tra esegesi e teologia sistematica nella predicazione è il tema al quale si fa riferimento in questa lettera, che rileva l’inefficacia di tanta predica- zione contemporanea e pone l’interrogativo: «che cosa vuol dire recuperare il testo alla predicazione?».

Sergio Rostagno, Dear Yann

The relationship between exegesis and systematic theology in preaching is the theme of this letter, which highlights how ineffective a lot of contemporary preaching is and asks: “what does recuperating the text for preaching means?”

Lorenzo Scornaienchi, Paolo e la filosofia politica. La lettura del pensiero paolino nella filosofia contemporanea

La tesi di dottorato di Redalié si è basata sulla ricezione paolina nelle lettere pseudepigrafiche. Con la pseudepigrafia si risolse il problema della continuità e della diffusione del pensiero di Paolo in un’epoca che era divenuta estranea al- la sua originaria impostazione. Analogamente oggi assistiamo a una nuova permanenza del pensiero paolino: la teologia contemporanea su Paolo è interessata alla sua ricezione nell’opera di alcuni filosofi contemporanei, di matrice marxista (Taubes, Badiou, Agamben, Žižek). Nella loro ottica, Paolo appare in una luce diversa rispetto alla comprensione tradizionale: come un autore che giunge a sfidare il sistema complesso dell’impero romano.

Lorenzo Scornaienchi, Paul and Political Philosophy. The Interpretation of Paul’s Thought in Contemporary Philosophy

Redalié’s doctoral work was based upon Paul’s reception inside the pseudo- epigraphical letters. Pseudo-epigraphy solved the problem of the continuity and diffusion of Paul’s thought in a period which had become alien to his original approach. Likewise, today we see a new establishment of the apostle’s thought: contemporary theology on Paul is interested in its reception inside the work of some contemporary philosophers of a Marxist background (Taubes, Badiou, Agamben, Žižek). From their point of view, Paul appears in a different light vis- à-vis his traditional interpretation: like an author who goes as far as challenging the complex system of the Roman empire.

Jean-Louis Ska, Giovanni Diodati, Richard Simon e Vincenzo Brancia

Il saggio è dedicato alla traduzione della Bibbia di impronta calvinista operata dal Diodati. Dopo aver esaminato le sue caratteristiche, si illustrano due re- censioni/reazioni cattoliche all’edizione francese della Diodati. La recensione di Richard Simon, imperniata sull’Antico Testamento, propone un giudizio critico e abbastanza severo (vi rileva un’eccessiva influenza ginevrina); mentre quella di Vincenzo Brancia è una vera e propria reazione, un attacco frontale non con- divisibile dall’autore, che chiude citando una nota a Gal. 3 della traduzione CEI 2008 che si pone in sintonia con il pensiero riformato.

Jean-Louis Ska, Giovanni Diodati, Richard Simon and Vincenzo Brancia

This essay talks about the Calvinistic translation of the Bible made by Dio- dati. After examining its features, the Roman Catholic reviews/criticisms to the French edition of Diodati’s translation. Richard Simon’s review, focused on the Old Testament, offers a critical and rather stern judgment (highlighting too strong an influence of Geneva); whereas Vincenzo Brancia’s review is a real strong reaction, a frontal attack which is not accepted by the Author, who closes his essay quoting a footnote to Gal. 3 in the translation of CEI of 2008 which is in agreement with the reformed thought.

Lothar Vogel, La fede del pastore come criterio d’idoneità ministeriale? Alcune considerazioni storiche

L’articolo sviluppa la tematica della rilevanza della fede personale come criterio d’idoneità ministeriale. Per il Medioevo e la prima modernità sono determinanti le definizioni antidonatiste del v secolo; di conseguenza si nota una differenziazione fra l’efficacia salvifica dell’operato ministeriale e la condizione personale del ministro. La focalizzazione sulla predicazione e, nel xvi secolo, il diffondersi di convincimenti atei più qualificati portano all’introduzione della fede autentica come criterio ministeriale. Nei secoli xvii-xviii il criterio di autenticità diventa basilare.

Lothar Vogel, A Minister’s Faith as the Criterion of Ministerial Aptitude? Some Historical Thoughts

This article develops the theme of the relevance of the personal faith as a criterion of ministerial aptitude. During the Middle Ages and the beginning of the Modern Age the anti-Donatist definitions are decisive; consequently there is a differentiation between the saving efficacy of the ministerial actions and the personal condition of the minister. The focus on preaching and, in the 16th Cen- tury, the spread of more qualified atheist convictions lead to the introduction of an authentic faith as the ministerial criterion. In the 17th and 18th Centuries the criterion of authenticity becomes fundamental.

François Vouga, La bonne nouvelle de Marc, le poète, ou: comment parler d’un Dieu non religieux?

Come parlare del «Dio non religioso» di Gesù Cristo? Come parlare della tra- scendenza di Dio che, rivelandosi nel crocifisso, interrompe gli effetti perversi che ci rendono dipendenti da noi stessi, liberandoci dal vincolo della religione? L’autore ripercorre le linee teologiche che Paolo ha segnato, proponendo un’a- nalisi del Vangelo di Marco come invenzione della biografia del Risorto, dove Gesù è poeta e testimone dell’attualità del Regno, il terapeuta testimone della riconoscenza e della fiducia, per giungere all’interpretazione della croce come verifica della presenza reale.

François Vouga, The Good News of Mark the Poet, or: How Should We Speak of a Non-religious God?

How should we speak of Jesus Christ’s “non-religious God”? How should we speak of the transcendence of God, who revealed himself in the Crucifix thus interrupting the perverted effects which make us depend on ourselves, freeing us from the tie of religion? The Author goes over the theological lines marked by Paul in this direction, analyzing Mark’s Gospel as an invention of the biography of the Resurrected, where Jesus is a poet and a witness of the relevance of the Gospel in the present day, the healer who witnessed gratitude and confidence, to arrive to the interpretation of the cross as an ascertainment of the real presence.

Michael Wolter, Chi è colui «che è sopra tutte le cose» (Rm 9,5)?

In che misura Paolo abbia sentito la tensione rispetto agli israeliti non cri- stiani, si evince dall’osservazione che indica Dio come ὁ ὢν ἐπὶ πάντων, scegliendo, dall‘inventario dei possibili predicati, proprio quello che descrive la maestà di Dio e la sua onnipotenza. Poiché Dio è «sopra tutte le cose», Paolo può essere certo che egli è potente al punto da porre un termine alla lontananza dalla sal- vezza della maggioranza non cristiana d‘Israele.

Michael Wolter, Who Is «who is over all» (Rom 9,5)?

How much Paul felt the tension vis-à-vis the non-Christian Jews,can be deduced from the remark that defines God as ὁ ὢν ἐπὶ πάντων choosing, among the inventory of the possible predicates, that one which describes God’s majesty and His omnipotence. Because God is «over all», Paul can be certain that He is so powerful as to be able to eliminate the distance from salvation of the non-Christian majority of Israel.